Hölderlin. Iperione. "Hyperion" di F. Hölderlin come opera di genere epistolare

Il romanzo lirico - l'opera più grande dello scrittore - è scritto in forma epistolare. Il nome del protagonista - Hyperion - si riferisce all'immagine di un titano, il padre del dio del sole Helios, il cui nome mitologico significa Alto raggio. Si ha l'impressione che l'azione del romanzo, che è una sorta di "odissea spirituale" dell'eroe, si svolga fuori dal tempo, sebbene la scena degli eventi in atto sia la Grecia della seconda metà del XVIII secolo, che è sotto il giogo turco (questo è indicato dai riferimenti alla rivolta di Morea e alla battaglia di Chesme nel 1770).

Dopo le prove che lo hanno colpito, Hyperion si ritira dalla partecipazione alla lotta per l'indipendenza della Grecia, ha perso la speranza per la quasi liberazione della sua patria, riconosce la sua impotenza nella vita moderna. D'ora in poi, ha scelto per sé la via dell'eremo. Avendo l'opportunità di tornare di nuovo in Grecia, Iperione si stabilì sull'istmo di Corinto, da dove scrisse lettere al suo amico Bellarmino, che vive in Germania.

Sembrerebbe che Hyperion abbia ottenuto ciò che voleva, ma anche l'eremitaggio contemplativo non porta soddisfazione, la natura non gli apre più le braccia, lui, sempre desideroso di fondersi con lei, improvvisamente si sente un estraneo, non la capisce. Sembra che non sia destinato a trovare armonia né dentro di sé né fuori.

In risposta alle richieste di Bellarmino, Hyperion gli scrive della sua infanzia trascorsa sull'isola di Tinos, dei sogni e delle speranze di quel tempo. Rivela il mondo interiore di un adolescente riccamente dotato, insolitamente sensibile alla bellezza e alla poesia.

Un'enorme influenza sulla formazione delle opinioni del giovane è esercitata dal suo maestro Adamas. Hyperion vive nei giorni dell'amaro declino e della schiavitù nazionale del suo paese. Adamas instilla nell'allievo un senso di ammirazione per l'era antica, visita con lui le maestose rovine dell'antica gloria, racconta il valore e la saggezza dei grandi antenati. Hyperion sta attraversando un periodo difficile per l'imminente separazione dal suo amato mentore.

Pieno di forza spirituale e alti impulsi, Hyperion parte per Smirne per studiare affari militari e navigazione. È alto, desidera ardentemente la bellezza e la giustizia, è costantemente confrontato con la doppiezza e la disperazione umane. Il vero successo è l'incontro con Alabanda, in cui trova un caro amico. I giovani si divertono nella giovinezza, sperano nel futuro, sono uniti idea nobile liberazione della patria, perché vivono in un paese profanato e non possono venire a patti con esso. Le loro opinioni e interessi sono per molti versi vicini, non intendono diventare come schiavi che abitualmente si abbandonano al dolce sonno, sono sopraffatti dalla sete di azione. È qui che appare la discrepanza. Alabanda - un uomo di azione pratica e impulsi eroici - sostiene costantemente l'idea della necessità di "far saltare in aria ceppi marci". Hyperion, invece, insiste sulla necessità di educare le persone sotto il segno della "teocrazia della bellezza". Alabanda chiama tali ragionamenti fantasie vuote, gli amici litigano e si separano.


Hyperion sta attraversando un'altra crisi, torna a casa, ma il mondo intorno è scolorito, parte per Kalavria, dove la comunicazione con le bellezze della natura mediterranea lo risveglia alla vita.

L'amico di Notar lo porta in una casa dove incontra il suo amore. Diomite gli sembra divinamente bella, vede in lei una natura insolitamente armoniosa. L'amore unisce le loro anime. La ragazza è convinta dell'alta vocazione del suo prescelto: essere "l'educatrice del popolo" e guidare la lotta dei patrioti. Eppure Diomita è contro la violenza, anche se è per creare uno stato libero. E Hyperion gode della felicità che gli è venuta, ha trovato la pace della mente, ma anticipa epilogo tragico idillio.

Riceve una lettera da Alabanda con un messaggio sull'imminente azione dei patrioti greci. Dopo aver salutato la sua amata, Hyperion si affretta a unirsi ai ranghi dei combattenti per la liberazione della Grecia. È pieno di speranza per la vittoria, ma è sconfitto. Il motivo non è solo l'impotenza di fronte alla potenza militare dei turchi, ma anche la discordia con l'ambiente, la collisione dell'ideale con la realtà quotidiana: Hyperion sente l'impossibilità di piantare il paradiso con l'aiuto di una banda di ladri - i soldati dell'esercito di liberazione commettono rapine e massacri, e nulla può trattenerli.

Avendo deciso di non avere più nulla in comune con i suoi compatrioti, Hyperion entra al servizio della flotta russa. D'ora in poi lo attende il destino di un esule, anche suo padre lo ha maledetto. Deluso, moralmente spezzato, cerca la morte a Chesme battaglia navale ma rimane vivo.

Ritiratosi, intende vivere finalmente pacificamente con Diomita da qualche parte nella valle delle Alpi o dei Pirenei, ma riceve la notizia della sua morte e rimane inconsolabile.

Dopo molte peregrinazioni, Hyperion finisce in Germania, dove vive per un bel po' di tempo. Ma la reazione e l'arretratezza che vi regnano gli sembrano soffocanti: in una lettera ad un amico parla sarcasticamente della falsità dell'ordine sociale mortifero, della mancanza di senso civico dei tedeschi, della meschinità dei desideri, della riconciliazione con la realtà.

C'era una volta, l'insegnante Adamas predisse a Hyperion che nature come lui erano condannate alla solitudine, al vagabondaggio, all'eterna insoddisfazione di se stessi.

E ora la Grecia è sconfitta. Diomite è morto. Hyperion vive in una capanna sull'isola di Salamina, ripercorre i ricordi del passato, piange per le perdite, per l'impraticabilità degli ideali, cerca di superare la discordia interna, prova un'amara sensazione di malinconia. Gli sembra di aver ripagato la madre terra con nera ingratitudine, trascurando sia la sua vita che tutti i doni d'amore che lei ha sprecato. Il suo destino è la contemplazione e il filosofare, come prima, rimane fedele all'idea panteistica del rapporto tra uomo e natura.

Georg Lukacs.

"IPERION" HELDERLIN

Sulla storia del realismo. M. 1939
http://mesotes.narod.ru/lukacs/realism/realism-sod.htm

La gloria di Hölderlin è la gloria di un poeta di alto ideale ellenico. Chiunque abbia letto le opere di Hölderlin sa che la sua comprensione dell'antichità è diversa, più oscura, più intrisa dell'idea di sofferenza, rispetto alla luminosa utopia creata dal Rinascimento e dall'Illuminismo. Ciò testimonia la natura successiva della sua visione del mondo. L'ellenismo di Hölderlin, tuttavia, non ha nulla in comune con il classicismo accademico del diciannovesimo secolo o con l'ellenismo più rozzamente modernizzato di Nietzsche. La chiave per comprendere Hölderlin sta nell'originalità della sua visione della cultura greca.

Marx, con inimitabile chiarezza, ha rivelato la base sociale del rispetto per l'antichità durante il periodo della Rivoluzione francese. "... Non importa quanto sia eroica la società borghese, per la sua nascita ci sono voluti eroismo, abnegazione, terrore, guerra intestina e battaglie di nazioni. Nelle tradizioni classicamente rigorose della Repubblica Romana, i combattenti per la società borghese trovarono gli ideali e le forme artificiali, le illusioni di cui avevano bisogno per nascondere a se stessi il limitato contenuto borghese della loro lotta, per mantenere alto il loro entusiasmo della grande tragedia storica.

La Germania dell'era Hölderlin era ancora lontana dall'essere matura per una rivoluzione borghese, ma le fiamme delle illusioni eroiche avrebbero già dovuto divampare nelle teste dei suoi ideologi avanzati. Il passaggio dall'età degli eroi, dall'ideale della repubblica, ripreso da Robespierre e Saint-Just, alla prosa dei rapporti capitalistici si compie qui in modo puramente ideologico, senza una rivoluzione precedente.

Tre giovani studenti del Seminario di Tubinga hanno salutato con entusiasmo i grandi giorni della liberazione della Francia. Con entusiasmo giovanile piantarono l'albero della libertà, vi danzarono intorno e giurarono eterna fedeltà all'ideale della lotta di liberazione. Questa trinità - Hegel, Hölderlin, Schelling - rappresenta in futuro tre possibili tipi di sviluppo dell'intellighenzia tedesca in connessione con lo sviluppo di eventi rivoluzionari in Francia. Il percorso di vita di Schelling si perde finalmente nell'oscurantismo della reazione romantica dei primi anni Quaranta. Hegel e Hölderlin non hanno cambiato il loro giuramento rivoluzionario, ma la differenza tra loro è ancora molto grande. Rappresentano due vie lungo le quali avrebbero potuto e dovuto procedere i preparativi per la rivoluzione borghese in Germania.

Entrambi gli amici non avevano ancora avuto il tempo di padroneggiare le idee della Rivoluzione francese, quando a Parigi la testa di Robespierre era già rotolata giù dal patibolo, iniziò il Termidoro e dopo di essa il periodo napoleonico. L'elaborazione della loro visione del mondo doveva essere effettuata sulla base di questa svolta nello sviluppo rivoluzionario della Francia. Ma con Thermidor, il contenuto prosaico dell'ideale forma antica- la società borghese con tutta la sua immutabile progressività e tutti i suoi lati ripugnanti. Il periodo napoleonico in Francia conserva ancora, seppure in forma modificata, un tocco di eroismo e un gusto per l'antichità. Ha messo di fronte agli ideologi borghesi tedeschi due fatti contraddittori. Da un lato, la Francia era l'ideale luminoso della grandezza nazionale, che poteva fiorire solo sul terreno di una rivoluzione vittoriosa, e dall'altro, il dominio dell'imperatore francese portò la Germania in uno stato di profonda umiliazione nazionale. IN paesi tedeschi non vi erano le condizioni oggettive per una rivoluzione borghese che avrebbe potuto opporre alle aspirazioni napoleoniche una difesa rivoluzionaria della patria (così come la Francia nel 1793 si difese dall'intervento). Pertanto, per le aspirazioni borghesi-rivoluzionarie a liberazione nazionale si creò un dilemma insolubile, che doveva condurre l'intellighenzia tedesca al romanticismo reazionario. "Tutte le guerre di indipendenza che si stavano conducendo contro la Francia in quel momento", dice Marx, "erano di duplice carattere: rinascita e reazione allo stesso tempo".

Né Hegel né Hölderlin si unirono a questa tendenza romantica reazionaria. Questa è la loro caratteristica comune. Tuttavia, il loro atteggiamento nei confronti della situazione dopo Thermidor è diametralmente opposto. Hegel costruisce la sua filosofia sulla base del completamento del periodo rivoluzionario dello sviluppo borghese. Hölderlin non scende a compromessi con la società borghese, rimane fedele al vecchio ideale democratico della polis greca e crolla di fronte a una realtà che ha bandito tali ideali anche dal mondo della poesia e della filosofia.

Tuttavia, la riconciliazione filosofica di Hegel con l'effettivo sviluppo della società ha reso possibile l'ulteriore sviluppo della filosofia nella direzione della dialettica materialistica (creata da Marx nella lotta contro l'idealismo di Hegel).

Al contrario, l'intransigenza di Hölderlin lo condusse a un tragico vicolo cieco: sconosciuto e non compianto, cadde, difendendosi dall'onda fangosa del termidorianesimo, come un poetico Leonide, fedele agli antichi ideali del periodo giacobino.

Hegel si allontanò dalle visioni repubblicane della sua giovinezza e giunse all'ammirazione di Napoleone, e poi alla glorificazione filosofica del prussiano monarchia costituzionale. Questo sviluppo del grande filosofo tedesco è un fatto ben noto. Ma, d'altra parte, tornando dal regno delle antiche illusioni al mondo reale, Hegel fece profonde scoperte filosofiche; ha svelato la dialettica della società borghese, sebbene appaia in lui in una forma idealisticamente distorta, capovolta.

Le conquiste dei classici del pensiero economico inglese sono per la prima volta incluse nella concezione dialettica generale di Hegel della storia del mondo. L'ideale giacobino dell'uguaglianza di proprietà basata sulla proprietà privata sta scomparendo, lasciando il posto a un cinico riconoscimento delle contraddizioni del capitalismo nello spirito di Ricardo. "Le fabbriche, le manifatture basano la loro esistenza proprio sulla povertà di una certa classe", scrive Hegel dopo il suo passaggio alla realtà borghese. L'antica repubblica, come ideale da realizzare, esce di scena. La Grecia diventa un lontano passato che non tornerà mai più.

Significato storico Questa posizione di Hegel sta nel fatto che egli intendeva il movimento della borghesia come un processo integrale in cui il terrore rivoluzionario, il termidorianesimo e l'impero napoleonico sono momenti consecutivi di sviluppo. Il periodo eroico della rivoluzione borghese diventa per Hegel un passato irrecuperabile, proprio come l'antica repubblica, ma tale passato che era assolutamente necessario per l'emergere di una società borghese quotidiana, ora riconosciuta come storicamente progressista.

Profonde virtù filosofiche sono strettamente intrecciate in questa teoria con l'ammirazione per l'ordine prevalente delle cose. Eppure, rivolgendosi alla realtà della società borghese, la rinuncia alle illusioni giacobine era per Hegel l'unica via per un'interpretazione dialettica della storia.

Hölderlin si rifiuta invariabilmente di riconoscere la correttezza di questo percorso. Parte dello sviluppo della società durante il declino della Rivoluzione francese si rifletteva nella sua visione del mondo. Nel cosiddetto. Nel periodo francofortese dello sviluppo di Hegel, durante la sua "svolta termidoriana", entrambi i pensatori vissero e lavorarono di nuovo insieme. Ma per Hölderlin, la "svolta termidoriana" significa solo l'eliminazione degli elementi ascetici dell'ideale ellenico, un'enfasi più decisa su Atene come modello, in contrapposizione all'arida virtù spartana o romana del giacobinismo francese. Hölderlin continua ad essere un repubblicano. Nella sua opera successiva, l'eroe risponde agli abitanti di Agrigento, che gli offrono la corona: "Ora non è il momento di scegliere un re". E predica, naturalmente, in forme mistiche, l'ideale di un completo rinnovamento rivoluzionario dell'umanità:

Cosa hanno trovato, cosa hanno onorato,
Cosa vi hanno trasmesso gli antenati, padri, -
Legge, rituale, divinità dell'antico nome, -
Ti dimentico. Alla natura divina
Come i neonati, guarda in alto!

Questa natura è la natura di Rousseau e di Robespierre. Questo è il sogno di ripristinare la completa armonia dell'uomo con la società, che è diventata una seconda natura, ripristinando l'armonia dell'uomo con la natura. "Quello che era natura è diventato un ideale", dice Hyperion Hölderlin nello spirito di Schiller, ma con grande pathos rivoluzionario.

È proprio questo ideale, che un tempo era una realtà viva, la cui natura, per Hölderlin, è l'ellenismo.

"Una volta che i popoli usciranno dall'armonia dei bambini", continua Hyperion, "l'armonia degli spiriti sarà l'inizio di una nuova storia mondiale".

"Tutti per uno uno per tutti!" - tale è l'ideale sociale di Hyperion, che si precipita nella lotta rivoluzionaria per la liberazione armata della Grecia dal giogo turco. Questo è il sogno di una guerra di liberazione nazionale, che allo stesso tempo deve diventare una guerra per la liberazione di tutta l'umanità. I sognatori radicali della grande rivoluzione, come Anacharsis Kloots, speravano nelle guerre della Repubblica francese più o meno allo stesso modo. Hyperion dice: "Che nessuno riconosca il nostro popolo d'ora in poi solo dalla bandiera. Tutto deve essere rinnovato, tutto deve diventare radicalmente diverso: piacere - pieno di serietà e lavoro - divertimento. Niente, il più insignificante, ogni giorno, non lo fa osa essere senza spirito e dei L'amore, l'odio e ogni nostra esclamazione devono alienarci la volgarità del mondo, e nemmeno un momento osa, almeno una volta, ricordarci il vile passato.

Hölderlin supera così i limiti e le contraddizioni della rivoluzione borghese. Pertanto, la sua teoria della società si perde nel misticismo, il misticismo dei confusi presagi di un vero sconvolgimento sociale, un vero rinnovamento dell'umanità. Questi presentimenti sono molto più utopici delle utopie dei singoli sognatori della Francia prerivoluzionaria e rivoluzionaria. Nella Germania sottosviluppata, Hölderlin non vedeva nemmeno i semplici inizi, i germi di quelle tendenze sociali che potevano condurlo oltre l'orizzonte borghese. La sua utopia è puramente ideologica. È un sogno del ritorno di un'età dell'oro, un sogno in cui il presentimento dello sviluppo della società borghese si combina con l'ideale di una vera emancipazione dell'umanità. Curiosamente, Hölderlin lotta costantemente con una rivalutazione del ruolo dello Stato. Ciò è particolarmente sorprendente in Hyperion. Nel frattempo, il suo concetto utopico dello stato del futuro non è sostanzialmente lontano dalle idee dei primi ideologi liberali della Germania, come Wilhelm Humboldt.

Per Hölderlin, solo una nuova religione, una nuova chiesa, può essere la pietra angolare della rinascita della società. Questo tipo di rivolgersi alla religione (con una rottura completa con la religione ufficiale) è molto tipico di molte menti rivoluzionarie di quel tempo, che volevano approfondire la rivoluzione, ma non hanno trovato un vero modo per questo approfondimento. Maggior parte un ottimo esempio- il culto dell'"Essere Supremo", introdotto da Robespierre.

Hölderlin non poteva sottrarsi a questa concessione alla religione. Il suo Hyperion vuole limitare i limiti del potere statale e allo stesso tempo sogna l'emergere di una nuova chiesa, che dovrebbe farsi portatrice del suo ideali pubblici. Il carattere tipico di questa utopia è confermato dal fatto che a un certo punto compare anche in Hegel. Dopo la sua "svolta termidoriana" Hegel fu colto anche dall'idea di una nuova religione, "che comprende il dolore senza fine e tutto il fardello del suo contrario, che però viene rimosso intatto e puro se sorge un popolo libero e se il suo la realtà si ravviva per ragione, come spirito morale che trova coraggio nel proprio suolo e dalla propria grandezza assume la sua pura immagine.

Nell'ambito di tali rappresentazioni si svolge il dramma di Hyperion. Il punto di partenza dell'azione è la tentata rivolta dei greci contro i turchi nel 1770, condotta con l'aiuto della flotta russa. L'azione interiore del romanzo è creata dalla lotta di due direzioni nella realizzazione dell'utopia rivoluzionaria di Hölderlin. L'eroe di guerra Alabanda, a cui sono state date le sembianze di Fichte, rappresenta la tendenza della ribellione armata. L'eroina del romanzo, Diotima, è una corrente di illuminismo ideologico-religioso, pacifico; vuole fare di Iperione l'educatrice del suo popolo. Il conflitto si conclude prima con la vittoria del principio militante. Hyperion si unisce ad Alabanda per preparare e portare a termine una rivolta armata. All'avvertimento di Diotima - "Vincerai e dimenticherai ciò che hai vinto in nome di" - Hyperion risponde: "Il servizio di schiavitù uccide, ma la guerra di destra rende viva ogni anima". Diotima vede tragico conflitto, che consiste in questo per Hyperion, cioè, alla fine, per Hölderlin: "La tua anima traboccante te lo comanda. Non seguirla è spesso morte, ma seguirla è una parte uguale". Il disastro sta arrivando. Dopo diverse scaramucce vittoriose, i ribelli occupano Mysistra, l'ex Sparta. Ma dopo la cattura, vi avvengono rapine e omicidi. Hyperion volta le spalle ai ribelli deluso. "E pensare che progetto incongruo: creare Elysium con l'aiuto di una banda di ladri!"

Subito dopo, i ribelli vengono decisamente sconfitti e dispersi. Hyperion cerca la morte nelle battaglie della flotta russa, ma invano.

Questo atteggiamento di Hölderlin nei confronti dell'insurrezione armata non era nuovo in Germania. Lo stato d'animo pentito di Hyperion è una ripetizione della disperazione di Karl Moor di Schiller alla fine di The Robbers: "Due persone come me potrebbero distruggere l'intero edificio del mondo morale". Non è affatto un caso che il classico ellenizzante Hölderlin apprezzasse molto i drammi giovanili di Schiller fino alla fine della sua vita cosciente. Sostanzia questa valutazione con analisi compositive, ma la vera ragione sta nel suo rapporto spirituale con Schiller. Tuttavia, insieme a questa somiglianza, dovrebbero essere evidenziate anche le differenze tra loro. Il giovane Schiller indietreggiò con orrore, non solo per la severità dei metodi rivoluzionari, ma anche per il contenuto radicale della rivoluzione. Teme che durante la rivoluzione crollerebbero le fondamenta morali del mondo (la società borghese). Hölderlin non ne ha affatto paura: non si sente intimamente connesso con nessuno forma visibile manifestazioni della società. Spera proprio in una rivoluzione completa, una rivoluzione in cui nulla rimarrebbe dello stato attuale della società. Hölderlin indietreggia con orrore davanti all'elemento rivoluzionario, ha paura della risolutezza del metodo rivoluzionario, credendo, come ogni idealista, che l'uso della forza possa solo perpetuare le vecchie condizioni sociali in una nuova forma.

Questa tragica scissione era insormontabile per Hölderlin, poiché derivava dai rapporti di classe della Germania. Con tutte le illusioni storicamente necessarie sulla rinascita dell'antichità, i giacobini rivoluzionari in Francia hanno tratto i loro impulsi, la loro energia dalla loro connessione con gli elementi plebei della rivoluzione. Facendo affidamento sulle masse, potevano - ovviamente, molto brevemente e contraddittoriamente - combattere contro la bassezza egoistica, la codardia e l'avidità della borghesia francese, e portare avanti la rivoluzione borghese con metodi plebei. Il tratto antiborghese di questo spirito rivoluzionario plebeo è molto forte in Hölderlin. La sua Alabanda dice della borghesia: "Non ti chiedono se vuoi. Non vuoi mai, schiavi e barbari! Nessuno ti migliorerà, perché questo non porterebbe a nulla. toglierti dal cammino vittorioso dell'umanità ."

Così avrebbe potuto parlare il giacobino parigino del 1793, con la chiassosa approvazione delle masse plebee. Un tale stato d'animo in Germania nel 1797 significava un isolamento senza speranza dalla reale situazione sociale: non esisteva una tale classe sociale a cui rivolgere queste parole. Dopo il crollo della rivolta di Magonza, Georg Forster potrebbe almeno andare nella rivoluzionaria Parigi. Per Hölderlin non c'era patria né in Germania né fuori dalla Germania. Non c'è nulla di sorprendente nel fatto che il percorso di Hyperion dopo il crollo della rivoluzione si perda in un misticismo senza speranza, che Alabanda e Diotima muoiano a causa del crollo di Hyperion; non c'è nulla di sorprendente nel fatto che la prossima grande opera di Hölderlin, rimasta sotto forma di frammento, la tragedia "Empedocle", abbia un tema di morte sacrificale.

La reazione si è aggrappata a lungo a questa disintegrazione mistica della visione del mondo di Hölderlin. Dopo l'ufficialità storia tedesca La letteratura ha a lungo interpretato l'opera di Hölderlin come un piccolo episodio, una corrente laterale del romanticismo (Heim), è stata "scoperta" di nuovo nel periodo imperialista per utilizzarla nell'interesse della reazione. Dilthey ne fa un predecessore di Schopenhauer e Nietzsche. Già Gundolf distingue tra esperienze "primarie" e "secondarie" di Hölderlin.

Dilthey e Gundolph immaginano che si possa rivelare l'essenza più intima dell'opera di Hölderlin spazzando via le caratteristiche "temporalmente condizionate". Lo stesso Hölderlin sapeva bene che il tratto elegiaco della sua poesia, la nostalgia della Grecia perduta, insomma l'essenziale per lui politicamente, era tutto condizionato dal tempo. Hyperion dice: "Ma questo, questo dolore. Niente è paragonabile ad esso. È una sensazione incessante di completo annientamento, quando la nostra vita perde così tanto il suo significato, quando già lo dici nel tuo cuore: devi scomparire, e niente ti ricorderò di te; tu non hai piantato un fiore, e non hai costruito una capanna, per avere almeno il diritto di dire: e la mia traccia è rimasta sulla terra... Basta, basta! su Temistocle, se vivessi sotto gli Scipioni, l'anima mia mai veramente non mi sarei trovata così."

E il misticismo della natura? E che dire della fusione di natura e cultura, uomo e divinità nell'"esperienza" dell'ellenismo? Quindi il moderno ammiratore di Hölderlin, influenzato da Dilthey o Gundolf, potrebbe obiettare. Abbiamo già rilevato il carattere rousseauista del culto della natura di Hölderlin e del culto dell'antichità. Nel lungo poema "L'Arcipelago" (che Gundolf scelse come punto di partenza per la sua interpretazione di Hölderlin), la natura greca e la grandezza della cultura ateniese che ne scaturì sono rappresentate con un accattivante pathos elegiaco. Tuttavia, alla fine della poesia, Hölderlin, con la stessa forza patetica, dice quanto segue sulla causa del suo dolore:

Ahimè! Tutto vaga nel buio della notte, come in un Orco,
La nostra razza, non conoscendo Dio. persone incatenate
Dondola secondo i tuoi bisogni e nella fucina fumosa e rumorosa
Ognuno sente solo se stesso e i pazzi lavorano
Con una mano potente inesorabilmente. Ma per sempre e sempre
Come le fatiche della furia, gli sforzi degli sfortunati sono infruttuosi

Tali luoghi a Hölderlin non sono isolati. Dopo che la lotta per la libertà in Grecia fu soppressa e Hyperion provò una profonda delusione, alla fine del romanzo Hölderlin si rivoltò contro la Germania contemporanea. Questo capitolo è un'ode in prosa arrabbiata al degrado dell'uomo nel mondo miserabile e filisteo dell'emergente capitalismo tedesco. L'ideale della Grecia, come unità di cultura e natura, in Hölderlin è un'accusa al mondo moderno, un appello (seppur vano) all'azione, alla distruzione di questa misera realtà.

La "sottile analisi" di Dilthey e Gundolf toglie all'opera di Hölderlin ogni tratto di tragedia sociale e pone le basi per le grossolane falsificazioni demagogiche degli "storici della letteratura" fascisti. Pregare per Hölderlin come il grande precursore del Terzo Impero è ora considerato una buona forma dagli scrittori fascisti. Nel frattempo, dimostrare che Hölderlin aveva opinioni tali da renderlo imparentato con gli ideologi del fascismo è un compito impossibile. Fu più facile per Gundolf far fronte al suo compito, poiché la sua teoria dell'arte per l'arte gli permise di apprezzare la forma artistica delle opere di Hölderlin e grazie a ciò contraddizioni interne la falsa immagine che ha creato non è stata immediatamente evidente.

Prendendo come base questa "sottile analisi", Rosenberg fa di Hölderlin il rappresentante dell'anelito "puramente razziale" dello spirito tedesco. Cerca di intrappolare Hölderlin nella demagogia sociale del nazionalsocialismo. "Hölderlin", dice Rosenberg, sferrando attacchi demagogici contro i capitalisti, "non soffriva di queste persone già in un'epoca in cui non dominavano ancora la nostra vita di borghesi onnipotenti; già quando, alla ricerca di grandi anime , Hyperion doveva fare in modo che grazie alla diligenza, alla scienza, grazie anche alla loro religione, diventassero solo barbari? Hyperion trovò solo artigiani, pensatori, sacerdoti, portatori di vari titoli, ma non trovò persone; davanti a lui c'erano solo prodotti di fabbrica senza unità spirituale, senza slanci interni, senza vitalità”. Tuttavia, Rosenberg si guarda bene dal specificarlo critica sociale Hölderlin. Il punto si riduce al fatto che Hölderlin viene dichiarato portatore delle sciocchezze di Rosenberg sulla "volontà estetica".

I successivi disegni del ritratto fascista di Hölderlln sono sostenuti nello stesso spirito. Alcuni articoli rivelano una "grande svolta" nella vita di Hölderlin: il suo allontanamento dal "Settecento", la sua conversione al cristianesimo e, allo stesso tempo, alla "realtà tedesca" fascista-romantica. Hölderlin deve essere incluso in una storia d'amore appositamente progettata in stile fascista e consegnata accanto a Novalis e Geres. Matthes Ziegler nel mensile nazionalsocialista ritrae Meister Eckhardt, Hölderlin, Kierkegaard e Nietzsche come i precursori del fascismo. “La tragedia di Hölderlin”, scrive Ziegler, “è stata la sua partenza società umana prima che gli fosse dato di vedere la creazione di un nuovo pubblico. Rimase solo, incompreso dalla sua epoca, ma portò con sé la fiducia nel futuro. Non voleva la rinascita dell'antica Grecia, non voleva nessuna nuova Grecia, ma trovò nell'ellenismo il nucleo eroico settentrionale della vita, che perì nella Germania del suo tempo, mentre solo da questo nucleo può crescere la società futura. Doveva parlare la lingua del suo tempo e usare le idee del suo tempo, ed è per questo che spesso è difficile per noi, uomini di oggi, formati nelle esperienze del nostro tempo, capirlo. Ma la nostra lotta per la creazione di un impero è una lotta per la stessa causa che Hölderlin non ha potuto realizzare, per. il momento non è ancora giunto. ancor più privo di ogni inferno individuale e socio-storico, l'Hölderlin dei fascisti tedeschi è un qualsiasi poeta romantico stilizzato nello spirito bruno: non è quasi diverso da Georg Buchner, anch'egli calunniato, trasformato in un rappresentante del "pessimismo eroico ", il precursore del "realismo eroico" di Nietzsche-Beumler. trasforma qualsiasi immagine in marrone.

Hölderlin non è affatto un romantico, di per sé, sebbene la sua critica allo sviluppo del capitalismo ne risenta tratti romantici. Se i romantici, a partire dall'economista Sismondi e finendo con il poeta mistico Novalis, fuggono dal capitalismo nel mondo della semplice economia mercantile e oppongono l'ordinato Medioevo al sistema borghese anarchico, Hölderlin critica la società borghese da un lato completamente diverso. Come i romantici, odia la divisione capitalistica del lavoro, ma, secondo Hölderlin, il momento più essenziale del degrado dell'uomo, che deve essere combattuto, è la perdita della libertà. E questa idea di libertà tende ad andare oltre la libertà politica strettamente intesa della società borghese. La differenza di argomento tra Hölderlin ei romantici - la Grecia contro il Medioevo - è quindi una differenza politica.

Immergendosi nei misteri festivi dell'antica Grecia, Hölderlin piange la comunità democratica perduta. In questo egli non solo va di pari passo con il giovane Hegel, ma segue, in sostanza, la via tracciata da Robespierre e dai giacobini. In un lungo discorso, che servì da introduzione al culto dell'“essere superiore”, Robespierre afferma: “Il vero sacerdote dell'Essere Supremo è la natura; il suo tempio è l'universo; il suo culto è la virtù; le sue vacanze sono la gioia di un grande popolo, unito davanti ai suoi occhi, per stringere i vincoli della fratellanza universale e offrirgli la venerazione dei cuori sensibili e puri”. Nello stesso discorso si riferisce alle feste greche come prototipo di questa educazione democratico-repubblicana del popolo liberato.

Certo, gli elementi mistici della poesia di Hölderlin vanno ben oltre i limiti di quelle illusioni eroiche che aveva Robespierre. Questi elementi sono il desiderio di morte, la morte sacrificale, la morte come mezzo per unirsi alla natura. Ma anche il misticismo della natura di Hölderlin non è del tutto reazionario. Una fonte russo-rivoluzionaria fa costantemente capolino attraverso di essa. In quanto idealista, Hölderlin dovette involontariamente sforzarsi di elevare la tragedia socialmente determinata dei suoi sforzi al livello della tragedia cosmica. Tuttavia, la sua idea di morte sacrificale è chiaramente panteista, di natura antireligiosa. Prima che Alabanda vada incontro alla morte, dice: "... Se la mano del vasaio mi ha creato, lascia che rompa il suo vaso a suo piacimento. Ma ciò che vive lì non è generato, allora già nel suo seme è divino secondo natura, allora è soprattutto potenza, ogni arte, e quindi indistruttibile, eterna. La sua vita non è stata "creata da Dio".

Quasi la stessa cosa è scritta da Diotima nella sua lettera di addio a Iperione sulla "libertà divina che ci dà la morte". "Anche se mi trasformassi in una pianta, è davvero un grosso problema? Esisterò. Come potrei scomparire dalla sfera della vita, dove tutti gli animali sono collegati dallo stesso amore eterno comune a tutti? Come potrei cadere del legame che tiene tutti gli esseri?"

Se il lettore moderno vuole acquisire un punto di vista storicamente corretto sulla filosofia naturale tedesca all'inizio del XIX secolo, allora non deve mai dimenticare che questa fu l'epoca della scoperta della dialettica della natura (naturalmente, in un idealistico e forma astratta). È il periodo della filosofia naturale di Goethe, del giovane Hegel e del giovane Schelling. (Marx ha scritto del "pensiero giovanile sincero" di Schelling). Questo è un periodo in cui il misticismo non è solo una zavorra morta, preservata dal passato teologico, ma spesso, in una forma quasi inscindibile, una nebbia idealistica che avvolge i percorsi della conoscenza dialettica che non sono stati ancora trovati, vagamente indovinati. Come all'inizio dello sviluppo borghese, nel Rinascimento, nel materialismo di Bacone, l'ebbrezza del nuovo sapere assume forme eccessive e fantastiche, così è all'inizio dell'Ottocento, con il fiorire del metodo dialettico. Ciò che Marx dice della filosofia di Bacone ("La materia sorride con il suo fulgore poetico e sensuale a ogni uomo. Ma l'insegnamento di Bacone, espresso in forma aforistica, è ancora pieno di incoerenza teologica") vale - mutatis mutandis - anche per la nostra epoca. Lo stesso Hölderlin partecipa attivamente allo sviluppo iniziale del metodo dialettico. Non è solo un compagno di giovinezza, ma anche un compagno filosofico di Schelling e Hegel. Iperione parla di Eraclito, e l'"unità in sé distinta" di Eraclito è per lui il punto di partenza del pensiero. "È l'essenza della bellezza, e prima che fosse trovata, non c'era bellezza." Quindi, per Hölderlin, la filosofia è anche identica alla dialettica. Certo, con una dialettica idealistica che si perde ancora nel misticismo.

Questo misticismo spicca in Hölderlin in modo particolarmente netto, perché ha per lui un compito essenziale: trasformare la tragedia della sua situazione in qualcosa di cosmico, per indicare una via d'uscita dalla storica disperazione di questa situazione: il percorso verso una morte significativa. Tuttavia, questa prospettiva, persa in una nebbia mistica, è anche una caratteristica comune della sua epoca. La morte di Iperione ed Empedocle non è più mistica del destino di Macaria negli anni erranti di Goethe, o del destino di Louis Lambert e Seraphite in Balzac. E proprio come questa sfumatura mistica, inseparabile dall'opera di Goethe e Balzac, non può eliminare l'alto realismo di quest'opera, così il misticismo della morte sacrificale in Hölderlin non elimina il carattere rivoluzionario della sua poesia.

Hölderlin è uno degli elegiaci più profondi di tutti i tempi e di tutti i popoli. Nella sua definizione di un'elegia, Schiller dice: "In un'elegia, il dolore dovrebbe scaturire solo dall'animazione risvegliata dall'ideale". Con severità, forse troppo schietta, Schiller condanna tutti i rappresentanti del genere elegiaco, che sono tristi solo per la sorte di un privato (come Ovidio). Nella poesia di Hölderlin, il destino persona individuale e la società si fonde in una rara tragica armonia. Hölderlin ha fallito in tutto nella sua vita. Non è riuscito a elevarsi al di sopra del livello materiale di un insegnante familiare, e inoltre come insegnante familiare Hölderlin non poteva creare un'esistenza tollerabile per se stesso. Come poeta, nonostante il benevolo patrocinio di Schiller, nonostante gli elogi del critico più significativo dell'epoca, A. V. Schlegel, rimase nell'oscurità.Il suo amore per Suzette Gontar si concluse con una tragica rinuncia. Sia esterno che vita interiore Hölderlin era così senza speranza che molti storici videro qualcosa di fatalmente necessario anche nella follia che pose fine alla sua vita.

Tuttavia, la natura triste della poesia di Hölderlin non ha nulla a che fare con una lamentela su una sfortunata vita personale. Il contenuto immutabile delle sue lamentele forma un contrasto tra l'ellenismo, un tempo perduto ma soggetto a una rinascita rivoluzionaria, e la miseria della modernità tedesca. Il dolore di Hölderlin è una patetica accusa contro la sua epoca. Questa è una tristezza elegiaca per le illusioni rivoluzionarie perdute del "periodo eroico" della società borghese. Questa è una denuncia per la solitudine senza speranza dell'individuo, creata dalla ferrea necessità dello sviluppo economico della società.

La fiamma della Rivoluzione francese si è spenta. Ma movimento storico potrebbe ancora suscitare anime focose. Nel Julien Sorel di Stendhal il fuoco rivoluzionario dell'era giacobina vive ancora come nelle immagini di Hölderlin. Sebbene nella visione del mondo di Stendhal la disperazione abbia un carattere completamente diverso, sebbene l'immagine di Julien non sia una denuncia elegiaca, ma un tipo di persona che combatte contro la bassezza sociale dell'era della Restaurazione con l'aiuto di mezzi ipocriti e machiavellici, tuttavia, le radici sociali di questa disperazione ecco che anche lo stesso Julien Sorel non va oltre la morte sacrificale pseudo-eroica, e dopo una vita piena di indegna ipocrisia, getta finalmente il suo disprezzo di un plebeo indignato di fronte a una società odiata. In Inghilterra, i tardivi giacobini - Keats e Shelley - apparivano come sostenitori di un classicismo dai colori elegiaci. Sotto questo aspetto sono più vicini a Hölderlin che a Stendhal. La vita di Keats aveva molte somiglianze con quella di Hölderlin, ma in Shelley un nuovo sole irrompe attraverso la nebbia mistica e l'elegiaca malinconia. Nel più grande dei suoi frammenti poetici, Keats lamenta il destino dei titani, sconfitti dai nuovi bassi dei. Shelley canta anche di questa teogonia? - la lotta tra divinità vecchie e nuove, la lotta di Prometeo contro Zeus. Gli usurpatori - i nuovi dèi - sono sconfitti, e la libertà dell'umanità, la restaurazione dell'"età dell'oro", si apre con un inno solenne. Shelley è il poeta del sol levante della rivoluzione proletaria. Il suo rilascio di Prometeo è un appello alla rivolta contro lo sfruttamento capitalista:

Che il tiranno non raccolga la tua semina,
Il frutto delle tue mani non andrà ai truffatori.
Tessi un mantello e indossalo tu stesso.
Forgia una spada, ma per autodifesa.

Intorno al 1819 questa visione poetica era possibile in Inghilterra per un genio rivoluzionario come Shelley. In Germania alla fine del XVIII secolo non era possibile per nessuno. Le contraddizioni della posizione interna e storica mondiale della Germania hanno spinto l'intellighenzia borghese tedesca nella palude dell'oscurantismo romantico; La "riconciliazione con la realtà" di Goethe e Hegel ha salvato dalla distruzione il meglio dell'eredità rivoluzionaria del pensiero borghese, sebbene per molti aspetti in forma ridotta e ridotta. Al contrario, l'eroica intransigenza, priva di fondamento rivoluzionario, era destinata a condurre Hölderlin in un vicolo cieco senza speranza. In effetti, Hölderlin è l'unico poeta del suo genere che non aveva e non poteva avere seguaci, tuttavia, non perché non fosse abbastanza geniale, ma perché la sua posizione era storicamente unica. Qualche Hölderlin successivo, che non riuscì a raggiungere il livello di Shelley, non sarebbe più stato Hölderlin, ma solo un "classico" limitato nello spirito liberale del liceo. Nella Corrispondenza del 1843, pubblicata negli Annuari franco-tedeschi, Ruge inizia la sua lettera alla famosa querela di Hölderlin contro la Germania. Marx gli risponde: "La tua lettera, mio ​​caro amico, è una bella elegia, un canto funebre straziante; ma non c'è assolutamente nulla di politico in essa. Nessun popolo si disperi, e lascia che il popolo per molto tempo spera solo scioccamente, eppure un giorno, dopo molti anni, realizzerà, in un momento di improvvisa illuminazione, tutti i suoi pii desideri.

La lode di Marx può essere attribuita a Hölderlin, poiché Ruge in seguito varia solo nettamente i suoi aforismi, e la censura si applica a tutti coloro che hanno cercato di rinnovare tono elegiaco La poesia di Hölderlin dopo la ragione giustificante - l'obiettiva disperazione della sua posizione - era stata abolita dalla storia stessa.

Hölderlin non avrebbe potuto avere seguaci poetici. poi disilluso poeti del XIX secoli (nell'Europa occidentale) si lamentano del loro destino personale, molto più meschino. Laddove piangono la natura miserabile di tutta la loro vita contemporanea, il loro lutto è privo della fede profonda e pura nell'umanità con cui è indissolubilmente legato in Hölderlin. Questo contrasto eleva il nostro poeta al di sopra del comune falso dilemma del XIX secolo, non appartiene alla categoria dei piatti ottimisti, ma allo stesso tempo non può essere classificato come disperato. Stilisticamente, Hölderlin evita l'oggettivismo accademico e allo stesso tempo è libero dalla vaghezza impressionistica. I suoi testi sono privi di aridità didattica, ma la mancanza di pensiero insita nella "poesia dell'umore" non appartiene ai vizi di Hölderlin. I testi di Hölderlin sono i testi del pensiero. L'ideale giacobino della Repubblica greca e la miserabile realtà borghese - entrambi i lati della contraddizione di quest'epoca - vivono nella sua poesia in una vita reale e sensuale. La grandezza duratura di Hölderlin risiede nel magistrale trattamento poetico di questo tema, il tema di tutta la sua vita. Non solo cadde martire del pensiero rivoluzionario sulla barricata abbandonata del giacobinismo, ma trasformò il suo martirio in un canto immortale.

Anche il romanzo "Hyperion" ha un carattere lirico-elegiaco. Hölderlin racconta meno che lamentarsi e accusare. Tuttavia, gli storici borghesi, senza alcuna ragione, trovano in Hyperion la stessa espansione lirica della forma narrativa che in Heinrich von Ofterdingen di Novalis. Hölderlin non è un romantico nemmeno dal punto di vista stilistico. Teoricamente, non accetta il concetto di Schiller epopea antica come "ingenuo" (in contrasto con la nuova poesia "sentimentale"), ma tende a muoversi nella stessa direzione. L'obiettività rivoluzionaria è il suo ideale stilistico. "Un poema epico, apparentemente ingenuo", scrive Hölderlin, "ha un significato eroico. È una metafora di grandi aspirazioni". Quindi, l'eroismo epico porta solo all'impulso, dalle grandi aspirazioni si può creare solo una metafora elegiaca. La pienezza epica passa dal mondo della vita attiva al mondo puramente spirituale. Questa è una conseguenza della generale disperazione della visione del mondo del poeta. Tuttavia, Hölderlin attribuisce un'elevata plasticità sensuale e oggettività all'azione interna: la lotta dei movimenti spirituali. Eroico è anche il fallimento del suo tentativo di creare una grande forma epica: al "romanzo educativo" di Goethe, nello spirito di riconciliazione con la realtà, oppone il "romanzo educativo" nello spirito di eroica resistenza ad esso. Non vuole "poeticizzare" la prosa del mondo, come fanno i romantici Tieck o Novalis, in contrasto con il "Wilhelm Meister" di Goethe; Al paradigma tedesco del romanzo borghese classico contrappone il contorno del romanzo alla virtù civica. Un tentativo di ritrarre in modo epico il "cittadino" della Rivoluzione francese era destinato a fallire. Ma da questo fallimento nasce uno stile lirico-epico peculiare: è uno stile di aspra critica alla degenerazione del mondo borghese, che ha perso il fascino delle "illusioni eroiche" - uno stile pieno di obiettiva amarezza. Il romanzo di Hölderlin, pieno di azione solo in senso lirico o anche solo in senso "metaforico", si colloca così da solo nella storia della letteratura. Da nessuna parte c'è una rappresentazione così sensuale, plastica e oggettiva dell'azione interiore come in Hyperion; da nessuna parte l'atteggiamento lirico del poeta penetra così tanto nello stile narrativo come qui. Hölderlin non si oppose al classico romanzo borghese del suo tempo, come fece Novalis. Nonostante ciò, lo contrappone a un tipo di romanzo completamente diverso. Se "Wilhelm Meister" nasce organicamente dai problemi sociali e stilistici del romanzo anglo-francese del diciottesimo secolo, allora Hölderlin è, in un certo senso, il successore di Milton. Milton ha tentato senza successo di trasferire la cittadinanza ideale della rivoluzione borghese nel mondo delle forme plastiche, di combinare la morale cristiana con l'epopea greca. La plasticità dell'epopea è stata risolta da Milton con magnifiche descrizioni liriche ed esplosioni lirico-patetiche. Hölderlin fin dall'inizio rinuncia all'impossibile - il desiderio di creare una vera epopea sul suolo borghese: fin dall'inizio colloca i suoi eroi nel cerchio della vita borghese quotidiana, anche se stilizzata. Grazie a ciò, il suo stoico "cittadino" non è privo di qualche legame con il mondo della borghesia. Sebbene gli eroi ideali di "Hyperion" non vivano a sangue pieno vita materiale, eppure Hölderlin si avvicina al realismo plastico più di tutti i suoi predecessori nel ritrarre il "cittadino" rivoluzionario. Fu la tragedia personale e sociale del poeta, che trasformò le illusioni eroiche del giacobinismo in un dolente lamento per un ideale perduto, che creò allo stesso tempo gli alti pregi del suo stile poetico. I conflitti dell'anima descritti da uno scrittore borghese non sono mai stati così lontani da motivi puramente soggettivi, strettamente personali, non sono stati così vicini alla situazione sociale del suo tempo, come in quest'opera di Hölderlin. Il romanzo lirico-elegiaco di Hölderlin, nonostante il suo inevitabile fallimento, è un'obiettiva epopea civica dell'era borghese.

1. Marx ed Engels, 18 brumaio, Soch., volume VIII, 1930, p.324.

2. K. Marx, Spagna rivoluzionaria, Sobr. cit., vol.X, p.726.

3. Sotto l'influenza del richiamo di Alabanda, Hyperion si rimprovera l'inattività contemplativa.

4. Il culto repubblicano dell'amicizia di Hölderlin, esemplificato dai tirannicidi Harmodius e Aristogeiton, fa di Gundolf un precursore della decadente omosessuale "Unione di Georges" esteticamente gradevole.

5. Trad. E.N, Birukova.

7. K. Marx e F. Engels, Sacra Famiglia, Sobr. cit., vol.III, p.157

8. Dalla corrispondenza del 1843, Sobr. cit., vol.I, p.352.

La gloria di Hölderlin è la gloria di un poeta di alto ideale ellenico. Chiunque abbia letto le opere di Hölderlin sa che la sua comprensione dell'antichità è diversa, più oscura, più intrisa dell'idea di sofferenza, rispetto alla luminosa utopia creata dal Rinascimento e dall'Illuminismo. Ciò testimonia la natura successiva della sua visione del mondo. L'ellenismo di Hölderlin, tuttavia, non ha nulla in comune con il classicismo accademico del diciannovesimo secolo o con l'ellenismo più rozzamente modernizzato di Nietzsche. La chiave per comprendere Hölderlin sta nell'originalità della sua visione della cultura greca.

Marx, con inimitabile chiarezza, ha rivelato la base sociale dell'ammirazione per l'antichità durante il periodo della Rivoluzione francese "... Non importa quanto eroica possa essere la società borghese, l'eroismo, il sacrificio di sé, il terrore, la guerra intestina e le battaglie dei popoli erano necessari per la sua nascita.Nelle tradizioni classicamente rigorose della Repubblica Romana, i combattenti per la società borghese hanno trovato gli ideali e le forme artificiali, le illusioni di cui hanno bisogno per nascondere a se stessi il limitato contenuto borghese della loro lotta, per mantenere il loro entusiasmo al culmine della grande tragedia storica.

La Germania dell'era Hölderlin era ancora lontana dall'essere matura per una rivoluzione borghese, ma le fiamme delle illusioni eroiche avrebbero già dovuto divampare nelle teste dei suoi ideologi avanzati. Il passaggio dall'età degli eroi, dall'ideale della repubblica, ripreso da Robespierre e Saint-Just, alla prosa dei rapporti capitalistici si compie qui in modo puramente ideologico, senza una rivoluzione precedente.

Tre giovani studenti del Seminario di Tubinga hanno salutato con entusiasmo i grandi giorni della liberazione della Francia. Con entusiasmo giovanile piantarono l'albero della libertà, vi danzarono intorno e giurarono eterna fedeltà all'ideale della lotta di liberazione. Questa trinità - Hegel, Hölderlin, Schelling - rappresenta in futuro tre possibili tipi di sviluppo dell'intellighenzia tedesca in connessione con lo sviluppo di eventi rivoluzionari in Francia. Il percorso di vita di Schelling si perde finalmente nell'oscurantismo della reazione romantica dei primi anni Quaranta. Hegel e Hölderlin non hanno cambiato il loro giuramento rivoluzionario, ma la differenza tra loro è ancora molto grande. Rappresentano due vie lungo le quali avrebbero potuto e dovuto procedere i preparativi per la rivoluzione borghese in Germania.

Entrambi gli amici non avevano ancora avuto il tempo di padroneggiare le idee della Rivoluzione francese, quando a Parigi la testa di Robespierre era già rotolata giù dal patibolo, iniziò il Termidoro e dopo di essa il periodo napoleonico. L'elaborazione della loro visione del mondo doveva essere effettuata sulla base di questa svolta nello sviluppo rivoluzionario della Francia. Ma con Thermidor, il contenuto prosaico della forma antica ideale è emerso più chiaramente: la società borghese con tutta la sua immutabile progressività e tutti i suoi lati ripugnanti. Il periodo napoleonico in Francia conserva ancora, seppure in forma modificata, un tocco di eroismo e un gusto per l'antichità. Ha messo di fronte agli ideologi borghesi tedeschi due fatti contraddittori. Da un lato, la Francia era l'ideale luminoso della grandezza nazionale, che poteva fiorire solo sul terreno di una rivoluzione vittoriosa, e dall'altro, il dominio dell'imperatore francese portò la Germania in uno stato di profonda umiliazione nazionale. Nei paesi tedeschi non esistevano le condizioni oggettive per una rivoluzione borghese che potesse opporsi alle aspirazioni di Napoleone alla difesa rivoluzionaria della patria (così come la Francia nel 1793 si difese dall'intervento). Pertanto, è stato creato un dilemma insolubile per le aspirazioni borghesi-rivoluzionarie per la liberazione nazionale, che avrebbe dovuto portare l'intellighenzia tedesca al romanticismo reazionario. "Tutte le guerre di indipendenza che si stavano conducendo contro la Francia in quel momento", dice Marx, "erano di duplice carattere: rinascita e reazione allo stesso tempo".

Né Hegel né Hölderlin si unirono a questa tendenza romantica reazionaria. Questa è la loro caratteristica comune. Tuttavia, il loro atteggiamento nei confronti della situazione dopo Thermidor è diametralmente opposto. Hegel costruisce la sua filosofia sulla base del completamento del periodo rivoluzionario dello sviluppo borghese. Hölderlin non scende a compromessi con la società borghese, rimane fedele al vecchio ideale democratico della polis greca e crolla di fronte a una realtà che ha bandito tali ideali anche dal mondo della poesia e della filosofia.

Tuttavia, la riconciliazione filosofica di Hegel con l'effettivo sviluppo della società ha reso possibile l'ulteriore sviluppo della filosofia nella direzione della dialettica materialistica (creata da Marx nella lotta contro l'idealismo di Hegel).

Al contrario, l'intransigenza di Hölderlin lo condusse a un tragico vicolo cieco: sconosciuto e non compianto, cadde, difendendosi dall'onda fangosa del termidorianesimo, come un poetico Leonide, fedele agli antichi ideali del periodo giacobino.

Hegel si allontanò dalle visioni repubblicane della sua giovinezza e arrivò all'ammirazione per Napoleone, e poi alla glorificazione filosofica della monarchia costituzionale prussiana. Questo sviluppo del grande filosofo tedesco è un fatto ben noto. Ma, d'altra parte, tornando dal regno delle antiche illusioni al mondo reale, Hegel fece profonde scoperte filosofiche; ha svelato la dialettica della società borghese, sebbene appaia in lui in una forma idealisticamente distorta, capovolta.

Le conquiste dei classici del pensiero economico inglese sono per la prima volta incluse nella concezione dialettica generale di Hegel della storia del mondo. L'ideale giacobino dell'uguaglianza di proprietà basata sulla proprietà privata sta scomparendo, lasciando il posto a un cinico riconoscimento delle contraddizioni del capitalismo nello spirito di Ricardo. "Le fabbriche, le manifatture basano la loro esistenza proprio sulla povertà di una certa classe", scrive Hegel dopo il suo passaggio alla realtà borghese. L'antica repubblica, come ideale da realizzare, esce di scena. La Grecia diventa un lontano passato che non tornerà mai più.

Il significato storico di questa posizione di Hegel sta nel fatto che egli intendeva il movimento della borghesia come un processo integrale in cui il terrore rivoluzionario, il termidorianesimo e l'impero napoleonico sono momenti consecutivi di sviluppo. Il periodo eroico della rivoluzione borghese diventa per Hegel un passato irrecuperabile, proprio come l'antica repubblica, ma tale passato che era assolutamente necessario per l'emergere di una società borghese quotidiana, ora riconosciuta come storicamente progressista.

Profonde virtù filosofiche sono strettamente intrecciate in questa teoria con l'ammirazione per l'ordine prevalente delle cose. Eppure, rivolgendosi alla realtà della società borghese, la rinuncia alle illusioni giacobine era per Hegel l'unica via per un'interpretazione dialettica della storia.

Hölderlin si rifiuta invariabilmente di riconoscere la correttezza di questo percorso. Parte dello sviluppo della società durante il declino della Rivoluzione francese si rifletteva nella sua visione del mondo. Nel cosiddetto. Nel periodo francofortese dello sviluppo di Hegel, durante la sua "svolta termidoriana", entrambi i pensatori vissero e lavorarono di nuovo insieme. Ma per Hölderlin, la "svolta termidoriana" significa solo l'eliminazione degli elementi ascetici dell'ideale ellenico, un'enfasi più decisa su Atene come modello, in contrapposizione all'arida virtù spartana o romana del giacobinismo francese. Hölderlin continua ad essere un repubblicano. Nella sua opera successiva, l'eroe risponde agli abitanti di Agrigento, che gli offrono la corona: "Ora non è il momento di scegliere un re". E predica - ovviamente, in forme mistiche - l'ideale di un completo rinnovamento rivoluzionario dell'umanità:

Cosa hanno trovato, cosa hanno onorato,

Cosa vi hanno trasmesso gli antenati, padri, -

Legge, rituale, divinità dell'antico nome, -

Ti dimentico. Alla natura divina

Come i neonati, guarda in alto!

Questa natura è la natura di Rousseau e di Robespierre. Questo è il sogno di ripristinare la completa armonia dell'uomo con la società, che è diventata una seconda natura, ripristinando l'armonia dell'uomo con la natura. "Quello che era natura è diventato un ideale", dice Hyperion Hölderlin nello spirito di Schiller, ma con grande pathos rivoluzionario.

È proprio questo ideale, che un tempo era una realtà viva, la cui natura, per Hölderlin, è l'ellenismo.

"Una volta che i popoli usciranno dall'armonia dei bambini", continua Hyperion, "l'armonia degli spiriti sarà l'inizio di una nuova storia mondiale".

"Tutti per uno uno per tutti!" - tale è l'ideale sociale di Hyperion, che si precipita nella lotta rivoluzionaria per la liberazione armata della Grecia dal giogo turco. Questo è il sogno di una guerra di liberazione nazionale, che allo stesso tempo deve diventare una guerra per la liberazione di tutta l'umanità. I sognatori radicali della grande rivoluzione, come Anacharsis Kloots, speravano nelle guerre della Repubblica francese più o meno allo stesso modo. Hyperion dice: "Che nessuno riconosca il nostro popolo d'ora in poi solo dalla bandiera. Tutto deve essere rinnovato, tutto deve diventare radicalmente diverso: piacere - pieno di serietà e lavoro - divertimento. Niente, il più insignificante, ogni giorno, non lo fa osa essere senza spirito e dei L'amore, l'odio e ogni nostra esclamazione devono alienarci la volgarità del mondo, e nemmeno un momento osa, almeno una volta, ricordarci il vile passato.

Hölderlin supera così i limiti e le contraddizioni della rivoluzione borghese. Pertanto, la sua teoria della società si perde nel misticismo, il misticismo dei confusi presagi di un vero sconvolgimento sociale, un vero rinnovamento dell'umanità. Questi presentimenti sono molto più utopici delle utopie dei singoli sognatori della Francia prerivoluzionaria e rivoluzionaria. Nella Germania sottosviluppata, Hölderlin non vedeva nemmeno i semplici inizi, i germi di quelle tendenze sociali che potevano condurlo oltre l'orizzonte borghese. La sua utopia è puramente ideologica. È un sogno del ritorno di un'età dell'oro, un sogno in cui il presentimento dello sviluppo della società borghese si combina con l'ideale di una vera emancipazione dell'umanità. Curiosamente, Hölderlin lotta costantemente con una rivalutazione del ruolo dello Stato. Ciò è particolarmente sorprendente in Hyperion. Nel frattempo, il suo concetto utopico dello stato del futuro non è sostanzialmente lontano dalle idee dei primi ideologi liberali della Germania, come Wilhelm Humboldt.

Per Hölderlin, solo una nuova religione, una nuova chiesa, può essere la pietra angolare della rinascita della società. Questo tipo di rivolgersi alla religione (con una rottura completa con la religione ufficiale) è molto tipico di molte menti rivoluzionarie di quel tempo, che volevano approfondire la rivoluzione, ma non hanno trovato un vero modo per questo approfondimento. L'esempio più eclatante è il culto dell'"Essere Supremo" introdotto da Robespierre.

Hölderlin non poteva sottrarsi a questa concessione alla religione. Il suo Hyperion vuole limitare i limiti del potere statale e allo stesso tempo sogna l'emergere di una nuova chiesa, che dovrebbe diventare portatrice dei suoi ideali sociali. Il carattere tipico di questa utopia è confermato dal fatto che a un certo punto compare anche in Hegel. Dopo la sua "svolta termidoriana" Hegel fu colto anche dall'idea di una nuova religione, "che comprende il dolore senza fine e tutto il fardello del suo contrario, che però viene rimosso intatto e puro se sorge un popolo libero e se il suo la realtà si ravviva per ragione, come spirito morale che trova coraggio nel proprio suolo e dalla propria grandezza assume la sua pura immagine.

Nell'ambito di tali rappresentazioni si svolge il dramma di Hyperion. Il punto di partenza dell'azione è la tentata rivolta dei greci contro i turchi nel 1770, condotta con l'aiuto della flotta russa. L'azione interiore del romanzo è creata dalla lotta di due direzioni nella realizzazione dell'utopia rivoluzionaria di Hölderlin. L'eroe di guerra Alabanda, a cui sono state date le sembianze di Fichte, rappresenta la tendenza della ribellione armata. L'eroina del romanzo, Diotima, è una corrente di illuminismo ideologico-religioso, pacifico; vuole fare di Iperione l'educatrice del suo popolo. Il conflitto si conclude prima con la vittoria del principio militante. Hyperion si unisce ad Alabanda per preparare e portare a termine una rivolta armata. All'avvertimento di Diotima - "Vincerai e dimenticherai ciò che hai vinto in nome di" - Hyperion risponde: "Il servizio di schiavitù uccide, ma la guerra di destra rende viva ogni anima". Diotima vede il tragico conflitto che sta in questo per Hyperion, cioè, dopotutto, per Hölderlin: "La tua anima traboccante te lo comanda. Non seguirla è spesso la morte, ma seguirla è una parte uguale". Il disastro sta arrivando. Dopo diverse scaramucce vittoriose, i ribelli occupano Mysistra, l'ex Sparta. Ma dopo la cattura, vi avvengono rapine e omicidi. Hyperion volta le spalle ai ribelli deluso. "E pensare che progetto incongruo: creare Elysium con l'aiuto di una banda di ladri!"

Subito dopo, i ribelli vengono decisamente sconfitti e dispersi. Hyperion cerca la morte nelle battaglie della flotta russa, ma invano.

Questo atteggiamento di Hölderlin nei confronti dell'insurrezione armata non era nuovo in Germania. Lo stato d'animo pentito di Hyperion è una ripetizione della disperazione di Karl Moor di Schiller alla fine di The Robbers: "Due persone come me potrebbero distruggere l'intero edificio del mondo morale". Non è affatto un caso che il classico ellenizzante Hölderlin apprezzasse molto i drammi giovanili di Schiller fino alla fine della sua vita cosciente. Sostanzia questa valutazione con analisi compositive, ma la vera ragione sta nel suo rapporto spirituale con Schiller. Tuttavia, insieme a questa somiglianza, dovrebbero essere evidenziate anche le differenze tra loro. Il giovane Schiller indietreggiò con orrore, non solo per la severità dei metodi rivoluzionari, ma anche per il contenuto radicale della rivoluzione. Teme che durante la rivoluzione crollerebbero le fondamenta morali del mondo (la società borghese). Hölderlin non ne ha affatto paura: non si sente intimamente connesso con nessuna forma visibile di manifestazione della società. Spera proprio in una rivoluzione completa, una rivoluzione in cui nulla rimarrebbe dello stato attuale della società. Hölderlin indietreggia con orrore davanti all'elemento rivoluzionario, ha paura della risolutezza del metodo rivoluzionario, credendo, come ogni idealista, che l'uso della forza possa solo perpetuare le vecchie condizioni sociali in una nuova forma.

Questa tragica scissione era insormontabile per Hölderlin, poiché derivava dai rapporti di classe della Germania. Con tutte le illusioni storicamente necessarie sulla rinascita dell'antichità, i giacobini rivoluzionari in Francia hanno tratto i loro impulsi, la loro energia dalla loro connessione con gli elementi plebei della rivoluzione. Facendo affidamento sulle masse, potevano - ovviamente, molto brevemente e contraddittoriamente - combattere contro la bassezza egoistica, la codardia e l'avidità della borghesia francese, e portare avanti la rivoluzione borghese con metodi plebei. Il tratto antiborghese di questo spirito rivoluzionario plebeo è molto forte in Hölderlin. La sua Alabanda dice della borghesia: "Non ti chiedono se vuoi. Non vuoi mai, schiavi e barbari! Nessuno ti migliorerà, perché questo non porterebbe a nulla. toglierti dal cammino vittorioso dell'umanità ."

Così avrebbe potuto parlare il giacobino parigino del 1793, con la chiassosa approvazione delle masse plebee. Un tale stato d'animo in Germania nel 1797 significava un isolamento senza speranza dalla reale situazione sociale: non esisteva una tale classe sociale a cui rivolgere queste parole. Dopo il crollo della rivolta di Magonza, Georg Forster potrebbe almeno andare nella rivoluzionaria Parigi. Per Hölderlin non c'era patria né in Germania né fuori dalla Germania. Non c'è nulla di sorprendente nel fatto che il percorso di Hyperion dopo il crollo della rivoluzione si perda in un misticismo senza speranza, che Alabanda e Diotima muoiano a causa del crollo di Hyperion; non c'è nulla di sorprendente nel fatto che la prossima grande opera di Hölderlin, rimasta sotto forma di frammento, la tragedia "Empedocle", abbia un tema di morte sacrificale.

La reazione si è aggrappata a lungo a questa disintegrazione mistica della visione del mondo di Hölderlin. Dopo che la storia ufficiale della letteratura tedesca aveva a lungo interpretato l'opera di Hölderlin come un piccolo episodio, un sottoprodotto del romanticismo (Heim),

fu "scoperto" di nuovo durante il periodo imperialista per essere utilizzato nell'interesse della reazione. Dilthey ne fa un predecessore di Schopenhauer e Nietzsche. Già Gundolf distingue tra esperienze "primarie" e "secondarie" di Hölderlin.

Dilthey e Gundolph immaginano che si possa rivelare l'essenza più intima dell'opera di Hölderlin spazzando via le caratteristiche "temporalmente condizionate". Lo stesso Hölderlin sapeva bene che il tratto elegiaco della sua poesia, la nostalgia della Grecia perduta, insomma l'essenziale per lui politicamente, era tutto condizionato dal tempo. Hyperion dice: "Ma questo, questo dolore. Niente è paragonabile ad esso. È una sensazione incessante di completo annientamento, quando la nostra vita perde così tanto il suo significato, quando già lo dici nel tuo cuore: devi scomparire, e niente ti ricorderò di te; tu non hai piantato un fiore, e non hai costruito una capanna, per avere almeno il diritto di dire: e la mia impronta è stata lasciata sulla terra... Basta, basta! cresciuto con Temistocle, se fossi vissuto sotto gli Scipioni, la mia anima veramente mai mi sarei trovato così."

E il misticismo della natura? E che dire della fusione di natura e cultura, uomo e divinità nell'"esperienza" dell'ellenismo? Quindi il moderno ammiratore di Hölderlin, influenzato da Dilthey o Gundolf, potrebbe obiettare. Abbiamo già rilevato il carattere rousseauista del culto della natura di Hölderlin e del culto dell'antichità. Nel lungo poema "L'Arcipelago" (che Gundolf scelse come punto di partenza per la sua interpretazione di Hölderlin), la natura greca e la grandezza della cultura ateniese che ne scaturì sono rappresentate con un accattivante pathos elegiaco. Tuttavia, alla fine della poesia, Hölderlin, con la stessa forza patetica, dice quanto segue sulla causa del suo dolore:

Ahimè! Tutto vaga nel buio della notte, come in un Orco,

La nostra razza, non conoscendo Dio. persone incatenate

Dondola secondo i tuoi bisogni e nella fucina fumosa e rumorosa

Ognuno sente solo se stesso e i pazzi lavorano

Con una mano potente senza sosta. Ma per sempre e sempre

Come le fatiche della furia, gli sforzi degli sfortunati sono infruttuosi

Tali luoghi a Hölderlin non sono isolati. Dopo che la lotta per la libertà in Grecia fu soppressa e Hyperion provò una profonda delusione, alla fine del romanzo Hölderlin si rivoltò contro la Germania contemporanea. Questo capitolo è un'ode in prosa arrabbiata al degrado dell'uomo nel mondo miserabile e filisteo dell'emergente capitalismo tedesco. L'ideale della Grecia, come unità di cultura e natura, in Hölderlin è un'accusa al mondo moderno, un appello (seppur vano) all'azione, alla distruzione di questa misera realtà.

La "sottile analisi" di Dilthey e Gundolf toglie all'opera di Hölderlin ogni tratto di tragedia sociale e pone le basi per le grossolane falsificazioni demagogiche degli "storici della letteratura" fascisti. Pregare per Hölderlin come il grande precursore del Terzo Impero è ora considerato una buona forma dagli scrittori fascisti. Nel frattempo, dimostrare che Hölderlin aveva opinioni tali da renderlo imparentato con gli ideologi del fascismo è un compito impossibile. È stato più facile per Gundolf far fronte al suo compito, poiché la sua teoria dell'arte per l'arte gli ha permesso di apprezzare molto la forma artistica delle opere di Hölderlin e, grazie a ciò, le contraddizioni interne della falsa immagine che ha creato non sono state immediatamente evidenti.

Prendendo come base questa "sottile analisi", Rosenberg fa di Hölderlin il rappresentante dell'anelito "puramente razziale" dello spirito tedesco. Cerca di intrappolare Hölderlin nella demagogia sociale del nazionalsocialismo. "Hölderlin", dice Rosenberg, sferrando attacchi demagogici contro i capitalisti, "non soffriva di queste persone già in un'epoca in cui non dominavano ancora la nostra vita di borghesi onnipotenti; già quando, alla ricerca di grandi anime , Hyperion doveva fare in modo che grazie alla diligenza, alla scienza, grazie anche alla loro religione, diventassero solo barbari? Hyperion trovò solo artigiani, pensatori, sacerdoti, portatori di vari titoli, ma non trovò persone; davanti a lui c'erano solo prodotti di fabbrica senza unità spirituale, senza slanci interni, senza vitalità”. Tuttavia, Rosenberg è attento a non specificare questa critica sociale di Hölderlin. Il punto si riduce al fatto che Hölderlin viene dichiarato portatore delle sciocchezze di Rosenberg sulla "volontà estetica".

I successivi disegni del ritratto fascista di Hölderlln sono sostenuti nello stesso spirito. Alcuni articoli rivelano una "grande svolta" nella vita di Hölderlin: il suo allontanamento dal "Settecento", la sua conversione al cristianesimo e, allo stesso tempo, alla "realtà tedesca" fascista-romantica. Hölderlin deve essere incluso in una storia d'amore appositamente progettata in stile fascista e consegnata accanto a Novalis e Geres. Matthes Ziegler nel mensile nazionalsocialista ritrae Meister Eckhardt, Hölderlin, Kierkegaard e Nietzsche come i precursori del fascismo. "La tragedia di Hölderlin", scrive Ziegler, "è stata che ha lasciato la società umana prima che gli fosse dato di assistere alla creazione di una nuova società. È rimasto solo, incompreso dalla sua epoca, ma ha portato con sé la fede nel futuro. Ha fatto non voleva far rivivere l'antica Grecia, non voleva nessuna nuova Grecia, ma trovò nell'ellenismo il nucleo eroico settentrionale della vita che perì nella Germania del suo tempo, mentre solo da questo nucleo può crescere la società futura. Doveva parlare la lingua di suo tempo e usa le idee del suo tempo ed è per questo che spesso è difficile per noi, le persone di oggi, plasmate dalle esperienze dei nostri tempi moderni, capirlo.Ma la nostra lotta per creare un impero è una lotta per il stessa cosa che Hölderlin non poteva fare, perché il tempo non era ancora giunto. Quindi Hölderlin è il predecessore di Hitler! È difficile immaginare un delirio più selvaggio. Nel raffigurare Hölderlin, gli scrittori nazionalsocialisti vanno anche oltre Dilthey e Gundolf, rendendo la sua immagine ancora più astratta, ancora più priva di qualsiasi caratteristica individuale e socio-storica. L'Hölderlin dei fascisti tedeschi è un qualsiasi poeta romantico stilizzato in uno spirito bruno: non è quasi diverso da Georg Buchner, anch'egli calunniato, trasformandosi in un rappresentante del "pessimismo eroico", precursore del "realismo eroico" di Nietzsche-Beumler. . La falsificazione fascista della storia dipinge di marrone ogni immagine.

Hölderlin non è affatto un romantico, di per sé, anche se la sua critica allo sviluppo del capitalismo presenta alcune caratteristiche romantiche. Se i romantici, a partire dall'economista Sismondi e finendo con il poeta mistico Novalis, fuggono dal capitalismo nel mondo della semplice economia mercantile e oppongono l'ordinato Medioevo al sistema borghese anarchico, Hölderlin critica la società borghese da un lato completamente diverso. Come i romantici, odia la divisione capitalistica del lavoro, ma, secondo Hölderlin, il momento più essenziale del degrado dell'uomo, che deve essere combattuto, è la perdita della libertà. E questa idea di libertà tende ad andare oltre la libertà politica strettamente intesa della società borghese. La differenza di argomento tra Hölderlin ei romantici - la Grecia contro il Medioevo - è quindi una differenza politica.

Immergendosi nei misteri festivi dell'antica Grecia, Hölderlin piange la comunità democratica perduta. In questo egli non solo va di pari passo con il giovane Hegel, ma segue, in sostanza, la via tracciata da Robespierre e dai giacobini. In un lungo discorso, che servì da introduzione al culto dell'“essere superiore”, Robespierre afferma: “Il vero sacerdote dell'Essere Supremo è la natura; il suo tempio è l'universo; il suo culto è la virtù; le sue vacanze sono la gioia di un grande popolo, unito davanti ai suoi occhi, per stringere i vincoli della fratellanza universale e offrirgli la venerazione dei cuori sensibili e puri”. Nello stesso discorso si riferisce alle feste greche come prototipo di questa educazione democratico-repubblicana del popolo liberato.

Certo, gli elementi mistici della poesia di Hölderlin vanno ben oltre i limiti di quelle illusioni eroiche che aveva Robespierre. Questi elementi sono il desiderio di morte, la morte sacrificale, la morte come mezzo per unirsi alla natura. Ma anche il misticismo della natura di Hölderlin non è del tutto reazionario. Una fonte russo-rivoluzionaria fa costantemente capolino attraverso di essa. In quanto idealista, Hölderlin dovette involontariamente sforzarsi di elevare la tragedia socialmente determinata dei suoi sforzi al livello della tragedia cosmica. Tuttavia, la sua idea di morte sacrificale è chiaramente panteista, di natura antireligiosa. Prima che Alabanda vada incontro alla morte, dice: "... Se la mano del vasaio mi ha creato, lascia che rompa il suo vaso a suo piacimento. Ma ciò che vive lì non è nato, allora già nel suo seme è di natura divina, esso è al di sopra di ogni potere, di ogni arte, e quindi indistruttibile, eterno. La sua vita non è stata "creata da Dio".

Quasi la stessa cosa è scritta da Diotima nella sua lettera di addio a Iperione sulla "libertà divina che ci dà la morte". "Anche se mi trasformassi in una pianta, è davvero un grosso problema? Esisterò. Come potrei scomparire dalla sfera della vita, dove tutti gli animali sono collegati dallo stesso amore eterno comune a tutti? Come potrei cadere del legame che tiene tutti gli esseri?"

Se il lettore moderno vuole acquisire un punto di vista storicamente corretto sulla filosofia naturale tedesca all'inizio del XIX secolo, allora non deve mai dimenticare che questa fu l'epoca della scoperta della dialettica della natura (naturalmente, in un idealistico e forma astratta). È il periodo della filosofia naturale di Goethe, del giovane Hegel e del giovane Schelling. (Marx ha scritto del "pensiero giovanile sincero" di Schelling). Questo è un periodo in cui il misticismo non è solo una zavorra morta, preservata dal passato teologico, ma spesso, in una forma quasi inscindibile, una nebbia idealistica che avvolge i percorsi della conoscenza dialettica che non sono stati ancora trovati, vagamente indovinati. Come all'inizio dello sviluppo borghese, nel Rinascimento, nel materialismo di Bacone, l'ebbrezza del nuovo sapere assume forme eccessive e fantastiche, così è all'inizio dell'Ottocento, con il fiorire del metodo dialettico. Ciò che Marx dice della filosofia di Bacone ("La materia sorride con il suo fulgore poetico e sensuale a ogni uomo. Ma l'insegnamento di Bacone, espresso in forma aforistica, è ancora pieno di incoerenza teologica") vale - mutatis mutandis - anche per la nostra epoca. Lo stesso Hölderlin partecipa attivamente allo sviluppo iniziale del metodo dialettico. Non è solo un compagno di giovinezza, ma anche un compagno filosofico di Schelling e Hegel. Iperione parla di Eraclito, e l'"unità in sé distinta" di Eraclito è per lui il punto di partenza del pensiero. "È l'essenza della bellezza, e prima che fosse trovata, non c'era bellezza." Quindi, per Hölderlin, la filosofia è anche identica alla dialettica. Certo, con una dialettica idealistica che si perde ancora nel misticismo.

Questo misticismo spicca in Hölderlin in modo particolarmente netto, perché ha per lui un compito essenziale: trasformare la tragedia della sua situazione in qualcosa di cosmico, per indicare una via d'uscita dalla storica disperazione di questa situazione: il percorso verso una morte significativa. Tuttavia, questa prospettiva, persa in una nebbia mistica, è anche una caratteristica comune della sua epoca. La morte di Iperione ed Empedocle non è più mistica del destino di Macaria negli anni erranti di Goethe, o del destino di Louis Lambert e Seraphite in Balzac. E proprio come questa sfumatura mistica, inseparabile dall'opera di Goethe e Balzac, non può eliminare l'alto realismo di quest'opera, così il misticismo della morte sacrificale in Hölderlin non elimina il carattere rivoluzionario della sua poesia.

Hölderlin è uno degli elegiaci più profondi di tutti i tempi e di tutti i popoli. Nella sua definizione di un'elegia, Schiller dice: "In un'elegia, il dolore dovrebbe scaturire solo dall'animazione risvegliata dall'ideale". Con severità, forse troppo schietta, Schiller condanna tutti i rappresentanti del genere elegiaco, che sono tristi solo per la sorte di un privato (come Ovidio). Nella poesia di Hölderlin, il destino dell'individuo e della società si fonde in una rara tragica armonia. Hölderlin ha fallito in tutto nella sua vita. Non è riuscito a elevarsi al di sopra del livello materiale di un insegnante familiare, e inoltre come insegnante familiare Hölderlin non poteva creare un'esistenza tollerabile per se stesso. Come poeta, nonostante il benevolo patrocinio di Schiller, nonostante gli elogi del critico più significativo dell'epoca, A. V. Schlegel, rimase nell'oscurità.Il suo amore per Suzette Gontar si concluse con una tragica rinuncia. La vita esteriore e interiore di Hölderlin era così disperata che molti storici videro qualcosa di fatalmente necessario anche nella follia che pose fine allo sviluppo della sua vita.

Tuttavia, la natura triste della poesia di Hölderlin non ha nulla a che fare con una lamentela su una sfortunata vita personale. Il contenuto immutabile delle sue lamentele forma un contrasto tra l'ellenismo, un tempo perduto ma soggetto a una rinascita rivoluzionaria, e la miseria della modernità tedesca. Il dolore di Hölderlin è una patetica accusa contro la sua epoca. Questa è una tristezza elegiaca per le illusioni rivoluzionarie perdute del "periodo eroico" della società borghese. Questa è una denuncia per la solitudine senza speranza dell'individuo, creata dalla ferrea necessità dello sviluppo economico della società.

La fiamma della Rivoluzione francese si è spenta. Ma il movimento storico potrebbe ancora suscitare anime focose. Nel Julien Sorel di Stendhal il fuoco rivoluzionario dell'era giacobina vive ancora come nelle immagini di Hölderlin. Sebbene nella visione del mondo di Stendhal la disperazione abbia un carattere completamente diverso, sebbene l'immagine di Julien non sia una denuncia elegiaca, ma un tipo di persona che combatte contro la bassezza sociale dell'era della Restaurazione con l'aiuto di mezzi ipocriti e machiavellici, tuttavia, le radici sociali di questa disperazione ecco che anche lo stesso Julien Sorel non va oltre la morte sacrificale pseudo-eroica, e dopo una vita piena di indegna ipocrisia, getta finalmente il suo disprezzo di un plebeo indignato di fronte a una società odiata. In Inghilterra, i tardivi giacobini - Keats e Shelley - apparivano come sostenitori di un classicismo dai colori elegiaci. Sotto questo aspetto sono più vicini a Hölderlin che a Stendhal. La vita di Keats aveva molte somiglianze con quella di Hölderlin, ma in Shelley un nuovo sole irrompe attraverso la nebbia mistica e l'elegiaca malinconia. Nel più grande dei suoi frammenti poetici, Keats lamenta il destino dei titani, sconfitti dai nuovi bassi dei. Anche Shelley canta questa teogonia? - la lotta di divinità antiche e nuove, la lotta di Prometeo contro Zeus. Gli usurpatori - i nuovi dèi - sono sconfitti, e la libertà dell'umanità, la restaurazione dell'"età dell'oro", si apre con un inno solenne. Shelley è il poeta del sol levante della rivoluzione proletaria. Il suo rilascio di Prometeo è un appello alla rivolta contro lo sfruttamento capitalista:

Che il tiranno non raccolga la tua semina,

Il frutto delle tue mani non andrà ai truffatori.

Tessi un mantello e indossalo tu stesso.

Forgia una spada, ma per autodifesa.

Intorno al 1819 questa visione poetica era possibile in Inghilterra per un genio rivoluzionario come Shelley. In Germania alla fine del XVIII secolo non era possibile per nessuno. Le contraddizioni della posizione interna e storica mondiale della Germania hanno spinto l'intellighenzia borghese tedesca nella palude dell'oscurantismo romantico; La "riconciliazione con la realtà" di Goethe e Hegel ha salvato dalla distruzione il meglio dell'eredità rivoluzionaria del pensiero borghese, sebbene per molti aspetti in forma ridotta e ridotta. Al contrario, l'eroica intransigenza, priva di fondamento rivoluzionario, era destinata a condurre Hölderlin in un vicolo cieco senza speranza. In effetti, Hölderlin è l'unico poeta del suo genere che non aveva e non poteva avere seguaci, tuttavia, non perché non fosse abbastanza geniale, ma perché la sua posizione era storicamente unica. Qualche Hölderlin successivo, che non riuscì a raggiungere il livello di Shelley, non sarebbe più stato Hölderlin, ma solo un "classico" limitato nello spirito liberale del liceo. Nella Corrispondenza del 1843, pubblicata negli Annuari franco-tedeschi, Ruge inizia la sua lettera alla famosa querela di Hölderlin contro la Germania. Marx gli risponde: "La tua lettera, mio ​​caro amico, è una buona elegia, un canto funebre straziante; ma non c'è assolutamente nulla di politico in essa. molti anni, egli realizzerà, in un momento di improvvisa illuminazione, tutta la sua devota auguri.

L'elogio di Marx può essere attribuito a Hölderlin, poiché Ruge in seguito varia solo nettamente i suoi aforismi, mentre la censura vale per tutti coloro che hanno cercato di rinnovare il tono elegiaco della poesia di Hölderlin dopo che la ragione giustificante - l'oggettiva disperazione della sua posizione - era stata abolito dalla storia stessa.

Hölderlin non avrebbe potuto avere seguaci poetici. Gli ultimi poeti disillusi del XIX secolo (nell'Europa occidentale) si lamentano del loro destino personale, che è molto più meschino. Laddove piangono la natura miserabile di tutta la loro vita contemporanea, il loro lutto è privo della fede profonda e pura nell'umanità con cui è indissolubilmente legato in Hölderlin. Questo contrasto eleva il nostro poeta al di sopra del comune falso dilemma del XIX secolo, non appartiene alla categoria dei piatti ottimisti, ma allo stesso tempo non può essere classificato come disperato. Stilisticamente, Hölderlin evita l'oggettivismo accademico e allo stesso tempo è libero dalla vaghezza impressionistica. I suoi testi sono privi di aridità didattica, ma la mancanza di pensiero insita nella "poesia dell'umore" non appartiene ai vizi di Hölderlin. I testi di Hölderlin sono i testi del pensiero. L'ideale giacobino della Repubblica greca e la miserabile realtà borghese - entrambi i lati della contraddizione di quest'epoca - vivono nella sua poesia in una vita reale e sensuale. La grandezza duratura di Hölderlin risiede nel magistrale trattamento poetico di questo tema, il tema di tutta la sua vita. Non solo cadde martire del pensiero rivoluzionario sulla barricata abbandonata del giacobinismo, ma trasformò il suo martirio in un canto immortale.

Anche il romanzo "Hyperion" ha un carattere lirico-elegiaco. Hölderlin racconta meno che lamentarsi e accusare. Tuttavia, gli storici borghesi, senza alcuna ragione, trovano in Hyperion la stessa espansione lirica della forma narrativa che in Heinrich von Ofterdingen di Novalis. Hölderlin non è un romantico nemmeno dal punto di vista stilistico. Teoricamente non accetta la concezione schilleriana dell'epica antica come "ingenua" (contrapposta alla nuova poesia "sentimentale"), ma tende a muoversi nella stessa direzione. L'obiettività rivoluzionaria è il suo ideale stilistico. "Un poema epico, apparentemente ingenuo", scrive Hölderlin, "ha un significato eroico. È una metafora di grandi aspirazioni". Quindi, l'eroismo epico porta solo all'impulso, dalle grandi aspirazioni si può creare solo una metafora elegiaca. La pienezza epica passa dal mondo della vita attiva al mondo puramente spirituale. Questa è una conseguenza della generale disperazione della visione del mondo del poeta. Tuttavia, Hölderlin attribuisce un'elevata plasticità sensuale e oggettività all'azione interna: la lotta dei movimenti spirituali. Eroico è anche il fallimento del suo tentativo di creare una grande forma epica: al "romanzo educativo" di Goethe, nello spirito di riconciliazione con la realtà, oppone il "romanzo educativo" nello spirito di eroica resistenza ad esso. Non vuole "poeticizzare" la prosa del mondo, come fanno i romantici Tieck o Novalis, in contrasto con il "Wilhelm Meister" di Goethe; Al paradigma tedesco del romanzo borghese classico contrappone il contorno del romanzo alla virtù civica. Un tentativo di ritrarre in modo epico il "cittadino" della Rivoluzione francese era destinato a fallire. Ma da questo fallimento nasce uno stile lirico-epico peculiare: è uno stile di aspra critica alla degenerazione del mondo borghese, che ha perso il fascino delle "illusioni eroiche" - uno stile pieno di obiettiva amarezza. Il romanzo di Hölderlin, pieno di azione solo in senso lirico o anche solo in senso "metaforico", si colloca così da solo nella storia della letteratura. Da nessuna parte c'è una rappresentazione così sensuale, plastica e oggettiva dell'azione interiore come in Hyperion; da nessuna parte l'atteggiamento lirico del poeta penetra così tanto nello stile narrativo come qui. Hölderlin non si oppose al classico romanzo borghese del suo tempo, come fece Novalis. Nonostante ciò, lo contrappone a un tipo di romanzo completamente diverso. Se "Wilhelm Meister" nasce organicamente dai problemi sociali e stilistici del romanzo anglo-francese del diciottesimo secolo, allora Hölderlin è, in un certo senso, il successore di Milton. Milton ha tentato senza successo di trasferire la cittadinanza ideale della rivoluzione borghese nel mondo delle forme plastiche, di combinare la morale cristiana con l'epopea greca. La plasticità dell'epopea è stata risolta da Milton con magnifiche descrizioni liriche ed esplosioni lirico-patetiche. Hölderlin fin dall'inizio rinuncia all'impossibile - il desiderio di creare una vera epopea sul suolo borghese: fin dall'inizio colloca i suoi eroi nel cerchio della vita borghese quotidiana, anche se stilizzata. Grazie a ciò, il suo stoico "cittadino" non è privo di qualche legame con il mondo della borghesia. Sebbene gli eroi ideali di "Hyperion" non vivano una vita materiale a sangue pieno, tuttavia Hölderlin si avvicina al realismo plastico più di tutti i suoi predecessori nell'immagine del "cittadino" rivoluzionario. Fu la tragedia personale e sociale del poeta, che trasformò le illusioni eroiche del giacobinismo in un dolente lamento per un ideale perduto, che creò allo stesso tempo gli alti pregi del suo stile poetico. I conflitti dell'anima descritti da uno scrittore borghese non sono mai stati così lontani da motivi puramente soggettivi, strettamente personali, non sono stati così vicini alla situazione sociale del suo tempo, come in quest'opera di Hölderlin. Il romanzo lirico-elegiaco di Hölderlin, nonostante il suo inevitabile fallimento, è un'obiettiva epopea civica dell'era borghese.

Hölderlin iniziò a scrivere poesie, nella forma e nel contenuto di cui si nota l'imitazione Klopstock. Schiller ha preso la parte più calda in esso. Durante i suoi anni da studente, il suo compagno di classe e migliore amico era Hegel , con il quale Hölderlin continuò a corrispondere per diversi anni. IN- 1795 Hölderlin abitava Jena . Nel 1794 frequentò le lezioni Fichte all'Università di Jena . Qui, al centro del movimento romantico, strinse un rapporto personale con esponenti del nuovo movimento letterario; fu qui che Hölderlin scoprì per la prima volta i rudimenti ipocondria . L'umore morboso fu intensificato dall'amore disperato e appassionato per la madre di uno dei suoi allievi; vide in lei l'incarnazione dell'ideale fantastico di una donna, che era stata oggetto di sogni fin dalla tenera età, e la raffigurò sotto il nome Diotima nel suo romanzo Iperione.

Casa di Hölderlin, c. 1840

Torre Hölderlin, Tubinga

Oltre a Hyperion, dopo Hölderlin c'era ancora la tragedia incompiuta La morte di Empedocle - un poema lirico in forma drammatica, che serve, come Hyperion, come espressione dell'umore personale del poeta; traduzioni da Sofocle - "Antigone" e "Edipo Re" - e una serie di poemi lirici. I testi di Hölderlin sono intrisi di una visione panteistica del mondo: le idee cristiane si insinuano come per caso; in generale, lo stato d'animo di Hölderlin è lo stato d'animo di un elleno pagano, in soggezione per la grandezza natura divina. Le poesie di Hölderlin sono ricche di idee e sentimenti, talvolta sublimi, talvolta teneri e malinconici; il linguaggio è estremamente musicale e brillante immagini vivide, soprattutto in numerose descrizioni della natura.

Malattia .

Nella storia della letteratura Hölderlin è una figura tragica. Nel trentunesimo anno di vita, il poeta, che era già stato malinconico, sognante e ipersensibile, cade in un'inguaribile follia, e trascorre il resto dei suoi lunghi settantatré anni di vita a Tubinga nel castello di Hölderlin sopra il Neckar, immerso nel buio della psicosi schizofrenica. In una delle finestre del castello si vedeva spesso una strana figura con un berretto bianco a punta, che, come un fantasma, ora appariva e poi scompariva. Impressionato da questa immagine, il giovane studente Mörike ha scritto una fantastica ballata su un focoso cavaliere: "Guarda laggiù, nella finestra, / Di nuovo il cappello rosso ...". Tuttavia, il graduale raffreddamento dei sentimenti e il rigore dell'anima si potevano sentire molti anni prima dello scoppio della psicosi vera e propria nei suoni delle poesie di Hölderin, da cui respira l'orrore schizofrenico, trasformando gradualmente il proprio spirito e il mondo al mondo dei fantasmi.

"Quindi dove sei? Ho vissuto poco, ma la mia serata

Respiro già freddo. E sono già qui

L'ombra del silenzio; già silenziosamente

Dormiente, tremante nel petto, nel cuore.

Hölderlin, che si distingueva per un'organizzazione mentale estremamente sensibile e tenera bisognosa di protezione, era di natura profondamente religiosa. Già negli ultimi anni della sua follia, improvvisamente chiese all'abile falegname Zimmer, che lo seguiva, di fargli un tempio greco di legno, e scrisse alla lavagna le seguenti parole:

"Gli zigzag della vita disegneranno questo

Che il percorso del sentiero e il pendio della montagna ricorderanno

Il Dio dell'eternità ci soddisferà qui

Armonia, punizione e pace.

I sentimenti di Hölderlin erano spesso feriti anche prima della sua malattia. Interiormente, non avrebbe mai potuto colmare il profondo abisso tra i sogni autistici della sua anima tenera e orgogliosa e le realtà crude e traumatiche del mondo umano. Ma un senso di indipendenza spirituale fortemente sviluppato non gli permetteva di cercare negli insegnamenti della chiesa la soddisfazione del suo bisogno interiore di "armonia e pace". Il suo sentimento religioso trovò dunque uno sbocco molto rivelatore nel panteismo modesto e profondo, che fin dalla giovinezza rimase per lui una sorta di punto di partenza della sua personalità e del suo creatività poetica. Lui stesso sottolinea le fonti interne di questo mistico amore per la natura nell'ode "Cranky". “Ho capito il silenzio dell'etere, non ho capito la parola umana. L'armonia delle foreste di querce sussurranti è la mia maestra, tra i fiori che ho imparato ad amare. E sono cresciuto nelle mani degli dei.

Riconoscimento ed eredità.

Il "revival di Hölderlin" è una tendenza significativa nel movimento della poesia mondiale nella seconda metà del XX - inizio del XXI secolo. Ciò si riferisce alle traduzioni e agli arrangiamenti delle sue poesie, che hanno ricevuto la loro forza in questo periodo dai più grandi poeti di diverse lingue, e ad una più ampia esperienza di assimilazione della poetica sia delle sue opere prime, romantiche e successive. Le sue opere non furono solo tradotte e ristudiate, ma recitate pubblicamente (ad esempio, a Berlino nell'espressionista "New Club").

La poesia, la prosa, le traduzioni e la figura stessa di Hölderlin hanno dato slancio alle riflessioni di filosofi e teologi (Wilhelm Dilthey, Friedrich Nietzsche, Karl Jaspers, Martin Heidegger, Walter Benjamin, Maurice Blanchot, Aris Fioretos, Romano Guardini, Hans Küng), filologi (Roman Jacobson, Peter Szondi), al lavoro di scrittori (Stefan Zweig, Georg Geim, Peter Hertling, ecc.). Tra gli iniziatori delle traduzioni russe di Hölderlin ci sono Mikhail Tsetlin (Amari) e Yakov Golosovker, le sue poesie sono state tradotte da Arkady Steinberg, Sergei Petrov, Efim Etkind, Greinem Ratgauz, Vladimir Mikushevich, Sergei Averintsev, Vyacheslav Kupriyanov.

Citazione di Friedrich Hölderlin Ciò che ha sempre trasformato lo stato in un inferno sulla terra sono i tentativi dell'uomo di renderlo un paradiso terrestre.”è un'epigrafe al capitolo“ La grande utopia ”del libro del premio Nobel per l'economia F. von Hayek“ La strada per la schiavitù ”.

Nel 1983 la scultrice tedesca Angela-Isabella Laich realizza una scultura in marmo "

L'utopia romantica ha realizzato il suo significato sotto il nome "Regno di Dio". La sua incarnazione è il compito principale del romanticismo, e, come sosteneva Friedrich Schlegel nel 1798, ciò che nella cultura moderna non mira a risolvere questo problema è privo di interesse. Queste sono "cose ​​secondarie". “ Regno di Dio” era anche sulle labbra del giovane Hölderlin e di Hegel quando si sono salutati dopo cinque anni all'Istituto di Tubinga. “Caro fratello”, scrive Hölderlin il 10 luglio 1794, “sono sicuro che a volte hai ancora pensato a me dal momento in cui ci siamo separati, separati con la nostra parola d'ordine sulle labbra. Il Regno di Dio - con questa parola d'ordine ci sembra di riconoscerci sempre” .

L'amicizia giovanile che legò Hölderlin, Hegel e Schelling si nutrì, come è noto, Oh, fede negli ideali della Rivoluzione francese, E Il "Regno di Dio" è stato da loro concepito come sua conseguenza e sublimazione spirituale. La rivoluzione socio-politica doveva diventare, secondo loro, una "rivoluzione dello spirito" religiosa ed estetica - altrimenti avrebbe perso significato e giustificazione, trasformandosi, se non in rapina, poi in volgarità. Il sogno comune dei romantici di Jena e degli autori di The Oldest Program of German Idealism (1796) è una nuova chiesa universale, non un'istituzione di potere, ma un organismo vivente, la fratellanza spirituale di tutti i credenti.

Se per i romantici il Medioevo era il prototipo e la previsione del futuro dell'Europa, allora per Hölderlin, un tale ricordo del futuro era l'antica Grecia. Proprio come il Medioevo degli Yentse non era solo un regno dello spirito, così L'antichità di Hölderlin non era solo il regno della carne. In entrambi i casi, abbiamo sogno di un “Terzo Regno”, fede nella capacità di tutto ciò che è terreno di diventare pane e vino vita eterna (elegia "Pane e vino", 1800-1801).

CON "Cristianesimo o Europa" di Novalis (1799) definito un'utopia conservatrice. Nel frattempo, Novalis predica non un ritorno al cattolicesimo, ma la religione del Dio-uomo, che deve nascere nell'anima nuova della moderna personalità secolarizzata che ha conosciuto e superato il suo individualismo. Nell'articolo "On Novalis" (1913), Vyacheslav Ivanov lo paragonò a Napoleone: Napoleone si prefisse l'obiettivo di realizzare una sintesi inaudita: la sintesi della rivoluzione mondiale e della monarchia mondiale. Novalis concepì la stessa cosa nel regno dello spirito: imbrigliare il nuovo individualismo sul carro della cattolicità cristiana, che avrebbe unito di nuovo l'intera Europa.

Questo è esattamente ciò che funzione dell'antichità in Hölderlin. Grecia antica, che prende vita nella sua poesia e prosa, non è un lontano oggetto di conoscenza, ma soprattutto attore nel dramma moderno delle idee. La sua memoria è chiamata a giustificare la storia della cultura europea, a completare il progetto di emancipazione spirituale, che costituisce il contenuto dell'era moderna.

Nell'opera di Hölderlin, l'idea del "Terzo Regno" è espressa più chiaramente in romanzo epistolare"Hyperion, o l'eremita greco" (Hyperion oder der Eremit in Griechenland). La sua concezione ei primi frammenti appartengono all'era del terrore giacobino, la sua ultima edizione è stata pubblicata nel 1797-1799. Hyperion è l'eroe del romanzo storiosofico dell'educazione, e l'obiettivo dell'educazione è già nel suo nome. Quello era il nome di uno dei mitologici titani, bambini
Urano e Gaia, dio del cielo e dea della terra.
“Il tuo grande omonimo Iperione celeste si è incarnato in te", - dice Hyperion la sua amata Diotima, e lui stesso dice di se stesso:" Prevedo un nuovo regno, una nuova divinità ” . In lui e per mezzo di lui i due regni, celeste e terreno, devono unirsi, la terra per diventare celeste, il cielo - terreno. Il mondo intero deve diventare ciò che Hyperion lo vede quando, illuminato dal santo amore di Diotima, lui erra con lei per i monti della Calabria, paese natale di Gioacchino da Firenze:Abbiamo chiamato la terra il fiore del cielo e il cielo l'infinito giardino della vita” .

L'immagine di Diotima, amata e fidanzata di Iperione, risale al "Banchetto" di Platone, dove è una sacerdotessa dell'eros; l'eros è interpretato come innamoramento della vita, sete della sua pienezza e pienezza, volontà di dare alla luce una nuova persona che deve “nascere nella bellezza”. Diotima spiega a Hyperion il suo compito, la sua missione di artista-teurgo. È chiamato a ripristinare la connessione interrotta dei tempi, a far rivivere l'età d'oro dell'antichità nella forma della futura umanità divina. Hyperion è un poeta, compone poesie, canta la "Canzone del destino". Ma la poesia, come la intende Hölderlin, è un atto performativo, magico, il poeta è l'artefice di un nuovo essere, la sua opera è il processo divino-umano di incarnazione del logos, in cui la parola si fa carne, la realtà metafisica acquista corpo esistenza. L'incontro di Iperione e Diotima avviene, nelle parole del poeta, “alla festa di Platone durante la peste” (Pasternak) .

L'azione del romanzo si svolge nella Grecia contemporanea di Hölderlin, che ha perso la sua antica grandezza, soffrendo di umiliazione politica e degenerazione spirituale. Lo sfondo storico è il cosiddetto. La rivolta del Peloponneso dei Greci contro l'Impero Ottomano, sollevata nel 1770 dal conte Orlov nell'interesse della Russia. Ma se i russi hanno vinto, i greci hanno perso. Nonostante la vittoria della flotta russa a Chesma, la rivolta greca viene sconfitta. Hyperion, il capo dei ribelli, sta vivendo la tragedia di Karl Moor. Sta combattendo per un nuovo Hellas, per una nuova umanità ideale, e non può venire a patti con il fatto che i suoi compagni d'armi si stanno trasformando in una banda di ladri e pirati. Così diventa un eremita. Il contenuto del romanzo è costituito dalle lettere che scrive al suo amico Bellarmino.. Restaurano il passato, la storia delle sue speranze e delusioni che hanno preceduto la sua abdicazione.

Il romanzo si apre con il tema della disperazione di Hyperion. Sperimenta dolorosamente il “dolore e la mancanza di una casa di un mortale”, espulso dal “paradiso della santa natura”, dall'unità dell'essere divino: “ La natura non mi apre più le braccia e io le sto davanti come un estraneo, senza capirla.. A Hyperion sembra che il mondo sia completato e sia finito tragicamente sfortunato; il principio del dualismo ha finalmente trionfato in esso. Carne e spirito, soggetto e oggetto, sentimento e mente sono separati per sempre, proprio come il vergognoso presente e il grande passato della sua patria sono separati. La realtà, soprattutto moderna, è una palude fetida o una bara disseminata di una pietra pesante, gli abitanti del mondo reale sono morti viventi, schiavi e barbari. La bellezza antica si è spostata per sempre nel regno di un sogno spettrale, etereo e irrealizzabile. Nella prosa lirica di Hölderlin si sente chiaramente il filo conduttore della poesia filosofica di Schiller degli anni Novanta dell'Ottocento, e le lamentele di Hyperion anticipano la massima poetica che Schiller formula presto nella poesia "L'inizio di una nuova era" (1801) - " La bellezza sboccia solo nel canto e la libertà nel regno dei sogni” . Hyperion sta perdendo fiducia nella conoscenza, nella sua capacità di fornire una svolta alla realtà della vita.

Il culto illuminista della ragione gli sembra la stessa illusione del potere illimitato del soggetto trascendentale. Si rammarica che l'uomo si sia opposto alla natura e alla storia e non sia in grado di penetrarne il segreto, perché non sono suscettibili di intrusione forzata - né i dettami della ragione, su cui si basava il suo primo maestro Adamas, né la violenza della volontà politica, su cui affida il suo amico Alabanda. Secondo la terminologia di Hegel, Hyperion - il portatore di "coscienza infelice". L'apoteosi della "sfortunata coscienza" è data nel cosiddetto. lettera sul nichilismo: “Lo scopo della nostra nascita è il Nulla; non amiamo il Nulla, non crediamo nel Nulla, lavoriamo senza risparmiarci per trasformarci gradualmente nel Nulla<…>. Intorno a noi c'è un vuoto infinito” .

Nella prefazione al romanzo, Hölderlin nomina il suo eroe "carattere elegiaco" . L'antico principio eroico convive in esso con la moderna malinconia sentimentale., descritto da Schiller ("Sulla poesia ingenua e sentimentale", 1795-1796) . I dubbi sulla fattibilità dell'ideale lo visitano già in gioventù, molto prima della delusione finale. Ma t quando Diotima entra nella sua vita come salvatrice. Lei è a lo sconfigge che “La nostra fragilità sembra solo a noi” , perché il destino del mondo non è ancora predeterminato, l'atto della creazione non è ancora compiuto, ed è Hyperion, l'uomo-artista che ha conservato la memoria del grande passato, che deve compierlo. L'umanità moderna, insegna Diotima, è un frammento di un'antica statua rotta di una divinità, e la missione dell'artista è integrare il torso decapitato con il potere della sua immaginazione.

Nel Novecento questa metafora viene ripresa da Rilk. Nella poesia " Torso arcaico di Apollo”(1907) la contemplazione di un frammento di una statua antica si presenta come un atto di immaginazione creativa. Immaginare (einbilden) significa incarnare in se stessi l'immagine della perfezione e, allo stesso tempo, incarnare se stessi e la propria immagine nel mondo, ricreare se stessi e ricreare il mondo. La bellezza immaginaria non è un oggetto di contemplazione volitiva, ma un evento della vita spirituale, un fattore della sua trasformazione. Ultima linea La poesia di Rilke, a cui Peter Sloterdijk ha dedicato un intero libro nel 2009, è rivolta al contemplatore: “ Devi cambiare la tua vita” (Du musst dein Leben ändern) .

Ascoltando Diotima, Hyperion è ispirato: "CON santa natura! Sei lo stesso in me e fuori di me. Ciò significa che non è così difficile fondere insieme ciò che esiste fuori di me e ciò che è divino in me. Quindi lascia che tutto, tutto da cima a fondo, diventi nuovo!. L'utopia di Hölderlin implica la realizzazione idea cristiana salvezza in questo mondo realtà storica, sotto forma di uno "stato libero" che conquisterà il suo posto sulla terra. Il nome di questo stato, o meglio, la fratellanza di persone libere, è la "sacra teocrazia della bellezza", contraria a tutti i tipi di moderna stato storico- e la Germania feudale, l'Inghilterra borghese e la dittatura giacobina. CON mezzo della sua creazione è, secondo Hölderlin, non violenza politica, ma, come Schiller, educazione estetica, i suoi cittadini saranno persone come artisti della loro vita, l'umanità come soggetto della creazione della vita, a seguito della quale tutta la bellezza diventerà vita e tutta vita - bellezza.

I contorni di questa utopia emergono nel corso del rapporto di Hyperion con l'amico Alabanda, affascinato dall'idea di uno stato forte, presumibilmente in grado di assicurare la felicità dei suoi sudditi. Hyperion si oppone alla norma razionale della legge, basata sul potere e sulla sottomissione, infusio amoris, la suggestione dell'amore e il richiamo della grazia, che ha il potere di penetrare nelle profondità dell'intimo Sé divino e da lì “divinizzare” tutto l'essere dell'uomo, la sua carne e il suo spirito. Una società totalitaria, in cui la comunicazione tra le persone è assicurata da un'ideologia normativa, sembra a Hyperion la stessa barbarie di una società di individui disuniti, collegati tra loro solo da un freddo calcolo. “ Stato, dice Iperione, un muro di pietra che racchiude il giardino dell'umanità. Ma perché recintare un giardino in cui il terreno si è prosciugato? Solo una cosa aiuterà qui: la pioggia dal cielo. O vivificante pioggia dal cielo! Restituirai la primavera al popolo! ” . In una disputa con Alabanda, afferma Hyperion l'ideale di una comunità religiosa, anticipando chiaramente quell'utopia del collettivismo spirituale, che occupava un posto così significativo nella storia del pensiero sociale russo dei secoli XIX-XX.

Uno dei suoi ultimi seguaci e analisti, S.L. Frank scrisse nel 1926: “La visione del mondo occidentale prende l'io come punto di partenza del pensiero, l'idealismo corrisponde al personalismo individualistico. Tuttavia, è possibile un punto di vista completamente diverso, secondo il quale non sono io, ma NOI a formare l'ultima base della vita spirituale. In questo caso, siamo concepiti non come una sintesi esterna, solo successivamente formata, di molti io, ma come la loro unità primaria, indecomponibile, dal cui grembo ogni io individuale cresce e grazie al quale si forma solo, affermando la sua libertà e originalità unica. Se usiamo il paragone proveniente da Plotino, io sono come una foglia su un albero che non entra in contatto con altre foglie o entra in contatto con esse solo accidentalmente, ma internamente, attraverso la connessione di rami e rami con una radice comune, è connesso con tutte le altre foglie e conduce una vita comune con esse. . Qui non viene negata la libertà e l'originalità dei sé personali, ma solo la loro disunione, autosufficienza e isolamento. È, per così dire, la "filosofia del noi" in opposizione alla "filosofia dell'io" dell'Occidente.» .

Va sottolineato, tuttavia, che l'immagine di un albero, a volte secco, a volte in fiore, è metafora stabile di un organismo sociale e nel romanzo di Hölderlin, inoltre, nel significato stesso dell'interdipendenza organica delle parti e del tutto, che Frank valuta, seppur con riferimento a Plotino, come un segno della visione del mondo russa, e non di quella occidentale.

L'aspetto politico dell'utopia di Hölderlin è indissolubilmente legato all'aspetto metafisico.. Come i romantici di Jena, Hölderlin deve molto a Fichte, ma in Hyperion è in cammino da Fichte a Spinoza e Platone. Nella filosofia di Fichte, io - la coscienza individuale è, come sai, l'unico e ultimo fondamento dell'intero universo. Da Hölderlin soggetto sovrano della coscienza soffre della solitudine metafisica, dell'incapacità fondersi con tutti i viventi. L'antropocentrismo idealistico si oppone al realismo di un sentimento mistico, un senso del radicamento del Sé cosciente nell'unità della vita cosmica. Non è l'uomo che sta all'apice dell'essere, non è lui la base dell'unità, ma, come scrive Hölderlin in una lettera al fratello, "Dio che vive in mezzo a noi" . Sé personale concepito da Hölderlin come parte organica di un tutto sovrapersonale, res inter rebus, come diceva Spinoza, o, come dice il romanzo, “Oh il fondo della veste di Dio” , Con in relazione all'universo come un microcosmo con un macrocosmo.


Comprendendo la sua connessione con il tutto, il suo coinvolgimento nell'unità cosmica del mondo, una persona diventa un artista.
Egli incarna l'immagine della perfezione divina e afferma la sua umanità come divinità nell'atto della creazione della vita. Questo concetto è religione della bellezza- Hölderlin si sviluppa nel cosiddetto. Lettera ateniese: Hyperion, Diotima ei loro amici si abbandonano alla contemplazione delle rovine dell'antica città, e Hyperion riflette: “ La prima conquista umana bellezza divina c'è l'arte. In essa l'uomo divino si rinnova e si ricrea. Vuole capire se stesso e quindi incarna la sua bellezza nell'arte. È così che l'uomo ha creato i suoi dei. Perché all'inizio l'uomo e i suoi dei erano un tutto - quando c'era un'eterna bellezza che non aveva ancora conosciuto se stessa. Ti presento i misteri, ma contengono la verità” [2, II, S. 181]. Qual è questa verità, espressa nelle ultime parole della lettera ateniese: “ E ci sarà ancora bellezza: umanità e natura si fonderanno in un'unica divinità onnicomprensiva” .

La trama ideologica del romanzo è delineata da Hölderlin nella prefazione, che non è stata inclusa nell'ultima edizione, ma è stata pubblicata da Schiller nella sua rivista New Thalia nel 1793. L'uomo e l'umanità percorrono il percorso previsto - dalla semplicità iniziale, quando l'armonia di tutte le forze e relazioni gli viene data senza la sua partecipazione, dalla natura stessa, all'unità complessamente organizzata della moltitudine, che può creare solo al costo dei propri sforzi creativi. Nel testo successivo del romanzo, lo stesso modello ciclico ampliato nelle parole di Iperione: “ In primo luogo, le persone hanno assaporato la felicità della vita vegetale;da esso sono cresciuti e cresciuti fino a raggiungere la maturità. Da allora sono stati in costante fermentazione., e la razza umana, avendo raggiunto la disintegrazione illimitata, è un caos, da cui gira la testa a chiunque sia ancora in grado di vedere e capire. Ma la bellezza fugge dalla quotidianità nel regno dello spirito; ciò che era natura diventa un ideale, e in essa pochi eletti si riconoscono. Sono uno, perché l'uno vive in loro, e questo inizieranno una nuova era . Idea ciclo, che forma il sottotesto mitologico di "Hyperion", suggerisce l'identità incompleta della verità inconscia all'inizio e la verità del conscio, "riflessa" alla fine, l'iniziale inseparabilità di Dio e del mondo nella "Golden Age" e la loro inseparabilità finale nel "Regno di Dio".


Hölderlin vede l'antica Grecia come la tesi, la futura Germania come portatrice dell'idea di Europa come sintesi.
. In Hyperion, la Germania ei tedeschi sono raffigurati con amaro sarcasmo, ma in poesie scritte parallelamente al romanzo, come, ad esempio, Heidelberg (1800) o Germania (1801), l'immagine della Germania porta una premonizione del ritorno degli antichi dei.

L'eroe sperimentale di Hölderlin sperimenta acutamente tutte le dissonanze inerenti allo stato di transizione del mondo nella fase dell'antitesi, è deluso dagli ideali di amore e libertà, crolla sull'orlo del nichilismo e della disperazione metafisica. Ma lo stadio dell'antitesi, l'era del "divario degli dei"è una situazione di crisi alla vigilia della prossima risoluzione di tutte le contraddizioni nella concordantia oppositorum. Alla fine del romanzo, il tema della crisi cresce, ma non prevale. L'ideale di libertà crolla di fronte all'imperfezione umana, Diotima muore senza attendere la vittoria, Iperione, rifiutato dal padre e incompreso dai suoi compatrioti, diventa un eremita. Ma sa che la morte e la vita, la vittoria e la sconfitta sono parti dell'unità che si cripta nelle dissonanze, e le dissonanze non si cancellano: «In Tutte le dissonanze del mondo sono solo una lite tra amanti. La discordia nasconde la riconciliazione e tutto ciò che è diviso si incontrerà di nuovo.. Quindi la morte di Diotima è solo separazione; collocando gli amanti in diversi piani dell'essere, serve agli scopi della combinazione universale di questi piani. Le ultime parole del romanzo suonano come una promessa: “Così ho pensato. Il resto dopo” .

L'eremitaggio e la solitudine di Hyperion di fronte alla falsa realtà, così come il doloroso mutismo dello stesso Hölderlin di fronte al falso linguaggio, è il prezzo che il poeta deve pagare per l'imminente rinnovamento. Ma quando questo prezzo sarà pagato, la via della rinuncia sarà superata, la vera realtà della vita del mondo gli sarà rivelata e la incarnerà in immagini senza precedenti che diventeranno la carne di un nuovo mondo perfetto. Poi - la fine del dualismo, che determinò la tragedia del New Age: anima e corpo, spirito e carne, soggetto e oggetto, apparenza ed essenza, vita e morte, maschile e femminile, mondo immanente e mondo trascendente, uomo e Dio, la Città della terra e la Città di Dio - tutto sarà riunito nello spazio post-storico del regno futuro.

Storia mitologia chiliastica del “Terzo Regno” non comincia con Hölderlin e non finisce con lui. Alla vigilia della rivoluzione del 1848 L'ultimo romantico di Heine scrive la poesia "Germania. fiaba invernale” e il ciclo di poesie “New Spring”, in cui il mitologema del “Terzo Regno” viene riattualizzato sotto il lo splendore di Saint-Simon e l'antitesi di spiritualismo e sensazionalismo, "nazireo" ed "ellenismo" si risolvono nell'immagine del "Terzo Regno". "IO nuova canzone, IO miglior canzone/ Ti canterò per una coppa amica: / Creeremo il regno dei cieli / Qui sulla terra, sul nostro . Alla fine del sec il successore del romanticismo di Nietzsche predica, come già fa Hölderlin nei suoi inni, una sintesi di Cristo e Dioniso. Nel 1889, inviando a un amico il ciclo appena completato dei Ditirambi dionisiaci, Nietzsche scrive: Ecco le mie nuove canzoni: Dio è ora sulla terra, il mondo è illuminato e i cieli si rallegrano .

È interessante notare che quando all'inizio del XX secolo il centro della rivoluzione mondiale si trasferì in Russia, lo stesso Merezhkovsky, il principale ideologo del neocristianesimo apocalittico russo, “riordinando i motivi principali del concetto chiliastico dei “Tre Testamenti”” (13, pag. 251). Il significato della rivoluzione e per lui, come per la maggior parte dei rivoluzionari di quegli anni, lo è creazione di una “comunità religiosa”. L'intera storia dell'intellighenzia russa da Chaadaev ai decadenti è definita da Merezhkovsky come l'aspirazione della nuova chiesa come Regno di Dio sulla terra.Russia, - scrive Merezhkovsky, - non dovrebbe scappare dall'Europa e non imitare l'Europa, ma accettarla in se stessa e superarla fino alla fine, cioè. superare la visione dualistica del mondo in quella sintesi sensuale-soprasensoriale, che significherà l'incarnazione dello spirito e la spiritualizzazione della carne. Hölderlin, odiando la Germania moderna, sognava che sarebbe diventata il centro spirituale dell'Europa rinnovata: il nuovo Hellas. I pensatori russi dell'era del rinascimento religioso e filosofico traducono questo sogno nella lingua della loro cultura nativa e gli danno il nome di "idea russa". Nel suo libro pubblicitario del 1908 “Non il mondo, ma la spada. Verso una futura critica del cristianesimo” Merezhkovsky si rivolge all'Occidente: “ Per comprendere il significato della rivoluzione russa, dovrebbe essere considerata come l'ultimo atto della tragedia mondiale della liberazione, mentre il suo primo atto è la Grande Rivoluzione Francese.<…>La rivoluzione russa non è solo politica, ma anche religione, che è la cosa più difficile da capire per l'Europa, per la quale la religione stessa è stata a lungo politica. Giudichi da solo: ti sembra che stiamo vivendo una malattia naturale della crescita politica, che tutti hanno sperimentato contemporaneamente popoli europei; lasciamoci trasportare– tuttavia, non salteremo sopra le nostre teste, faremo la tua stessa fine, ci sistemeremo, allungheremo le gambe lungo i vestiti, ci imbriglieremo con una museruola parlamentare e accontentarsi invece della Città di Dio, con un mezzo democratico-borghese a metà – è stato così ovunque, sarà così da noi . Forse, e in effetti, sarebbe così, se non fossimo voi dentro e fuori, se no la nostra trascendenza, che ci fa sbattere la testa contro il muro, volare a “talloni in alto”» <… > .

In Russia all'inizio del XX secolo si ripete lo scontro tra politica e religione che vissero i romantici tedeschi, che si allontanarono dalla dittatura giacobina proprio perché tradiva l'idea religiosa di una "rivoluzione dello spirito". È interessante notare che nel 1914 Zhirmunsky conclude il suo libro "Romanticismo tedesco e misticismo moderno" con le parole " Venga il tuo regno" . Secondo l'autore del libro, la rottura della tradizione tra i "primi romantici" ei simbolisti della "fine del secolo" è evidente, la rivoluzione dello spirito è permanente.

Il sogno di un "Terzo Regno" è un'influente meta-narrativa dell'era moderna. Il concetto di metanarrativa è stato introdotto, come è noto, Jean Francois Lyotard in The Postmodern State: A Report on Knowledge (1979). Una metanarrativa non è una narrazione artistica, ma un sistema olistico e completo di visione del mondo, progettato per spiegare tutti i fatti della storia, tutti i fenomeni dell'essere, costruendoli in una sequenza armoniosa e lineare, come una sorta di trama in via di sviluppo che porta a un finale naturale, all'incarnazione di un super obiettivo o di una super idea. A tale metanarrative che dominano la cultura occidentale, riferisce Lyotard Cristianesimo, illuminismo, marxismo. È ovvio che e anche il concetto mitologico del “Terzo Regno” può essere considerato come una metanarrativa. Secondo Lyotard, nuova era la postmodernità, arrivata in Occidente negli anni '70, mina la credibilità di ogni metanarrativa e riconosce invece una pluralità di discorsi che possono contraddirsi a vicenda. Nel frattempo, il prevalere delle contraddizioni e delle dissonanze non esclude affatto la rilevanza della metanarrativa come significato per sempre rimandato, differito. mondo assurdo lo assume come suo "altro", come segno della sua fondamentale incompiutezza e apertura. Le ultime parole nel romanzo di Hölderlin sono " Il resto dopo”- sono coerenti con la definizione di poesia romantica nel 116esimo frammento di p. Schlegel: “La poesia romantica è una poesia universale progressiva<…>. È ancora in divenire, inoltre, la sua vera essenza è che diventerà per sempre e non potrà mai essere completata.” . Ciò significa che il "poi" di Hölderlin non verrà mai.

Secondo la leggenda, un volume aperto di Hyperion giaceva sempre sul tavolo nella stanza di Hölderlin - durante tutti i lunghi anni del suo isolamento e silenzio, trascorsi da lui in uno stato di stupore mentale sotto la supervisione del falegname di Tubinga. “ Non crediamo più che la verità rimanga la verità se il velo viene rimosso da essa ". Nietzsche ha scritto in La gaia scienza. Sulla base di questa affermazione, Jean Baudrillard si sviluppa l'idea della verità come eterna tentazione. “Si può vivere solo secondo l'idea di una verità distorta. Questo è l'unico modo per vivere nell'elemento della verità. L'assenza di Dio. O l'assenza della Rivoluzione. La vita della Rivoluzione è sostenuta solo dall'idea che tutto e tutto le si oppone, e in particolare la sua controparte parodica: lo stalinismo. Lo stalinismo è immortale: la sua presenza sarà sempre necessaria per nascondere il fatto dell'assenza della Rivoluzione, la verità della Rivoluzione - in questo modo ravviva ancora e ancora la speranza per essa” .

In sostanza, stiamo parlando della stessa cosa di cui scrive Hölderlin alla fine del suo romanzo. Le dissonanze del mondo sono la cifra con cui viene criptata la sua armonia. Il “Terzo Regno” è invisibilmente presente nel mondo delle dissonanze come l'amore nelle liti degli innamorati; combattono perché amano. È possibile che l'unità dell'autocoscienza europea sia determinata proprio da questo: la presenza invisibile in essa di strutture mitologiche indelebili che ricordano se stesse attraverso le loro controparti distorte.

BIBLIOGRAFIA

1. Ateneo. Eine Zeitschrift von August Wilhelm Schlegel e Friedrich Schlegel. Berlino, 1798. Nachdruck: Lipsia: Philipp Reclam jun., 1978 - 245 p.

2. Hölderlin, F. Sämtliche Werke und Briefe. bd. 1–4. Orari vom Gunter Mieth. Berlino: Aufbau-Verlag, 1970.

3. Gerhard, J. (Hrsg.). Die Revolution des Geistes. Politisches Denken in Germania 1770–1830. Goethe. Kant, Fichte. Hegel. Humboldt. Monaco di Baviera: List-Verlag, 1968.

4. Ivanov Vyach. Sobr. cit.: In 4 voll. Bruxelles: Foyer orientale chrétien, 1971–1987. T.4. pp. 252–278 Bruxelles: Foyer oriental chrétien, 1971–1987].

5. Schiller F. Opere scelte: in 2 voll. M.: Narrativa, 1959. . Mosca: Khudozhestvennaya literatura, 1959].

6. Sloterdijk P. Dumusst dein Leben ändern. Uber Antropotecnico. Francoforte A. M.: Suhrkamp - 692 S.

7. Rilke RM Archaischer Torso Apollo. In: Rilke R. M. Samtliche Werke. bd. 1–6 / ore. vom Rilke-Archiv in Verbindung mit R. Sieber-Rilke besorgt durch E. Zinn. Francoforte A. M.: Insel Verlag, 1955-1966. bd. 1 (1955) - 630S.

8. Frank SL Fondamenti spirituali della società. M.: Respublika, 1992. 511 p. . M.: Respublika, 1992. 511 p.].

9. Vietta S. Die literarische Moderne. Eine problemgeschichtliche Darstellung der deutschsprachigen Literatur von Hölderlin bis Thomas Bernhard. Stoccarda: J.B. Metzler, 1992 - 361 s.

10. Heidegger M. Cantare - per cosa? / Traduzione dal tedesco, prefazione. e commento. V. Bakuseva. M.: Testo, 2003 - 237 p. . Tradotto s nem., predisl. comm. V. Baksueva. M.: Tekst, 2003. 237 p.].

11. Heine G. Germany / Tradotto da L. Penkovsky, voce. Arte. G. Lucach. M.-L.: Accademia, 1934. 214 p. . / Perevod L. Pen'kovskogo, vstup. S. G. Lukacha. M.; L.: Accademia, 1934. 214 p.].

12. Nietzsche F. Sämtliche Briefe. Critische Studienausgabe in 8 bande. hg. von Giorgio Colli u. Mazzino Montinari. Monaco di Baviera: Deutscher Taschenbuch-Verlag, 1986. Bd. 8-670S.

13. Polonsky V.V. Tra metafisica, storia e politica: mitologia religiosa nelle ultime opere di D.S. Merezhkovsky // Polonsky V.V. Tra tradizione e modernità. La letteratura russa a cavallo tra Ottocento e Novecento: storia, poetica, contesto. M.: IMLI RAN, 2011. 472 p. pp. 251–265. . M.: IMLI RAN, 2011. 472 p. pp. 251-265].

14. Merezhkovsky D.S. Composizione completa degli scritti. SPb. - M.: Edizione del t-va M.O. Lupo, 1911. T. Kh.- 335 p. . SPb.; M.: Izdanie tva M.O. Volfa, 1911. T. X. 335 p.].

15. Zhirmunsky V.M. Romanticismo tedesco e misticismo moderno. SPb.: Tipo. T-va Suvorin “New time”, 2014. 207 p. . SPb.: Tip tva Suvorina “Novoye vremya”, 2014. 207 p.].

16. Lyotard J.‑F. Stato postmoderno / traduzione dal francese. SUL. Shmatko. San Pietroburgo: Adeteya, 1998. 160 p. . / Traduzione di franchi. N / A. Shmatko. SPb.: Adeteija, 1998. 160 p.]. 17. Nietzsche F. Op.: In 2 voll. / Comp., ed., voce. Arte. e ca. KA Svasyan. M.: Pensiero, 1990. T. 1. 832 p. . / Sost., red., vstup. st. io prim. KA Swasijana. M.: Mysl’, 1990. T. 1., 832 p.].

18. Baudrillard J. Tentazione / Traduzione dal francese. A. Garji. Mosca: Ad Marginem, 2000. 318 p. / Traduzione di franchi. A. Garji. M.: Ad marginem, 2000. 318 p.].

AI Zherebin
Medico scienze filologiche, professore, capo dipartimento
letteratura straniera Università pedagogica statale russa. AI Herzen, Russia,
191186 San Pietroburgo, argine del fiume Moika, 48, [e-mail protetta]
IL ROMANZO DI HÖLDERLIN HYPERION E
L'UTOPIA DEL TERZO REGNO NELLA CULTURA EUROPEA

AI Zherebin
Dottore in Scienze Filologiche, Professore Ordinario, Preside del Dipartimento di Letterature Straniere
presso l'Università pedagogica statale Herzen della Russia,
48 Naberezhnaya Reki Moiki 191186 St. Pietroburgo, Russia, [e-mail protetta]
La trama ideologica del romanzo di Hölderlin "Hyperion" è studiata come una delle manifestazioni del mitologico
concetto poetico del "Terzo Regno" - un'influente meta-narrativa dell'era moderna, conservata
nyayuschaya la sua rilevanza come significato differito della storia della cultura europea.
La trama ideologica del romanzo Hyperion di Hölderlin è vista come una manifestazione del mitopoietico
concetto di "Terzo Regno" - una metanarrativa infl uenziale dell'era moderna, che ancora vale come
significato posticipato della storia della cultura europea.
Parole chiave: antropocentrismo, dio-uomo, metanarrativa, sentimento mistico,
zolla, rivoluzione, romanticismo, utopia, chiliasmo
Parole chiave: antropocentrismo, umanità divina, metanarrativa, consapevolezza mistica, era moderna,
rivoluzione, Romanticismo, Utopia, Millenarismo

Izvestija RAN. COLLANA LETTERATURA E LINGUA, 2015, volume 74, n.5, p. 38–44