Descrizione della scultura di Michelangelo “Tomba di Lorenzo Medici. Chiesa di San Lorenzo a Firenze

Michelangelo - scultore, pittore, architetto e poeta... Parte 2

Nel palazzo di Lorenzo il Magnifico (1489-1492)

J. Vasari. Ritratto di Lorenzo Medici. Firenze, Galleria degli Uffizi

"E deciso di aiutare Michelangelo e prenderlo sotto la sua protezione, mandò a chiamare suo padre Lodovico e lo informò di ciò, dichiarando che avrebbe trattato Michelangelo come suo figlio, al che volentieri acconsentì. Dopo di che il Magnifico gli prese una stanza in casa sua e ordinò che fosse servito, perciò sedeva sempre a mensa con i suoi figli e con altre persone degne e nobili che erano col Magnifico, che gli fecero questo onore; e tutto ciò avvenne nell'anno appresso alla sua ammissione a Domenico, quando Michelangelo era l'anno quindicesimo o sedicesimo, e stette quattro anni in questa casa, fino alla morte del Magnifico Lorenzo, che seguì nel 1492. Tutto questo tempo ebbe Michelangelo dal signor di questo mantenimento per sostenere la sua padre in somma di cinque ducati al mese, e per compiacerlo il signor gli diede una mantella rossa, e diede al padre un lavoro alla dogana" Vasari

La prima manifestazione del grande talento dello scultore dà a Michelangelo l'accesso alla corte di Lorenzo Medici, uno dei centri più brillanti e importanti della cultura italiana del Rinascimento. Il sovrano di Firenze riuscì ad attirare famosi filosofi, poeti, artisti come Pico della Mirandola, il capo della scuola neoplatonica Marsilio Ficino, il poeta Angelo Poliziano, l'artista Sandro Botticelli. Lì Michelangelo ebbe l'opportunità di incontrare i giovani rappresentanti della famiglia Medici, due dei quali divennero poi papi (Leone X e Clemente VII).

Giovanni de Medici divenne successivamente papa Leone X. Sebbene all'epoca fosse solo un adolescente, era già stato nominato cardinale della Chiesa cattolica. Michelangelo incontrò anche Giuliano de' Medici. Decenni dopo, già rinomato scultore, Michelangelo lavorò alla sua tomba.

Alla corte dei Medici, Michelangelo diventa uomo di se stesso, e cade nella cerchia dei poeti e degli umanisti illuminati. Lo stesso Lorenzo era un eccellente poeta. Le idee dell'Accademia platonica, creata sotto gli auspici di Lorenzo, hanno avuto un enorme impatto sulla formazione della visione del mondo del giovane scultore. Fu portato via dalla ricerca della forma perfetta - il compito principale, secondo i neoplatonici, dell'arte.

Alcune delle idee principali della cerchia di Lorenzo de Medici servirono come fonte di ispirazione e tormento per Michelangelo nella sua vita successiva, in particolare la contraddizione tra pietà cristiana e sensualità pagana. Si credeva che la filosofia pagana ei dogmi cristiani potessero essere riconciliati (questo si riflette nel titolo di uno dei libri di Ficino - "La teologia di Platone sull'immortalità dell'anima"); che tutta la conoscenza, se rettamente compresa, è la chiave della verità divina. La bellezza fisica, incarnata nel corpo umano, è una manifestazione terrena della bellezza spirituale. La bellezza del corpo può essere glorificata, ma questo non basta, perché il corpo è la prigione dell'anima, che cerca di tornare al suo Creatore, ma può farlo solo nella morte. Secondo Pico della Mirandola, durante la vita una persona ha il libero arbitrio: può ascendere agli angeli o immergersi in uno stato animale inconscio. Il giovane Michelangelo fu influenzato dalla filosofia ottimistica dell'umanesimo e credeva nelle possibilità illimitate dell'uomo. Nelle lussuose stanze dei Medici, nell'atmosfera dell'Accademia platonica di recente apertura, in comunicazione con personaggi come Angelo Poliziano e Pico Mirandolsky, il ragazzo si trasformò in un giovane, maturato con intelligenza e talento.

La percezione michelangiolesca della realtà come spirito incarnato nella materia risale senza dubbio ai neoplatonici. Per lui la scultura era l'arte di "isolare" o liberare una figura racchiusa in un blocco di pietra. È possibile che alcune delle sue opere più sorprendenti e d'impatto, che sembrano "incompiute", siano state deliberatamente lasciate tali, perché è in questa fase di "liberazione" che la forma incarna più adeguatamente l'intenzione dell'artista.

Circondato da lusso, splendidi dipinti e sculture, negli eleganti interni del Palazzo Medici, avendo accesso alla più ricca collezione di monumenti della cultura antica - monete, medaglioni, cammei in avorio, gioielli - Michelangelo ricevette le basi dell'arte. Probabilmente fu durante questo periodo che scelse la scultura come attività della sua vita. Entrato a far parte dell'alta cultura raffinata della corte di Lorenzo Medici, intriso delle idee dei pensatori avanzati dell'epoca, avendo padroneggiato l'antica tradizione e l'alta abilità dei suoi immediati predecessori, Michelangelo si dedicò alla creatività indipendente, iniziando a lavorare su sculture per il Collezione Medici.

Primi lavori (1489-1492)

“Torniamo però al giardino del Magnifico Lorenzo: questo giardino era pieno di antichità e molto decorato di pitture eccellenti, e tutto questo fu raccolto in questo luogo per bellezza, per studio e per diletto, e le chiavi di esso furono sempre tenuti da Michelangiolo, il quale superò di gran lunga gli altri in sollecitudine, in tutte le sue azioni e sempre con viva perseveranza mostrò la sua prontezza, per parecchi mesi copiò le pitture di Masaccio nel Carmine, riproducendo queste opere così bene che artisti e non artisti rimasero stupiti e l'invidia per lui crebbe insieme alla sua fama " Vasari

Alla corte di Lorenzo Medici, il Magnifico Lorenzo, circondato da persone di talento, pensatori umanisti, poeti, artisti, sotto il patrocinio di un nobile generoso e attento, nel palazzo dove l'arte divenne culto, fu scoperta la vocazione principale di Michelangelo: la scultura. Le sue prime opere in questa forma d'arte rivelano la vera portata del suo talento. Creati da un giovane di sedici anni, piccole composizioni e statue in rilievo, basate sullo studio della natura, ma eseguite in uno spirito completamente antico, sono intrise di bellezza e nobiltà classica:
- testa di un fauno ridente(1489, la statua non è sopravvissuta),
- bassorilievo "Madonna alle scale", o "Madonna della Scala"(1490-1492, Palazzo Buonarroti, Firenze),
- bassorilievo "Battaglia dei centauri"(c. 1492, Palazzo Buonarroti, Firenze),
-"Ercole"(1492, la statua non si è conservata),
- crocifisso ligneo(c. 1492, chiesa di Santo Spirito, Firenze).

Bassorilievo marmoreo "Madonna alle scale" (1490-1492)

Michelangelo, Madonna alla Scala, c. 1490 -1491 italiano. Marmo della Madonna della Scala. Casa Buonarroti, Firenze, Italia

Bassorilievo in marmo. Frammento. 1490-1492 Michelangelo Buonarroti. Firenze, Museo Buonarroti

“Lo stesso Lionardo parecchi anni orsono tenne nella sua casa in memoria dello zio un bassorilievo con la Madre di Dio, scolpito nel marmo dallo stesso Michelangelo, alto poco più di un gomito; in esso, essendo allora giovane, e avendo deciso di riprodurre lo stile di Donatello, lo fece con tanto successo, come se si vedesse la mano di quel maestro, ma qui c'è ancora più grazia e disegno. Lionardo poi presentò quest'opera al duca Cosimo de' Medici, il quale la venera come unica cosa del suo genere, perché non vi fu altro bassorilievo che questa scultura di mano di Michelangiolo.

All'inizio della sua carriera, Michelangelo agisce principalmente come scultore. Già le prime opere testimoniano la sua originalità e sono improntate ai tratti del nuovo, quello che non gli hanno saputo dare i suoi maestri: il pittore Domenico Ghirlandaio e lo scultore Bertoldo. Il suo primo rilievo Madonna alle Scale (1489-1492, Firenze, Museo Buonarroti), da lui scolpito nel marmo appena sedicenne, si differenzia dalle opere dei suoi predecessori per la forza plastica delle immagini, sottolineata dalla serietà delle l'interpretazione di centinaia di volte usato tema.

"Madonna alle scale" è realizzata con la tecnica del bassorilievo finemente sfumato, tradizionale per gli scultori italiani del XV secolo, che ricorda i rilievi di Donatello, con cui è legato dalla presenza di bambini (putti) raffigurati sui gradini superiori delle scale. In fondo alle scale siede una Madonna con un bambino in braccio (da cui il nome del rilievo). La sottile gradazione della modellatura delle forme di questo rilievo tridimensionale gli conferisce un carattere pittoresco, quasi a sottolineare il legame di questo tipo di scultura con la pittura. Se teniamo conto del fatto che Michelangelo iniziò i suoi studi con un pittore, allora diventa più chiaro il motivo per cui inizialmente si rivolse a questo particolare tipo di scultura e alla sua corrispondente interpretazione. Ma il giovane Michelangelo, invece, fornisce un esempio della rappresentazione di un'immagine non tradizionale: la Madonna e il Cristo Bambino sono dotati di un potere e di un dramma interiore insoliti per l'arte del Quattrocento.

Il posto principale nel rilievo spetta alla Madonna, maestosa e seria. La sua immagine è associata alla tradizione dell'antica arte romana. Tuttavia, la sua concentrazione speciale, una nota eroica dal suono forte, il contrasto di braccia e gambe potenti con la grazia e la libertà di interpretazione delle pieghe pittorescamente melodiose della sua lunga veste, il bambino tra le sue braccia, sorprendente nella forza infantile - tutto questo viene dallo stesso Michelangelo. La particolare compattezza, densità, equilibrio compositivo qui riscontrati, il sapiente confronto di volumi e forme di varie dimensioni e interpretazioni, l'accuratezza del disegno, la correttezza della costruzione delle figure, la sottigliezza della lavorazione dei dettagli anticipano le sue opere successive . C'è un'altra caratteristica in Madonna at the Stairs che caratterizzerà molte delle opere dell'artista in futuro: un'enorme pienezza interiore, concentrazione, il battito della vita con calma esteriore.

Le Madonne del XV secolo sono graziose e un po' sentimentali. La Madonna di Michelangelo è tragicamente pensosa, egocentrica, non è una patrizia viziata e nemmeno una giovane madre commovente nel suo amore per il bambino, ma una fanciulla severa e maestosa che è consapevole della sua gloria e sa della tragica prova preparata per suo.

Michelangelo ha scolpito Maria quando lei, tenendo un bambino al seno, doveva decidere il futuro: il futuro per se stessa, per il bambino, per il mondo. L'intero lato sinistro del bassorilievo è occupato da pesanti gradini. Maria è seduta di profilo su una panca a destra delle scale: un'ampia balaustra in pietra sembra spezzarsi da qualche parte dietro l'anca destra di Maria, ai piedi del bambino. Lo spettatore, guardando il volto pensieroso e teso della Madre di Dio, non può non sentire quali momenti decisivi sta attraversando, stringendo Gesù al petto e, come se pesasse nel palmo della mano tutto il peso della croce su cui suo figlio era destinato ad essere crocifisso.

La Vergine, detta Madonna della Scala, è oggi al Museo Buonarroti di Firenze.

Bassorilievo "Battaglia dei Centauri" (1492 circa)

Michelangelo. Battaglia dei Centauri, 1492 italiano. Battaglia dei centauri, marmo. Casa Buonarroti, Firenze, Italia

Bassorilievo in marmo. Frammento. OK. 1492. Michelangelo Buonarroti. Firenze, Museo Buonarroti

“In questo stesso tempo, per consiglio di Poliziano, uomo di straordinaria cultura, Michelangelo, in un pezzo di marmo ricevuto dal suo signor, scolpì la battaglia d'Ercole coi centauri, così bella che talora, guardandola ora, tu può prenderlo per il lavoro non di un giovane, ma di un maestro molto apprezzato e provato nella teoria e nella pratica di quest'arte. Ora è conservata in sua memoria nella casa del nipote Leonardo, come cosa rara, che è "Vasari

Il rilievo marmoreo "Battaglia dei Centauri" (Firenze, Palazzo Buonarroti) (o "Battaglia dei Centauri con i Lapiti") fu scolpito a forma di sarcofago romano in marmo di Carriano dal giovane Michelangelo per il suo nobile mecenate Lorenzo de' Medici, ma probabilmente a causa della cui morte nel 1492, e rimase incompiuta.

Il bassorilievo raffigura una scena del mito greco sulla battaglia del popolo lapita con centauri semianimali che li attaccarono durante un banchetto di nozze. Secondo un'altra versione, la scena raffigura uno degli episodi dell'antica mitologia: la battaglia dei centauri, il rapimento di Deianira, moglie di Ercole, o la battaglia di Ercole con i centauri. Quest'opera traccia chiaramente lo studio del maestro sugli antichi sarcofagi romani, così come l'influenza del lavoro di maestri come Bertoldo, Pollailo e Pisani.

La trama fu suggerita da Angelo Poliziano (1454-1494), il più intimo amico di Lorenzo il Magnifico. Il suo significato è la vittoria della civiltà sulla barbarie. Secondo il mito, vinsero i Lapiti, ma nell'interpretazione di Michelangelo l'esito della battaglia non è chiaro.

Circa due dozzine di figure nude di guerrieri greci che combattono con mitici centauri sporgono dalla superficie piatta del marmo. Questo primo lavoro del giovane maestro rifletteva la sua passione per la rappresentazione del corpo umano. Lo scultore ha creato masse compatte e tese di corpi nudi, dimostrando un'abilità virtuosa nel trasmettere il movimento attraverso il gioco di luci e ombre. Segni di taglio e bordi frastagliati ci ricordano la pietra di cui sono fatte le figure. Questo rilievo dà l'impressione di una potenza veramente esplosiva, stupisce per la sua potente dinamica, il movimento violento che permea l'intera composizione e la ricchezza della plasticità. In questo altorilievo non c'è nulla della qualità grafica di una costruzione tridimensionale. È risolto con mezzi puramente plastici e anticipa l'altro lato delle successive creazioni di Michelangelo: il suo indistruttibile sforzo di rivelare l'intera diversità e ricchezza della plasticità, i movimenti del corpo umano. Fu con questo rilievo che il giovane scultore dichiarò con tutte le sue forze l'innovazione del suo metodo. E se nel tema della "Battaglia dei Centauri" c'è una connessione tra l'arte di Michelangelo e una delle sue fonti - l'antica arte plastica e, in particolare, con i rilievi degli antichi sarcofagi romani, allora nuove aspirazioni sono chiaramente espresse nel interpretazione del tema. Michelangelo occupa poco il momento della narrazione, del racconto così dettagliato nei maestri romani. La cosa principale per lo scultore è l'opportunità di mostrare l'eroismo di una persona che rivela il suo potere spirituale e la sua forza fisica in battaglia.

In un groviglio di corpi intrecciati in un combattimento mortale, troviamo la prima, ma già sorprendentemente ampia incarnazione di Michelangelo del tema principale della sua opera, il tema della lotta, inteso come una delle manifestazioni eterne dell'essere. Le figure dei combattenti hanno riempito l'intero campo di rilievo, sorprendendo nella sua integrità plastica e drammatica. Tra il groviglio di combattenti spiccano singole figure nude idealmente belle, modellate con un'accurata conoscenza della struttura anatomica di una persona. Alcuni di essi sono portati in primo piano e sono dati in altorilievo, avvicinandosi a una scultura rotonda. Ciò consente di selezionare più punti di vista. Altri sono relegati in secondo piano, il loro rilievo è più basso e sottolinea la spazialità complessiva della soluzione. Le ombre profonde contrastano con i mezzitoni e le aree in rilievo del rilievo molto illuminate, il che conferisce all'immagine un carattere vivace ed estremamente dinamico. Alcune incompletezze di singole parti del rilievo esaltano, invece, l'espressività dei frammenti, rifiniti con ogni cura e sottigliezza. I tratti di monumentalità emersi in quest'opera relativamente piccola anticipano le ulteriori conquiste di Michelangelo in quest'area.

"Il secondo guerriero da sinistra si appresta a scagliare un enorme sasso con la mano destra. Il colpo può essere indirizzato a colui che si trova al centro, nella fila in alto, e allo stesso tempo, la sua postura e il giro del corpo sono opposti al guerriero, in piedi con le spalle allo spettatore e tirando per i capelli della mano destra il nemico ostinato, che a sua volta si prepara a essere colpito da un uomo che sostiene il suo compagno con la mano sinistra. contrappunto Da questa coppia, una transizione suggerisce se stessa a un vecchio sulla sinistra, che spinge una pietra con entrambe le mani, e a un giovane guerriero sul bordo sinistro del bassorilievo - ha afferrato dietro la nuca di qualcuno. è notevole che ogni frammento partecipi simultaneamente a più opposizioni contemporaneamente: ciò raggiunge una coerenza totale di tutti i contrapposti, facilitando la percezione dell'insieme. , ma si dispiega più espressamente dal gruppo centrale.Così, nel bassorilievo c'è sia l'uguaglianza di tutti coloro che partecipano alla battaglia, provocando una certa discordia, e allo stesso tempo una gerarchia discreta, piuttosto potenziale, della messa in scena, che indica l'abitudine al pensiero dell'ordine. Una composizione toccante, contenente l'idea di un ordine, Michelangelo non aveva da nessuna parte e nessuno da cui prendere in prestito. Qui tutto doveva essere fatto per la prima volta e da solo, ma questo non significa timidamente o in modo inetto "V. I. Loktev

I ricercatori stanno ancora discutendo su quale episodio dell'antica mitologia sia stato riprodotto dal giovane maestro, e questa stessa ambiguità della trama conferma che l'obiettivo che si era prefissato non era quello di seguire esattamente una certa narrazione, ma di creare un'immagine di un piano più ampio. Molte figure in rilievo, il loro significato drammatico e l'interpretazione scultorea, come in un'improvvisa rivelazione, prefigurano i motivi delle opere future di Michelangelo, il linguaggio plastico del rilievo, con la sua libertà ed energia, generando associazioni con la lava violentemente iridescente, rivela somiglianze con Lo stile scultoreo di Michelangelo di anni molto successivi. La freschezza e la pienezza della visione del mondo, la rapidità del ritmo conferiscono al rilievo un fascino e un'originalità irresistibili. Non c'è da stupirsi che Condivi testimoni che Michelangelo in età avanzata, guardando questo rilievo, disse che "si rende conto dell'errore che fece non arrendendosi del tutto alla scultura" (Corrispondenza di Michelangelo Buonarroti e la vita del maestro, scritta dal suo allievo Ascanio Condivi ).

Ma, in anticipo sui tempi nella "Battaglia dei Centauri", Michelangelo si è spinto troppo avanti. Con questa audace svolta nel futuro, erano destinati ad arrivare anni di sviluppo creativo più lento e coerente, di profondo interesse per il grande patrimonio dell'arte antica e rinascimentale e di accumulazione di esperienze in linea con tradizioni diverse, a volte molto contraddittorie. Successivamente, il maestro ha lavorato a una simile composizione di battaglia a più figure "La battaglia di Kashin" (1501-1504), una copia del cartone da lui creato è sopravvissuta fino ad oggi.

Lo studio dell'anatomia. Statua "Ercole" (1492)

“Dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, Michelangelo tornò a casa del padre, infinitamente addolorato per la morte di un tale uomo, amico di tutti i talenti. Fu allora che Michelangelo acquistò un grande blocco di marmo in cui scolpì Ercole, alto quattro cubiti, che rimase per molti anni in Palazzo Strozzi ed era considerato una creazione meravigliosa, e poi nell'anno dell'assedio di Ercole, questo fu inviato da Giovanbattista della Palla in Francia al re Francesco. Si dice che Piero de' Medici, che si servì a lungo dei suoi servigi quando divenne erede di suo padre Lorenzo, mandasse spesso a chiamare Michelangelo per l'acquisto di antichi cammei e altri intagli, e un inverno, quando c'era una forte nevicata a Firenze , gli ordinò di modellare nel proprio cortile una statua di neve, che risultò essere la più bella, e riverì Michelangelo per le sue virtù a tal punto che il padre di quest'ultimo, notando che il figlio era valutato alla pari con i nobili, cominciò a vestirlo più magnificamente del solito ”Vasari

Nel 1492 Lorenzo morì e Michelangelo lasciò la sua casa. Quando Lorenzo morì, Michelangelo aveva diciassette anni. Concepì ed eseguì una statua di Ercole più grande dell'altezza di un uomo, in cui si manifestava il suo potente talento. Questo è stato il primo, completo tentativo di un genio che aspirava a esprimere idee eroiche nell'arte.

Michelangelo quasi non conosceva il divertimento di un giovane della sua età, lavorando a una statua di Ercole, continuò a studiare contemporaneamente. Michelangelo studiò anatomia sui cadaveri, con il permesso del Priore dell'Ospedale di Santo Spirito. Secondo il prof. S. Stama, Michelangelo iniziò a sezionare i cadaveri dal 1493 circa. In una delle remote sale del monastero di Santo Spirito, trascorreva la notte da solo, alla luce di una lampada, sezionando i cadaveri con un coltello anatomico. Dando varie posizioni a parti del corpo e muscoli, ne studiò le dimensioni e le proporzioni e rifinisce con cura i disegni, sostituendo così la natura vivente con un cadavere. Creando un'immagine vivente, sembrava vedere attraverso la pelle, adattandosi al corpo, l'intero meccanismo di questi movimenti.

Il maestro mantenne la sua passione per l'anatomia per il resto della sua vita. Il famoso anatomista Andreas Vesalius (1515-1564) testimoniò che Michelangelo stava per scrivere un insolito trattato anatomico. Un'anatomia non scritta, di cui Michelangelo diceva che sarebbe stata diversa dal passato, sarebbe diventata un libro di testo per un nuovo modo compositivo.

Purtroppo "Ercole" non è sopravvissuto (è raffigurato nell'incisione di Israel Sylvester "Cortile del castello di Fontainebleau"). La figura della neve è stata realizzata il 20 gennaio 1494.

Crocifisso ligneo (1492)

Michelangelo Crocifissione della Chiesa di Santo Spirito, 1492 italiano. Crocifisso di Santo Spirito, legno, policromo. Altezza: 142 cm, Santo Spirito, Firenze

Frammento. 1492 Michelangelo Buonarroti. Chiesa di Santo Spirito, Firenze

“Per la chiesa di Santo Spirito nella città di Firenze fece un crocifisso ligneo, posto e tuttora in piedi sopra il semicerchio dell'altare maggiore col consenso del priore, il quale gli fornì una stanza dove, spesso sezionando cadaveri per studiare anatomia, cominciò a perfezionare quella grande arte del disegno, che poi acquisì" Vasari

Per molti anni l'opera fu considerata perduta fino a quando fu ritrovata nella chiesa fiorentina di Santo Spirito. Abbastanza insolito per le nostre idee su Michelangelo era il crocifisso ligneo policromo della sacrestia della chiesa di Santo Spirito, noto dalle fonti, ma identificato solo di recente. Il crocifisso è stato creato da un giovane maestro di 17 anni per il priore della chiesa, che lo ha patrocinato.

Probabilmente, il giovane maestro potrebbe seguire il tipo di crocifissione diffuso nell'Italia del XV secolo, risalente all'epoca del gotico e quindi fuoriuscito dalla cerchia delle più avanzate ricerche scultoree della fine del Quattrocento. La testa di Cristo con gli occhi chiusi è abbassata sul petto, il ritmo del corpo è determinato dalle gambe incrociate. La testa e le gambe della figura sono poste in contrapposizione, il volto del Salvatore ha un'espressione morbida, nel corpo si avvertono fragilità e passività. La sottigliezza di quest'opera la distingue dalla potenza delle figure in rilievo in marmo. Tra le opere di Michelangelo che ci sono pervenute non ci sono opere simili.

Già in queste prime opere di Michelangelo si avverte l'originalità e la forza del suo talento. Eseguiti da un artista di 15-17 anni, non solo sembrano completamente maturi, ma anche veramente innovativi per il loro tempo. In queste opere giovanili emergono le caratteristiche principali dell'opera di Michelangelo: attrazione per l'ingrandimento monumentale delle forme, monumentalità, potenza plastica e drammaticità delle immagini, rispetto per la bellezza dell'uomo, mostrano la presenza dello stile scultoreo del giovane Michelangelo. Qui abbiamo immagini ideali del Rinascimento maturo, costruite sia sullo studio dell'antichità che sulle tradizioni di Donatello e dei suoi seguaci.

Insieme alla scultura, Michelangelo non smise di studiare la pittura, per lo più monumentale, come testimoniano i suoi disegni dagli affreschi di Giotto. Lungo la strada, nella grafica di Michelangelo compaiono motivi indipendenti. Un ragazzo di quindici anni era convinto che fosse impossibile disegnare, figuriamoci creare una scultura, guardando una persona solo dall'esterno. Fu il primo scultore che decise di studiare la struttura interna del corpo umano. Era severamente proibito, quindi doveva anche procedere con la legge. Di nascosto, di notte, entrava nell'obitorio, situato presso il monastero, apriva i corpi dei morti, studiava l'anatomia per mostrare alla gente tutta la perfezione del corpo umano nei suoi disegni e nel marmo.

La morte nel 1491 di Bertoldo, e nel successivo di Lorenzo Medici, sembrò completare il quadriennio di studio di Michelangelo nei giardini medicei. Inizia un percorso creativo autonomo dell'artista, che però si manifesta già negli anni di studio, quando esegue le sue prime opere, segnate da tratti di una luminosa individualità. Queste sue prime opere testimoniano anche il cambiamento qualitativo avvenuto nella scultura italiana: il passaggio dal primo all'alto Rinascimento.

Bologna (1494-1495)

Il mecenate e cliente abituale di Michelangelo, Lorenzo il Magnifico, morì nel 1492. Lorenzo Medici era un sovrano forte e carismatico, un leader di successo. Suo figlio Piero, che ereditò l'impero del padre, mancava di questi tratti caratteriali. Nel giro di pochi mesi perse completamente influenza. La vita di un giovane scultore è cambiata in modo significativo da allora. Dovette lasciare la bella Firenze e andare in esilio.

Dopo la morte di Lorenzo Medici, a causa del pericolo dell'invasione francese, l'artista si trasferì per un periodo a Bologna, seguendo i resti della grande famiglia Medici. A Bologna, Michelangelo studia le opere di Dante e Petrarca, sotto l'influenza delle cui canzoni inizia a creare le sue prime poesie. Gli fecero una forte impressione i rilievi della chiesa di San Petronio, eseguiti da Jacopo della Quercia. Qui Michelangelo realizzò tre piccole statue per la tomba di San Domenico, i cui lavori furono interrotti per la morte dello scultore che li iniziò.

Dopo qualche tempo, Michelangelo si trasferì a Venezia. Vive a Venezia fino al 1494, per poi trasferirsi nuovamente a Bologna.

“Poche settimane prima della cacciata de' Medici da Firenze, Michelangiolo si recò a Bologna, e poi a Venezia, temendo, per la sua vicinanza a questa famiglia, che non gli accadessero guai, poiché vedeva anche la licenziosità e il cattivo governo di Piero dei Medici. Non potendo trovare impiego in Venezia, tornò a Bologna, dove, per una svista, lo colpì la disgrazia: entrando dalla porta, non ritirò il certificato di uscita, di cui, per sicurezza, fu dato ordine da Messer Giovanni Bentivogli, il quale stabiliva che gli stranieri che non fossero in possesso di certificati sono soggetti a una multa di 50 lire Bologna. Michelangelo, che si mise in tali guai, che non aveva nulla da pagare, attirò accidentalmente l'attenzione di messer Francesco Aldovrandi, uno dei sedici reggitori della città. Quando gli fu detto quello che era successo, lui, avendo pietà di Michelangelo, lo liberò e visse con lui per più di un anno. In qualche modo Aldovrandi andò con lui a guardare il santuario di San Domenico, sul quale, come si è detto prima, lavorarono gli antichi scultori: Giovanni Pisano, e dopo di lui il maestro Nicola d'Arca. Mancavano due figure alte circa un gomito : un angelo che porta un candeliere e S. Petronio e Aldovrandi domandò se Michelangiolo osava farli, al che rispose affermativamente, e sì, ricevuto il marmo, li fece in modo che vi fossero le figure migliori, per il quale messer Francesco Aldovrandi ordinò di pagargli trenta ducati Michelangiolo stette poco più d'un anno in Bologna e vi si sarebbe trattenuto più: tale fu la cortesia dell'Aldovrandi, che se ne innamorò e per il disegno e perché, come toscano, gli piaceva la pronuncia di Michelangelo e ascoltava con piacere mentre gli leggeva le opere di Dante, Petrarca, Boccaccio e altri poeti toscani" Vasari

Michelangelo si cimenta in vari compiti creativi, oltre al già esistente complesso scultoreo di Benedetto da Maiano, la tomba di San Domenico nella chiesa di San Domenico a Bologna, per la quale realizzò piccole statue di marmo:

San Proclo (1494) e San Petronio (1494)
Marmo. 1494 Michelangelo Buonarroti. Chiesa di San Domenico, Bologna

Angelo reggicandelabro (1494-1495) per l'altare della cappella
Marmo. 1494-1495 Michelangelo Buonarroti. Chiesa di San Domenico, Bologna

Marmo. Frammento. 1494-1495 Michelangelo Buonarroti. Chiesa di San Domenico, Bologna

Le loro immagini sono piene di vita interiore e portano una chiara impronta dell'individualità del loro creatore. La figura di un angelo inginocchiato è molto naturale e bella, progettata proprio per essere vista da un certo punto di vista. Con gesti semplici ed economici, stringe il supporto intagliato del candelabro, una veste spaziosa avvolge le sue gambe arcuate in pieghe voluminose. Con la grazia dei lineamenti e l'espressione distaccata del volto, l'angelo ricorda una statua antica.

Inscritte nell'insieme tombale creato in precedenza, queste statue non ne violavano l'armonia. Nelle statue di San Petronio e di San Proclo è chiaramente rintracciata l'influenza dell'opera di Donatello, Masaccio e Jacopo della Quercia. Possono essere confrontati con le statue di santi nelle nicchie esterne della facciata della Chiesa di Or San Michele a Firenze, realizzate nel primo periodo dell'opera di Donatello, che Michelangelo poteva studiare liberamente nella sua città natale.

Primo ritorno a Firenze

Alla fine del 1495, nonostante le condizioni di vita piuttosto buone ei primi ordini di successo completati a Bologna, Michelangelo decise comunque di tornare a Firenze. Tuttavia, la città dell'infanzia è diventata scortese con i ministri dell'arte. I sermoni accusatori del severo monaco asceta Savonarola cambiarono lentamente ma costantemente la visione del mondo dei fiorentini. Nelle piazze della città, dove fino a poco tempo fa venivano elogiati artisti, poeti, filosofi, architetti di talento, ardevano falò, in cui venivano bruciati libri e quadri. Già Sandro Botticelli, cedendo al generale disgusto per l'ingegnosamente bello, ma contaminato dall'idolatria peccaminosa, getta con le proprie mani nel fuoco i suoi capolavori. Secondo gli insegnamenti del focoso monaco, i maestri dovevano creare opere di contenuto esclusivamente religioso. In tali condizioni il giovane scultore non poteva restare a lungo, la sua imminente partenza era inevitabile.

“... tornò con piacere a Firenze, dove per Lorenzo, figliuolo di Pierfrancesco de' Medici, scolpì di marmo San Giovanni fanciullo e subito da un altro pezzo di marmo di un Amorino dormiente di grandezza naturale, e quando fu fu completata, per mezzo di Baldassarre del Milanese la sua, come cosa bella, mostrarono a Pierfrancesco, il quale acconsentì e disse a Michelangelo: Sono sicuro che lì passerà per antico e ne guadagnerai molto di più che se lo vendessi qui." Dicono che Michelangelo lo finì in modo che sembrasse antico, il che non c'è da stupirsi, perché avrebbe avuto il talento per fare sia questo che il meglio. Altri affermano che Milanese lo portò a Roma e lo seppellì in una sua vigna, per poi venderlo come antico cardinale a S. Giorgio per duecento ducati. Si dice anche che fu venduto da uno che faceva il Milanese e scrisse a Pierfrancesco, ingannando il cardinale, Pierfrancesco e Michelangelo, che Michelangelo avrebbe dovuto dare trenta scudi, poiché per Cupido non ce n'erano più. Tuttavia, in seguito si seppe da testimoni oculari che Cupido era stato fatto a Firenze, e il cardinale, appresa la verità tramite il suo messaggero, fece in modo che l'uomo che agiva per Milanese accettasse indietro Cupido, che poi cadde nelle mani del duca Valentino, che lo presentò alla marchesa Mantova, che lo mandò nei loro possedimenti, dove si trova ora. Tutta la storia serviva di rimprovero al cardinale S. Giorgio, che non apprezzava la dignità dell'opera, cioè la sua perfezione, perché le cose nuove sono uguali alle antiche, se solo fossero eccellenti, e chi persegue di più per il nome che per qualità, mostra con questo solo la sua vanità, persone di questo tipo, che danno più importanza alle apparenze che alle essenze, si trovano in ogni momento ”Vasari

Entrambe le statue - "Cupido" e "S. John" - non è sopravvissuto.

Nell'aprile o maggio 1496 Michelangelo finì Cupido e, seguendo il consiglio, gli diede l'aspetto di un'opera greca antica, e lo vendette a Roma al cardinale Riario, il quale, sicuro di acquistare oggetti d'antiquariato, pagò 200 ducati. Un intermediario a Roma ingannò Michelangelo e gli pagò solo 30 ducati. Venuto a conoscenza del falso, il cardinale mandò il suo uomo, che trovò Michelangelo e lo invitò a Roma. Accettò e il 25 giugno 1496 entrò nella "città eterna".

3. Primo periodo romano (1496-1501)

“... La fama di Michelangelo divenne tale che fu subito chiamato a Roma, dove, d'accordo con il cardinale S. George rimase con lui per circa un anno, ma non ricevette alcun ordine da lui, poiché sapeva poco di queste arti. In quello stesso tempo il barbiere del cardinale, che era anche pittore e dipingeva molto diligentemente a tempera, fece amicizia con Michelangelo, ma non sapeva disegnare. E Michelangiolo gli fece un cartone raffigurante San Francesco che riceve le stimmate, e il barbiere lo fece molto diligentemente con colori in una tavoletta, e questa pittura è ora nella prima cappella della chiesa di San Pietro a Montorio, a sinistra. mano dell'ingresso. Quali erano le capacità di Michelangelo, messer Iacopo Galli, nobile romano, uomo valente, che gli ordinò un Amorino di marmo di grandezza naturale, e poi una statua di Bacco, perfettamente intese dopo ciò... il modo difficile che applicava con la più leggera facilità sembrava incredibile, spaventando sia coloro che non erano abituati a tali cose, sia coloro che erano abituati alle cose buone; dopotutto, tutto ciò che è stato creato prima sembrava insignificante rispetto alle sue cose ”Vasari

Nel 1496 Michelangelo si recò a Roma con una lettera di raccomandazione di Lorenzo di Pierfrancesco Medici, indirizzata al cardinale mecenate Raffaele Riario, che godeva di notevole influenza presso il clero romano. Come Lorenzo de' Medici, il cardinale era un appassionato ammiratore dell'arte antica e possedeva una vasta collezione di sculture antiche.

Michelangelo entrò a Roma all'età di 21 anni. Roma è stata il centro della vita per molte persone che vivono nel nord Italia. Era anche il centro religioso della Chiesa cattolica romana. Il Papa viveva lì in un complesso ecclesiastico chiamato Vaticano. Molti dei grandi capolavori dell'arte rinascimentale furono creati a Roma, in particolare per ordine del papa o di altre importanti personalità ecclesiastiche. Per il lavoro di Michelangelo a Roma si aprirono nuove opportunità, tuttavia c'erano anche dei limiti. Il giovane libero pensatore non voleva limitarsi all'arte religiosa, nelle cui opere dovrebbero essere espresse idee e aspirazioni religiose, il cui compito, di conseguenza, è il rinnovamento e il rafforzamento delle credenze religiose. Michelangelo, d'altra parte, si sentiva più vicino a Dio, essendo in procinto di creare, creare magnifiche statue che riflettono la bellezza del corpo umano.

Per il pittore e scultore, Roma era particolarmente interessata alle antiche opere d'arte che adornavano la città e la arricchivano più che mai al tempo di Michelangelo e Raffaello attraverso gli scavi. Il superamento dell'ambiente artistico fiorentino e il contatto più stretto con l'antica tradizione contribuirono all'allargamento degli orizzonti del giovane maestro, all'allargamento della scala del suo pensiero artistico. Non portato all'oblio di sé dalle antiche etichette, studiò comunque attentamente tutto ciò che meritava attenzione, che divenne una delle fonti della sua ricca plasticità. Con un istinto geniale, il grande maestro era profondamente consapevole della differenza nella direzione dell'arte antica e dell'arte contemporanea. Gli antichi vedevano il corpo nudo ovunque e ovunque; nel Rinascimento, la bellezza del corpo tornò alla ribalta come elemento necessario nell'arte.

Con un viaggio a Roma e un lavoro lì, si apre una nuova tappa nell'opera di Michelangelo. Le sue opere di questo primo periodo romano sono contrassegnate da una nuova scala, portata e ascesa ai vertici della maestria. Il primo soggiorno romano del Buonarroti durò cinque anni e alla fine degli anni Novanta del Quattrocento realizzò due opere importanti:
- statua di Bacco(1496-1497, Museo Nazionale, Firenze), in una sorta di omaggio alla passione per i monumenti antichi,
- gruppo "Compianto di Cristo", o "Pietà"(1498-1501, Basilica di San Pietro, Roma), dove inserisce un nuovo contenuto umanistico nello schema gotico tradizionale, esprimendo il dolore di una giovane e bella donna per il figlio morto,
e non salvato:
- cartone "S. Francesco" (1496-1497) ,
- statua di Cupido(1496-1497).

Roma è ricca di monumenti antichi. Nel suo centro e ora c'è una specie di museo a cielo aperto: le rovine di un enorme insieme di antichi fori romani. Molti singoli monumenti architettonici e sculture dell'antichità adornano le piazze della città e dei suoi musei.

Una visita a Roma, il contatto con la cultura antica, i cui monumenti Michelangelo ammirava nella collezione dei Medici a Firenze, l'apertura del monumento più famoso dell'antichità: la statua di Apollo (poi chiamata il Belvedere, nel luogo in cui la statua fu esposto per la prima volta), che coincise con il suo arrivo a Roma - tutto ciò aiutò Michelangelo ad apprezzare in modo più penetrante e profondo la plastica antica. Avendo padroneggiato in modo creativo le conquiste di antichi maestri, scultori del Medioevo e del primo Rinascimento, Michelangelo ha rivelato al mondo i suoi capolavori. Ha dotato l'immagine generalizzata di una persona idealmente bella, trovata dall'arte antica, di tratti caratteriali individuali, rivelando la complessità del mondo interiore, la vita spirituale di una persona.

Bacco ebbro (1496-1498)

Michelangelo si recò a Roma dove poté esplorare le numerose statue e rovine antiche recentemente rinvenute. Ben presto creò la sua prima scultura su larga scala: "Bacco" a grandezza naturale (1496-1498, Museo Nazionale del Bargello, Firenze). Questa statua del dio romano del vino, realizzata nella città - centro della Chiesa cattolica, su soggetto pagano, non cristiano, gareggiava con la scultura antica - il più alto grado di lode nella Roma rinascimentale.

Bacco e frammento di Satiro
Marmo. 1496-1498 Michelangelo Buonarroti. Museo Nazionale del Bargello, Firenze

Frammento. Marmo. 1496-1498 Michelangelo Buonarroti. Museo Nazionale del Bargello, Firenze

Michelangelo mostrò la statua finita di Bacco al cardinale Riario, ma fu trattenuto e non espresse molto entusiasmo per l'opera del giovane scultore. Probabilmente la cerchia dei suoi hobby era limitata all'antica arte romana, e quindi le opere dei suoi contemporanei non erano di particolare interesse. Tuttavia, altri intenditori avevano un'opinione diversa e la statua di Michelangelo era generalmente molto apprezzata. Il banchiere romano Jacopo Galli, che adornava il suo giardino con una collezione di statue romane, e collezionista appassionato come il cardinale Riario, acquistò una statua di Bacco. In futuro, la conoscenza del banchiere ebbe un ruolo importante nella carriera di Michelangelo. Con la sua mediazione lo scultore conobbe il cardinale francese Jean de Villiers Fezanzac, dal quale ricevette un'importante commissione.

"Quali fossero le capacità di Michelangiolo, allora comprese perfettamente Messer Jacopo Galli, nobile romano, uomo di doni, il quale gli ordinò un Amorino di marmo di grandezza naturale, e poi una statua di Bacco, alta dieci palmi, con una coppa in mano destra, e nella sinistra una pelle di tigre e d'uva un pennello verso il quale si protende un piccolo satiro. Da questa statua si comprende che egli volle realizzare una certa combinazione delle membra meravigliose del suo corpo, in particolare dando ad entrambe le giovanili flessibilità caratteristica di un uomo, e la carnosità e la rotondità femminili: c'è da chiedersi cosa sia nelle statue ha mostrato la sua superiorità su tutti i nuovi maestri che hanno lavorato prima di lui "Vasari

Bacco (greco), alias Bacco (lat.), o Dioniso - il santo patrono dei viticoltori e della vinificazione nella mitologia greca, anticamente era venerato nelle città e nei villaggi, in suo onore si tenevano allegre feste (da qui i baccanali).

Il Bacco di Michelangelo è molto convincente. Bacco è rappresentato dallo scultore come un giovane nudo con una coppa di vino in mano. La statua a grandezza umana di un Bacco ubriaco è pensata per una visione circolare. La sua postura è instabile. Bacco sembra pronto a cadere in avanti, ma mantiene l'equilibrio appoggiandosi all'indietro; i suoi occhi sono fissi sulla coppa del vino. La muscolatura della schiena sembra solida, ma i muscoli rilassati dell'addome e delle cosce mostrano debolezza fisica, e quindi spirituale. La mano sinistra abbassata tiene la buccia e l'uva. Il dio ubriaco del vino è accompagnato da un piccolo satiro che si delizia con un grappolo d'uva.

Come la "Battaglia dei Centauri", "Bacco" collega tematicamente direttamente Michelangelo con la mitologia antica, con le sue immagini chiare che affermano la vita. E se la "Battaglia dei Centauri" ha un carattere più vicino ai rilievi degli antichi sarcofagi romani, allora nella messa in scena della figura del "Bacco", il principio trovato dagli antichi scultori greci, in particolare Lisippo, che era interessato al problema del trasferimento movimento instabile, è stato utilizzato. Ma come nella "Battaglia dei centauri", Michelangelo ha dato qui la sua attuazione del tema. In Bacco, l'instabilità è percepita in modo diverso rispetto all'arte plastica dell'antico scultore. Questa non è una tregua momentanea dopo un movimento faticoso, ma uno stato prolungato causato dall'intossicazione, quando i muscoli sono mollemente rilassati.

Notevole l'immagine di una piccola satira con zampe di capra che accompagna Bacco. Spensierato, sorridente allegramente, ruba l'uva a Bacco. Il motivo del divertimento rilassato che permea questo gruppo scultoreo è un fenomeno eccezionale in Michelangelo. Durante la sua lunga vita creativa, non ci è mai più tornato.

Lo scultore ha raggiunto un compito difficile: creare un'impressione di instabilità senza uno squilibrio compositivo che potesse interrompere l'effetto estetico. Il giovane scultore ha affrontato magistralmente le difficoltà puramente tecniche di mettere in scena una grande figura di marmo. Come gli antichi maestri, ha introdotto un supporto: un ceppo di marmo, sul quale ha piantato una satira, battendo così questo dettaglio tecnico compositivamente e nel significato.

L'impressione di completezza della statua è data dalla lavorazione e lucidatura della superficie marmorea, dall'accurata esecuzione di ogni dettaglio. E sebbene "Bacchus" non appartenga alle più alte conquiste dello scultore e, forse meno delle altre sue opere, sia segnato dal timbro dell'individualità del creatore, testimonia comunque il suo impegno per le immagini antiche, la raffigurazione di un corpo nudo , nonché all'accresciuta abilità tecnica.

"Compianto di Cristo", o "Pietà" (c. 1498-1500)

Arrivato a Roma nel 1496, due anni dopo Michelangelo ricevette un ordine per una statua della Vergine e di Cristo. Ha scolpito un gruppo scultoreo incomparabile, tra cui la figura della Madre di Dio, addolorata sul corpo del Salvatore, deposto dalla croce. Quest'opera testimonia senza dubbio l'inizio della maturità creativa del maestro. Il gruppo del "Compianto su Cristo", originariamente destinato alla Cappella della Vergine Maria nella Basilica di San Pietro a Roma, e tuttora si trova nella Basilica di San Pietro, nella prima cappella a destra.

Cattedrale di San Pietro a Roma. "Pietà"

Michelangelo "Pietà", 1499. Marmo. Altezza: 174 cm. Basilica di San Pietro, Vaticano

Marmo. OK. 1498-1500. Michelangelo Buonarroti. Cattedrale di S. Petra, Roma

Frammenti:

Frammento. Marmo. OK. 1498-1500. Michelangelo Buonarroti. Cattedrale di S. Petra, Roma

L'ordine per il gruppo scultoreo fu ricevuto grazie alla garanzia del banchiere Jacopo Galli, che acquistò la statua di Bacco e alcune altre opere di Michelangelo per la sua collezione. Il contratto fu concluso il 26 agosto 1498, il cardinale francese Jean de Villiers Fezanzac fece da committente. Secondo il contratto, il maestro era obbligato a completare l'opera in un anno e ne riceveva 450 ducati. L'opera fu completata intorno al 1500, già dopo la morte del cardinale, morto nel 1498. Forse questo gruppo marmoreo era originariamente destinato alla futura tomba del committente. Quando finì il Compianto di Cristo, Michelangelo aveva solo 25 anni.

Il contratto conservava le parole del garante, il quale affermava "che questa sarà la migliore opera di marmo che esista oggi, e che nessun maestro oggi la farà migliore". Il tempo ha confermato le parole di Galli, rivelatosi lungimirante e sottile conoscitore d'arte. "Compianto di Cristo" e ora colpisce irresistibilmente la perfezione e la profondità della soluzione artistica.

Questo grande ordine apre una nuova tappa nella vita di un giovane scultore. Ha aperto il suo laboratorio, ha assunto una squadra di assistenti. Durante questo periodo visitò ripetutamente le cave di Karr, dove scelse lui stesso blocchi di marmo per le sue future sculture. Per la "Pietà" ci volle un blocco di marmo basso, ma piuttosto largo, poiché, secondo il suo progetto, il corpo del Figlio adulto era posto in grembo alla Vergine.

Questa composizione divenne l'opera chiave del primo periodo romano di Michelangelo, segnando l'inizio del Rinascimento nell'arte plastica italiana. Alcuni ricercatori confrontano il valore del gruppo marmoreo "Compianto su Cristo" con il valore della famosa "Madonna nella grotta" di Leonardo da Vinci, che apre la stessa fase della pittura.

“... Queste cose suscitarono il desiderio del cardinale S. Dionisio, detto il cardinale francese di Rouen, di lasciare, per la mediazione di un artista così raro, degna memoria di sé in una città così famosa, e gli ordinò un marmo, scultura interamente rotonda con Compianto per Cristo, che, secondo il suo completamento, fu collocata in S. Pietro nella cappella della Vergine Maria guaritrice delle febbri, dove un tempo si trovava il tempio di Marte. Che non venga mai in mente a nessuno scultore, se fosse un artista raro, l'idea di poter aggiungere qualcosa a un tale disegno e a tale grazia e con le sue fatiche potrebbe un giorno raggiungere tale sottigliezza e purezza e tagliare il marmo con tale abilità come Michelangelo mostrato in questa cosa, poiché rivela tutto il potere e tutte le possibilità insite nell'arte. Tra le bellezze qui, oltre alle vesti divinamente realizzate, attira l'attenzione il Cristo defunto; e non venga neppure in mente a nessuno di vedere un corpo nudo, fatto così abilmente, con membra così belle, con muscoli, vasi, vene così finemente tagliati, vestire il suo scheletro, o vedere un morto più simile a un morto di questo uomo morto. Ecco l'espressione più delicata del viso, e una certa coerenza nella legatura e accoppiamento delle braccia, e nella connessione del busto e delle gambe, e tale lavorazione dei vasi sanguigni che si è veramente immersi nello stupore, come potrebbe la mano dell'artista nel più breve tempo possibile crea così divinamente e impeccabilmente una cosa così meravigliosa; e, naturalmente, è un miracolo che una pietra, originariamente priva di qualsiasi forma, possa mai essere portata a quella perfezione, che persino la natura difficilmente dà alla carne. In questa creazione Michelangelo investì tanto amore e fatica che solo su di essa (cosa che non fece più nelle altre sue opere) scrisse il suo nome lungo la cintura che stringe il petto della Madre di Dio; avvenne che una volta Michelangelo, avvicinandosi al luogo dove era posta l'opera, vi vide un gran numero di visitatori lombardi, i quali molto lo lodarono, e quando uno di loro si rivolse all'altro con una domanda su chi l'avesse fatto, rispose: "Il nostro gobbo milanese." Michelangelo non disse nulla, e gli sembrò quantomeno strano che le sue opere fossero attribuite ad un altro. Una notte si chiuse lì dentro con una lampada, portando con sé i suoi scalpelli, e incise il suo nome sulla scultura. E veramente è tale, come diceva di lei uno dei più bei poeti, come riferendosi a una figura reale e vivente:
Dignità e bellezza
E dolore: su questo marmo è pieno di te gemere!
È morto, essendo vissuto, e deposto dalla croce
Attenti a sollevare canzoni
Per non chiamare dai morti fino al momento
Quello che ha accettato il dolore da solo
Per tutti coloro che sono il nostro signore,
Sei padre, marito e figlio ora,
O tu, sua moglie e madre e figlia." Vasari

Questa bellissima statua in marmo rimane ancora oggi un monumento alla piena maturità del talento dell'artista. Scolpito nel marmo, questo gruppo scultoreo colpisce per la sua audace manipolazione dell'iconografia tradizionale, l'umanità delle immagini create e l'alto artigianato. Questa è una delle opere più famose nella storia dell'arte mondiale.

“E non per niente ha acquisito la più grande fama per se stesso, e anche se alcuni, dopotutto, ma ancora ignoranti, dicono che la Madre di Dio è troppo giovane per lui, ma non se ne sono accorti o non lo sanno che le vergini non screditate per lungo tempo mantengono e mantengono le loro espressioni facciali non distorte, mentre gravate dal dolore, come lo era Cristo, si osserva il contrario? Perché un'opera del genere ha portato onore e gloria al suo talento più di tutte le precedenti messe insieme. ”Vasari

La giovane Maria è raffigurata con il Cristo morto sulle ginocchia, immagine mutuata dall'arte nordeuropea. Le prime versioni della Pietà includevano anche le figure di San Giovanni Battista e Maria Maddalena. Michelangelo, tuttavia, si limitò a due figure chiave: la Vergine e Cristo. Alcuni ricercatori suggeriscono che Michelangelo nel gruppo scultoreo abbia raffigurato se stesso e sua madre, morta quando aveva solo sei anni. Gli storici dell'arte notano che la sua Vergine Maria è giovane quanto la madre dello scultore al momento della sua morte.

Il tema del compianto di Cristo era popolare sia nell'arte gotica che nel Rinascimento, ma qui è trattato in modo piuttosto sobrio. Il gotico conosceva due tipi di tale lutto: o con la partecipazione della giovane Maria, il cui volto idealmente bello non è in grado di oscurare il dolore che l'ha colpita, o con l'anziana Madre di Dio, colta da una disperazione terribile e straziante. Michelangelo nel suo gruppo si discosta decisamente dagli atteggiamenti consueti. Ha ritratto Maria da giovane, ma allo stesso tempo è infinitamente lontana dalla bellezza convenzionale e dall'immobilità emotiva delle Madonne gotiche di questo tipo. Il suo sentimento è un'esperienza umana viva, incarnata con una tale profondità e ricchezza di sfumature che qui per la prima volta possiamo parlare dell'introduzione di un principio psicologico nell'immagine. L'intera profondità del suo dolore è indovinata dall'apparente moderazione di una giovane madre; la sagoma dolente di un capo chino, il gesto di una mano che suona come una domanda tragica, tutto si somma a un'immagine di lutto illuminato.

(Continua)

7. Italia. Secondo giorno. Firenze. San Lorenzo, Medici. 19 luglio 2012

Era già la seconda ora quando finalmente ci precipitammo ulteriormente lungo il percorso: verso San Lorenzo e le Cappelle Medicee.

Ma prima hanno reso omaggio alla cucina locale, le cui offerte abbondano al centro. Puoi mangiare così

Ma abbiamo deciso questo

Il primo oggetto degno di nota nel percorso da Piazza Duomo a Piazza San Lorenzo è il Palazzo Medici Riccardi. Questo palazzo fu costruito nel 1444 - 1464 dall'architetto Michelozzo per ordine di Cosimo de' Medici il Vecchio. Da un lato Cosimo il Vecchio non voleva provocare eccessiva irritazione di altre nobili famiglie fiorentine, quindi il palazzo era moderatamente severo e conciso.

D'altra parte, lo scopo della costruzione del palazzo era quello di sottolineare l'alta posizione della famiglia Medici, che regnava a Firenze. Ciò è stato ottenuto rivestendo le facciate con pietre sbozzate - bugnato - che in precedenza erano state applicate solo agli edifici pubblici.

Cosimo Medici il Vecchio non va confuso con Cosimo I Medici, anche se la tentazione è certamente molto grande)).

Una volta, durante la mia prima visita a Firenze, riuscii miracolosamente ad arrivarci. Abbiamo avuto un giorno, metà del quale è stato dedicato a correre in città, poi un paio d'ore per correre lungo gli Uffizi, e tra gli Uffizi e la partenza c'era meno di un'ora di tempo libero. Stringendo una mappa tra le mani, a capo di un piccolo gruppo, mi sono precipitato attraverso una città sconosciuta. Siamo corsi a San Lorenzo e naturalmente siamo volati in chiesa. Sono corso avanti, l'ho attraversato di corsa e non ho trovato nulla ... Poi ci sono stati tentativi di spiegare ai servi, finalmente siamo stati capiti e indirizzati all'uscita sulla strada e aggirando l'intero edificio, poiché l'ingresso alla Cappella è separato da il lato opposto. Sarebbe andato tutto bene, ma la Cappella ha funzionato fino alle cinque, e sono passati circa tre minuti. Senza guardare indietro al gruppo, a quanto pare ho stabilito una specie di record di velocità.

All'ingresso si aggiravano parecchi tedeschi o francesi che discutevano languidamente con l'inserviente che gli chiudeva davanti agli occhi il pesante portone. Ho volato per l'intero gruppo e non ho avuto il tempo di rallentare. Ha abbattuto gli europei ed è caduta nella fessura della porta non completamente chiusa. I miei sono irrimediabilmente indietro. L'addetto mi ha rallentato e io, da qualche parte ricordando l'italiano, che non ho mai conosciuto, ho balbettato qualcosa del tipo "Signor, prego, ultima giorno, uno momento ...", come - lasciami andare un secondo, non ne avrò un altro opportunità. E mi ha lasciato passare per un paio di minuti senza biglietto. Dietro di me, approfittando del momento, gli europei sono scivolati nel vuoto. Così mi sono unito al bello, senza speranza poi che un giorno sarei tornato di nuovo.

Nel 1519 Giulio Medici, futuro papa Clemente VII, ordinò a Michelangelo di costruire una nuova tomba. L'insieme della Cappella comprende le statue di Lorenzo e Giuliano Medici, quattro sculture allegoriche "Giorno", "Notte", "Mattino" e "Sera", oltre alla Madonna col Bambino e sculture dei Santi Cosma e Damiano.

*) Le foto nella Cappella non sono mie, è vietato fotografare, mi attengo a questi requisiti. Scavato su Internet, giaceva nell'accesso pubblico.

"Day" e "Night" si trovano sul sarcofago di Giuliano, Duca di Nemours - il figlio più giovane di Lorenzo Medici ...

... e "Mattina" e "Sera" si trovano sul sarcofago di Lorenzo, duca di Urbino, nipote di Lorenzo de Medici, padre della regina francese Caterina de Medici.

Lo stesso Michelangelo lavorò all'intero gruppo scultoreo della Cappella, ma riuscì a completare solo tre figure: le statue di Lorenzo, Giuliano e Notte. Madonna, Morning, Afternoon e Evening sono rimasti elaborati in modo incompleto, il che, tuttavia, non si è indebolito, ma ha in qualche modo aumentato la forza del loro impatto. Le figure dei santi furono realizzate dagli assistenti scultori Montorsoli e Raffaello da Montelupo secondo i bozzetti del maestro.

Nella Cappella abbiamo trascorso almeno mezz'ora in completa delizia. Dopo aver compiuto uno sforzo tangibile, uscirono in piazza e si sedettero da qualche parte su una panchina per far calmare le impressioni.

Il nostro programma era ancora lungi dall'essere concluso.

Non cambiare. Continuazione - .


Caro m'è il sonno, e più l'esser sasso,
mentre che ‘l danno e la vergogna dura.
Non veder, non sentir, m'è gran ventura;
però non mi destar, deh! Parla basso!
Michelangelo Buonarroti)

È dolce per me dormire con una pietra scolpita in una nicchia,
mentre il mondo vive, vergognoso e tormentato;
non sentire, non sapere: benedetto è il destino;
Sei ancora qui? Quindi parla piano.
Traduzione di Elena Katsyuba
.

I nomi di Lorenzo e Giuliano Medici sono anche associati a uno dei più grandi capolavori dell'Alto Rinascimento - le Cappelle Medicee - un complesso scultoreo realizzato da Michelangelo e situato nella cosiddetta Sagrestia Nuova (sacrestia) della Chiesa di San Lorenzo ( la chiesa di famiglia della famiglia Medici) a Firenze. Dopo la morte di Papa Giulio II (Giuliano della Rovere, pont. 1503-1513), uno dei più esigenti, ma anche generosi mecenati delle arti, uomo dalle ambizioni esorbitanti, il pontefice sotto il quale la costruzione della Basilica di San Pietro , senza precedenti per scala, fu iniziato, dove Michelangelo avrebbe dovuto costruire una maestosa tomba decorata con cinquanta statue, in cui riposa Giulio; completati da Michelangelo e visitabili sono gli affreschi della volta della Cappella Sistina, la cappella di S. Sisto, patrono della famiglia Rovere; le stanze del palazzo (stanze) degli appartamenti del papa in Vaticano furono dipinte da Raffaello, Leone X (Pont. 1513-1521), fu eletto papa Giovanni de Medici, secondogenito di Lorenzo il Magnifico.
Firenze. c. San Lorenzo
Forse perché nato nell'anno del memorabile torneo fiorentino, la cosiddetta Giostra (1475), o forse per una naturale inclinazione, Leone X, fatte proprie le capacità diplomatiche del padre, adottò anche un amore smisurato per il lusso e il divertimento . I possedimenti papali, le miniere e il tesoro lasciato da Giulio II non bastavano a pagare cacce, feste e festeggiamenti. Fu durante questi anni che sia Erasmo da Rotterdam che il giovane monaco Martin Lutero furono inorriditi dal visitare Roma. Non c'erano abbastanza soldi, e Leone X realizzò diversi progetti finanziari, due dei quali: la vendita ufficiale degli incarichi ecclesiastici ("simonia") e la vendita delle "assoluzioni" ("indulgenze"), esaurirono finalmente la pazienza di un grande parte dei cristiani occidentali. Lutero emise le Tesi e il papa rispose emettendo una bolla che ordinava di bruciare gli scritti di Lutero. La Riforma iniziò in Germania.
Leone X morì improvvisamente, senza nemmeno avere il tempo di prendere l'unzione. Certo, durante gli anni del suo pontificato, la costruzione della cattedrale di San Pietro procedette male, e non c'era nulla da pensare alla grandiosa tomba di papa Giulio II. È vero, suggerì a Michelangelo di creare la facciata della chiesa di San Lorenzo, incompiuta da Brunelleschi, in modo che questo tempio diventasse lo "specchio di tutta l'Italia", e Michelangelo accettò volentieri di partire per la sua amata Firenze, dove lavorò duramente per quattro anni finché, nel 1520, tutti secondo lo stesso motivo, per mancanza di denaro, i lavori alla facciata non furono interrotti.
Nello stesso anno, però, il cardinale Giulio de Medici, futuro papa Clemente VII (Pont. 1523-1534), figlio illegittimo di Giuliano Medici e coetaneo del cugino Giovanni (Leone X) cresciuto nella casa di suo zio (Lorenzo il Magnifico) dopo l'assassinio del padre, propose a Michelangelo un'altra possibilità di lavoro a San Lorenzo. Propose di creare un insieme di lapidi per i familiari recentemente defunti nella nuova sagrestia della chiesa in costruzione: Lorenzo, figlio di Pietro Medici (fratello maggiore di Leone X) e Giuliano, il più giovane dei figli di Lorenzo il Magnifici, che non sono famosi se non per i loro nomi generici: Lorenzo e Giuliano.
In un primo momento, Michelangelo, depresso per il fallimento con la facciata della chiesa, accettò l'idea senza entusiasmo: non aveva sentimenti particolari per i morti. Ma ricordava gli anni trascorsi nella brillante cerchia di Lorenzo il Magnifico, ne onorava la memoria. E nella Sacrestia Nuova avrebbero dovuto esserci i sarcofagi con le ceneri degli anziani Lorenzo e Giuliano.

La soluzione architettonica e plastica della tomba è stata dettata dalle ridotte dimensioni della cappella, che forma un quadrato di 11 metri di lato in pianta. Era impossibile collocare in una stanza così piccola una struttura pensata per una circonvallazione circolare, come aveva inizialmente ipotizzato (focalizzandosi sulle idee compositive della tomba di Giulio II), e Michelangelo scelse la composizione tradizionale delle tombe a parete.

Tomba di Giuliano de' Medici
Le composizioni delle tombe sulle pareti laterali sono simmetriche. Presso la parete a sinistra dell'ingresso si trova la tomba di Giuliano. In una nicchia rettangolare della parete è la figura di Giuliano, giovane fiorentino seduto in abiti da patrizio romano con il capo scoperto rivolto verso la parete frontale della cappella. Sotto c'è un sarcofago, sulle cui valute sono presenti due figure allegoriche: femminile - Notte e maschile - Giorno. Notte - dorme, appoggiando la testa china sulla mano destra, sotto la mano sinistra c'è una maschera, vicino al fianco c'è un gufo. Day è sveglio, si appoggia sul gomito sinistro, girandosi a metà verso lo spettatore in modo tale che metà del suo viso sia nascosto dalla sua potente spalla destra e dalla schiena. Il volto del giorno è elaborato in modo abbozzato.

Tomba di Lorenzo de' Medici
Di fronte, presso la parete a destra dell'ingresso, è la tomba di Lorenzo. Anche lui è vestito con abiti romani, ma un elmo gli è calato sugli occhi, nascondendoli nell'ombra. La sua postura è piena di pensiero profondo, la sua mano sinistra, in cui tiene una borsa, è sollevata verso il viso e poggia su uno scrigno di gioielli inginocchiato. La testa è leggermente girata a destra, verso la parete frontale.

"Sera"
La composizione del sarcofago è simile, sulle monete ci sono figure: maschio - sera, femmina - mattina. Entrambe le figure sono rivolte verso lo spettatore. La sera tende a dormire, il mattino si sveglia.

Italia | Michelangelo Buonarroti | (1475-1564) | Cappelle Medicee | 1526-1533 | marmo | Sagrestia Nuova di San Lorenzo, Firenze |
Presso la parete frontale della cappella, di fronte all'ingresso e all'altare, in una nicchia rettangolare incorniciata da colonne scure, di ordine brunelleschiano, si trova un semplice sarcofago rettangolare con le ceneri di Lorenzo il Magnifico e del fratello Giuliano. Sul coperchio del sarcofago sono raffigurate: una Madonna seduta con un bambino sulle ginocchia (al centro), S. Cosma e S. Domian ai lati. Le figure dei santi non furono scolpite da Michelangelo, ma, rispettivamente: Montorsoli e Raffaello da Montelupo. La Madonna Medici è l'immagine chiave della cappella: è posta al centro della parete frontale, gli occhi dei santi sono rivolti verso di lei, i duchi la guardano dalle loro nicchie. Si siede, appoggiando la mano destra su un piedistallo, sul ginocchio sinistro esteso: un bambino, aggrappato a metà a sua madre in modo che lo spettatore non veda il suo viso. La Madonna tiene il bambino con la mano sinistra. L'espressione del suo viso e l'intera postura sono alimentate da un pensieroso distacco.

I contemporanei furono colpiti dalla stessa cosa che colpisce oggi: la perfezione dell'insieme architettonico e plastico della cappella nel suo insieme, la perfezione del collegamento plastico di tutte le sculture nello spazio, lo straordinario - anche per il genio di Michelangelo - il realismo di ciascuna delle sculture, salendo a un'alta generalizzazione, un simbolo. Molto si è detto sui significati simbolici delle allegorie del Mattino, del Giorno, della Sera e della Notte. Come sapete, la figura della Notte attirò un'attenzione particolare, e ci fu uno scambio di epigrafi poetiche tra Giovanni Strozzi e Michelangelo. Vogliamo soffermarci sulle sculture di Lorenzo e Giuliano e toccare il problema del “ritratto ideale”.
I contemporanei non vedevano un ritratto che somigliasse ai parenti recentemente defunti di Papa Leone X e Clemente VII né nell'aspetto né nei volti. Pensiamo che sia facile da capire. Queste particolari persone non sono state raffigurate dallo scultore sopra i loro sarcofagi. La leggenda di Firenze era l'altro Lorenzo e l'altro Giuliano, fratelli - quelli che riposavano vicino al muro di fronte. Fratelli - e quindi le lapidi sono simmetriche.


Lorenzo il Magnifico - diplomatico, filosofo, banchiere - è un vero sovrano - e quindi un elmo romano gli incorona la testa, la sua mano poggia su uno scrigno d'oro, ma lui stesso è immerso in profondi pensieri tristi. Il bello e giovane Giuliano, eroe di poesie e leggende, è coraggioso, innamorato, morto tragicamente per mano di congiurati. Ed è per questo che la sua postura è irrequieta, la sua testa si gira rapidamente. Ma Michelangelo non scolpì quei veri Medici, il più giovane dei quali non conosceva, e conosceva l'anziano solo negli ultimi anni della sua vita. Ha scolpito le loro immagini leggendarie, si potrebbe dire forme aristoteliche - o le idee platoniche di questi due nomi impressi nella storia di Firenze: Lorenzo e Giuliano.

Durante la costruzione della cappella dal 1520 al 1534, con due lunghe interruzioni, sull'Italia in generale e su Firenze si abbatterono tali temporali che sembra sorprendente che la cappella medicea fosse quasi completata. Il pontificato di Clemente VII fu segnato da un tale saccheggio di Roma da parte dell'esercito di Carlo V d'Asburgo, che la Città Eterna non conosceva dall'invasione dei barbari, e si concluse, oltre che con la divampante Riforma, anche con una scissione tra la chiesa romana e quella inglese, il cui capo si autoproclamò Enrico VIII. Alcuni storici della chiesa considerano Clemente VII l'ultimo papa del Rinascimento e se si segue questa cronologia, anche se molto condizionale, allora la Cappella Medici è vista come una lapide insuperabile del brillante Rinascimento fiorentino alla perfezione.

"Il Giudizio Universale" scrisse Michelangelo, testimone di un tempo diverso.

Manon&Gabrielle."Lorenzo e Giuliano".

Città Firenze confessione cattolicesimo Stile architettonico Tardo Rinascimento Architetto Michelangelo Buonarroti Costruzione - anni Cappelle Medicee (Sagrestia Nuova) SU Wikimedia Commons

Coordinate : 43°46′30.59″ N sh. 11°15′13.71″ E D. /  43.775164° n sh. 11.253808° E D.(sol) (fa) (io)43.775164 , 11.253808

Cappella Medicea- una cappella commemorativa della famiglia Medici presso la chiesa fiorentina di San Lorenzo. La sua decorazione scultorea è una delle più grandiose realizzazioni di Michelangelo Buonarroti e del tardo Rinascimento in generale.

Invito dell'architetto

Michelangelo arrivò a Firenze nel 1514, quando papa Leone X de' Medici gli suggerì di realizzare una nuova facciata per la locale chiesa di San Lorenzo, tempio della famiglia della potente famiglia Medici. Questa facciata doveva diventare uno "specchio di tutta l'Italia", l'incarnazione delle migliori caratteristiche dell'abilità degli artisti italiani e testimone del potere della famiglia Medici. Ma lunghi mesi di riflessione, decisioni progettuali, la permanenza di Michelangelo nelle cave di marmo si sono rivelate vane. Non c'erano abbastanza soldi per la realizzazione della grande facciata e il progetto fallì dopo la morte del papa.

Per non allontanare l'ambizioso artista dalla famiglia, il cardinale Giulio Medici gli ordinò di non completare la facciata, ma di creare una cappella nella stessa chiesa di San Lorenzo. I lavori iniziarono nel 1519.

Idee e progetti

La lastra tombale rinascimentale conobbe un notevole sviluppo, quando Michelangelo fu costretto a dedicarsi al tema delle plastiche commemorative. La Cappella Medici è un monumento alla formidabile e potente famiglia dei Medici, e non il libero arbitrio di un genio creativo.

Nelle prime bozze si proponeva di realizzare una lapide per i primi defunti della famiglia: il duca di Nemours Giuliano e il duca di Urbino Lorenzo, che Michelangelo voleva collocare al centro della cappella. Ma lo sviluppo di nuove opzioni e lo studio dell'esperienza dei predecessori hanno costretto l'artista a rivolgersi allo schema tradizionale dei monumenti laterali e murari. Nell'ultimo progetto Michelangelo sviluppò opzioni per le pareti, decorando la lapide con sculture e le lunette sovrastanti con affreschi.

L'artista si rifiutò categoricamente di realizzare ritratti. Non fece eccezione per i duchi Lorenzo e Giuliano. Li ha presentati come l'incarnazione di volti generalizzati e idealizzati: attivi e contemplativi. Un accenno alla caducità delle loro vite erano anche figure allegoriche del corso della giornata: notte, mattina, giorno e sera. La composizione triangolare della lapide era completata da figure sdraiate degli dei fluviali già sul pavimento. Questi ultimi sono un accenno al flusso continuo del tempo. Lo sfondo era un muro, compositivamente battuto da nicchie e lesene, completato da figure decorative. Si prevedeva di collocare sulla lapide di Lorenzo ghirlande, armature e quattro statuette decorative di fanciulli accovacciati (l'unica creata da loro sarebbe stata successivamente venduta all'Inghilterra. Dalla collezione Lyde Brown nel 1785, l'imperatrice russa Caterina II l'avrebbe acquisita per le proprie collezioni di palazzo).

Nel progetto sono state collocate grandi conchiglie sopra la lapide di Giuliano Putti e nella lunetta è stato previsto un affresco. Oltre alle lapidi, c'erano anche un altare e sculture della Madonna col Bambino e di due santi dottori: Cosma e Damiano, i celesti patroni della famiglia.

Realizzazione incompleta

La Cappella Medici è una piccola stanza, a pianta quadrata, la cui lunghezza delle pareti laterali è di dodici metri. L'architettura dell'edificio è stata influenzata dal Pantheon di Roma, un famoso esempio di edificio a cupola degli antichi maestri romani. Michelangelo ha creato la sua versione ridotta nella sua città natale. Esternamente ordinario e nobile, l'edificio fa un'impressione sgradevole con la superficie ruvida delle pareti non decorate, la cui superficie monotona è rotta da rare finestre e una cupola. L'illuminazione dall'alto è praticamente l'unica illuminazione dell'edificio, come nel Pantheon romano.

Un'idea enorme con un gran numero di sculture non ha spaventato l'artista, che ha iniziato a lavorare al progetto all'età di 45 anni. Avrà anche il tempo di realizzare le figure di entrambi i duchi, figure allegoriche del corso della giornata, un fanciullo in ginocchio, la Madonna col Bambino, ei Santi Cosma e Damiano. Solo le sculture di Lorenzo e Giuliano e la figura allegorica della Notte furono realmente completate. Il maestro è persino riuscito a lucidare la loro superficie. Molto meno elaborata è la superficie della Madonna, il fanciullo in ginocchio, le allegorie del Giorno, della Sera e del Mattino. In modo strano, l'imperfezione delle figure ha dato loro una nuova espressività, forza minacciosa e ansia. La combinazione contrastante di pareti chiare con colori scuri di pilastri, cornici, infissi e archi di lunette ha contribuito all'impressione di malinconia. L'atmosfera inquietante era supportata anche dai terribili ornamenti teratologici dei fregi e dei mascheroni sui capitelli.

Le figure degli dei fluviali sono state sviluppate solo in disegni e schizzi. Nella versione finale, sono stati abbandonati del tutto. Rimasero vuote anche le nicchie lungo le figure di Lorenzo e Giuliano e le lunette. Lo sfondo della parete con le figure della Madonna col Bambino e dei Santi Cosma e Damiano non è stato affatto sviluppato. Su una delle opzioni, hanno anche pianificato di creare qui pilastri e nicchie. Nella lunetta potrebbe esserci un affresco sul tema "La Resurrezione di Cristo" come allusione alla vita eterna dei morti nell'aldilà e che si trova nel bozzetto.

Rompere con i Medici

Interno della cappella

Il lavoro sulle figure della cappella si è protratto per quasi quindici anni e non ha portato soddisfazione all'artista per il risultato finale, perché non corrispondeva al progetto. Anche i suoi rapporti con la famiglia Medici si deteriorarono. Nel 1527 i fiorentini di mentalità repubblicana si ribellarono ed espulsero dalla città tutti i Medici. I lavori per la cappella sono stati interrotti. Michelangelo si schierò dalla parte dei ribelli, il che diede origine ad un'accusa di ingratitudine nei confronti di mecenati e mecenati di lunga data.

Firenze fu assediata dai soldati degli eserciti combinati del papa e dell'imperatore Carlo. Il governo provvisorio dei ribelli nominò Michelangelo capo di tutte le fortificazioni. La città fu presa nel 1531 e il potere dei Medici a Firenze fu restaurato. Michelangelo fu costretto a continuare i lavori nella cappella.

Michelangelo, terminati gli schizzi delle sculture, lasciò Firenze, si trasferì a Roma, dove lavorò fino alla morte. La cappella è stata costruita secondo le sue soluzioni progettuali e le sculture incompiute sono state installate nei luoghi appropriati. Le figure dei Santi Cosma e Damiano sono state realizzate dagli assistenti scultori Montorsoli e Raffaello da Montelupo.

La Cappella Medici a Firenze è la cappella commemorativa dell'intera famiglia Medici presso la chiesa di San Lorenzo. La decorazione scultorea del tempio è tra le più ambiziose realizzazioni del tardo Rinascimento e di Michelangelo Buonarroti in particolare.
Michelangelo venne per la prima volta a Firenze nel 1514. Arrivò con l'obiettivo di creare una nuova facciata per il tempio di famiglia di San Lorenzo, la chiesa dell'influente famiglia dei Medici. Fu commissionato da Papa Leone X. La facciata doveva diventare uno "specchio d'Italia", l'incarnazione delle migliori tradizioni degli artisti italiani, testimonianza del potere della famiglia Medici. Ma il grandioso progetto non fu realizzato da Michelangelo per mancanza di fondi e per la morte del papa.
Poi l'ambizioso artista ricevette dal cardinale Giulio Medici l'incarico di non restaurare la facciata, ma di creare una nuova cappella nella stessa chiesa di San Lorenzo. I lavori iniziarono nel 1519.
La lapide ha fatto molta strada dal Rinascimento. Quindi Michelangelo si è rivolto al tema della plastica commemorativa. La Cappella Medici divenne un monumento dedicato alla potente famiglia dei Medici, e non alla volontà di un genio creativo.
Al centro della cappella, Michelangelo volle collocare le lapidi dei primi defunti rappresentanti dei Medici: il duca di Nemours Giuliano e il duca di Urbino Lorenzo. I loro schizzi sono stati offerti insieme a quelli del tempio. Ma non solo lo sviluppo di nuove opzioni, così come lo studio dei predecessori, hanno costretto l'artista a realizzarle secondo lo schema tradizionale dei monumenti laterali vicino alle mura. Michelangelo ha decorato la lapide con sculture. Le lunette sovrastanti erano sormontate da affreschi.
La Cappella Medici è una piccola stanza, a pianta quadrata, la lunghezza delle pareti raggiunge i dodici metri. Nell'architettura dell'edificio si può vedere l'influenza del Pantheon di Roma, un famoso esempio della costruzione a cupola dei maestri dell'antica Roma. La costruzione ordinaria e nobile della cappella fa un'impressione sgradevole con la sua superficie ruvida e le pareti disadorne. La superficie monotona è interrotta solo da occasionali finestre e da una cupola. L'illuminazione dall'alto all'interno è praticamente l'unica illuminazione dell'edificio.
L'artista ha iniziato a lavorare su un progetto così complesso con un gran numero di sculture all'età di 45 anni. Riuscì persino a creare figure di duchi, figure allegoriche dell'ora del giorno, un ragazzo in ginocchio, i santi Cosma e Damiano, la Madonna col Bambino. Ma furono completate solo le sculture di Lorenzo e Giuliano, oltre alla figura allegorica della Notte. Il maestro è riuscito a macinare solo la loro superficie. Terminati gli schizzi delle sculture, Michelangelo lasciò Firenze e si trasferì a Roma. La Cappella Medici continuò ad essere costruita secondo le sue decisioni progettuali, le sculture incompiute furono installate nei luoghi appropriati.