Shakespeare è un umanista, drammaturgo e uomo del Rinascimento. William Shakespeare - il più grande drammaturgo umanista inglese Perché Shakespeare viene definito un umanista

Composizione


Il periodo di massimo splendore del dramma inglese iniziò alla fine degli anni Ottanta del Cinquecento, quando apparve una galassia di scrittori, ora chiamati "menti universitarie": Christopher Marlowe (1564-1593), Thomas Kyd (1558-1594), Robert Greene (c. 1560-1592) , John Lily (c. 1554-1606) e molti altri. Le pietre miliari che segnarono l'inizio di questo periodo di massimo splendore furono due tragedie: "Tamerlano il Grande" (1587) di K. Marlowe e "La tragedia spagnola" di T. Kdd (1587 circa). Il primo ha segnato l'inizio del dramma sanguinoso, il secondo - il genere delle tragedie di vendetta.

Ci sono tutte le ragioni per credere che Shakespeare abbia iniziato la sua carriera drammatica ca. 1590. Nel primo periodo della sua creatività, ha creato una serie di sanguinosi drammi storici: la trilogia "Enrico VI" e "Riccardo III" e la tragedia della vendetta "Tito Andronico". Le prime commedie di Shakespeare, La commedia degli errori e La bisbetica domata, si distinguevano per una commedia piuttosto cruda, vicina alle farse.

Nel 1593-1594 ci fu una svolta. Sebbene Shakespeare non abbia mai abbandonato la farsa e la clownerie, in generale le sue nuove commedie “I due gentiluomini di Verona”, “Sogno di una notte di mezza estate”, “Il mercante di Venezia”, “Molto rumore per nulla”, “Come vi piace”, “ La dodicesima notte", "Le allegre comari di Windsor" si distingue per il suo umorismo sottile. Sono dominati da motivi avventurosi e domina il tema dell'amore.

La maggior parte delle opere storiche di questo periodo sono colorate dalla fede nel trionfo dei migliori principi nella vita pubblica, cosa che è particolarmente evidente in tre opere della cronaca: "Enrico IV" (due parti) ed "Enrico V". Sebbene la drammatica lotta tra i signori feudali sia un elemento indispensabile dell'azione, contengono anche una discreta dose di umorismo. È in "Enrico IV" che appare l'immagine di Falstaff, un capolavoro della commedia shakespeariana.

L'unica tragedia di questo periodo, che dura fino alla fine del XVI secolo, è Romeo e Giulietta (1595). La sua azione è intrisa di profondo lirismo e anche la morte dei giovani eroi non rende questa tragedia senza speranza. Sebbene Romeo e Giulietta muoiano, la riconciliazione tra le famiglie in guerra dei Montecchi e dei Capuleti avviene sui loro cadaveri e l'amore ottiene una vittoria morale sul mondo del male.

La tragedia "Romeo e Giulietta" incarna lo stato d'animo ottimista di Shakespeare nel secondo periodo. Nelle commedie e nell'unica tragedia di questi anni, l'umanità trionfa sui cattivi principi della vita.

A cavallo tra il XVI e il XVII secolo si verificò una nuova svolta nella mentalità di Shakespeare. I primi segni di ciò si avvertono nella tragedia storica “Giulio Cesare” (1599). Il suo vero eroe, tuttavia, non è il grande comandante, ma un'altra figura romana: Bruto, il nemico giurato della tirannia. Si unisce a una cospirazione contro Cesare, che lotta per il potere dispotico esclusivo, e partecipa al suo omicidio. I sostenitori di Cesare, e primo tra tutti Marco Antonio, ingannano il popolo con discorsi demagogici, i romani espellono Bruto. Il nobile eroe viene sconfitto e si suicida. La vittoria va ai sostenitori della tirannia. La tragedia è che le persone (cioè svolgono un ruolo decisivo in questa tragedia) non sono maturate per capire chi sono i loro amici veri e immaginari. Le condizioni storiche erano sfavorevoli per coloro che desideravano stabilire nobili ideali nella vita, e questo è espresso in Giulio Cesare.

Come altri rappresentanti della nuova visione del mondo, Shakespeare credeva che il meglio dovesse trionfare sul male. Tuttavia, lui e la sua generazione dovettero convincersi che la vita stesse andando in una direzione diversa. Per tre secoli l’umanesimo europeo si è sviluppato, predicando la necessità di riorganizzare la vita su principi nuovi e più umani. Sarebbe il momento di vederne le conseguenze. Invece, i tratti negativi dello sviluppo borghese divennero sempre più evidenti in tutti gli aspetti della vita. Il potere distruttivo dell'oro si aggiunse ai resti delle precedenti ingiustizie feudali-monarchiche.

Shakespeare sentiva con tutta l'anima che gli ideali umanistici non potevano essere realizzati nella vita. Ciò è stato espresso nel Sonetto 66. Sebbene le sue traduzioni di S. Marshak e V. Pasternak siano più famose, presento un'altra versione:

*Chiamo la morte, non posso più guardare,
* Come muore nella miseria il degno marito,
* E il mascalzone vive nella bellezza e nella bellezza;
* Come viene calpestata la fiducia delle anime pure,
* Come la castità è minacciata dalla vergogna,
*Come si danno gli onori ai furfanti,
* Come il potere scompare davanti allo sguardo insolente,
* Come il ladro trionfa ovunque nella vita,
* Come l'arbitrarietà si prende gioco dell'arte,
* Come la spensieratezza governa la mente,
* Come nelle grinfie del male langue dolorosamente
* Tutto ciò che chiamiamo buono.
* Se non fosse stato per te, amore mio, sarebbe successo molto tempo fa
* Cercavo riposo all'ombra della bara.
* Traduzione di O. Rumer

Il sonetto fu probabilmente scritto alla fine degli anni Novanta del Cinquecento, quando iniziò un cambiamento nella mentalità di Shakespeare, che portò alla creazione della tragedia Amleto. Apparentemente è stato creato nel 1600-1601. Già nel 1603 apparve la prima edizione della tragedia. Fu pubblicato senza il permesso dell'autore e del teatro in cui fu rappresentata, e fu chiamato il quarto del 1603.

William Shakespeare -umanista, drammaturgo e uomo del Rinascimento

450 anni dal giorno della nascita William Shakespeare

Nessuno ha superato Shakespeare come drammaturgo. Il ruolo di Amleto, creato nel XVI secolo, è qualcosa che tutti gli attori sognano, così come gli atleti sognano una medaglia d'oro alle Olimpiadi. Le opere di Shakespeare vengono ancora messe in scena, gli studi cinematografici realizzano film basati sulle sue opere e, indipendentemente dal fatto che i personaggi siano vestiti con costumi storici o abiti moderni, tutti i dialoghi e i pensieri sembrano molto rilevanti. Cosa spiega il fenomeno di Shakespeare come poeta e drammaturgo? Innanzitutto perché già allora, nel Rinascimento, si toccavano i valori umani universali. Ha letteralmente “fatto esplodere” la drammaturgia dell'epoca quando ha mostrato in scena il mondo interiore dell'uomo, trasformando trame edificanti e farsesche in opere immortali. William Shakespeare era un umanista. Ha trasferito sul palco gli ideali del Rinascimento, dove la cosa principale era l'uomo, la sua capacità di amare e la forza della personalità. Ci sono diverse informazioni sulla sua biografia. In vari momenti furono lanciate campagne “anti-Shakespeare”, in cui la sua paternità veniva contestata. Ma questo sottolinea solo il significato del suo lavoro.
William Shakespeare è nato nella famiglia di un artigiano e commerciante, che un tempo era sindaco della città. All'età di 11 anni entrò in un liceo classico, dove venivano insegnate grammatica, logica, retorica e latino. Questa fu la fine della formazione di Shakespeare. Nella commedia Come ti piace (1599), Shakespeare condivide i suoi ricordi scolastici: "uno scolaretto piagnucoloso con una borsa di libri, con la faccia rubiconda, con riluttanza, come una lumaca, che striscia a scuola". Poco si sa della giovinezza di Shakespeare: nel 1582 sposò Anne Hathaway, che aveva otto anni più di suo marito, nel 1583 ebbero una figlia, Susan, e nel 1585 due gemelli: il figlio Hamnet e la figlia Judith.
Nel 1585 Shakespeare lasciò la sua città natale. Dalla fine degli anni '80 del Cinquecento. - attore della compagnia reale, dal 1594 - azionista e attore della compagnia "Lord Chamberlain's Men", alla quale fu associato per tutta la sua vita creativa. Shakespeare e i suoi compagni fondarono il Globe Theatre (1596), dove furono messe in scena quasi tutte le sue opere. La bandiera, che fu issata sopra l'edificio del teatro prima dello spettacolo, raffigurava Ercole che teneva un globo tra le mani e su cui era scritto in latino: "Tutto il mondo recita" (un detto dello scrittore romano Petronio). L'edificio circolare, di 25 m di diametro, aveva un tetto solo su una parte del palco; attorno ad esso c'erano quattro gallerie per gli spettatori; gli spettatori potevano anche stare davanti al palco. Non c'erano quasi scene: la decorazione principale dello spettacolo erano i costumi. A causa della mancanza di spazio, sul piccolo palco potevano entrare solo 12 attori. Lo spettacolo è stato accompagnato dalla musica eseguita da una piccola orchestra. Alla fine dello spettacolo spesso recitavano una piccola farsa umoristica con canti e balli. Il pubblico era molto diverso: dalla gente comune ai nobili nobili. Il Globus impiegava attori fissi, il che ha permesso di mantenere l'alta qualità delle rappresentazioni teatrali. I ruoli femminili erano interpretati da giovani uomini. Dopo l'ascesa al trono di Giacomo I (1603), non ci sono informazioni sulle rappresentazioni di Shakespeare sul palco, ma continuò a scrivere opere teatrali per la sua compagnia, che da quel momento fu chiamata la compagnia del re.
Nel 1612, Shakespeare, senza spiegare nulla a nessuno, tornò a Stratford-upon-Avon e, come se nulla fosse successo, continuò la sua tranquilla vita familiare con la moglie Anne. A quel tempo era già un uomo abbastanza ricco con un titolo nobiliare. La ragione della fine inaspettata di una carriera di successo come drammaturgo e della partenza dalla capitale era, a quanto pare, la malattia. Nel marzo del 1616, Shakespeare redige e firma un testamento, che successivamente causerà tanta confusione sulla sua identità, paternità e diventerà il motivo di quella che verrà chiamata la “questione shakespeariana”. È generalmente accettato che Shakespeare sia morto lo stesso giorno in cui è nato, il 23 aprile. Due giorni dopo seguì la sepoltura nell'altare della Chiesa della Santissima Trinità alla periferia di Stratford, nel cui registro fu registrato.
Il significato globale dell'opera di Shakespeare è spiegato dal fatto che in un'azione scenica affascinante e dinamica, con grandi tratti, ha creato un'intera galleria di immagini luminose e memorabili. Tra loro ci sono personaggi potenti che vanno dritti all'obiettivo, dotati di forti passioni, e tipi inclini alla costante riflessione ed esitazione, saggi e schernitori, criminali e sempliciotti, amici coraggiosi e astuti traditori. Sia i personaggi principali che quelli minori di Shakespeare sono diventati nomi familiari: Amleto, Ofelia, Lady Macbeth, Otello, Desdemona, Iago, Re Lear, Romeo e Giulietta, Falstaff. Shakespeare, con i suoi pensieri, temi, motivi e immagini, ha dato impulso alla creazione di numerose opere di letteratura, pittura, scultura, musica; Le sue opere più significative sono state girate più volte.
L'opera di Shakespeare costituisce un'intera era nello sviluppo del dramma mondiale. Shakespeare raggiunse la massima profondità per il suo tempo nel rappresentare le grandi contraddizioni storiche, la lotta tra il vecchio e il nuovo. Pertanto, le sue opere non perdono la loro acutezza e vengono sempre percepite dai lettori e dagli spettatori con grande interesse ed entusiasmo.

Opere di W. Shakespeare disponibili nella biblioteca distrettuale
Selezioni dalle migliori traduzioni di famosi poeti russi [Testo] /trans. con B. Pasternak, M. Kuzmin, I. Evsa. – M.: Eksmo, 2009. – 352 p.: ill. – (Classici mondiali)
Amleto, principe di Danimarca [Testo]: tragedie / trad. dall'inglese B. Pasternak. – San Pietroburgo: IG “ABC-Classics”, 2009. – 224 p.
Drammi storici [Testo] / trad. dall'inglese – L.: Lenizdat, 1990. – 767 pp.: riprodotta.
Come piace a te. Misura per misura [Testo]: riproduzioni / trans. dall'inglese T. Shchepkina-Kupernik. – M.: LLC “Casa editrice AST”, 2003. – 315 p.
Commedia [Testo] / trad. dall'inglese – M.: Eksmo, 2010. – 576 pag. – (Classici stranieri)
Commedie, cronache, tragedie [Testo]: in 2 volumi / trad. dall'inglese ; entrerà. Arte. e commentare. D.Urnova. – M.: Artista. lett., 1989. – T.1. – 783 pagine; T.2 - 670 pag.
Re Lear. Molto rumore per nulla. Sogno di una notte di mezza estate [Testo] / trad. dall'inglese T.L. Shchepkina-Kupernik. – M.: Profizdat, 2005. – 416 p. – (Capolavori letterari)
Testi [Testo]. – M.: Eksmo, 2009. – 480 pag. – (Biblioteca Mondiale della Poesia)
Misura per misura. Re Lear [Testo]: opere teatrali / trans. dall'inglese prefazione O. Gazze. – M.: Izvestia, 1990. – 256 p.
Romeo e Giulietta [Testo]: tragedie / trans. dall'inglese B. Pasternak. – M.: Eksmo, 2012. – 192 pag.
Sonetti [Testo] / trad. dall'inglese S.Ya. Marshak. – San Pietroburgo: IG Azbuka-classici, 2009. – 224 p.
Tragedie [Testo] / trad. dall'inglese – M.: Eksmo, 2010. – 704 pag. - (Classici stranieri)

William Shakespeare -umanista, drammaturgo e uomo del Rinascimento

450 anni dal giorno della nascita William Shakespeare

Nessuno ha superato Shakespeare come drammaturgo. Il ruolo di Amleto, creato nel XVI secolo, è qualcosa che tutti gli attori sognano, così come gli atleti sognano una medaglia d'oro alle Olimpiadi. Le opere di Shakespeare vengono ancora messe in scena, gli studi cinematografici realizzano film basati sulle sue opere e, indipendentemente dal fatto che i personaggi siano vestiti con costumi storici o abiti moderni, tutti i dialoghi e i pensieri sembrano molto rilevanti. Cosa spiega il fenomeno di Shakespeare come poeta e drammaturgo? Innanzitutto perché già allora, nel Rinascimento, si toccavano i valori umani universali. Ha letteralmente “fatto esplodere” la drammaturgia dell'epoca quando ha mostrato in scena il mondo interiore dell'uomo, trasformando trame edificanti e farsesche in opere immortali. William Shakespeare era un umanista. Ha trasferito sul palco gli ideali del Rinascimento, dove la cosa principale era l'uomo, la sua capacità di amare e la forza della personalità. Ci sono diverse informazioni sulla sua biografia. In vari momenti furono lanciate campagne “anti-Shakespeare”, in cui la sua paternità veniva contestata. Ma questo sottolinea solo il significato del suo lavoro.
William Shakespeare è nato nella famiglia di un artigiano e commerciante, che un tempo era sindaco della città. All'età di 11 anni entrò in un liceo classico, dove venivano insegnate grammatica, logica, retorica e latino. Questa fu la fine della formazione di Shakespeare. Nella commedia Come ti piace (1599), Shakespeare condivide i suoi ricordi scolastici: "uno scolaretto piagnucoloso con una borsa di libri, con la faccia rubiconda, con riluttanza, come una lumaca, che striscia a scuola". Poco si sa della giovinezza di Shakespeare: nel 1582 sposò Anne Hathaway, che aveva otto anni più di suo marito, nel 1583 ebbero una figlia, Susan, e nel 1585 due gemelli: il figlio Hamnet e la figlia Judith.
Nel 1585 Shakespeare lasciò la sua città natale. Dalla fine degli anni '80 del Cinquecento. - attore della compagnia reale, dal 1594 - azionista e attore della compagnia "Lord Chamberlain's Men", alla quale fu associato per tutta la sua vita creativa. Shakespeare e i suoi compagni fondarono il Globe Theatre (1596), dove furono messe in scena quasi tutte le sue opere. La bandiera, che fu issata sopra l'edificio del teatro prima dello spettacolo, raffigurava Ercole che teneva un globo tra le mani e su cui era scritto in latino: "Tutto il mondo recita" (un detto dello scrittore romano Petronio). L'edificio circolare, di 25 m di diametro, aveva un tetto solo su una parte del palco; attorno ad esso c'erano quattro gallerie per gli spettatori; gli spettatori potevano anche stare davanti al palco. Non c'erano quasi scene: la decorazione principale dello spettacolo erano i costumi. A causa della mancanza di spazio, sul piccolo palco potevano entrare solo 12 attori. Lo spettacolo è stato accompagnato dalla musica eseguita da una piccola orchestra. Alla fine dello spettacolo spesso recitavano una piccola farsa umoristica con canti e balli. Il pubblico era molto diverso: dalla gente comune ai nobili nobili. Il Globus impiegava attori fissi, il che ha permesso di mantenere l'alta qualità delle rappresentazioni teatrali. I ruoli femminili erano interpretati da giovani uomini. Dopo l'ascesa al trono di Giacomo I (1603), non ci sono informazioni sulle rappresentazioni di Shakespeare sul palco, ma continuò a scrivere opere teatrali per la sua compagnia, che da quel momento fu chiamata la compagnia del re.
Nel 1612, Shakespeare, senza spiegare nulla a nessuno, tornò a Stratford-upon-Avon e, come se nulla fosse successo, continuò la sua tranquilla vita familiare con la moglie Anne. A quel tempo era già un uomo abbastanza ricco con un titolo nobiliare. La ragione della fine inaspettata di una carriera di successo come drammaturgo e della partenza dalla capitale era, a quanto pare, la malattia. Nel marzo del 1616, Shakespeare redige e firma un testamento, che successivamente causerà tanta confusione sulla sua identità, paternità e diventerà il motivo di quella che verrà chiamata la “questione shakespeariana”. È generalmente accettato che Shakespeare sia morto lo stesso giorno in cui è nato, il 23 aprile. Due giorni dopo seguì la sepoltura nell'altare della Chiesa della Santissima Trinità alla periferia di Stratford, nel cui registro fu registrato.
Il significato globale dell'opera di Shakespeare è spiegato dal fatto che in un'azione scenica affascinante e dinamica, con grandi tratti, ha creato un'intera galleria di immagini luminose e memorabili. Tra loro ci sono personaggi potenti che vanno dritti all'obiettivo, dotati di forti passioni, e tipi inclini alla costante riflessione ed esitazione, saggi e schernitori, criminali e sempliciotti, amici coraggiosi e astuti traditori. Sia i personaggi principali che quelli minori di Shakespeare sono diventati nomi familiari: Amleto, Ofelia, Lady Macbeth, Otello, Desdemona, Iago, Re Lear, Romeo e Giulietta, Falstaff. Shakespeare, con i suoi pensieri, temi, motivi e immagini, ha dato impulso alla creazione di numerose opere di letteratura, pittura, scultura, musica; Le sue opere più significative sono state girate più volte.
L'opera di Shakespeare costituisce un'intera era nello sviluppo del dramma mondiale. Shakespeare raggiunse la massima profondità per il suo tempo nel rappresentare le grandi contraddizioni storiche, la lotta tra il vecchio e il nuovo. Pertanto, le sue opere non perdono la loro acutezza e vengono sempre percepite dai lettori e dagli spettatori con grande interesse ed entusiasmo.

Opere di W. Shakespeare disponibili nella biblioteca distrettuale
Selezioni dalle migliori traduzioni di famosi poeti russi [Testo] /trans. con B. Pasternak, M. Kuzmin, I. Evsa. – M.: Eksmo, 2009. – 352 p.: ill. – (Classici mondiali)
Amleto, principe di Danimarca [Testo]: tragedie / trad. dall'inglese B. Pasternak. – San Pietroburgo: IG “ABC-Classics”, 2009. – 224 p.
Drammi storici [Testo] / trad. dall'inglese – L.: Lenizdat, 1990. – 767 pp.: riprodotta.
Come piace a te. Misura per misura [Testo]: riproduzioni / trans. dall'inglese T. Shchepkina-Kupernik. – M.: LLC “Casa editrice AST”, 2003. – 315 p.
Commedia [Testo] / trad. dall'inglese – M.: Eksmo, 2010. – 576 pag. – (Classici stranieri)
Commedie, cronache, tragedie [Testo]: in 2 volumi / trad. dall'inglese ; entrerà. Arte. e commentare. D.Urnova. – M.: Artista. lett., 1989. – T.1. – 783 pagine; T.2 - 670 pag.
Re Lear. Molto rumore per nulla. Sogno di una notte di mezza estate [Testo] / trad. dall'inglese T.L. Shchepkina-Kupernik. – M.: Profizdat, 2005. – 416 p. – (Capolavori letterari)
Testi [Testo]. – M.: Eksmo, 2009. – 480 pag. – (Biblioteca Mondiale della Poesia)
Misura per misura. Re Lear [Testo]: opere teatrali / trans. dall'inglese prefazione O. Gazze. – M.: Izvestia, 1990. – 256 p.
Romeo e Giulietta [Testo]: tragedie / trans. dall'inglese B. Pasternak. – M.: Eksmo, 2012. – 192 pag.
Sonetti [Testo] / trad. dall'inglese S.Ya. Marshak. – San Pietroburgo: IG Azbuka-classici, 2009. – 224 p.
Tragedie [Testo] / trad. dall'inglese – M.: Eksmo, 2010. – 704 pag. - (Classici stranieri)

Umanesimo- l'ideologia del Rinascimento, sviluppatasi nel XIV secolo in Italia (F. Petrarca, D. Boccaccio, ecc.). Gli umanisti, in cerca di supporto per una nuova visione del mondo, si rivolgono all'antichità e studiano le opere degli antichi pensatori. Ma non si tratta solo di un ritorno ai valori precedenti. L’umanesimo è caratterizzato da una combinazione dell’antico antropocentrismo (“L’uomo è la misura di tutte le cose”), che si applicava solo alle persone libere, con l’idea medievale di uguaglianza derivante dal teocentrismo (“Tutte le persone sono uguali davanti a Dio”). Pico de la Mirandola considerava l'uomo non solo la misura di tutte le cose, ma un miracolo della natura. Questa idea è ripetuta dall’Amleto di Shakespeare: “Che miracolo della natura è l’uomo! Con quanta nobiltà parla! Con quali abilità illimitate! Quanto è preciso e sorprendente nella composizione e nei movimenti! Nelle azioni quanto vicino a un angelo! Quanto è vicino a Dio nelle sue opinioni! La bellezza dell'universo! La corona di tutti gli esseri viventi!”, ma termina così: “Cos’è per me questa quintessenza della polvere?” (“Amleto”, d. 2, sc. 2, trad. B. Pasternak). Le caratteristiche polari dell'uomo - dalla "corona di tutti gli esseri viventi" alla "quintessenza della polvere" indicano che all'inizio del XVII secolo il concetto umanistico del mondo e dell'uomo era in uno stato di crisi. Successivamente la crisi o si approfondì (ad esempio nell'arte barocca, nel preromanticismo, nel modernismo), oppure l'umanesimo venne ripreso in nuove forme (ad esempio in Corneille e Racine, nell'arte illuminista, nei romantici, nel realismo del XX secolo, ecc.).

La glorificazione dell'uomo nell'umanesimo rinascimentale aveva anche il suo rovescio della medaglia, che A.F. Losev ha scritto in dettaglio, con un gran numero di esempi, in "L'estetica del Rinascimento". L'apparizione di una galassia di geni, titani del pensiero è adiacente all'egoismo sfrenato, alla libertà da ogni restrizione morale, crudeltà, inganno e atrocità inimmaginabili. Il rovescio della medaglia del titanismo rinascimentale può essere giudicato dal famoso libro dell'umanista italiano Niccolò Machiavelli “Il Principe”, che descrive il sovrano ideale come una persona che, per rafforzare il suo potere, deve disprezzare cinicamente tutti gli obblighi morali, fermarsi a niente, anche se si tratta di omicidio, tradimento, illegalità.

Il machiavellismo rinascimentale fu incarnato con forza sorprendente da W. Shakespeare nell'immagine del malvagio re Riccardo III e in Iago. Ma il grande drammaturgo inglese divenne uno degli esponenti più profondi del lato positivo dell'umanesimo, che trionfa nelle sue commedie come vittoria dell'amore e dell'intelligenza sulle vicissitudini del destino e nelle sue opere successive come restaurazione dell'ideale nella vita umana. . Nelle tragedie di Shakespeare, l'umanesimo tragico ha trovato la sua massima espressione, la capacità di una persona di sacrificare la propria vita per il bene dei più alti valori umanistici. I suoi eroi possono commettere errori (Otello, Re Lear, Macbeth), ma l'autore non si sbaglia, diventando un maestro del mondo nel comprendere l'essenza umana, nel descrivere l'uomo come il valore più alto.

William Shakespeare

L'opera del grande scrittore inglese William Shakespeare ha un significato mondiale. Il genio di Shakespeare è caro a tutta l'umanità. Il mondo delle idee e delle immagini del poeta umanista è davvero enorme. L'importanza mondiale di Shakespeare risiede nel realismo e nella natura popolare della sua opera.

William Shakespeare nacque il 23 aprile 1564 a Stratford-on-Avon, figlio di un guantaio. Il futuro drammaturgo studiò in un liceo classico, dove insegnarono latino e greco, oltre a letteratura e storia. La vita in una città di provincia ha offerto l'opportunità di una stretta comunicazione con le persone, dalle quali Shakespeare ha imparato il folklore inglese e la ricchezza della lingua popolare. Per qualche tempo Shakespeare fu un insegnante junior. Nel 1582 sposò Anne Hathaway; aveva tre figli. Nel 1587 Shakespeare partì per Londra e presto iniziò a recitare sul palco, anche se non ebbe molto successo come attore. Dal 1593 lavorò al teatro di Burbage come attore, regista e drammaturgo, e dal 1599 divenne azionista del Globe Theatre. Le opere di Shakespeare erano molto popolari, anche se a quel tempo poche persone conoscevano il suo nome, perché il pubblico prestava attenzione principalmente agli attori.

A Londra, Shakespeare incontrò un gruppo di giovani aristocratici. A uno di loro, il conte di Southampton, dedicò le sue poesie “Venere e Adone” (1593) e “Lucrezia” (1594). Oltre a queste poesie, scrisse una raccolta di sonetti e trentasette opere teatrali.

Nel 1612 Shakespeare lasciò il teatro, smise di scrivere opere teatrali e tornò a Stratford-on-Avon. Shakespeare morì il 23 aprile 1616 e fu sepolto nella sua città natale.

La mancanza di informazioni sulla vita di Shakespeare ha dato origine alla cosiddetta questione Shakespeare. Dal XVIII secolo. Alcuni ricercatori iniziarono a esprimere l'idea che le opere di Shakespeare non fossero state scritte da Shakespeare, ma da un'altra persona che voleva nascondere la sua paternità e pubblicò le sue opere sotto il nome di Shakespeare. Herbert Lawrence affermò nel 1772 che l'autore delle opere teatrali era il filosofo Francis Bacon; Delia Bacon sostenne nel 1857 che le opere teatrali furono scritte da membri della cerchia di Walter Raleigh, che includeva Bacon; Karl Bleibtrey nel 1907, Dumbleon nel 1918, F. Shipulinsky nel 1924 cercarono di dimostrare che l'autore delle opere teatrali era Lord Retland. Alcuni scienziati attribuirono la paternità al conte di Oxford, al conte di Pembroke e al conte di Derby. Nel nostro paese, questa teoria è stata sostenuta da V.M. Fritzsche. I.A. Aksenov credeva che molte opere teatrali non fossero state scritte da Shakespeare, ma fossero state solo curate da lui.

Le teorie che negano la paternità di Shakespeare sono insostenibili. Sono nati sulla base della sfiducia nei confronti delle leggende che sono servite come fonte della biografia di Shakespeare e sulla base della riluttanza a vedere il genio in una persona di origine democratica che non si è laureata all'università. Ciò che si sa della vita di Shakespeare conferma pienamente la sua paternità. Mente filosofica, attitudine poetica, vastità di conoscenza, profonda penetrazione nei problemi morali e psicologici: Shakespeare possedeva tutto questo grazie alla lettura intensiva, alla comunicazione con le persone, alla partecipazione attiva agli affari del suo tempo e ad un atteggiamento attento alla vita.

Il percorso creativo di Shakespeare è diviso in tre periodi. Nel primo periodo (1591-1601) furono realizzati i poemi “Venere e Adone” e “Lucrezia”, i sonetti e quasi tutte le cronache storiche, ad eccezione di “Enrico VIII” (1613); tre tragedie: Tito Andronico, Romeo e Giulietta e Giulio Cesare. Il genere più caratteristico di questo periodo era la commedia allegra e leggera (La bisbetica domata, Sogno di una notte di mezza estate, Il mercante di Venezia, Le allegre comari di Windsor, Molto rumore per nulla, Come vi piace, La dodicesima notte) ).

Il secondo periodo (1601-1608) fu caratterizzato dall'interesse per i conflitti tragici e gli eroi tragici. Shakespeare crea tragedie: Amleto, Otello, Re Lear, Macbeth, Antonio e Cleopatra, Coriolano, Timone di Atene. Le commedie scritte in questo periodo hanno già un tono tragico; nelle commedie Troilo e Cressida e Misura per misura l'elemento satirico è rafforzato.

Il terzo periodo (1608-1612) comprende le tragicommedie “Pericle”, “Cimbelino”, “Il racconto d’inverno”, “La tempesta”, in cui compaiono fantasia e allegorismo.

L'apice della poesia inglese del Rinascimento e la pietra miliare più importante nella storia della poesia mondiale furono i sonetti di Shakespeare (1592-1598, pubblicati nel 1699). Entro la fine del XVI secolo. Il sonetto divenne il genere principale della poesia inglese. I sonetti di Shakespeare, nella loro profondità filosofica, potenza lirica, sentimento drammatico e musicalità, occupano un posto eccezionale nello sviluppo dell'arte del sonetto di quel tempo. I 154 sonetti creati da Shakespeare sono uniti dall'immagine di un eroe lirico che canta la sua devota amicizia con un meraviglioso giovane e il suo ardente e doloroso amore per una dark lady (The Dark Lady of the Sonnets). I sonetti di Shakespeare sono confessioni liriche; l'eroe racconta la vita del suo cuore, i suoi sentimenti contrastanti; questo è un monologo appassionato, che denuncia con rabbia l'ipocrisia e la crudeltà che regnavano nella società e le contrappone a valori spirituali duraturi: amicizia, amore, arte. I sonetti rivelano il mondo spirituale complesso e sfaccettato dell'eroe lirico, che risponde vividamente ai problemi del suo tempo. Il poeta esalta la bellezza spirituale dell'uomo e allo stesso tempo descrive la tragedia della vita nelle condizioni di quel tempo.

L'eccellenza artistica nell'espressione di idee filosofiche profonde è inseparabile dalla forma concisa e laconica del sonetto. Un sonetto shakespeariano utilizza il seguente schema di rime: abab cdcd efef gg. Tre quartine forniscono uno sviluppo drammatico del tema, spesso con l'aiuto di contrasti e antitesi e sotto forma di immagine metaforica; il distico finale è un aforisma che formula il pensiero filosofico dell'argomento.

L'immagine della Dark Lady nel sonetto 130 si distingue per l'abilità di un ritratto lirico veritiero. Shakespeare rifiuta paragoni manierati ed eufuistici, cercando di disegnare l'aspetto reale di una donna:

I suoi occhi non sono come le stelle, le sue labbra non possono essere chiamate coralli, la sua pelle aperta non è bianca come la neve, e una ciocca si arriccia come un filo nero. Con una rosa damascena, scarlatta o bianca, l'ombra di queste guance non può essere paragonata. E il corpo profuma come il corpo profuma, non come il delicato petalo di una viola. (Tradotto da S. Marshak)

Tra i sonetti in cui vengono espresse le idee sociali più importanti, spicca il 66° sonetto. Si tratta di una rabbiosa denuncia di una società basata sulla bassezza, sulla meschinità e sull'inganno. Tutti i mali di una società ingiusta sono nominati con frasi lapidarie. L'eroe lirico sperimenta l'immagine terribile del male trionfante che si è aperto davanti a lui così tanto che inizia a invocare la morte. Il sonetto, però, si conclude con uno spiraglio di luce. L'eroe ricorda la sua amata, per il bene della quale deve vivere:

Tutto quello che vedo in giro è disgustoso, ma è un peccato lasciarti, caro amico!

L'eroe lirico pronuncia il suo monologo accusatorio, che è un'esplosione diretta di indignazione, d'un fiato. Ciò è trasmesso dalla ripetizione della congiunzione “e” in dieci versi di poesia. L'uso delle parole “tir"d with all those” (esausto da tutto...) all'inizio e alla fine del sonetto sottolinea il collegamento diretto tra le esperienze dell'eroe lirico e i problemi sociali dell'epoca. L'eroe assorbe nel suo mondo spirituale tutto ciò che preoccupa una persona mondo pubblico... Drammatismo le esperienze dell'eroe lirico si esprimono nella costruzione di frasi energiche, ognuna delle quali è un'antitesi che riproduce una vera contraddizione sociale: l'eroe non può più vedi Insignificanza in abiti lussuosi, E un falso verdetto sulla perfezione, E la verginità, brutalmente profanata, E vergogna per un onore inappropriato, E il potere prigioniero di una debolezza sdentata...

I sentimenti intensi dell'eroe lirico corrispondono alla frequente e rigorosa alternanza di assonanze e allitterazioni:

E follia, abilità di controllo da dottore... E prigioniero, bravo capitano assistente malato...

Tutta la potenza delle emozioni dell'eroe eccitato è perfettamente trasmessa attraverso il linguaggio e lo stile. Il 146esimo sonetto è dedicato alla grandezza di una persona che, grazie alla sua ricerca spirituale e all'instancabile ardore creativo, è in grado di ottenere l'immortalità.

Domina la morte in una vita fugace, e la morte morirà e tu rimarrai per sempre.

Le diverse connessioni del mondo spirituale dell'eroe lirico con vari aspetti della vita sociale di quel tempo sono enfatizzate da immagini metaforiche basate su concetti politici, economici, legali e militari. L'amore si rivela un sentimento reale, quindi i rapporti degli innamorati vengono confrontati con i rapporti socio-politici di quel tempo. Nel 26 ° sonetto compaiono i concetti di vassallaggio (vassallaggio) e doveri di ambasciatore (ambasciatore); nel 46° sonetto - termini giuridici: “l'imputato nega tale motivo”; nel sonetto 107 c'è un'immagine legata all'economia: “l'amore è come un contratto d'affitto” (il contratto d'affitto del mio vero amore); nel 2° sonetto - termini militari: “Quando quaranta inverni assedieranno la tua fronte, e scaveranno trincee profonde nel campo della bellezza...).

I sonetti di Shakespeare sono musicali. L'intera struttura figurativa delle sue poesie è vicina alla musica.

Anche l'immagine poetica di Shakespeare è vicina all'immagine pittorica. Nell'arte verbale del sonetto, il poeta si affida alla legge della prospettiva scoperta dagli artisti del Rinascimento. Il 24° sonetto inizia con le parole: Il mio occhio si è fatto incisore e la tua immagine è stata veramente impressa nel mio petto. Da allora sono servito come cornice vivente, e la cosa migliore nell'arte è la prospettiva.

Il senso della prospettiva era un modo per esprimere la dinamica dell'esistenza, la multidimensionalità della vita reale, l'unicità dell'individualità umana*.

* Vedi: Samarin P.M. Il realismo di Shakespeare. - M., 1964, cap. "Problemi estetici dei sonetti di Shakespeare". La tragedia lirica dei sonetti è sviluppata nelle tragedie di Shakespeare. Il sonetto 127 anticipa il tema tragico di Otello:

Il colore nero non era considerato bello, quando la bellezza era apprezzata nel mondo. Ma, a quanto pare, la luce bianca è cambiata, - The Beautiful è stato denigrato con vergogna.

Il 66esimo sonetto in miniatura contiene il contenuto filosofico e la tonalità lirica caratteristica della tragedia “Amleto”.

I sonetti di Shakespeare furono tradotti in russo da I. Mamuna, N. Gerbel, P. Kuskov, M. Tchaikovsky, E. Ukhtomsky, N. Kholodkovsky, O. Rumer. Le traduzioni pubblicate nel 1949 da S.Ya Marshak, che riuscì a trasmettere la profondità filosofica e la musicalità dei sonetti di Shakespeare, furono riconosciute come le migliori.

La visione umanistica del mondo di Shakespeare si rivela con particolare forza nell'analisi artistica dei conflitti socio-politici e delle tragiche contraddizioni nella vita dell'uomo e della società, che è riportata nelle sue cronache storiche. L'essenza del genere della cronaca storica è la rappresentazione drammatica di persone ed eventi reali della storia nazionale. A differenza delle tragedie, dove Shakespeare, nell'interesse del piano, si è allontanato da un'accurata rappresentazione dei fatti storici, la cronaca è caratterizzata da una fedele riproduzione di eventi storici, che, tuttavia, presuppone speculazioni artistiche e ricreazione artistica del materiale* .

* Vedi: Shvedov Yu.F. William Shakespeare: studi. - M., 1977; Komarova V.P. Personalità e stato nei drammi storici di Shakespeare. - L., 1977.

Le cronache storiche di Shakespeare includono dieci opere teatrali:

"Enrico VI. Parte Prima" (La prima parte di Re Enrico VI, 1590-1592);

"Enrico VI. Parte seconda" (La seconda parte di Re Enrico VI, 1590-1592);

"Enrico VI. Parte terza" (La terza parte del re Enrico VI, 1590-1592);

"Riccardo III" (La tragedia del re Riccardo III, 1592-1593);

"Riccardo II" (La tragedia del re Riccardo II, 1595-1597);

“Re Giovanni” (La vita e la morte di Re Giovanni, 1595-1597);

"Enrico IV. Parte Prima" (La prima parte di Re Enrico IV, 1597-1598);

"Enrico IV. Parte seconda" (La seconda parte di Re Enrico IV, 1597-1598);

"Enrico V" (La vita del re Enrico V, 1598-1599);

"Enrico VIII" (La famosa storia della vita del re Enrico VIII, 1612-1613).

Nelle cronache storiche, Shakespeare fornisce la sua comprensione e la sua interpretazione degli eventi storici e delle azioni dei personaggi storici. Utilizzando materiale del passato, risolve i problemi che preoccupavano i suoi contemporanei. La storia nelle sue cronache serve a comprendere lo stato attuale della società. Le cronache, come le tragedie, sono caratterizzate da pathos etico, formulazione filosofica del problema del bene e del male e interesse umanistico per l'individuo e il suo destino. Le cronache sono per molti aspetti vicine non solo alle tragedie, ma anche alle commedie di Shakespeare; forniscono una rappresentazione comica del “fondo falstaffiano”.

L'emergere del genere della cronaca storica è dovuto alle contraddizioni della stessa realtà inglese. V.G. Belinsky ha giustificato lo sviluppo delle cronache storiche in Inghilterra in questo modo: “Il dramma storico è possibile solo a condizione della lotta di elementi eterogenei della vita statale. Non per niente il dramma raggiunse il suo massimo sviluppo solo tra gli inglesi; Non è un caso che Shakespeare sia apparso in Inghilterra, e non in nessun altro stato: da nessuna parte gli elementi della vita statale erano così contraddittori, in una tale lotta tra loro, come in Inghilterra.”*

* Belinsky V. G. Poli. collezione cit.: In 13 volumi - M, 1954.-T. 5. - P. 496.

La svolta di Shakespeare verso il genere della cronaca storica fu determinata anche dal crescente interesse del pubblico per la storia russa durante il periodo della lotta per rafforzare lo stato nazionale. La fonte delle trame delle cronache storiche era l'opera già citata di R. Holinshed "Cronache di Inghilterra, Scozia e Irlanda".

La trilogia di Enrico VI dipinge un'ampia tela: raffigurante la Guerra delle Rose, quando i baroni inglesi si sterminarono brutalmente a vicenda nella lotta intestina di Lancaster e York. Shakespeare ha mostrato correttamente le sanguinose faide dei signori feudali, condannando entrambe le parti in guerra. Il drammaturgo sostiene un forte potere reale, che potrebbe porre fine alle guerre feudali. Pertanto, condanna il re Enrico VI, un uomo debole, incapace di governare il paese, che non può pacificare i baroni in guerra. Enrico VI non commette alcuna atrocità, ma è colpevole di essersi sottratto al suo dovere di capo di stato e di sognare di rinunciare alla corona per diventare pastore. Enrico VI muore proprio perché non ha saputo usare saggiamente il potere che gli era stato conferito.

Le cronache storiche di Shakespeare mostrano il potere delle persone. I baroni sono costretti a fare i conti con l'umore del popolo. La seconda parte di Enrico VI descrive la ribellione di John Cad nel 1450. Shakespeare ha rivelato il modello di protesta popolare sorto in relazione alla difficile situazione dei contadini e degli artigiani urbani a causa della guerra civile feudale. Tuttavia, Shakespeare vide come i signori feudali usassero la ribellione popolare per i propri scopi egoistici.

La trilogia di Enrico VI descrive le condizioni nella società che portano all'emergere di un tiranno. La sanguinosa rivalità tra gli aristocratici fu un prerequisito per l'ascesa al potere di Riccardo di Gloucester, il futuro Riccardo III. Alla fine della trilogia, la personalità oscura di Richard Gloucester diventa sempre più influente.

Nella commedia "Riccardo III" questo personaggio diventa centrale. L'opera stessa nella sua struttura si avvicina alla tragedia. L'attenzione al corso degli eventi storici caratteristica di Enrico VI è sostituita in Riccardo III dall'attenzione al carattere dell'eroe e al suo conflitto con gli altri. Riccardo III emerge non semplicemente come un personaggio che usurpa il potere, ma come una personalità psicologicamente avvincente. Shakespeare sviluppa la sua caratterizzazione accusatoria come tiranno, datagli nel libro di Tommaso Moro “La storia di Riccardo III” (1514-1518). Riccardo III è condannato da Shakespeare come un politico che usa metodi machiavellici per raggiungere il potere, ricorrendo ad atti criminali nella lotta per il trono. Copre la sua crudeltà e i suoi piani criminali con argomenti ipocriti sul bene. Allo stesso tempo, solo con se stesso, parla direttamente della sua astuzia, della sua intenzione cosciente di ignorare la sua coscienza.

Riccardo III è intelligente e coraggioso, ha una grande forza di volontà, conquistando chi lo tratta con diffidenza e ostilità. Il suo comportamento è un gioco che inganna molti. Riuscì a sedurre Anna, che sapeva di aver ucciso suo marito. C'è un elemento titanico nell'aspetto malvagio di Riccardo III. Non è un caso che V.G. Belinsky abbia scritto: “Un volto tragico deve certamente suscitare simpatia. Lo stesso Riccardo III è un mostro di malvagità, che suscita simpatia per se stesso con il gigantesco potere dello spirito.”* Riccardo III, che giustificò la sua crudeltà con le parole: "Il pugno è la nostra coscienza, e la legge è la nostra spada", alla fine sperimenta rimorsi di coscienza e, di fronte alla morte, si condanna per aver infranto il suo giuramento, aver commesso omicidi e quindi condannandosi alla solitudine.

* Belinsky V. G. Poli. collezione cit.: In 13 volumi - M, 1955. - T. 7. - P. 534.

L'azione nella commedia è l'attuazione degli astuti piani malvagi del protagonista, dimostra l'arte dell'intrigo di Riccardo III, che lui stesso agisce come attore e regista in scene di violenza e omicidio. Gioca con sicurezza e audacia, le sue azioni portano al successo: raggiunge il trono. Ma, divenuto re, il tiranno sente di non poter rafforzare il suo potere attraverso i crimini.

Condannando la tirannia, Shakespeare propone l'idea di una monarchia in grado di stabilire pace e tranquillità nel paese. Il tiranno Riccardo III è contrapposto al conte di Richmond, il fondatore della dinastia Tudor. Questa immagine è qui solo delineata, ma il suo significato ideologico e compositivo è grande: ad essa è associata l'idea della necessità di combattere il dispotismo, delle leggi della vittoria sulla tirannia. Il tema di un monarca che si prende cura del bene del paese, delineato nell'immagine di Richmond, si trasforma nella cronaca successiva - "Re Giovanni" - nel tema di un monarca patriottico. Lo spettacolo è stato creato in un momento in cui l'Inghilterra si sentiva minacciata dalla Spagna cattolica. Pertanto, il tema del patriottismo e il tema della condanna del cattolicesimo sono diventati centrali nella cronaca. Il tema del patriottismo è rivelato nelle immagini di John the Landless e del Bastardo di Fockenbridge.

La posizione patriottica di Shakespeare è il criterio principale nel valutare il comportamento dei personaggi nell'opera "Riccardo II". Nella trama, questo dramma è vicino a "Edoardo II" di Christopher Marlowe. Entrambe le opere raffigurano il rifiuto della corona da parte del re depravato e la sua morte. Tuttavia, la somiglianza della situazione della trama è spiegata non tanto dall'influenza del dramma di Marlowe sul dramma di Shakespeare, ma dalla vicinanza dei destini dei personaggi storici. L'astuto Riccardo II sente che il tempo gli si è rivoltato contro. In uno stato di profonda crisi mentale, rifiuta la corona.

Il duca Henry Bolingbroke, l'antagonista di Riccardo II, è un politico intelligente e sottile. Il coraggio e il coraggio di Bolingbroke hanno suscitato simpatia per lui da parte della gente. Il Duca sfrutta abilmente la sua popolarità tra la gente comune per realizzare i suoi ambiziosi piani. Shakespeare tratta il patriottismo di Bolingbroke con grande simpatia, ma parla con evidente ostilità della sua ipocrisia, prudenza e ambizione. L'usurpazione del potere è rappresentata da un atto immorale che porta al reato di omicidio di Richard P.

I migliori drammi storici di Shakespeare sono le due parti Enrico IV ed Enrico V. Bolingbroke, divenuto re Enrico IV, entra in conflitto con i signori feudali. I suoi principali avversari sono i baroni della famiglia Percy. Quando sollevano una ribellione contro il re, i signori feudali agiscono in modo incoerente; gli interessi egoistici impediscono loro di unirsi. Come risultato di tale disunione, il coraggioso Henry Percy, soprannominato Hotspur ("Hot Spur"), muore tragicamente durante la ribellione. E in questa cronaca Shakespeare mostra l'inevitabilità della sconfitta dei feudatari nello scontro con il potere reale. Tuttavia, il cavaliere Hotspur è raffigurato con colori positivi. Evoca simpatia per la sua lealtà all'ideale dell'onore militare, del coraggio e del coraggio. Shakespeare è attratto dalle qualità morali di un coraggioso cavaliere. Ma non accetta Hotspur come una persona che esprime gli interessi dei signori feudali e si associa a forze che risalgono al passato. Hotspur agisce come avversario di Enrico IV, del principe Harry e di Falstaff, ed è chiaramente inferiore a questi eroi, che rappresentano forze nuove e in via di sviluppo nella società. L'opera riflette lo schema oggettivo del tempo: la tragica morte dei signori feudali e la graduale istituzione di una nuova forza: l'assolutismo.

Il re Enrico IV, ritrovatosi sul trono grazie ad abili azioni diplomatiche, alla fine perde l'attività e, come i suoi predecessori, si trova in uno stato di crisi morale. Enrico IV teme di non essere riuscito a liberare il paese dalle guerre fratricide. Poco prima della sua morte, il malato Enrico IV, allontanandosi dai suoi precedenti sospetti e segretezza, in una conversazione con suo figlio esprime direttamente la sua preoccupazione per il destino dell'Inghilterra, dando consigli al principe Harry sugli affari di stato. Enrico IV non riuscì a porre fine alla lotta contro i feudatari perché lui stesso agì sempre come feudatario e salì al potere come feudatario, usurpando il trono.

Il ruolo più importante nella trama di entrambe le parti di Enrico IV è svolto dall'immagine del principe Harry, il futuro re Enrico V. Secondo la leggenda che esisteva durante il Rinascimento, Shakespeare presentò il principe Harry come un tipo dissoluto, indulgente in avventure divertenti e divertenti in compagnia di Falstraff. Ma nonostante la sua dissipazione, il principe Harry è una persona moralmente pura. Sebbene in realtà il principe Harry fosse un crudele avventuriero, Shakespeare lo presentò come un bellissimo giovane. L'idealizzazione del principe è causata dalla fede di Shakespeare nella progressività di una monarchia assoluta che unisce la nazione.

Il personaggio del principe Harry è poliedrico. È deciso e coraggioso in battaglia, vivace e spontaneo nella comunicazione con il popolo, intelligente e lungimirante negli affari di stato. Il principe Harry passa la sua vita nel divertimento; insieme a Falstaff, Bardolfo e Pistola si diverte nella Taverna della Testa di Porco. Ma anche nelle scene di baldoria, Harry rimane un uomo nobile. Attrae con il suo atteggiamento gentile nei confronti della gente comune, la sua capacità di trovare un linguaggio comune con loro. Conducendo la vita di un uomo dissoluto, il principe allo stesso tempo pensa molto seriamente a come salirà al potere e governerà il paese. Per il principe Harry, la comunicazione democratica con le classi inferiori è una forma di ampia conoscenza con coloro che diventeranno suoi sudditi.

Le cronache storiche “Enrico IV” ed “Enrico V” descrivono i diversi strati plebei della società: contadini, servi, soldati, mercanti, il cosiddetto “fondo falstaffiano”. Il realismo del dramma storico era determinato dalla sua rappresentazione sfaccettata e sfaccettata della società. Diventa importante sollevare la questione della posizione del popolo, del rapporto tra monarca e popolo. "Falstaff's Background" è un'immagine realistica della vita delle classi inferiori della società non solo del tempo in cui si svolge l'azione delle cronache, ma anche dell'Inghilterra contemporanea di Shakespeare.

Tra i personaggi del “fondo falstaffiano”, spicca innanzitutto la brillante immagine comica di Sir John Falstaff. Questo grasso cavaliere fa ridere con le sue infinite buffonate e i suoi discorsi spiritosi. Falstaff ha molti vizi. È un libertino, un ubriacone, un bugiardo e un ladro. Da qui i tocchi satirici in questa immagine. Ma la cosa principale in Falstaff è l'elemento del divertimento, del gioco artistico e dell'ingegnosità infinita. Questa immagine trasmette il fascino della natura umana libera dalle convenzioni sociali. Falstaff è di buon carattere e franco, allegro e allegro, intraprendente e saggio. Il malizioso e dispettoso Falstaff, esibendosi circondato da personaggi comici, incarna lo spirito allegro del Rinascimento, opponendosi sia alla moralità religiosa del Medioevo che all'ipocrisia puritana degli ambienti borghesi. Falstaff ride del bigottismo religioso. Un nobile e cavaliere impoverito, vive di rapine in autostrada. Consapevole del potere del denaro, allo stesso tempo non si piega ad esso. A differenza del borghese, Falstaff è privo della sete di accaparramento o di meschino accaparramento e di frugalità. Ha bisogno di soldi per godersi la vita.

Falstaff si oppone a Hotspur rifiutando l'onore cavalleresco. L'onore cavalleresco dei signori feudali fu ridotto alla partecipazione obbligatoria alle guerre intestine. Il cavaliere Falstaff ha un atteggiamento negativo nei confronti dell'onore cavalleresco proprio perché vede l'insensata crudeltà della guerra. Falstaff è un'immagine comica di un guerriero di quel tempo. È molto preoccupato per la sua vita, che gli è più cara di qualsiasi altra cosa al mondo, quindi non serve particolarmente diligentemente, coprendo la sua mancanza di zelo ufficiale con astuzia e bugie.

Falstaff è affascinante con il suo sconfinato amore per la vita, l'immaginazione sfrenata, la giocosa buffoneria, la fiducia in se stessi e la critica penetrante e spiritosa della moralità feudale. I cinici giudizi di Falstaff sono una forma in cui viene rivelata ed enfatizzata l'essenza poco attraente delle relazioni nella società feudale.

Uno dei personaggi più significativi creati da Shakespeare, Falstaff rappresenta il mondo comico del dramma shakespeariano, mentre Amleto segna il mondo della tragedia. L'immagine di Falstaff è una corrispondenza comica con il piano tragico del contenuto principale delle cronache storiche. Quei problemi che vengono rivelati in un aspetto tragico nella trama principale sono presentati in un aspetto comico nello “sfondo falstaffiano”. Il discorso di Falstaff è presentato in prosa, in contrasto con il discorso poetico dei personaggi tragici. Il suo discorso è spontaneo, rivela con molta naturalezza la cultura della risata della lingua popolare. Spesso le battute di Falstaff si basano sul gioco sul suono omonimo delle parole, sulla parodia. La commedia dell'immagine di Falstaff si basa anche sull'enfatizzata discrepanza tra l'aspetto del grasso servitore anziano e le azioni e le dichiarazioni allegre e audaci dell'uomo dallo spirito giovane.

Il principe Harry è amico dello spiritoso edonista Falstaff. Quando il principe diventa re Enrico V, rimuove Falstaff da sé. Queste relazioni tra i personaggi hanno echi della relazione nella vita reale tra Enrico V e Sir John Oldcastle, considerato il prototipo di Falstaff.

La relazione tra Falstaff e il principe Harry è piena di significato profondo. Grazie all'amicizia con Falstaff, il principe Harry conosce lo spirito critico e l'allegria rinascimentale e conosce la vita e i costumi della gente comune. Nella sua relazione con il principe Harry, Falstaff è fiducioso; considera il principe il suo fedele amico. In questo affetto amichevole e generosità spirituale della personalità rinascimentale si manifesta la superiorità di Falstaff sul “monarca ideale”. Ma Falstaff è inferiore al principe Harry nel valutare con sobrietà le nuove circostanze. La rottura del principe Harry con Falstaff è inevitabile. Il “monarca ideale” Enrico V, salito al potere, abbandona i precedenti uomini liberi del Rinascimento. Per rafforzare un regime assolutista non è necessario né umorismo né generosità spirituale.

Nel primo periodo della sua creatività, insieme alle cronache storiche, Shakespeare ha creato commedie allegre e ottimistiche in cui una persona agisce come creatrice della propria felicità, superando situazioni drammatiche a volte difficili. Le commedie includono le seguenti opere: "La commedia degli errori" (1591), "La bisbetica domata" (1594), "I due gentiluomini di Verona" (1594-1595), " Pene d'amor perdute, 1594-1595) , Sogno di una notte di mezza estate, 1594-1595, Il mercante di Venezia, 1595, “Le allegre comari di Windsor” (1597), “Molto rumore per nulla” (1598-1599), “Come piace a voi” (1599- 1600), “La dodicesima notte, o quello che volete, 1600.

Nell'esilarante commedia farsesca La bisbetica domata, i pittoreschi personaggi di Catarina e Petruccio emergono come protagonisti tra i calcolatori cittadini di Padova. Katarina è conosciuta come una ragazza testarda, mentre sua sorella Bianca è nota per la sua mitezza. L'ostinazione e la maleducazione di Katarina sono solo un modo per difendere la sua dignità, un modo per resistere ai meschini calcoli, al dispotismo del padre e ai corteggiatori che assediano la casa. Katarina è infastidita dall'anonimato di Bianca e dall'umiltà dei corteggiatori. Saluta anche Petruccio con la sua solita maleducazione. Tra loro inizia un lungo duello, a seguito del quale entrambi sentono di non essere inferiori l'uno all'altro in energia, forza d'animo, amore per la vita e ingegno, che sono degni l'uno dell'altro in intelligenza e volontà.

L'idea del trionfo della vita e dell'amore si rivela anche nella commedia Sogno di una notte di mezza estate. Il mondo poetico di questa commedia è in una bizzarra miscela di terreno, reale e favoloso, fantastico. In questa commedia, l'umanista Shakespeare contrappone la natura convenzionale della moralità tradizionale alla naturale naturalezza dei sentimenti e delle passioni umane. Il tema dell'amore è qui illuminato in modo lirico e umoristico. L'amore dei giovani eroi è un sentimento puro e luminoso. Vince, nonostante tutti i capricci e le stranezze dei caratteri umani e del comportamento umano.

La commedia shakespeariana contiene conflitti profondamente drammatici e persino motivi tragici. Tipica in questo senso è la commedia “Il Mercante di Venezia”. Sullo sfondo dell'allegra atmosfera carnevalesca di Venezia, si svolge uno scontro acuto tra il mondo della gioia, della fiducia e della nobiltà e il mondo dell'interesse personale, dell'avidità e della crudeltà. In questa commedia Shakespeare sviluppò i motivi della novella di Giovanni Fiorentino, conferendo loro profondità drammatica. L'opera contrasta nettamente coloro che apprezzano maggiormente l'amicizia disinteressata - Portia, Antonio, Bassanio - e coloro che subordinano tutte le relazioni umane ai propri interessi. Antonio prende in prestito denaro dall'usuraio Shylock per aiutare il suo amico Bassanio, innamorato di Portia. Antonio, che non ha restituito in tempo il denaro preso in prestito, viene processato. Il crudele Shylock, secondo la cambiale, pretende da Antonio una libbra della sua carne per il mancato pagamento del debito. Portia, travestita da avvocato, parla in difesa di Antonio al processo. Il bene trionfa sul male. I giovani sconfiggono un usuraio.

L'immagine di Shylock è presentata nella commedia non solo come l'incarnazione del male. Il personaggio di Shylock è complesso. La versatilità di Shylock è stata notata da Pushkin: "Shylock è avaro, arguto, vendicativo, amante dei bambini, spiritoso"*. Questa immagine ha un inizio tragico. Shylock viene mostrato come un usuraio crudele e vendicativo, ma allo stesso tempo come un uomo che soffre per la sua posizione umiliata nella società. Con un grande senso della dignità umana, Shylock afferma che le persone sono uguali per natura, nonostante la differenza di nazionalità. Shylock ama sua figlia Jessica ed è scioccato dal fatto che sia scappata di casa. Shylock può evocare simpatia per alcuni dei suoi tratti, ma in generale è condannato come un predatore, come una persona che non conosce misericordia, come "uno che non ha musica nell'anima". Al mondo malvagio di Shylock si oppone nella commedia il mondo luminoso e gioioso della generosità e della nobiltà. Heinrich Heine, nel suo saggio “Ragazze e donne di Shakespeare” (1838), scrisse: “Portia è l'incarnazione armoniosamente chiara della gioia luminosa, in contrasto con la cupa sventura che Shylock incarna”**.

*Puskin il critico. - M, 1950. - P. 412.

**Collezione Heine G.. Op.: In 10 volumi - M; L., 1958. - T. 7. - P. 391.

Nell'allegra commedia quotidiana "Le allegre comari di Windsor" c'è un'intera galleria di immagini comiche: la stupidità del giudice Shallow e di suo nipote Slender vengono ridicolizzate e il pastore Hugh Evans viene preso in giro. Un intero gruppo di personaggi comici della cronaca storica "Enrico IV" si è trasferito in questa commedia: Falstaff, Bardolph, Shallow, Pistol, Mrs. Quickly.

L'immagine di Falstaff subisce cambiamenti significativi in ​​Le allegre comari di Windsor. Ha perso la libertà di pensiero, l'umorismo e l'ingegno. Ora Falstaff interpreta il ruolo di uno sfortunato donnaiolo a cui è stata impartita una lezione dalle Allegre Comari di Windsor. Trovandosi in un ambiente borghese, diventa un filisteo pietoso e ottuso, diventa prudente e parsimonioso.

La commedia "Le allegre comari di Windsor" è intrisa di un'allegra atmosfera carnevalesca. Ma, a differenza di altre commedie, l'azione in essa si svolge in un ambiente borghese, che dà a Shakespeare l'opportunità di trasmettere meglio la vita reale e i costumi di quel tempo, soprattutto nelle scene che descrivono l'esistenza quotidiana dei Paggi e dei Guadi, i vita di locanda, il duello di Caio con Evans, l'esame di Page.

Gli intrighi stravaganti e l'ambientazione dell'azione nella commedia Molto rumore per nulla sono tratti dalle opere di Bandello e Ariosto. Shakespeare ha introdotto nella famosa trama, utilizzata anche da Spenser, una combinazione originale di tragico e comico.

La commedia Come vi piace, basata sul romanzo pastorale di Thomas Lodge Rosalind, o l'eredità d'oro di Euphues, è essenzialmente una parodia dello stile pastorale. La vita nel grembo della natura, nella foresta delle Ardenne, è una sorta di utopia, l'espressione del sogno di una vita semplice e naturale. Il sapore generale della commedia non è determinato dall'elemento pastorale, ma dalle tradizioni folcloristiche delle ballate su Robin Hood. Nella foresta delle Ardenne vivono non solo le pastorelle Silvio e Febe, ma anche gli esuli: il duca detronizzato, Rosalinda, perseguitata dal crudele zio, derubata dal fratello Orlando. Il mondo umano degli abitanti della foresta delle Ardenne è in contrasto con la società moderna crudele e avida. Una critica satirica ai vizi della società aristocratica è data nelle dichiarazioni dell'arguto giullare Oselka con il suo umorismo popolare e del malinconico Jacques. Il giullare Touchstone giudica in modo molto semplice e corretto la vita della contadina Audrey.

L'elemento umoristico dell'opera è combinato con il tema lirico dei teneri sentimenti di Orlando e Rosalind. Un risultato unico della commedia shakespeariana del primo periodo del suo lavoro creativo è stata la commedia "La dodicesima notte, o qualunque cosa". Scritta sulla trama di un racconto di Bandello, ha ricevuto questo nome perché veniva rappresentata la dodicesima notte dopo Natale, quando finiva il divertimento delle feste natalizie. La dodicesima notte è stata l'ultima delle allegre, allegre commedie carnevalesche di Shakespeare.

Nella dodicesima notte, Shakespeare penetra nel profondo del cuore umano, parla di sorprese nel comportamento umano, movimenti emotivi imprevisti, selettività dei sentimenti. La base dell'intrigo comico è una coincidenza casuale di circostanze che cambia radicalmente il destino di una persona. La commedia afferma l'idea che, nonostante tutti i capricci del destino, una persona deve lottare per la propria felicità.

L'ambientazione dell'opera è l'esotico paese dell'Illiria. Il suo sovrano, il duca Orsino, vive in un affascinante mondo di amore e musica. Il valore più alto per lui è l'amore. Orsino è innamorato di Olivia, che non ricambia i suoi sentimenti. Vive da reclusa, trascorrendo il tempo in pensieri dolorosi riguardo al fratello morto. Viola, sopravvissuta a un naufragio, finisce nei possedimenti del Duca. Travestita da uomo, lei, sotto il nome di Cesario, entra al servizio del Duca. Viola-Cesario si innamora di Orsino, ma soddisfa altruisticamente la richiesta del Duca: andare da Olivia e raccontarle del suo amore.

L'ostinazione di Cesario nel chiedere accoglienza in casa di Olivia e la sua eloquenza rivolta a lei affascinano la reclusa. Olivia si innamora di Cesario, gli confessa la sua passione e parla d'amore:

L'amore è sempre bello e desiderato, soprattutto quando è inaspettato. (Tradotto da E. Lipetskaya)

Il destino vuole che in Illiria si trovi Sebastiano, il fratello di Viola, molto simile alla sorella, scomparso durante un naufragio. Olivia, che incontra Sebastian, lo scambia per Cesario. Quando il segreto viene rivelato, nascono matrimoni felici.

Nel sistema delle immagini della commedia, un posto importante appartiene al giullare Feste. La particolarità di Feste è che il suo umorismo è triste. Parla della caducità della vita e della felicità, dell'inevitabilità della morte. Il giullare Feste, insieme alla compagnia dell'allegro e burlone Toby Belch, si fa beffe del maggiordomo di Olivia, l'arrogante puritano Malvolio. Malvolio non ha il senso dell'umorismo. Le battute di Feste lo irritano. Il cupo Malvolio è nemico del divertimento e della gioia. Tutto ciò che dice è pura edificazione e condanna. In risposta alla severità puritana di Malvolio, Toby Belch gli dice parole diventate popolari in Inghilterra: "Pensi che se sarai un tale santo, non ci saranno più torte o birra inebriante al mondo?"

Nel primo periodo della sua opera, Shakespeare creò tre tragedie: Tito Andronico (1594), Romeo e Giulietta (1595) e Giulio Cesare (1599).

"Titus Andronicus" è stato scritto nel genere della "tragedia sanguinosa", nella tradizione delle tragedie di Seneca. Gli episodi della trama di questa commedia sono omicidi, uno dopo l'altro. Venti figli di Tito Andronico, sua figlia e lui stesso muoiono, e muoiono molti altri personaggi. Il comandante Tito Andronico fu fedele al suo dovere patriottico verso Roma. Tuttavia, l'alta moralità di un patriota non salva più Roma dalla decadenza. L'infido e crudele Saturnino, Tamora e il moro Aron entrano nella lotta contro Tito Andronico. Il conflitto drammaticamente acuto si rivela, tuttavia, come una catena di sanguinose atrocità, senza intaccare profondamente l'essenza del tragico conflitto.

L'arte tragica di Shakespeare in tutta la sua perfezione è apparsa per la prima volta nella tragedia "Romeo e Giulietta". Come fonte, Shakespeare ha utilizzato la poesia di Arthur Brooke "Romeo e Giulietta" (1562), che nella sua trama risale alle opere di autori italiani. Basandosi sulla poesia di Brooke, Shakespeare creò un'opera originale per idea e abilità artistica. Glorifica in lui la sincerità e la purezza dei sentimenti giovanili, glorifica l'amore libero dalle catene della moralità feudale medievale. V.G. Belinsky dice questo sull'idea di questa commedia: "Il pathos del dramma di Shakespeare "Romeo e Giulietta" è l'idea dell'amore, - e quindi, in onde infuocate, scintillanti della luce brillante delle stelle, entusiasta, discorsi patetici sgorgano dalle labbra degli innamorati... Questo è il pathos dell'amore, perché nei monologhi lirici di Romeo e Giulietta si può vedere non solo l'ammirazione reciproca, ma anche un riconoscimento solenne, orgoglioso, estatico dell'amore come sentimento divino”*.

*Belinsky V. G. Poli. collezione cit.: In 13 volumi - T. 7. - P. 313.

In Romeo e Giulietta c'è un legame tangibile con le commedie di Shakespeare. La vicinanza alle commedie si riflette nella protagonista del tema dell'amore, nel personaggio comico della nutrice, nell'arguzia di Mercuzio, nella farsa con i servi, nell'atmosfera carnevalesca del ballo in casa Capuleti, in la colorazione brillante e ottimista dell'intera opera. Tuttavia, sviluppando il tema principale - l'amore dei giovani eroi - Shakespeare si rivolge al tragico. L'inizio tragico appare nell'opera sotto forma di un conflitto di forze sociali e non come un dramma di lotta interna e spirituale.

Il motivo della tragica morte di Romeo e Giulietta è la faida familiare delle famiglie Montecchi e Capuleti e la moralità feudale. La discordia tra le famiglie rivendica anche la vita di altri giovani: Tebaldo e Mercuzio. Quest’ultimo, prima di morire, condanna questa faida: “Una piaga per entrambe le vostre case”. Né il duca né i cittadini riuscirono a fermare la faida. E solo dopo la morte di Romeo e Giulietta i Montecchi e i Capuleti in guerra si riconciliano.

Il sentimento elevato e luminoso degli innamorati segna il risveglio di nuove forze nella società all'alba di una nuova era. Ma lo scontro tra la vecchia e la nuova moralità porta inevitabilmente gli eroi a una tragica fine. La tragedia si conclude con un'affermazione morale dell'amore per la vita dei bellissimi sentimenti umani. La tragedia di “Romeo e Giulietta” è lirica, è permeata della poesia della giovinezza, dell'esaltazione della nobiltà dell'anima e del potere conquistatore dell'amore. Anche le parole finali dell'opera sono avvolte nella tragedia lirica:

Ma non esiste storia più triste al mondo della storia di Romeo e Giulietta. (Tradotto da T. Shchepkina-Kupernik)

I personaggi della tragedia rivelano la bellezza spirituale di un uomo del Rinascimento. Il giovane Romeo è una persona libera. Si è già allontanato dalla sua famiglia patriarcale e non è vincolato dalla moralità feudale. Romeo trova gioia nel comunicare con gli amici: il suo migliore amico è il nobile e coraggioso Mercuzio. L'amore per Giulietta ha illuminato la vita di Romeo e lo ha reso un uomo coraggioso e forte. Nella rapida ascesa dei sentimenti, nello scoppio naturale della giovane passione, inizia la fioritura della personalità umana. Nel suo amore, pieno di gioia vittoriosa e presagio di guai, Romeo appare come una natura attiva ed energica. Con quale coraggio sopporta il dolore provocato dalla notizia della morte di Giulietta! Quanta determinazione e valore c'è nel rendersi conto che la vita senza Giulietta è impossibile per lui!

Per Giulietta, l'amore è diventato un'impresa. Combatte eroicamente contro la moralità Domostroev di suo padre e sfida le leggi della faida. Il coraggio e la saggezza di Giulietta si sono manifestati nel fatto che è riuscita a superare la secolare faida tra le due famiglie. Innamoratasi di Romeo, Giulietta rifiuta le crudeli convenzioni delle tradizioni sociali. Il rispetto e l'amore per una persona sono per lei più importanti di tutte le regole santificate dalla tradizione. Giulietta dice:

Solo il tuo nome è mio nemico, e tu sei tu, non un Montecchi.

La bella anima dell'eroina si rivela nell'amore. Giulietta affascina con sincerità e tenerezza, ardore e devozione. Tutta la sua vita è innamorata di Romeo. Dopo la morte della sua amata, per lei non può esserci vita e sceglie coraggiosamente la morte.

Nel sistema di immagini della tragedia, il monaco Lorenzo occupa un posto importante. Fratello Lorenzo è lontano dal fanatismo religioso. È uno scienziato umanista; simpatizza con le nuove tendenze e le aspirazioni amanti della libertà che emergono nella società. Così aiuta, come può, Romeo e Giulietta, costretti a nascondere il loro matrimonio. Il saggio Lorenzo comprende la profondità dei sentimenti dei giovani eroi, ma vede che il loro amore può portare a una tragica fine.

Pushkin ha molto apprezzato questa tragedia. Ha definito le immagini di Romeo e Giulietta "creature affascinanti della grazia shakespeariana" e Mercuzio "raffinato, affettuoso, nobile", "la persona più straordinaria di tutta la tragedia". In generale, Pushkin ha parlato di questa tragedia come segue: "Rifletteva l'Italia, contemporanea al poeta, con il suo clima, passioni, vacanze, beatitudine, sonetti, con il suo linguaggio lussuoso, pieno di brillantezza e concetti".

La tragedia "Giulio Cesare" completa il ciclo delle cronache storiche e prepara l'apparizione delle grandi tragedie di Shakespeare. Il drammaturgo ha utilizzato il materiale delle "Vite comparate" di Plutarco e ha creato una tragedia storica originale, in cui ha fornito una profonda comprensione dei problemi del potere statale, del carattere di un politico, del rapporto tra le opinioni filosofiche di un politico e le sue pratiche azioni, problemi morali e politici, individuo e popolo. Passando a “Giulio Cesare” per i conflitti storici del I secolo. aC, quando a Roma si verificò il passaggio dal dominio repubblicano a un regime autocratico, Shakespeare aveva in mente anche i conflitti socio-politici dell'Inghilterra contemporanea, dove alla posizione isolata dei signori feudali si sostituiva il potere assolutista.

Shakespeare simpatizza con i repubblicani, mostrando il loro valoroso servizio alla società, ma allo stesso tempo riconosce che i cesari agiscono in conformità con le esigenze dei tempi. I tentativi di Bruto di restaurare la repubblica sono destinati al fallimento, poiché agisce contrariamente ai dettami dei tempi. Accetta di uccidere Cesare perché lo vede come il principale nemico della repubblica. Ma Bruto non riesce a convincere il popolo della bontà del governo repubblicano, poiché il popolo, secondo lo spirito dei tempi, sostiene in quel periodo il regime autocratico. Il popolo è pronto a riconoscere Bruto come sovrano, ma vuole vedere in lui un Cesare nuovo e migliore. La voce del popolo è tragicamente in contrasto con ciò per cui Bruto si batte; il popolo dice: “diventi Cesare”, “in lui coroneremo tutto il meglio di Cesare”. Convinto che la repubblica sia condannata, Bruto si suicida.

Se nelle cronache il popolo era una delle forze attive, uno dei tanti eroi, allora in "Giulio Cesare" il popolo per la prima volta nei drammi shakespeariani diventa il personaggio principale. Sia i repubblicani che i cesariani sono costretti a fare i conti con lui. L'immagine del popolo è particolarmente espressiva nella scena della disputa politica tra repubblicani e cesariani nel foro sul cadavere di Cesare appena ucciso. Questa disputa fu risolta dal popolo, che si schierò dalla parte del cesareo Marco Antonio. La tragedia "Giulio Cesare" testimonia la profonda penetrazione di Shakespeare nelle contraddizioni storico-sociali, nei tragici conflitti della società.

Durante il secondo periodo di creatività, si verificarono cambiamenti significativi nella visione del mondo di Shakespeare. Erano determinati dall'atteggiamento del drammaturgo nei confronti dei nuovi fenomeni nella vita socio-politica della società inglese. Il governo assolutista ha rivelato sempre più chiaramente la sua corruzione e ha perso il suo significato progressista. Sono emerse contraddizioni tra il Parlamento e la regina Elisabetta. Con l'avvento al potere di Giacomo I Stuart (1603), nel paese si instaurò un regime feudale reazionario. Le contraddizioni tra parlamento e potere reale si approfondirono ancora di più. Le masse popolari si trovarono in gravi difficoltà. La crisi del sistema feudale-assolutista e l'incoerenza delle politiche Stuart con gli interessi della borghesia provocarono la crescita dell'opposizione borghese all'assolutismo. Nel paese emergono le premesse per una rivoluzione borghese.

In queste condizioni, Shakespeare si allontana dalla fede in un monarca ideale. Il pathos critico del suo lavoro si intensifica. Shakespeare si oppone sia alla reazione feudale che all'egoismo borghese.

Il carattere allegro, solare, carnevalesco di molte opere del primo periodo di creatività è sostituito da pensieri difficili sui guai nella vita della società, sul disordine del mondo. Il nuovo periodo dell'opera di Shakespeare è caratterizzato dalla formulazione di grandi problemi sociali, politici, filosofici, da un'analisi profonda dei tragici conflitti dell'epoca e dalla tragedia della personalità del tempo di transizione. Questo fu il periodo della creazione di grandi tragedie, in cui Shakespeare trasmise la natura storica delle tragiche collisioni e catastrofi verificatesi durante l'era del crollo del mondo patriarcale-cavaliere e dell'arrivo nell'arena della storia di cinici predatori che rappresentavano nuove relazioni capitaliste.

Il secondo periodo dell'opera di Shakespeare si apre con la tragedia "Amleto" (Amleto, principe di Danimarca, 1600-1601). Le fonti della tragedia furono la “Storia dei danesi” di Saxo Grammaticus, i “Racconti tragici” di Belfort, la “Tragedia spagnola” di Thomas Kyd e l’opera teatrale di Thomas Kyd sull’Amleto, che non ci è pervenuta.

In epoche diverse, l'Amleto di Shakespeare veniva percepito in modo diverso. È noto il punto di vista di Goethe, da lui espresso nel romanzo “Gli anni dell'insegnamento di Wilhelm Meister” (1795-1796). Goethe considerava la tragedia puramente psicologica. Nel personaggio di Amleto, ha sottolineato la debolezza della volontà, che non corrispondeva alla grande impresa che gli era stata affidata.

V.G. Belinsky nell'articolo “Amleto, il dramma di Shakespeare. Mochalov nel ruolo di Amleto” (1838) esprime un punto di vista diverso. Amleto, secondo V.G. Belinsky, supera la debolezza della sua volontà, e quindi l'idea principale della tragedia non è la debolezza della volontà, ma "l'idea della disintegrazione dovuta al dubbio", la contraddizione tra sogni di vita e la vita stessa, tra ideale e realtà. Belinsky considera il mondo interiore di Amleto in fase di sviluppo. La debolezza della volontà, quindi, è considerata uno dei momenti dello sviluppo spirituale di Amleto, un uomo naturalmente forte. Usando l'immagine di Amleto per caratterizzare la tragica situazione delle persone pensanti in Russia negli anni '30 del XIX secolo, Belinsky ha criticato la riflessione, che ha distrutto l'integrità di una personalità attiva.

I.S. Turgenev negli anni '60 del XIX secolo. si rivolge all’immagine di Amleto per dare una valutazione socio-psicologica e politica dell’“Amletismo” delle “persone superflue”. Nell'articolo “Amleto e Don Chisciotte” (1860), Turgenev presenta Amleto come un egoista, uno scettico che dubita di tutto, non crede in nulla ed è quindi incapace di agire. A differenza di Amleto, Don Chisciotte nell'interpretazione di Turgenev è un entusiasta, un servitore di un'idea che crede nella verità e combatte per essa. IS Turgenev scrive che il pensiero e la volontà si trovano in un tragico divario; Amleto è un uomo pensante, ma volitivo, Don Chisciotte è un entusiasta volitivo, ma mezzo pazzo; se Amleto è inutile per le masse, allora Don Chisciotte ispira le persone all'azione. Allo stesso tempo, Turgenev ammette che Amleto è vicino a Don Chisciotte nella sua intransigenza verso il male, che le persone ricevono semi di pensiero da Amleto e li diffondono in tutto il mondo.

Nella critica letteraria sovietica, un'interpretazione profonda della tragedia "Amleto" è stata data nelle opere di A.A. Anikst, A.A. Smirnov, R.M. Samarin, I.E. Vertsman, L.E. Pinsky, Yu.F. Shvedov e altri .* * Vedi: Anikst A.A. Le opere di Shakespeare. - M., 1963; lui. Shakespeare: il mestiere del drammaturgo. - M., 1974; Smirnov A.A. Shakespeare. -L.; M., 1963; Samarin R.M. Il realismo di Shakespeare. - M., 1964; Vertsman I.E. L'Amleto di Shakespeare. - M., 1964; Pinsky L.E. Shakespeare: principi di base della drammaturgia. - M., 1971; Shvedov Yu.F. L'evoluzione della tragedia shakespeariana. -M., 1975.

Studente dell'Università di Wittenberg, Amleto si sente solo alla corte del re danese Claudio a Elsinore. La Danimarca gli sembra una prigione. Già all'inizio della tragedia viene indicato un conflitto tra il pensatore umanista Amleto e il mondo immorale di Claudio, tra una personalità amante della libertà e un governo assolutista. Amleto percepisce il mondo tragicamente. Il principe capisce profondamente cosa sta succedendo a Elsinore. Interpreta i conflitti alla corte di Claudio come uno stato di pace. L'intelletto di Amleto e i suoi saggi giudizi aforistici rivelano l'essenza delle relazioni nella società di quel tempo. In Amleto, come tragedia di una persona pensante in una società ingiusta, l'intelletto dell'eroe è poeticizzato. La ragione di Amleto si contrappone all'irrazionalità e all'oscurantismo del dispotico Claudio.

L'ideale morale di Amleto è l'umanesimo, dal punto di vista del quale viene condannato il male sociale. Le parole dello Spettro sul crimine di Claudio servirono da impulso alla lotta di Amleto contro il male sociale. Il principe è determinato a vendicarsi di Claudio per l'omicidio di suo padre. Claudio vede Amleto come il suo principale antagonista, quindi dice ai suoi cortigiani Polonio, Rosencrantz e Guildenstern di spiarlo. L'astuto Amleto svela tutti i trucchi del re, che ha cercato di scoprire i suoi piani e di distruggerlo. Il critico letterario sovietico L. E. Pinsky definisce “Amleto” la tragedia della conoscenza della vita: “...Un eroe attivo per natura non commette l'atto atteso perché conosce perfettamente il suo mondo. Questa è una tragedia della coscienza, della consapevolezza..."*

*Pinsky L.E. Shakespeare: principi di base della drammaturgia. - Pag. 129.

La tragica visione del mondo di Amleto e le sue riflessioni filosofiche sono causate non tanto da ciò che è accaduto a Elsinore (l'omicidio del padre di Amleto e il matrimonio di sua madre, la regina Gertrude, con Claudio), ma dalla consapevolezza dell'ingiustizia generale prevalente nel mondo. Amleto vede un mare di male e riflette nel suo famoso monologo “Essere o non essere” su ciò che una persona dovrebbe fare di fronte al marciume nella società. Nel monologo "Essere o non essere" si rivela l'essenza della tragedia di Amleto, sia nel suo rapporto con il mondo esterno che nel suo mondo interiore. Amleto si trova di fronte alla domanda: cosa fare di fronte all'abisso del male: riconciliarsi o combattere?

Essere o non essere: questo è il problema; Cosa è più nobile: sottomettersi nello spirito alle fionde e alle frecce del destino furioso o, impugnando le armi in un mare di tumulto, sconfiggerli con il Confronto? (Tradotto da M. Lozinsky)

Amleto non può sottomettersi al male; è pronto a combattere contro la crudeltà e l'ingiustizia che regnano nel mondo, ma si rende conto che morirà in questa lotta. Amleto ha l'idea del suicidio come un modo per porre fine “alla malinconia e ai mille tormenti naturali”, tuttavia il suicidio non è una soluzione, poiché il male rimane nel mondo e sulla coscienza dell'uomo (“Questa è la difficoltà; ciò che sogna sarà sognato nel sonno della morte...” ). Successivamente, Amleto parla del male sociale che provoca indignazione in una persona onesta e umana:

Chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del secolo, l'oppressione dei forti, la derisione degli orgogliosi, il dolore dell'amore disprezzato, la lentezza dei giudici, l'arroganza delle autorità e gli insulti inflitti al merito che non si lamenta...

Le riflessioni sui disastri duraturi dell'umanità, sul mare del male, fanno dubitare di Amleto dell'efficacia di quei metodi di lotta che erano possibili in quel momento. E i dubbi portano al fatto che la determinazione ad agire a lungo non si realizza nell'azione stessa.

Amleto è una natura volitiva, energica e attiva. Con tutta la forza della sua anima, è concentrato sulla ricerca della verità, sulla lotta per la giustizia. I pensieri dolorosi e le esitazioni di Amleto sono la ricerca di una strada più corretta nella lotta contro il male. Esita nel compiere il suo dovere di vendetta anche perché deve finalmente convincere se stesso e convincere gli altri della colpevolezza di Claudio. Per fare questo, allestisce una scena di “trappola per topi”: chiede ad attori erranti di mettere in scena un'opera che potrebbe smascherare Claudio. Durante lo spettacolo Claudio si tradisce con la sua confusione. Amleto è convinto della sua colpevolezza, ma continua a rimandare la vendetta. Ciò gli provoca un sentimento di insoddisfazione con se stesso, disordine mentale.

Amleto ricorre allo spargimento di sangue solo in casi eccezionali, quando non può fare a meno di reagire all'evidente malvagità e bassezza. Quindi, uccide Polonio, manda Rosencrantz e Guildenstern a spiarlo a morte, e poi uccide lo stesso Claudio. Parla in modo acuto e crudele con Ofelia, che lo ama, che si è rivelata uno strumento nelle mani dei suoi nemici. Ma questo suo male non è intenzionale, nasce dalla tensione della sua coscienza, dalla confusione della sua anima, dilaniata da sentimenti contraddittori.

Il carattere nobile di Amleto, poeta e filosofo, sembra debole dal punto di vista di coloro che non si fermano davanti a nulla per raggiungere i propri obiettivi. In effetti, Amleto è un uomo forte. La sua tragedia sta nel fatto che non sa come cambiare lo stato ingiusto del mondo, nel fatto che si rende conto dell'inefficacia dei mezzi di lotta a sua disposizione, nel fatto che una persona onesta e riflessiva può dimostrarlo ha ragione solo a costo della sua morte.

La malinconia di Amleto nasce come conseguenza della consapevolezza che “il tempo è fuori posto” ed è in uno stato di disordine e difficoltà. Nella composizione della tragedia, un posto importante è occupato dai monologhi lirici e filosofici del principe, in cui si esprime una profonda consapevolezza dello spirito del tempo.

La natura filosofica generale dei pensieri di Amleto rende questa tragedia vicina ad altre epoche. Amleto si rende conto di non poter vincere il male che regna nel mondo; sa che dopo la morte di Claudio il male non scomparirà, perché è contenuto nella struttura stessa della vita sociale di quel tempo. Riferendosi a coloro che lo circondano, Amleto dice: “Nessuna delle persone mi piace”. E allo stesso tempo, per Amleto-umanista, l'ideale è una bella personalità umana: “Che creatura magistrale è l'uomo! Che mente nobile! Quanto è illimitato nelle sue capacità, apparenze e movimenti! Quanto è preciso e meraviglioso in azione! Come assomiglia ad un angelo nella sua profonda comprensione! Come sembra una specie di dio! La bellezza dell'universo! La corona di tutti gli esseri viventi! Amleto vede l'incarnazione di questo ideale in suo padre e nel suo amico Orazio.

Lo sviluppo della trama nella tragedia è in gran parte determinato dalla finta follia del principe. Qual è il significato delle azioni e delle dichiarazioni apparentemente folli di Amleto? Per operare nel folle mondo di Claudio, Amleto è costretto a indossare una maschera di follia. In questo ruolo, non ha bisogno di essere ipocrita e mentire, racconta l'amara verità. La maschera della follia corrisponde alla discordia mentale del principe, all’impulsività delle sue azioni e al suo folle coraggio nella lotta per la verità sotto la tirannia di Claudio.

Un tragico incidente gioca un ruolo importante nella trama. Alla fine della tragedia, si accumulano incidenti: gli eroi che partecipano al duello si scambiano stocchi, un bicchiere con una bevanda avvelenata finisce nella persona sbagliata, ecc. Il tragico esito si avvicina con inesorabile inevitabilità. Ma arriva in una forma e in un momento inaspettati. L’irragionevolezza della struttura sociale confonde sia i piani ragionevoli che quelli sconsiderati e provoca la tragica inevitabilità di “punizioni casuali, omicidi inaspettati”.

Amleto esita nell'adempiere al suo dovere, ma è pronto ad agire in qualsiasi momento, e nella scena finale per lui “la prontezza è tutto”. Amleto è una persona eroica. È pronto a combattere il male e a stabilire la verità anche a costo della morte. Non è un caso che dopo tutti i tragici eventi, il defunto Amleto, per volere di Fortebraccio, venga sepolto con gli onori militari. Prima della sua morte, Amleto esprime il desiderio che le persone conoscano la sua vita e la sua lotta. Chiede a Orazio di rivelare al mondo le ragioni dei tragici eventi, di raccontare la storia del principe di Danimarca.

Amleto è una tragedia realistica che riflette la complessità del tempo in cui l'umanesimo rinascimentale entrò in un momento di crisi. La tragedia stessa esprime l'idea della necessità di una rappresentazione oggettiva della vita. In una conversazione con gli attori, Amleto esprime opinioni sull’arte che sono pienamente coerenti con le posizioni estetiche di Shakespeare. Innanzitutto vengono respinti gli effetti vistosi di chi è pronto a “rigenerare Erode”; si propone di coordinare “l'azione con la parola, la parola con l'azione” e di “non oltrepassare la semplicità della natura”; l'essenza dell'arte è formulata; "tenere, per così dire, uno specchio davanti alla natura, mostrare alla virtù le proprie caratteristiche, all'arroganza - il proprio aspetto, e ad ogni età e classe - la propria somiglianza e impronta."

La principale collisione storica della fine del XVI secolo. - il conflitto tra il mondo dell'eroismo cavalleresco e il crimine del potere assolutista - è quindi incarnato nelle immagini di due fratelli, il padre di Amleto e Claudio. Amleto ammira il suo eroe padre e odia l'ipocrita e traditore Claudio e tutto ciò che sta dietro di lui, ad es. un mondo di vili intrighi e decadimento generale.

La tragedia “Otello” (Otello, il Moro di Venezia, 1604) è basata sul racconto “Il Moro di Venezia” di Geraldi Cinthio. La storia dell'amore e della tragica morte di Otello e Desdemona è rappresentata da Shakespeare in un ampio contesto sociale. La tragedia vede protagonisti rappresentanti del governo di Venezia: il Doge, i senatori Brabantio, Graziano, Lodovico; è raffigurato l'ambiente militare: Iago, Cassio, Montano. In questo contesto, il destino di Otello e Desdemona assume un profondo significato socio-psicologico.

Otello il Moro è una personalità eccezionale. Grazie al suo valore raggiunse una posizione elevata nella società e divenne comandante e generale veneziano. La vita di questo guerriero era piena di pericoli, doveva vedere molto e sopportare molto. Da tutte le prove, Otello è emerso come un uomo coraggioso e coraggioso, mantenendo la purezza e l'ardore dei suoi sentimenti. Incarna l'ideale rinascimentale di una bella persona. Il nobile Moro è intelligente e attivo, coraggioso e onesto. Per questo, di lui si innamorò la figlia del senatore veneziano Desdemona:

Si innamorò della mia impavidità e si innamorò di me con la sua simpatia. (Tradotto da B. Pasternak)

L'amore di Otello e Desdemona fu una sfida eroica alle istituzioni tradizionali. Questo amore era basato su una profonda comprensione e fiducia reciproche.

Il personaggio di Desdemona è simile al personaggio di Otello. Desdemona è anche caratterizzata da impavidità e creduloneria. Per amore del suo amato fugge di casa e lascia Venezia quando Otello viene nominato governatore di Cipro. Otello la chiama la sua "bellissima guerriera". Nell'aspetto accattivante di Desdemona, il coraggio si unisce alla tenerezza. Ma se Desdemona rimane una persona armoniosa e integra fino alla fine, allora Otello ha lasciato entrare il “caos” nella sua anima, e questo ha causato un disastro. Desdemona mantiene la fiducia in Otello; ma la sua fiducia vacilla sotto l'influenza degli intrighi del vile e perfido Iago.

Non sapendo come spiegare il motivo per cui Otello è cambiato nei suoi confronti, Desdemona capisce che questo motivo non è gelosia. Lei dice:

Otello è intelligente e non assomiglia alle persone volgari e gelose...

E quando l'ancella Emilia chiede a Desdemona se Otello sia geloso, lei risponde con sicurezza:

Ovviamente no. Il sole tropicale ha bruciato in lui tutti questi difetti.

Desdemona, come nessun altro, comprende l'anima di Otello. In effetti, la gelosia sorge in Otello non come conseguenza del sospetto, della vendetta o dell'ambizione, ma come manifestazione di un sentimento di fiducia tradita, di dignità offesa. Per tragica ironia, Otello considera il colpevole del sentimento di fiducia tradita non Iago, che ha ingannato il credulone Moro con le sue macchinazioni, ma la pura e fedele Desdemona. Otello dice di sé:

Non era facilmente geloso, ma in una tempesta di sentimenti cadde su tutte le furie...

AS Pushkin ha caratterizzato Otello in questo modo: "Otello non è geloso per natura, al contrario: si fida".

Otello ama teneramente Desdemona, anche quando decide di ucciderla. Pensa di ripristinare la giustizia, adempiendo al suo dovere. Avendo creduto alla calunnia di Iago, crede di non poter permettere a Desdemona di ingannare gli altri. È pieno della consapevolezza di un alto dovere verso le persone: l'omicidio di Desdemona significa per lui l'eliminazione delle bugie come pericolo universale. La tragedia di Otello è la tragedia della fiducia tradita, la tragedia della cecità per passione. L'amore per lei ha determinato l'atteggiamento di Otello nei confronti delle persone, nei confronti del mondo. Quando la loro unione fu armoniosa, Otello percepì il mondo come bello; quando credeva nella disonestà di Desdemona, tutto gli appariva davanti in una forma oscura e caotica.

L'onesto Otello diventa vittima dei malvagi intrighi di Iago, senza rendersi conto che lo sta ingannando. Shakespeare non indica direttamente le ragioni dell'odio di Iago per Otello, sebbene Iago parli del suo desiderio di fare carriera, della sua gelosia per Otello e dei suoi sentimenti lussuriosi per Desdemona. La cosa principale nel carattere di Iago è il suo desiderio machiavellico di ottenere vantaggi sugli altri ad ogni costo. Iago è, ovviamente, intelligente e attivo, ma le sue capacità, il suo “valore” sono del tutto subordinati ai suoi piani egoistici. Il "valore" di Iago è individualistico e immorale. Formula il suo interesse principale come segue: "Riempi il tuo portafoglio più stretto". L'intrigante Iago è cinico e ipocrita. Il suo odio per Otello è spiegato dalla differenza fondamentale nella loro natura, nelle loro opinioni e nei loro atteggiamenti nei confronti della vita. La nobiltà di Otello è una negazione dell'egocentrismo borghese di Iago. Ecco perché non riesce a venire a patti con l’istituzione dei principi etici di Otello nella vita. Iago ricorre a mezzi vili per allontanare il semplice Otello dal suo nobile percorso di vita, per immergerlo nel caos delle passioni individualistiche.

Shakespeare, il realista, ha mostrato quale percorso può intraprendere una persona una volta liberata dalle catene feudali. Una personalità potrebbe diventare brillante e moralmente bella, come la figura eroica di Otello, oppure vile, immorale, come il cinico Iago. L’inferiorità morale trasforma la libertà personale nel suo opposto, cioè nella dipendenza servile da passioni oscure e interessi egoistici. Iago agisce contro Otello e Desdemona attraverso calunnie e inganni. Approfitta della creduloneria di Otello, gioca sul temperamento ardente dell'eroe, sulla sua ignoranza dei costumi della società. La rapida transizione del nobile Otello dall'eroismo alla cecità per passione oscura indica che la personalità rinascimentale dallo spirito libero era vulnerabile, perché il livello delle relazioni sociali di quel tempo non permetteva di realizzare pienamente l'ideale umanistico dell'individuo nella realtà. Shakespeare ha mostrato questa tragedia di un individuo valoroso che si è trovato coinvolto nei rapporti reali della società borghese e incapace di proteggersi dall'oscura passione.

L'episodio del “riconoscimento” rivela la dignità umana dell'eroe, la sua grandezza morale. Con gioia spirituale, Otello apprende che Desdemona lo amava e gli era fedele, ma allo stesso tempo è scioccato dal fatto che sia accaduta la cosa peggiore: ha ucciso l'innocente e devota Desdemona. Il suicidio di Otello nella scena finale è una punizione di se stesso per essersi ritirato dalla fede nell'uomo. Il tragico finale afferma così la vittoria morale della nobiltà sulle forze oscure del male.

Il conflitto tra l'individuo e la società in un nuovo aspetto è mostrato nella tragedia “Re Lear” (Re Lear, 1605-1606). Questa è una tragedia della dignità umana in una società ingiusta.

L'essenza e l'evoluzione del carattere di Lear sono state definite in modo molto accurato da N.A. Dobrolyubov: “Lear ha una natura davvero forte, e il servilismo generale nei suoi confronti lo sviluppa solo in modo unilaterale - non per grandi azioni di amore e bene comune, ma esclusivamente per la soddisfazione dei propri capricci personali. Ciò è del tutto comprensibile per una persona abituata a considerarsi la fonte di ogni gioia e dolore, l'inizio e la fine di tutta la vita nel suo regno. Qui, con lo spazio d'azione esterno, con la facilità di soddisfare tutti i desideri, non c'è nulla per esprimere la sua forza spirituale. Ma la sua autoadorazione va oltre ogni limite del buon senso: trasferisce direttamente nella sua personalità tutto quello splendore, tutto il rispetto di cui godeva per il suo rango; decide di mollare il potere, fiducioso che anche dopo la gente non smetterà di tremare davanti a lui. Questa folle convinzione lo costringe a dare il suo regno alle sue figlie e a passare così dalla sua posizione barbaramente insensata al semplice titolo di persona comune e a sperimentare tutti i dolori associati alla vita umana.”* “Guardandolo, proviamo prima odio per questo despota dissoluto; ma, seguendo lo sviluppo del dramma, ci riconciliamo sempre più con lui come persona e finiamo per riempirci di indignazione e di rabbia ardente, non più verso di lui, ma per lui e per il mondo intero - verso quel selvaggio, disumano situazione che può portare a tale dissipazione anche persone come Lear"**.

*Dobrolyubov N.A. Collezione Op.: In 9 volumi - M; L., 1962. T. 5. - P. 52.

**Ibidem. - Pag. 53.

"Re Lear" è una tragedia sociale. Mostra la demarcazione dei diversi gruppi sociali nella società. I rappresentanti dell'antico onore cavalleresco sono Lear, Gloucester, Kent, Albany; il mondo della predazione borghese è rappresentato da Goneril, Regan, Edmond, Cornwall. C'è una feroce lotta tra questi mondi. La società vive uno stato di profonda crisi. Gloucester caratterizza la distruzione delle basi sociali nel modo seguente: “L'amore si sta raffreddando, l'amicizia si sta indebolendo, il conflitto fratricida è ovunque. Ci sono rivolte nelle città, discordie nei villaggi, tradimenti nei palazzi, e il legame familiare tra genitori e figli sta crollando... Il nostro tempo migliore è passato. Amarezza, tradimento, disordini disastrosi ci accompagneranno nella tomba” (Traduzione di B. Pasternak).

È in questo ampio contesto sociale che si svolge la tragica storia di Re Lear. All'inizio dell'opera, Lear è un re dotato di potere, che comanda i destini delle persone. Shakespeare in questa tragedia (dove penetra più profondamente nelle relazioni sociali dell'epoca rispetto alle altre sue opere) ha mostrato che il potere di Lear non risiede nella sua regalità, ma nel fatto che possiede ricchezze e terre. Non appena Lear divise il suo regno tra le sue figlie Goneril e Regan, lasciandosi solo la regalità, perse il suo potere. Senza i suoi averi, il re si ritrovò nella posizione di un mendicante. Il principio possessivo nella società ha distrutto le relazioni umane della famiglia patriarcale. Goneril e Regan giurarono il loro amore per il padre quando era al potere e gli voltarono le spalle quando perse i suoi beni.

Dopo aver attraversato prove tragiche, una tempesta nella sua stessa anima, Lear diventa umano. Ha imparato la condizione dei poveri, si è inserito nella vita della gente e ha capito cosa accadeva intorno a lui. Re Lear acquisisce saggezza. Un incontro nella steppa, durante una tempesta, con il senzatetto e lo sfortunato Povero Tom ha avuto un ruolo importante nell'emergere di una nuova visione del mondo. (Questo era Edgar Gloucester, che si nascondeva dalla persecuzione di suo fratello Edmond.) Nella mente scioccata di Lear, la società appare sotto una nuova luce e lui la sottopone a critiche spietate. La follia di Lear diventa un'epifania. Lear simpatizza con i poveri e condanna i ricchi:

Senzatetto, disgraziati nudi, dove siete adesso? Come respingerai i colpi di questo forte maltempo, vestito di stracci, con la testa scoperta e la pancia magra? Quanto poco ci avevo pensato prima! Ecco una lezione per te, ricco arrogante! Prendi il posto dei poveri, senti ciò che sentono e dai loro una parte del tuo eccesso come segno della più alta giustizia del cielo. (Tradotto da B. Pasternak)

Lear parla con indignazione di una società in cui regna l'arbitrarietà. Il potere gli appare sotto forma di un'immagine simbolica di un cane che insegue un mendicante che scappa da lui. Lear definisce il giudice un ladro, il politico che finge di capire ciò che gli altri non capiscono è un mascalzone.

Il nobile Kent e il giullare rimangono fedeli a Lear fino alla fine. L'immagine del giullare gioca un ruolo molto importante in questa tragedia. Le sue battute e le sue battute paradossali rivelano audacemente l'essenza delle relazioni tra le persone. Il giullare tragicomico dice l'amara verità; le sue osservazioni spiritose esprimono il punto di vista della gente su ciò che sta accadendo.

La trama associata al destino del conte di Gloucester, padre di due figli, ombreggia il destino di Lear e gli conferisce un significato generale. Gloucester vive anche la tragedia dell'ingratitudine. Il suo figlio illegittimo Edmond gli si oppone.

L'ideale umanistico è incarnato nell'immagine di Cordelia. Non accetta né il vecchio mondo della cavalleria né il nuovo mondo dei machiavellici. Il suo carattere sottolinea con particolare forza il senso della dignità umana. A differenza delle sue sorelle ipocrite, è sincera e veritiera, non teme la natura dispotica del padre e gli dice quello che pensa. Nonostante la moderazione nell'esprimere i suoi sentimenti, Cordelia ama veramente suo padre e accetta coraggiosamente il suo disfavore. Successivamente, quando Lear, dopo aver attraversato dure prove, ottenne la dignità umana e il senso di giustizia, Cordelia si ritrovò accanto a lui. Queste due bellissime persone stanno morendo in una società crudele.

Alla fine della tragedia, il bene trionfa sul male. Il nobile Edgar diventerà re. Come sovrano, si rivolgerà alla saggezza che Lear ha acquisito nel suo tragico destino.

La tragedia “Macbeth” (1606), creata sul materiale delle “Cronache d'Inghilterra, Scozia e Irlanda” di R. Holinshed, è dedicata al problema della tragica situazione dello Stato e dell'individuo sotto un regime tirannico.

Macbeth è un tiranno e un assassino. Ma non è diventato subito così. L'immagine si rivela nello sviluppo, nella dinamica, in tutta la complessità e incoerenza del suo mondo interiore. La lotta tra rimorso e motivazioni ambiziose nell'anima di Macbeth, l'eventuale consapevolezza dell'insensatezza delle sue azioni sanguinose: tutto ciò lo distingue da un normale cattivo e lo rende un personaggio tragico.

Nel primo atto Macbeth appare come un eroe in una magnifica scena di vittoria sui nemici della Scozia. Questo è un guerriero forte, coraggioso e coraggioso. Macbeth è gentile per natura e non privo di umanità. Ha raggiunto la fama grazie alle sue imprese. La fiducia nelle sue forze e nelle capacità della sua natura gli fa desiderare di diventare ancora più maestoso, per raggiungere una gloria ancora maggiore. Tuttavia, la struttura sociale di quel tempo poneva limiti allo sviluppo della personalità e distorceva le capacità illimitate dell'uomo. Pertanto, il valore di Macbeth si trasforma in ambizione e l'ambizione lo spinge a commettere un crimine: l'omicidio di Duncan per ottenere un potere maggiore. La perversione del valore per ambizione è caratterizzata molto correttamente dalle parole delle streghe della prima scena della tragedia: "Il bello è vile e il vile è bello". Nelle azioni di Macbeth, il confine tra il bene e il male è sempre più sfumato.

Le immagini di streghe disgustose che predicono il destino futuro di Macbeth simboleggiano la disumanità che era nelle sue intenzioni e azioni. Le streghe non rappresentano alcuna forza fatale che diriga il comportamento dell'eroe. Esprimono esattamente ciò che già stava sorgendo nei pensieri di Macbeth. Le decisioni penali di Macbeth sono determinate dalla sua volontà, non dalla forza fatale. Le azioni criminali spingono sempre più verso la degenerazione della personalità. Da uomo gentile e valoroso, Macbeth diventa un assassino e un tiranno. Un crimine tira l'altro. Macbeth non può più rifiutarsi di uccidere per conservare il trono:

Sono già così bloccato nel fango insanguinato che mi sarà più facile andare avanti che tornare indietro nel pantano. Il mio terribile progetto nasce ancora nel mio cervello, ma la mia mano si sforza di realizzarlo. (Tradotto da Yu. Korneeva)

Quando il dispotismo di Macbeth diventa chiaro a tutti, si ritrova completamente solo. Tutti si ritirarono dal tiranno.

Attraverso i crimini, Macbeth vuole cambiare il destino, interferire con il corso del tempo. Ha già paura di perdersi qualcosa e, attraverso incessanti azioni sanguinose, cerca di anticipare le azioni dei suoi presunti avversari. Il tiranno si fa strada verso il suo “domani” con l'aiuto dei delitti, e il “domani” lo spinge sempre più verso una fine inevitabile. Le atrocità del tiranno provocano opposizione. L'intera società insorge contro il despota. A Macbeth sembra che anche le forze della natura siano andate contro di lui: la foresta di Birnam sta marciando verso Dunsinane. Questi sono i guerrieri di Macduff e Malcolm, che si nascondono dietro i rami verdi, si muovono come una valanga irresistibile contro Macbeth e lo schiacciano. Uno dei personaggi della tragedia, il nobile scozzese Ross, parla dell'essenza della brama di potere:

O brama di potere, divori ciò di cui vivi!

Parlando contro l'umanità, Macbeth si condanna al completo isolamento, solitudine e morte. Lady Macbeth è fanaticamente devota a suo marito, che considera un grand'uomo. Lei è ambiziosa quanto lui. Vuole che Macbeth diventi re di Scozia. Lady Macbeth è determinata a raggiungere il potere e sostiene il marito, aiutandolo a superare i suoi dubbi morali quando progetta di uccidere Duncan. Lady Macbeth pensa che basti lavarsi le mani dal sangue e il delitto sarà dimenticato. Tuttavia, la sua natura umana non può gestirlo e lei impazzisce. Nel suo stato frenetico e sonnambulistico, cerca di lavarsi il sangue dalle mani e non ci riesce. Il giorno della morte del marito, Lady Macbeth si suicida.

Rispetto ad altre tragedie shakespeariane, l'atmosfera tragica di Macbeth è molto densa. Si intensifica in connessione con lo sviluppo del tema dell'ascesa al potere attraverso la criminalità. L'azione diventa più compressa, concentrata e rapida; di solito si verifica di notte e sullo sfondo di un temporale; L'elemento soprannaturale (streghe, visioni) occupa un posto ampio, svolgendo il ruolo di premonizioni e presagi minacciosi. Alla fine, però, l’oscurità si dissipa e l’umanità trionfa sul male.

Le tragedie di Shakespeare sono caratterizzate da una profonda comprensione dell'essenza delle tragiche contraddizioni del suo tempo. La drammaturgia di Shakespeare riflette in modo sorprendentemente veritiero i conflitti socio-politici del Rinascimento. I profondi cambiamenti nella vita associati alla gigantesca rivoluzione nella storia, quando il feudalesimo fu sostituito da un nuovo sistema borghese, sono la base del tragico in Shakespeare. Lo storicismo di Shakespeare sta nel comprendere le principali tendenze della vera lotta che si svolge tra il vecchio e il nuovo, nel rivelare il significato tragico delle relazioni sociali di quel tempo. Nonostante tutta la sua visione ingenuamente poetica del mondo, Shakespeare è stato in grado di mostrare l'importanza delle persone nella vita della società.

Lo storicismo poetico di Shakespeare ha introdotto nuovi contenuti nel tema tragico, ha ricostruito il tragico come problema estetico, conferendogli nuove qualità uniche. Il tragico in Shakespeare differisce dalle idee medievali sul tragico, dalla visione del tragico di Chaucer, espressa in The Canterbury Tales ("The Monk's Prologue" e "The Monk's Tale"). Secondo l'idea medievale, la tragedia poteva capitare a persone di alto rango che vivevano felici e dimenticavano il potere della Provvidenza. Queste persone sono soggette ai capricci della fortuna, indipendentemente dal loro carattere, dai loro meriti e demeriti. La loro posizione molto elevata era motivo di orgoglio, quindi il disastro era sempre vicino. Secondo le idee medievali, la fortuna portava sfortuna a una persona in modo del tutto inaspettato e senza motivo. Di fronte alla saggezza della Provvidenza l'uomo è inerme e nessuno è in grado di evitare i colpi del destino. Il concetto medievale del tragico non derivava dal carattere dell'uomo e dal suo scontro con il destino, ma dalla fede nell'onnipotenza delle forze soprannaturali, quindi, nelle opere tragiche della letteratura medievale, il principio epico e narrativo prevaleva su quello drammatico.

Il tragico di Shakespeare è libero dall'idea di fatalismo e destino. E sebbene i suoi eroi si riferiscano sia a Dio che alla fortuna, Shakespeare mostra che le persone agiscono in base ai propri desideri e volontà, ma lungo la strada incontrano circostanze della vita, ad es. con la volontà e i desideri di altre persone che esprimono interessi personali, pubblici e statali. Dallo scontro tra le persone stesse, che rappresentano la società e l'umanità, derivano sia vittorie che sconfitte. Il tragico è caratteristico delle persone stesse, della loro lotta e non dipende da una predeterminazione fatalistica. Il tragico destino dell'eroe, l'inevitabilità della sua morte, è una conseguenza del suo carattere e delle circostanze della vita. Molto accade per caso, ma alla fine tutto è soggetto alla necessità: al tempo.

Il soprannaturale nelle tragedie di Shakespeare - fantasmi e streghe - è più un omaggio a motivi folcloristici che una manifestazione della superstizione del drammaturgo; è una convenzione poetica e una tecnica peculiare nel rappresentare i personaggi e nell'intensificare l'atmosfera tragica. Sia Amleto che Macbeth agiscono secondo le proprie aspirazioni e volontà, e non per volere di forze soprannaturali. Shakespeare e i suoi eroi non sempre comprendono il significato degli eventi tragici, ma è sempre chiaro che si verificano secondo le leggi della causalità, secondo le dure leggi del tempo.

In Shakespeare la necessità appare non solo come il movimento storico del Tempo, ma anche come la certezza e l'indiscutibilità dei fondamenti morali naturali della vita umana. Nella vita pubblica è necessaria l’umanità comune. La moralità basata sulla giustizia umana è l'ideale a cui le persone dovrebbero tendere e la cui violazione porta a conseguenze tragiche.

Il tragico in Shakespeare è dialettico. La società può violare le relazioni morali naturali e condurre gli eroi alla morte (Romeo e Giulietta), e l'eroe, a causa di una serie di sue proprietà negative, può commettere il male e causare danni alla società (Macbeth), e allo stesso tempo l'eroe e la società può essere colpevole l'una verso l'altra (Re Lear). Tutto dipende dalla reale complessità delle contraddizioni sociali dell'epoca e dai conflitti psicologici di ciascun individuo. La lotta tra il bene e il male si svolge non solo nell'arena pubblica, ma anche nell'animo umano.

Il conflitto nelle tragedie di Shakespeare è estremamente teso, acuto e inconciliabile e si svolge come uno scontro di due forze antagoniste. In primo piano c'è la lotta di due eroi forti, che incarnano personaggi diversi, principi e punti di vista di vita diversi, passioni diverse. Amleto e Claudio, Otello e Iago, Lear e Goneril, Cesare e Bruto: questi sono i personaggi opposti che sono entrati in battaglia. Ma il nobile eroe di Shakespeare non combatte solo contro qualche singolo antagonista, ma entra in lotta con l'intero mondo del male. Questa lotta rivela le migliori capacità spirituali dell'eroe, ma causa anche cose brutte. La lotta continua simultaneamente nell'anima dell'eroe stesso. L'eroe cerca dolorosamente la verità, la verità, la giustizia; La sofferenza mentale dell'eroe alla vista dell'abisso del male che si è aperto davanti a lui si rivela davvero tragica; ma lui stesso, nella ricerca della verità, commette un errore da qualche parte, una volta entra in contatto con il male, nascondendosi sotto le spoglie del bene, e accelera così il tragico esito.

Le azioni degli eroi tragici di Shakespeare, persone eccezionali, influenzano l'intera società. I personaggi sono così significativi che ognuno di loro è un mondo intero. E la morte di questi eroi sciocca tutti. Shakespeare crea personaggi ampi e complessi di persone attive e forti, persone ragionevoli e grandi passioni, valore e alta dignità. Le tragedie di Shakespeare affermano il valore della personalità umana, l'unicità e l'individualità del carattere di una persona e la ricchezza del suo mondo interiore. La vita dell'anima umana, le esperienze e la sofferenza, la tragedia interiore dell'uomo interessa soprattutto Shakespeare. E questo rifletteva anche la sua innovazione nel campo del tragico. La rappresentazione del mondo interiore dei personaggi rivela così profondamente la loro umanità da suscitare ammirazione e profonda simpatia per loro.

Alcuni eroi di Shakespeare - Macbeth, Bruto, Antonio (Antonio e Cleopatra) - sono colpevoli della propria tragedia. Ma l'idea di colpa è incompatibile con molti nobili eroi. Il fatto che i giovani Romeo e Giulietta stiano morendo è colpa di una società ostile ai sentimenti umani sinceri e integrali. Amleto, Otello, Re Lear hanno commesso errori e delusioni che non hanno cambiato la base morale dei loro nobili personaggi, ma nel mondo il male e l'ingiustizia hanno portato a conseguenze tragiche. Solo in questo senso si può parlare della loro “tragica colpa”. Insieme a questi eroi, soffrono e muoiono nature completamente pure, come Ofelia, Cordelia, Desdemona.

Nella catastrofe che ne risulta muoiono sia i veri autori del male, coloro che portano la “tragica colpa”, sia coloro che sono completamente innocenti. La tragedia di Shakespeare è lontana da quella “giustizia poetica”, che consiste in una regola semplice: il vizio viene punito, la virtù trionfa. Il male alla fine si punisce da solo, ma il bene sperimenta una tragica sofferenza, incommensurabilmente maggiore di quanto meriti l'errore dell'eroe.

L'eroe tragico di Shakespeare è attivo e capace di scelte morali. Si sente responsabile delle sue azioni. Se le circostanze e la società contraddicono gli ideali morali e li violano, allora la scelta morale degli eroi sta nella lotta contro le circostanze; nell’intransigenza al male, anche se questo porta alla propria morte. Ciò è stato dimostrato più chiaramente in Amleto.

L'episodio del “riconoscimento”, della consapevolezza dell'errore e della colpa, dell'intuizione prima della morte è pieno nelle tragedie di Shakespeare delle esperienze più intense dei personaggi e delle idee morali più importanti. Questo episodio è caratterizzato da un profondo contenuto ideologico e psicologico. L'episodio del “riconoscimento” è importante nella tragedia come trionfo dei principi morali di verità e bontà, come risultato della lotta interna e della sofferenza vissuta dall'eroe. Questo episodio illumina l'intera vita dell'eroe con una nuova luce, afferma la grandezza dello spirito umano e l'importanza dei fondamenti morali della vita.

Anche i personaggi dei cattivi nelle opere di Shakespeare differiscono nella loro individualità. Hanno una volontà e una mente che servono attivamente piani insidiosi e ambiziosi. Questi cattivi sono l'incarnazione di un vero fenomeno dell'epoca: il machiavellismo. La libera ragione appare per loro in una forma estremamente individualistica, come il perseguimento effettivo di obiettivi egoistici. I cattivi di Shakespeare non sono affatto figure convenzionali del male astratto; in essi si può scorgere il male concreto e tipico del sistema borghese. Invidia, malizia e odio sono le cose principali nei personaggi dei cattivi. Ma Shakespeare non cercò di presentarli come demoni dell’inferno. Anche i cattivi sono persone, ma per vari motivi hanno perso la loro umanità. A volte si risveglia in loro per sottolineare l'inutilità della loro esistenza, priva di principi morali (Edmond, Lady Macbeth).

Shakespeare esprimeva una fede umanistica nella bontà e nella nobiltà dell'uomo, nel suo spirito indomabile e nella sua energia creativa. Ha affermato la dignità umana e la grandezza delle conquiste umane. Da tutte le catastrofi e i problemi, la natura umana emerge imbattuta. Il vero umanesimo di Shakespeare risiede nel suo ottimismo. Questo ottimismo non era di buon carattere, poiché Shakespeare era consapevole della potenza del male e delle disgrazie che porta con sé. L'ottimismo delle tragedie di Shakespeare risiede nel trionfo sulla disperazione e nella forte fede nella vittoria dell'uomo sul male sociale.

La versatilità nel rappresentare la vita e nel rappresentare i personaggi si rivela invariabilmente nella combinazione e compenetrazione del tragico e del comico. Questa fu l'innovazione di Shakespeare, la scoperta di un nuovo modo di rappresentare l'uomo e la società.

Shakespeare fu anche un innovatore nella trama e nella struttura compositiva delle tragedie. Nelle sue tragedie appare una seconda trama. Le trame secondarie creano l'impressione della versatilità della vita e dell'ampia portata della realtà. La tecnica del parallelismo dei personaggi e delle trame, utilizzata a scopo di confronti e contrasti, è integrata nelle tragedie di Shakespeare con immagini della natura. La confusione nelle anime degli eroi, una tragica lotta di passioni, che raggiunge la massima tensione, è spesso accompagnata da una tempesta nella natura ("Re Lear", "Macbeth").

La complessità della struttura e il libero flusso degli eventi nelle tragedie di Shakespeare anticipano ampiamente la poetica del romanzo del XIX e XX secolo. Saturazione dell'azione, carattere drammatico, mistero degli eventi, rappresentazione panoramica della storia, libertà nel tempo e nello spazio, contrasto luminoso: tutte queste caratteristiche delle tragedie di Shakespeare sono ulteriormente sviluppate nel genere del romanzo.

Nell'ultimo, terzo periodo della sua opera, Shakespeare rimase fedele agli ideali dell'umanesimo, sebbene non avesse più illusioni sull'umanesimo del nuovo ordine capitalista. Non trovando incarnazione nella vita, gli ideali dell'umanesimo nell'immaginazione creativa di Shakespeare hanno preso la forma di un sogno sul futuro, su un meraviglioso nuovo mondo. Questo sogno, in assenza della possibilità di realizzarlo nella realtà, si è incarnato sotto forma di elementi fantastici, scene pastorali e allegorie caratteristiche dell'opera di Shakespeare dell'ultimo periodo. Il metodo artistico di "Il Racconto d'inverno" e "La Tempesta" è profondamente naturale, esteticamente necessario e rappresenta un ulteriore passo nell'evoluzione della creatività di Shakespeare.

"Pericle", "Cimbelino", "Il racconto d'inverno", "La tempesta" rappresentano una nuova qualità estetica. Combinano le caratteristiche del genere della tragicommedia, del dramma pastorale e dell'allegoria. Nei drammi del terzo periodo, Shakespeare si rivolge a una miscela di fantasia e realtà, a motivi folcloristici, a trame fiabesche e situazioni utopiche, a scene pittoresche che si svolgono sullo sfondo della natura. Nelle successive tragicommedie di Shakespeare domina il principio lirico-eroico, il romanticismo di eventi eccezionali. Queste commedie sono caratterizzate dal tema del contrasto tra società e natura, crudele morale di corte e idilliaca vita rurale. Tuttavia, la rottura con la società è qui una forma di critica morale ed etica di questa società, e non un invito a fuggire da essa. Non è un caso che gli eroi ritornino nella società per continuare la lotta contro il male.

La tragicommedia "Il racconto d'inverno" (1610-1611) è stata scritta nello spirito della poesia popolare. Quest'opera condanna il dispotismo dei re e poetizza la gentilezza dei residenti rurali. L'intera opera è costruita su un netto contrasto tra la tirannia dei corte reale e l'umanità dei pastori contadini. Il re siciliano Leonte, godendo di un potere illimitato, decide di trattare brutalmente sua moglie Ermione, gelosa di lei per il re boemo Polisseno. Organizza un processo contro l'innocente Ermione, volendo distruggerla insieme con il suo bambino. Hermione si nasconde con Paulina, che condanna aspramente il dispotismo di Leonte. Loss, figlia di Leonte ed Ermione, trova rifugio in Boemia presso un vecchio pastore, che diventa suo padre giurato. Lost si innamorò del figlio del re Polissene, Principe Florizel. Trascurando le differenze di classe, Florizel vuole sposare Lost. Quando Polixene rifiuta di acconsentire a questo matrimonio, Florizel e Loss lasciano la Boemia. L'ideale dell'uguaglianza delle persone è affermato nelle parole di Loss secondo cui lo stesso sole splende nel cielo sopra la baracca e il palazzo.

Il bene in questa commedia trionfa sul male. Leontes alla fine si rende conto della sua colpa e ritrova la felicità con Hermione.

L'immagine del coro - Il tempo - è di grande importanza nel contenuto filosofico dell'opera. Nel prologo del quarto atto, commentando il destino dei personaggi dell'opera, il Tempo esprime l'idea di sviluppo, l'idea di continui cambiamenti nella vita della società. Il tempo stabilisce la prospettiva dello sviluppo degli eventi, collocando la triste storia di Hermione in un certo posto nel flusso generale della storia. Dal punto di vista delle leggi eterne dello sviluppo, gli eventi tragici sono solo momenti individuali che vengono superati, diventano un ricordo del passato e diventano una leggenda. Sulla scala del tempo storico, il bene inevitabilmente vince. Nel Racconto d'inverno, Shakespeare espresse la sua fede in un futuro meraviglioso per l'umanità.

I sogni di Shakespeare di una società giusta sono espressi nella trama fantastica della tragicommedia La Tempesta (1611). Sbarcato sull'isola dopo un naufragio, Gonzalo sogna di sistemare tutto qui diversamente che nel Regno di Napoli. Vuole abolire funzionari e giudici, abolire la povertà e la ricchezza, abolire i diritti di eredità e le recinzioni delle terre. Pertanto, Gonzalo si sforza di sradicare il male che prevale in una società ingiusta. Gonzalo esprime però anche desideri ingenui: abolire il commercio, la scienza e il lavoro e vivere solo di ciò che la natura stessa dà. Nel monologo di Gonzalo è evidente l'influenza delle idee dell'Utopia di Tommaso Moro.

I sogni utopici di Gonzalo si oppongono a una società reale in cui vengono commesse atrocità. Dodici anni fa Antonio prese il potere a Milano, espellendo il legittimo duca, suo fratello Prospero. Prospero e sua figlia Miranda si ritrovano su un'isola abitata da creature fantastiche. Tuttavia, anche qui regna il male. Il brutto e selvaggio Calibano, un mostro nato da una strega, approfittando della fiducia di Prospero, che aveva fatto per lui molte cose buone, progettò di disonorare Miranda. Il mago Prospero conquista Calibano, che incarna il potere degli istinti oscuri, e compie buone azioni con l'aiuto dello spirito buono dell'aria, Ariel.

L'opera rivela il conflitto tra il bene e il male. L'immagine dello scienziato umanista Prospero è l'incarnazione della buona ragione e del suo effetto benefico sulle persone. Il saggio Prospero trasforma le persone, rendendole ragionevoli e belle.

Prospero è onnipotente sull'isola, gli spiriti delle montagne, dei ruscelli, dei laghi, delle foreste gli sono soggetti, ma vuole tornare in patria, l'Italia, e tuffarsi di nuovo nella turbolenta vita della società, per combattere il male. Shakespeare ha espresso in "La Tempesta" il suo amore per l'umanità, l'ammirazione per la bellezza dell'uomo e la fede nell'avvento di un meraviglioso nuovo mondo. Il poeta umanista pone la speranza nella mente delle generazioni future, che creeranno una vita felice.

Nell'articolo “Un raggio di luce in un regno oscuro”, N.A. Dobrolyubov ha definito il significato globale di Shakespeare come segue: “Molte delle sue opere possono essere chiamate scoperte nel campo del cuore umano; la sua attività letteraria fece avanzare la coscienza generale delle persone a più livelli, ai quali nessuno era salito prima di lui e che furono indicati solo da lontano da alcuni filosofi. Ed è per questo che Shakespeare ha una tale importanza mondiale: segna diverse nuove fasi dello sviluppo umano.”*

*Dobrolyubov N.A. Collezione Op.: In 9 volumi - M; L.-1963. - T. 6. - P. 309-310.

I personaggi creati da Shakespeare sono poliedrici; combinano gli elementi del tragico e del comico, proprio come questo accade nella vita stessa.

Il realismo del Rinascimento e l'opera di Shakespeare hanno le loro forme convenzionali. Convenzionalmente, ad esempio, il luogo dell'azione. L'azione delle opere di Shakespeare può svolgersi in Danimarca, Scozia, Sicilia, Boemia, ma il drammaturgo ha sempre avuto in mente l'Inghilterra, descrivendo i conflitti, i personaggi e la morale della sua terra natale. I drammi di Shakespeare sono polifonici. Combinano vari elementi poetici, diversi motivi della trama e li rivelano in diversi aspetti e variazioni. Il realismo shakespeariano si manifesta spesso in una forma fiabesca-romantica, in immagini fantastiche e allegoriche, in uno stile iperbolico e metaforico, in uno stato d'animo patetico e musicale e in una forma scenica spettacolare. Il problema più importante per Shakespeare è il problema del carattere umano. La maggior parte dei drammi di Shakespeare sono incentrati su una personalità che si rivela attraverso le lotte che si svolgono nel presente. Shakespeare non fornisce informazioni di base sui suoi personaggi. L'uomo nelle opere di Shakespeare è collegato alla vita della società contemporanea del drammaturgo. AS Pushkin ha parlato della versatilità dei personaggi di Shakespeare: “I volti creati da Shakespeare non sono, come quelli di Moliere, tipi di questa e quella passione, questo e quel vizio, ma esseri viventi, pieni di molte passioni, molti vizi; le circostanze sviluppano davanti allo spettatore i loro personaggi diversi e sfaccettati.”*

*Puskin il critico. - Pag. 412.

Shakespeare ha trasmesso il sapore nazionale della realtà inglese, il carattere della cultura popolare inglese. Nessuno prima di lui poteva rappresentare il corso della storia stessa, mostrare i vari strati della società in un unico sistema dinamico.

Shakespeare ha catturato nelle sue opere il punto di svolta dell'epoca, la drammatica lotta tra vecchio e nuovo. Le sue opere riflettevano il movimento della storia nelle sue tragiche contraddizioni. La tragedia di Shakespeare si basa sul materiale della trama della storia e della leggenda, che riflette lo stato eroico del mondo. Ma utilizzando questo materiale leggendario e storico, Shakespeare ha proposto urgenti problemi moderni. Il ruolo delle persone nella vita della società, il rapporto tra la personalità eroica e le persone sono rivelati con sorprendente profondità filosofica nella tragedia “Coriolanus” (Coriolanus, 1608). Il valoroso comandante Coriolano è grande quando rappresenta gli interessi della natia Roma, gli interessi del popolo, ottenendo la vittoria a Corioli. Le persone ammirano il loro eroe, apprezzano il suo coraggio e la sua franchezza. Anche Coriolano ama le persone, ma non conosce bene la loro vita. La coscienza patriarcale di Coriolano non è ancora capace di abbracciare le contraddizioni sociali in via di sviluppo nella società; quindi non pensa alla difficile situazione della gente e rifiuta di dargli il pane. Le persone si allontanano dal loro eroe. In Coriolano, espulso dalla società e ritrovatosi solo, si risvegliano un orgoglio esorbitante e un odio verso la plebe; questo lo porta al tradimento della sua patria. Si oppone a Roma, contro il suo popolo, e quindi si condanna a morte.

La nazionalità di Shakespeare sta nel fatto che viveva secondo gli interessi del suo tempo, era fedele agli ideali dell'umanesimo, incarnava il principio etico nelle sue opere, attingeva immagini dal tesoro dell'arte popolare e raffigurava eroi su un ampio sfondo popolare. Nelle opere di Shakespeare ci sono le origini dello sviluppo del dramma, dei testi e del romanzo dei tempi moderni.

Il carattere popolare della drammaturgia di Shakespeare è determinato anche dal linguaggio. Shakespeare ha sfruttato la ricchezza della lingua parlata degli abitanti di Londra, conferendo alle parole nuove sfumature e nuovi significati*. Il vivace discorso popolare degli eroi delle opere di Shakespeare è pieno di giochi di parole. L'immaginario del linguaggio nelle opere di Shakespeare è ottenuto attraverso l'uso frequente di confronti e metafore precisi e pittoreschi. Spesso il discorso dei personaggi, soprattutto nelle commedie del primo periodo, diventa patetico, cosa che si ottiene mediante l'uso di eufuismi. Successivamente, Shakespeare si oppose allo stile eufuistico.

* Vedi: Morozov M. Articoli su Shakespeare. -M, 1964.

Nelle opere di Shakespeare, il discorso poetico (verso bianco) si alterna alla prosa. Gli eroi tragici parlano principalmente in versi, mentre i personaggi comici e i giullari parlano in prosa. Ma a volte la prosa si trova anche nel discorso degli eroi tragici. Le poesie si distinguono per una varietà di forme ritmiche (pentametro giambico, esametro e tetrametro giambico, sillabazione delle frasi).

Il discorso dei personaggi è individualizzato. I monologhi di Amleto sono di natura filosofica e lirica; Il discorso lirico di Otello è caratterizzato da immagini esotiche; Il discorso di Osric (Amleto) è pretenzioso. Il linguaggio di Shakespeare è idiomatico e aforistico. Molte espressioni shakespeariane sono diventate slogan.

La critica letteraria sovietica considera realistica l'opera di Shakespeare. Il teatro sovietico ha svolto un ruolo enorme nel rivelare l'essenza realistica delle opere di Shakespeare. Anche i traduttori sovietici fecero molto per padroneggiare l’eredità creativa di Shakespeare.

Le opere di un certo numero di studiosi sovietici di Shakespeare pongono problemi sulla visione del mondo di Shakespeare, sulla periodizzazione del suo lavoro, sulla storia teatrale delle sue opere, sui problemi del realismo e della nazionalità. L’attenzione sociale negli studi sovietici su Shakespeare era rivolta al problema di “Shakespeare e la letteratura russa”.