Leggi Amleto, principe di Danimarca online per intero - William Shakespeare - MyBook. Il fondo d'oro dei classici mondiali - Amleto, principe di Danimarca (tradotto da B. Pasternak) Amleto letto completamente in russo Shakespeare

Amleto, principe di Danimarca (tradotto da B. Pasternak)

CARATTERI

Claudio, Re di Danimarca. Frazione, figlio del primo e nipote dell'attuale re. Polonio, capo consigliere reale. Orazio amico di Amleto. Laerte figlio di Polonio. Voltimand, Cornelio cortigiani. Rosencrantz, Guildenstern ex compagni universitari di Amleto. Osric . Nobile . Sacerdote . Marcello, Bernardo ufficiali francisco, soldato. Rinaldo, approssimativo Polonio. attori . Due becchini . Il fantasma del padre di Amleto . Fortebraccio Principe di Norvegia. Capitano . ambasciatori inglesi . Gertrude, regina di Danimarca, madre di Amleto. Ofelia figlia di Polonio. Signori , signora , ufficiali , soldati , marinai , messaggeri , seguito . Località: Elsinore.

ATTO PRIMO

SCENA UNO

Elsinore. Piazzale antistante il castello. Mezzanotte. francisco al suo posto. L'orologio segna le dodici. Adatto a lui Bernardo . Bernardo Chi è la? francisco No, chi sei, prima risposta. Bernardo Lunga vita al Re! francisco Bernardino? Bernardo Lui. francisco Ti sei assicurato di venire al tuo tempo. Bernardo Dodici colpi; vai a dormire Francesco. francisco Grazie per aver cambiato: ho freddo e desideroso nel mio cuore. Bernardo Come sta la guardia? francisco Tutto, come un topo, tacque. Bernardo Allora buona notte. E Orazio e Marcello si incontreranno, i miei turni, - sbrigati. francisco Ascolta, vero? - Chi và? accedere Orazio E Marcello . Orazio Amici del paese. Marcello E servi del re. francisco Addio. Marcello Addio, vecchio. Chi ti ha sostituito? francisco Bernardo di turno. Addio. Foglie. Marcello EHI! Bernardino! Bernardo Questo è tutto! Orazio è qui! Orazio Sì, in un certo senso. Bernardo Orazio, ciao; ciao amico Marcello Marcello Bene, come è apparsa questa stranezza oggi? Bernardo Non ho ancora visto. Marcello Orazio considera tutto un gioco dell'immaginazione e non crede nel nostro fantasma, visto due volte di seguito. Così gli ho suggerito di stare di guardia con noi questa notte e, se lo spirito riappare, controllalo e parlagli. Orazio Sì, è così che ti apparirà! Bernardo Sediamoci, e permettici di tempestare il tuo udito, così fortificato contro di noi, con una storia su ciò che hai visto. Orazio Mi scusi, mi siedo. Sentiamo cosa ha da dire Bernardo. Bernardo Ieri notte, quando una stella a occidente del Polare ha trasferito i suoi raggi in quella parte del cielo, dove ancora brilla, io sono con Marcello, era solo l'ora... Incluso Fantasma Marcello Silenzio! Congelare! Guarda, eccolo di nuovo. Bernardo Postura: l'immagine sputata del re defunto. Marcello Sei esperto: rivolgiti a lui, Orazio. Bernardo Quindi, sembra un re? Orazio Sì, in quale altro modo! Sono spaventato e confuso! Bernardo Sta aspettando una domanda. Marcello Chiedi a Orazio. Orazio Chi sei tu, senza diritto a quest'ora della notte, Avendo assunto la forma che risplendeva, Il sepolto monarca di Danimarca? Evoco il cielo, rispondimi! Marcello Era offeso. Bernardo E se ne va. Orazio Fermare! Risposta! Risposta! evoco! Fantasma foglie Marcello Se n'è andato e non ha voluto parlare. Bernardo Ebbene, Orazio? Pieno di svolazzi. È solo un gioco fantasy? Qual è la tua opinione? Orazio Giuro su Dio: non lo riconoscerei se non fosse ovvio! Marcello E come simile al re! Orazio Come stai con te stesso. E con la stessa armatura, come in una battaglia con un norvegese, e altrettanto cupo come in un giorno indimenticabile, quando, durante una lite con gli eletti della Polonia, li gettò fuori dalla slitta sul ghiaccio. Incredibile! Marcello Alla stessa ora con lo stesso importante passo ci è passato due volte ieri. Orazio Non conosco i dettagli della soluzione, ma in generale questo è probabilmente un segno degli shock che minacciano lo Stato. Marcello Aspettare. Sediamoci. Chi mi spiegherà, perché tanta severità delle guardie, trattenendo i cittadini di notte? Cosa ha causato la fusione di cannoni di rame, e l'importazione di armi dall'estero, e il reclutamento di carpentieri navali, diligenti nei giorni feriali e la domenica? Cosa si cela dietro questa febbre, che ha preteso la notte per aiutare il giorno? Chi me lo spiegherà? Orazio Proverò. Almeno questa è la voce. Il re la cui immagine è appena apparsa davanti a noi, come sapete, fu chiamato in battaglia dal sovrano dei norvegesi Fortinbras. Il nostro coraggioso Amleto ha dominato in battaglia, e così era conosciuto nel mondo illuminato. Il nemico è caduto. C'era un trattato, fortificato con l'osservanza delle regole d'onore, che insieme alla vita Fortebraccio avrebbe dovuto lasciare il vincitore e le terre, in cambio delle quali da parte nostra promettere vasti possedimenti, e Fortebraccio ne avrebbe preso possesso, prendendone la parte superiore mano. Per gli stessi motivi, la sua terra, secondo l'articolo citato, fu data ad Amleto. Ecco cosa c'è dopo. Il suo erede, il giovane Fortebraccio, in un eccesso di naturale entusiasmo, raccolse un distaccamento in tutta la Norvegia per il pane, teppisti pronti alla battaglia. I preparativi sono un obiettivo visibile, come confermano i rapporti, - Con la forza, con le armi in mano, riconquistare le terre perdute dal padre. Qui, credo, risieda la causa principale del nostro raduno, una fonte di disordini e una scusa per la confusione e il tumulto nel paese. Bernardo Penso che sia così. Non è vano che un fantasma minaccioso, simile al re, che era ed è il colpevole di quelle guerre, aggiri le guardie in armatura. OrazioÈ come una pagliuzza nell'occhio della mia anima! Nel periodo di massimo splendore di Roma, nei giorni delle vittorie, prima che cadesse l'imperioso Giulio, le tombe rimanevano senza inquilini ei morti nelle strade macinavano l'incoerenza. La rugiada sanguinava nel fuoco delle comete, sul sole apparivano macchie; il mese, sulla cui influenza Nettuno costruisce il suo potere, Era malato di oscurità, come nel giorno del giudizio, Accetterà la stessa folla di cattivi presagi, Come se gli eventi corressero avanti, Come messaggeri inviati frettolosamente, Terra e cielo insieme mandano Alle nostre latitudini ai nostri connazionali. Fantasma ritorna Ma stai zitto! Ecco oh di nuovo! Mi fermerò ad ogni costo. Fuori posto, ossessione! Oh, se solo ti viene data la parola, apriti a me! Forse è necessario farti misericordia per il riposo e per il nostro bene, rivelami! Forse sei penetrato nel destino del paese e non è troppo tardi per scongiurarlo, apriti! Forse, durante la tua vita, hai seppellito un tesoro, acquisito dalla menzogna, - I tesori ti chiamano, spiriti, dicono, - Apri! Fermare! Aprimi! Il gallo canta. Marcello, tienilo! Marcello Colpito con un'alabarda? Orazio Colpisci se schivi. Bernardo Eccolo! Orazio Qui! Fantasma foglie. Marcello Andato! Irritiamo l'ombra reale Con un'aperta dimostrazione di violenza. Dopotutto, un fantasma, come il vapore, è invulnerabile, ed è stupido e inutile combatterlo. Bernardo Lui rispondeva, ma il gallo cantava. Orazio E poi rabbrividì, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato, e aveva paura di rispondere. Ho sentito, il Gallo, il trombettista dell'aurora, con la sua gola penetrante si sveglia dal sonno del Dio del Giorno. Al suo segnale, ovunque vaghi lo spirito errante: nel fuoco, nell'aria, sulla terra o nel mare, si affretta immediatamente a casa. E proprio ora ne abbiamo avuto conferma. Marcello Cominciò a svanire al canto del gallo. Si crede che ogni anno, in inverno, prima della festa della Natività di Cristo, un uccello diurno canti tutta la notte. Quindi, secondo le indiscrezioni, gli spiriti non fanno scherzi, di notte tutto tace, non danneggiano il pianeta e scompaiono gli incantesimi di streghe e fate, tempo così benedetto e sacro. Orazio L'ho sentito anch'io e ci credo anch'io. Ma ecco la mattina in un mantello rosa La rugiada calpesta le collinette a est. È ora di togliere l'orologio. E il mio consiglio: avvertiamo il principe Amleto di quello che ha visto. Garantisco per la vita, lo spirito, Muto con noi, romperà il silenzio davanti a lui. Bene, amici, cosa ne pensate? Per dire: come ispira il dovere dell'amore e della devozione? Marcello penso di dire. E inoltre, so dove trovarlo oggi. Essi lasciano.

La tragedia "Amleto" è uno degli apici dell'opera di Shakespeare. La commedia è basata sulla tragica storia del principe danese Amleto, che finse di essere pazzo per vendicarsi dell'assassino di suo padre, che salì al trono. La lotta spirituale interna associata alla terribile scoperta del segreto della morte di suo padre, unita al rifiuto dell'ambiente vile della corte reale e al desiderio di correggere il mondo, porta Amleto alla sofferenza, che provoca la sua stessa morte e la morte di coloro che lo circondano.

William Shakespeare
AMLETO, PRINCIPE DI DANESE

introduzione

Come drammaturgo, Shakespeare iniziò a recitare alla fine degli anni '80 del XVI secolo. I ricercatori ritengono che all'inizio abbia elaborato e "aggiornato" opere già esistenti e solo successivamente sia passato alla creazione delle proprie opere. Tuttavia, molti dei drammi di Shakespeare - tra cui quelli famosi come "Re Lear" - sono rielaborazioni profondamente originali di opere più antiche o basate su trame usate nella drammaturgia pre-shakespeariana.

L'eredità di Shakespeare è composta da trentasette opere teatrali. Le più famose sono le commedie "The Taming of the Shrew" (1593), "Much Ado About Nothing" (1598), "As You Like It" (1599), "Twelfth Night" (1600), cronache storiche " Riccardo III" (1592) e "Enrico IV" (1597), la tragedia "Romeo e Giulietta" (1594), "Otello" (1604), "Re Lear" (1605), "Macbeth" (1605), "Antonio e Cleopatra" (1606), "Tempesta" (1612). La più grande tragedia di Shakespeare è Amleto (1601), o La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca.

Questa tragedia incarnava un amaro paradosso storico, secondo il quale il Rinascimento, che liberò l'individuo e lo liberò dall'oppressione dei pregiudizi medievali, fu l'inizio della transizione verso un nuovo ordine sociale: quello capitalista, con i suoi pregiudizi, con i suoi oppressione spirituale. "Così, a cavallo tra due mondi", ha scritto M. Morozov, un ricercatore sovietico dell'opera di Shakespeare, "il decrepito mondo del feudalesimo e il nuovo mondo emergente delle relazioni capitaliste", appare davanti a noi l'immagine triste del principe danese "Questo dolore non è casuale. Lo stesso Shakespeare lo sperimentò, nelle sue opere molti dei suoi contemporanei vissero. Il crollo dei legami feudali diede origine alla più grande fioritura del pensiero liberato e dell'arte vivente. Ma il mondo feudale fu sostituito dal mondo capitalista, che ha portato nuova schiavitù per le persone, nuove catene per il pensiero.Gli umanisti di quell'epoca potevano solo sognare la felicità dell'umanità, potevano interpretare la vita, ma erano impotenti a creare questa felicità, a cambiare la vita.Hanno creato utopie Ma non conoscevano e non potevano conoscere in quell'epoca i veri modi per realizzare i loro nobili sogni. E la discordia tra un sogno e la realtà ha suscitato in loro un dolore "amletiano". La tragedia di Amleto è essenzialmente la tragedia del umanesimo di quell'epoca, che fiorì nella fredda alba mattutina dell'era capitalista.

Storia della trama

La leggenda di Amleto fu registrata per la prima volta alla fine del XII secolo dal cronista danese Saxo Grammatik. In epoca pagana antica - così racconta Saxo Grammaticus - il sovrano dello Jutland veniva ucciso durante un banchetto dal fratello Feng, che ne sposò poi la vedova. Il figlio dell'uomo assassinato, il giovane Amleto, decise di vendicare l'assassinio di suo padre. Per guadagnare tempo e apparire al sicuro agli occhi dell'infido Feng, Amleto finse di essere pazzo: si rotolava nel fango, agitava le braccia come ali, cantava come un gallo. Tutte le sue azioni parlavano di "perfetto stupore mentale", ma nei suoi discorsi si nascondeva "l'astuzia senza fondo" e nessuno poteva capire il significato nascosto delle sue parole. Un amico di Feng (il futuro Claudio shakespeariano), "un uomo più sicuro di sé che ragionevole" (il futuro Polonio shakespeariano), si impegnò a verificare se Amleto fosse pazzo. Per origliare la conversazione di Amleto con sua madre, questo cortigiano si nascose sotto un pezzo di paglia che giaceva in un angolo. Ma Amleto era attento. Entrando in sua madre, per prima cosa perquisì la stanza e trovò una spia nascosta. Lo uccise, fece a pezzi il cadavere, li fece bollire e li gettò in pasto ai maiali. Poi tornò da sua madre, "le ferì a lungo il cuore" con amari rimproveri, e la lasciò piangendo e piangendo. Feng inviò Amleto in Inghilterra, accompagnato da due cortigiani (i futuri shakespeariani Rosencrantz e Guildenstern), consegnando loro segretamente una lettera al re inglese con la richiesta di uccidere Amleto. Come nella tragedia di Shakespeare, Amleto ha sostituito la lettera e il re inglese ha invece inviato due cortigiani che accompagnavano Amleto per essere giustiziati. Il re inglese accolse affettuosamente Amleto, parlò molto con lui e si meravigliò della sua saggezza. Amleto sposò la figlia del re inglese. Tornò quindi nello Jutland, dove, durante una festa, fece ubriacare Feng ei cortigiani e diede fuoco al palazzo. I cortigiani morirono nell'incendio. Feng Amleto gli ha tagliato la testa. Così trionfò Amleto sui suoi nemici.

Nel 1576, lo scrittore francese Belforet raccontò questa antica leggenda nei suoi Tragic Tales. Nel 1680, un'opera teatrale su Amleto, probabilmente scritta dal drammaturgo Thomas Kyd, fu rappresentata sul palcoscenico londinese. Questa commedia è persa. In esso è stato messo in luce il fantasma del padre di Amleto (questo è tutto ciò che sappiamo di questa commedia). Queste erano le fonti da cui Shakespeare scrisse il suo Amleto nel 1601.

Tempo e luogo dell'azione

La leggenda di Amleto, come abbiamo visto, appartiene a tempi antichissimi: se gli eventi descritti da Saxo il Grammatico sono realmente accaduti, probabilmente appartengono al IX secolo. Ma nell'"Amleto" di Shakespeare troviamo molti dettagli relativi a un'epoca molto più tarda. Ad esempio, nella tragedia viene menzionato il fuoco dei cannoni e la polvere da sparo è stata inventata solo nel XIV secolo. La scena della tragedia si trova nella città danese di Elsinore (sulla riva dello stretto che separa la Danimarca dalla penisola scandinava) castello fortificato, che fu costruito qui solo nel XVI secolo. Shakespeare sottolinea che Amleto ha studiato a Wittenberg (in Germania), e nel frattempo anche l'università di questa città è stata fondata solo nel XVI secolo (nel 1502). La maggior parte della famiglia e altri dettagli di "Amleto" appartengono all'Inghilterra dell'era di Shakespeare. Ma la cosa principale è che le persone descritte nella tragedia, i loro pensieri, sentimenti, relazioni tra loro appartengono alla realtà vivente dell'era di Shakespeare. Con il pretesto di antichità e nomi stranieri, Shakespeare ha mostrato al pubblico un'immagine della società contemporanea.

Cite ( text-align: center; margin-top: 0.5em; margin-bottom: 0.5em; margin-left: 0em; margin-right: 0em ) cite p ( text-align: center; text-indent: 0px ) sottotitolo ( font-size: 100%; font-weight: normal ) poesia ( margin-top: 0em; margin-bottom: 0em ) stanza ( font-size: 100%; margin-left: 2em; margin-right: 2em ) drammaturgia William poesia Shakespeare Amleto

La tragedia "Amleto" è uno degli apici dell'opera di Shakespeare. La commedia è basata sulla tragica storia del principe danese Amleto, che finse di essere pazzo per vendicarsi dell'assassino di suo padre, che salì al trono. La lotta spirituale interna associata alla terribile scoperta del segreto della morte di suo padre, unita al rifiuto dell'ambiente vile della corte reale e al desiderio di correggere il mondo, porta Amleto alla sofferenza, che provoca la sua stessa morte e la morte di coloro che lo circondano.

1.1 - correzione di bozze aggiuntiva - Evgeny Great

1.2 - formattazione aggiuntiva, note aggiunte

Riferimenti e note storiche e letterarie appartengono a M. Morozov.

William Shakespeare

AMLETO, PRINCIPE DI DANESE

introduzione


Come drammaturgo, Shakespeare iniziò a recitare alla fine degli anni '80 del XVI secolo. I ricercatori ritengono che all'inizio abbia curato e "aggiornato" opere teatrali già esistenti e solo successivamente sia passato alla creazione delle proprie opere. Tuttavia, molti dei drammi di Shakespeare - tra cui quelli famosi come "Re Lear" - sono rielaborazioni profondamente originali di opere più antiche o basate su trame usate nella drammaturgia pre-shakespeariana.

L'eredità di Shakespeare è composta da trentasette opere teatrali. Le più famose sono le commedie "The Taming of the Shrew" (1593), "Much Ado About Nothing" (1598), "As You Like It" (1599), "Twelfth Night" (1600), cronache storiche " Riccardo III" (1592) ed Enrico IV (1597), le tragedie Romeo e Giulietta (1594), Otello (1604), Re Lear (1605), Macbeth (1605), Antonio e Cleopatra (1606), "La tempesta" ( 1612). La più grande tragedia di Shakespeare è Amleto (1601), o La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca.

Questa tragedia incarnava un amaro paradosso storico, secondo il quale il Rinascimento, che liberò l'individuo e lo liberò dall'oppressione dei pregiudizi medievali, fu l'inizio della transizione verso un nuovo ordine sociale: quello capitalista, con i suoi pregiudizi, con i suoi oppressione spirituale. "Così, a cavallo tra due mondi", ha scritto M. Morozov, un ricercatore sovietico dell'opera di Shakespeare, "il decrepito mondo del feudalesimo e il nuovo mondo emergente delle relazioni capitaliste", appare davanti a noi un'immagine triste di un principe danese . Questo dolore non è casuale. Fu sperimentato anche dallo stesso Shakespeare, nelle cui opere i motivi dolorosi suonano come il paradiso, lo sperimentarono anche molti suoi contemporanei. La disgregazione dei legami feudali ha dato origine alla più grande fioritura del pensiero liberato e dell'arte vivente. Ma il mondo feudale è stato sostituito dal mondo capitalista, che ha portato nuova schiavitù per le persone, nuove catene per il pensiero. Gli umanisti di quell'epoca potevano solo sognare la felicità dell'umanità, potevano interpretare la vita, ma non erano in grado di creare questa felicità, di cambiare la vita. Hanno creato utopie. Ma non sapevano e non potevano sapere in quell'epoca i veri modi per realizzare i loro nobili sogni. E la discordia tra sogno e realtà ha suscitato in loro un dolore “amletiano”. La tragedia di Amleto è, nella sua essenza, la tragedia dell'umanesimo di quell'epoca, fiorita nella fredda alba mattutina dell'era capitalista.


Storia della trama

La leggenda di Amleto fu registrata per la prima volta alla fine del XII secolo dal cronista danese Saxo Grammatik. In epoca pagana antica - così racconta Saxo Grammaticus - il sovrano dello Jutland veniva ucciso durante un banchetto dal fratello Feng, che ne sposò poi la vedova. Il figlio dell'uomo assassinato, il giovane Amleto, decise di vendicare l'assassinio di suo padre. Per guadagnare tempo e apparire al sicuro agli occhi dell'infido Feng, Amleto finse di essere pazzo: si rotolava nel fango, agitava le braccia come ali, cantava come un gallo. Tutte le sue azioni parlavano di "perfetto stupore mentale", ma nei suoi discorsi c'era "astuzia senza fondo", e nessuno riusciva a capire il significato nascosto delle sue parole. Un amico di Feng (il futuro Claudio shakespeariano), "un uomo più sicuro di sé che ragionevole" (il futuro Polonio shakespeariano), si impegnò a verificare se Amleto fosse pazzo. Per origliare la conversazione di Amleto con sua madre, questo cortigiano si nascose sotto un pezzo di paglia che giaceva in un angolo. Ma Amleto era attento. Entrando in sua madre, per prima cosa perquisì la stanza e trovò una spia nascosta. Lo uccise, fece a pezzi il cadavere, li fece bollire e li gettò in pasto ai maiali. Poi tornò da sua madre, "le ferì a lungo il cuore" con amari rimproveri, e la lasciò piangendo e piangendo. Feng inviò Amleto in Inghilterra, accompagnato da due cortigiani (i futuri shakespeariani Rosencrantz e Guildenstern), consegnando loro segretamente una lettera al re inglese con la richiesta di uccidere Amleto. Come nella tragedia di Shakespeare, Amleto ha sostituito la lettera e il re inglese ha invece inviato due cortigiani che accompagnavano Amleto per essere giustiziati. Il re inglese accolse affettuosamente Amleto, parlò molto con lui e si meravigliò della sua saggezza. Amleto sposò la figlia del re inglese. Tornò quindi nello Jutland, dove, durante una festa, fece ubriacare Feng ei cortigiani e diede fuoco al palazzo. I cortigiani morirono nell'incendio. Feng Amleto gli ha tagliato la testa. Così trionfò Amleto sui suoi nemici.

La drammaturgia dei secoli XVI-XVII era parte integrante e forse la più importante della letteratura dell'epoca. Questo tipo di creatività letteraria era il più vicino e comprensibile alle grandi masse, era uno spettacolo che permetteva di trasmettere allo spettatore i sentimenti ei pensieri dell'autore. William Shakespeare è uno dei rappresentanti più brillanti della drammaturgia di quel tempo, che viene letto e riletto al nostro tempo, gioca basato sulle sue opere, analizza concetti filosofici.

Il genio del poeta, attore e drammaturgo inglese sta nella capacità di mostrare la realtà della vita, di penetrare nell'anima di ogni spettatore, di trovare in essa una risposta alle sue affermazioni filosofiche attraverso sentimenti familiari a ogni persona. L'azione teatrale dell'epoca si svolgeva su una pedana al centro della piazza, gli attori nel corso della rappresentazione potevano scendere nella “sala”. Lo spettatore è diventato, per così dire, un partecipante a tutto ciò che stava accadendo. Al giorno d'oggi, un tale effetto di presenza è irraggiungibile anche utilizzando le tecnologie 3d. Tanto più importante in teatro era la parola dell'autore, il linguaggio e lo stile dell'opera. Il talento di Shakespeare si manifesta sotto molti aspetti nel suo modo linguistico di presentare la trama. Semplice e in qualche modo ornato, si differenzia dal linguaggio delle strade, permettendo allo spettatore di elevarsi al di sopra della quotidianità, di stare per qualche tempo alla pari con i personaggi della commedia, persone dell'alta borghesia. E il genio è confermato dal fatto che questo non ha perso il suo significato in tempi successivi: abbiamo l'opportunità di diventare per qualche tempo complici degli eventi dell'Europa medievale.

L'apice dell'opera di Shakespeare era considerato da molti dei suoi contemporanei, e dalle generazioni successive dopo di loro, la tragedia "Amleto - Principe di Danimarca". Quest'opera di un classico inglese riconosciuto è diventata una delle più significative per il pensiero letterario russo. Non è un caso che la tragedia di Amleto sia stata tradotta in russo più di quaranta volte. Tale interesse è causato non solo dal fenomeno della drammaturgia medievale e dal talento letterario dell'autore, che è senza dubbio. Amleto è un'opera che riflette "l'immagine eterna" di un ricercatore della verità, un filosofo della moralità e un uomo che ha superato la sua epoca. La galassia di queste persone, iniziata con Amleto e Don Chisciotte, è continuata nella letteratura russa con le immagini di "persone superflue" Onegin e Pecorin, e più avanti nelle opere di Turgenev, Dobrolyubov, Dostoevskij. Questa linea è originaria dell'anima ricercatrice russa.

Storia della creazione - Tragedia Amleto nel romanticismo del XVII secolo

Proprio come molte delle opere di Shakespeare si basano su racconti della letteratura dell'alto medioevo, così la trama della tragedia Amleto è stata presa in prestito da lui dalle cronache islandesi del XII secolo. Tuttavia, questa trama non è qualcosa di originale per il "tempo oscuro". Il tema della lotta per il potere, indipendentemente dalle norme morali, e il tema della vendetta è presente in molte opere di tutti i tempi. Sulla base di ciò, il romanticismo di Shakespeare ha creato l'immagine di una persona che protesta contro le fondamenta del suo tempo, cercando una via d'uscita da queste catene di convenzioni alle norme della pura moralità, ma che a sua volta è ostaggio delle regole e delle leggi esistenti. Il principe ereditario, romantico e filosofo, che si pone eterni interrogativi sull'essere e, allo stesso tempo, è costretto a combattere nella realtà come era consuetudine a quel tempo - “non è padrone di se stesso, la sua nascita è legato mano nella mano” (atto I, scena III ), e questo gli provoca una protesta interna.

(Incisione antica - Londra, XVII secolo)

Nell'anno in cui è stata scritta e messa in scena la tragedia, l'Inghilterra ha vissuto una svolta nella sua storia feudale (1601), quindi, nell'opera c'è una certa oscurità, un declino reale o immaginario dello stato: "Qualcosa è marcito nel Regno di Danimarca" (atto I, scena IV). Ma siamo più interessati alle eterne domande "sul bene e sul male, sull'odio feroce e sull'amore santo", così chiaramente e così ambiguamente enunciate dal genio di Shakespeare. In pieno accordo con il romanticismo nell'arte, la commedia contiene eroi di pronunciate categorie morali, un ovvio cattivo, un meraviglioso eroe, c'è una linea d'amore, ma l'autore va oltre. L'eroe romantico si rifiuta di seguire i canoni del tempo nella sua vendetta. Una delle figure chiave della tragedia, Polonio, non ci appare sotto una luce univoca. Il tema del tradimento è considerato in diverse trame ed è anche offerto al giudizio dello spettatore. Dall'evidente tradimento del re e dall'infedeltà della memoria del defunto marito da parte della regina, al banale tradimento degli amici degli studenti, che non sono contrari a scoprire i segreti del principe per la misericordia del re .

Descrizione della tragedia (la trama della tragedia e le sue caratteristiche principali)

Ilsinore, castello dei re danesi, guardia notturna con Orazio, amico di Amleto, incontra il fantasma del re defunto. Horatio racconta ad Amleto di questo incontro e decide di incontrare personalmente l'ombra di suo padre. Il fantasma racconta al principe la raccapricciante storia della sua morte. La morte del re si rivela essere un vile omicidio da parte di suo fratello Claudio. Dopo questo incontro, avviene una svolta nella mente di Amleto. Quanto appreso si sovrappone al fatto del matrimonio inutilmente veloce della vedova del re, della madre di Amleto e del fratello assassino. Amleto è ossessionato dall'idea della vendetta, ma è in dubbio. Deve assicurarsi di tutto da solo. Fingendo follia, Amleto osserva tutto. Polonio, consigliere del re e padre dell'amato di Amleto, cerca di spiegare al re e alla regina tali cambiamenti nel principe con amore rifiutato. In precedenza, aveva proibito a sua figlia Ofelia di accettare il corteggiamento di Amleto. Questi divieti distruggono l'idillio dell'amore, portando ulteriormente alla depressione e alla follia della ragazza. Il re fa i suoi tentativi per scoprire i pensieri ei piani del figliastro, è tormentato dai dubbi e dal suo peccato. Gli ex studenti amici di Amleto da lui assunti sono con lui inseparabili, ma inutilmente. Lo shock di ciò che ha appreso fa riflettere ancora di più Amleto sul significato della vita, su categorie come libertà e moralità, sull'eterna questione dell'immortalità dell'anima, sulla fragilità dell'essere.

Nel frattempo, a Ilsinore appare una troupe di attori erranti, e Amleto li convince a inserire diverse battute nell'azione teatrale, esponendo il re al fratricidio. Nel corso della rappresentazione Claudio si tradisce confuso, i dubbi di Amleto sulla sua colpevolezza vengono dissipati. Cerca di parlare con sua madre, di lanciarle accuse in faccia, ma il fantasma che appare gli proibisce di vendicarsi di sua madre. Un tragico incidente esacerba la tensione nelle stanze reali: Amleto uccide Polonio, che durante questa conversazione si nascose dietro le tende per curiosità, scambiandolo per Claudio. Amleto viene inviato in Inghilterra per coprire questi sfortunati incidenti. Gli amici spia vengono inviati con lui. Claudio consegna loro una lettera per il re d'Inghilterra chiedendogli di giustiziare il principe. Amleto, che è riuscito a leggere accidentalmente la lettera, vi apporta delle correzioni. Di conseguenza, i traditori vengono giustiziati e lui torna in Danimarca.

Anche Laerte, figlio di Polonio, torna in Danimarca, la tragica notizia della morte della sorella Ofelia a causa della sua pazzia per amore, nonché dell'assassinio del padre, lo spinge ad allearsi con Claudia per vendetta . Claudio provoca un duello con le spade tra due giovani, la lama di Laerte è volutamente avvelenata. Non soffermandosi su questo, Claudio avvelena anche il vino, per far ubriacare Amleto in caso di vittoria. Durante il duello, Amleto viene ferito da una lama avvelenata, ma trova un'intesa con Laerte. Il duello continua, durante il quale gli avversari si scambiano le spade, ora Laerte viene ferito da una spada avvelenata. La madre di Amleto, la regina Gertrude, non sopporta la tensione del duello e beve vino avvelenato per la vittoria del figlio. Anche Claudio viene ucciso, rimane in vita solo Orazio, l'unico vero amico di Amleto. Le truppe del principe norvegese entrano nella capitale della Danimarca, che occupa il trono danese.

Personaggi principali

Come si evince dall'intero svolgimento della trama, il tema della vendetta passa in secondo piano di fronte alla ricerca morale del protagonista. Il compimento della vendetta per lui è impossibile nell'espressione, come è consuetudine in quella società. Pur essendosi convinto della colpevolezza dello zio, non diventa il suo carnefice, ma solo un accusatore. A differenza di lui, Laerte fa un patto con il re, per lui la vendetta è soprattutto, segue le tradizioni del suo tempo. La linea d'amore nella tragedia è solo un mezzo aggiuntivo per mostrare le immagini morali di quel tempo, per avviare le ricerche spirituali di Amleto. I personaggi principali dell'opera sono il principe Amleto e il consigliere del re Polonio. È nei fondamenti morali di queste due persone che si esprime il conflitto del tempo. Non il conflitto tra il bene e il male, ma la differenza nei livelli morali di due personaggi positivi: la linea principale dell'opera, brillantemente mostrata da Shakespeare.

Un servitore intelligente, devoto e onesto del re e della patria, un padre premuroso e un rispettato cittadino del suo paese. Sta sinceramente cercando di aiutare il re a capire Amleto, sta sinceramente cercando di capire Amleto stesso. I suoi principi morali a livello di quel tempo sono impeccabili. Mandando il figlio a studiare in Francia, lo istruisce sulle regole di condotta, che oggi si possono dare senza modifiche, tanto sono sagge e universali per ogni tempo. Preoccupato per il carattere morale della figlia, la esorta a rifiutare il corteggiamento di Amleto, spiegando la differenza di classe tra loro e non escludendo la possibilità di un atteggiamento frivolo del principe nei confronti della ragazza. Allo stesso tempo, secondo le sue opinioni morali corrispondenti a quel tempo, non c'è nulla di pregiudizievole in tale frivolezza da parte del giovane. Con la sua sfiducia nei confronti del principe e della volontà di suo padre, distrugge il loro amore. Per gli stessi motivi non si fida nemmeno del proprio figlio, mandandogli un servitore come spia. Il piano per osservarlo è semplice: trovare conoscenti e, calunniando leggermente suo figlio, attirare la sincera verità sul suo comportamento lontano da casa. Anche origliare la conversazione di un figlio e di una madre arrabbiati nelle stanze reali non è qualcosa di sbagliato per lui. Con tutte le sue azioni e pensieri, Polonio sembra essere una persona intelligente e gentile, anche nella follia di Amleto, vede i suoi pensieri razionali e dà loro il dovuto. Ma è un tipico rappresentante di una società che mette così tanta pressione su Amleto con i suoi inganni e doppiezza. E questa è una tragedia comprensibile non solo nella società moderna, ma anche nel pubblico londinese dell'inizio del XVII secolo. Tale duplicità è contestata dalla sua presenza nel mondo moderno.

Un eroe con uno spirito forte e una mente eccezionale, che cerca e dubita, essendo diventato un gradino più in alto dell'intera società nella sua moralità. Sa guardarsi dall'esterno, sa analizzare chi lo circonda e analizzare i suoi pensieri e le sue azioni. Ma è anche un prodotto di quell'epoca e questo lo lega. Le tradizioni e la società gli impongono un certo stereotipo di comportamento, che non può più accettare. Sulla base della trama della vendetta, l'intera tragedia della situazione viene mostrata quando un giovane vede il male non solo in un atto vile, ma nell'intera società in cui tali atti sono giustificati. Questo giovane si chiama a vivere secondo la più alta moralità, responsabilità di tutte le sue azioni. La tragedia della famiglia lo fa solo pensare di più ai valori morali. Una persona così pensante non può che sollevare per se stessa domande filosofiche universali. Il famoso monologo "Essere o non essere" è solo l'apice di tale ragionamento, che è intessuto in tutti i suoi dialoghi con amici e nemici, nelle conversazioni con persone a caso. Ma l'imperfezione della società e dell'ambiente spinge ancora ad azioni impulsive, spesso ingiustificate, che poi vengono vissute duramente da lui e alla fine portano alla morte. Dopotutto, il senso di colpa per la morte di Ofelia e l'errore accidentale nell'assassinio di Polonio e l'incapacità di comprendere il dolore di Laerte lo opprimono e lo incatenano con una catena.

Laerte, Ofelia, Claudio, Gertrude, Orazio

Tutte queste persone vengono introdotte nella trama come l'entourage di Amleto e caratterizzano la società ordinaria, positiva e corretta nella comprensione di quel tempo. Anche considerandoli da un punto di vista moderno, si possono riconoscere le loro azioni come logiche e coerenti. La lotta per il potere e l'adulterio, la vendetta per il padre assassinato e il primo amore da ragazza, l'inimicizia con gli stati vicini e l'ottenimento di terre a seguito di tornei di giostre. E solo Amleto sta al di sopra di questa società, impantanato fino alla cintola nelle tradizioni tribali della successione al trono. Tre amici di Amleto - Orazio, Rosencrantz e Guildenstern, sono rappresentanti della nobiltà, cortigiani. Per due di loro spiare un amico non è qualcosa di sbagliato, e solo uno rimane un fedele ascoltatore e interlocutore, un abile consigliere. Un interlocutore, ma niente di più. Di fronte al suo destino, alla società e all'intero regno, Amleto è rimasto solo.

Analisi: l'idea della tragedia del principe di Danimarca Amleto

L'idea principale di Shakespeare era il desiderio di mostrare ritratti psicologici di contemporanei basati sul feudalesimo dei "tempi bui", una nuova generazione che cresce nella società che può cambiare il mondo in meglio. Competente, alla ricerca e amante della libertà. Non è un caso che nella commedia la Danimarca sia chiamata prigione, che, secondo l'autore, era l'intera società dell'epoca. Ma il genio di Shakespeare si esprimeva nella capacità di descrivere tutto per semitoni, senza scivolare nel grottesco. La maggior parte dei personaggi sono persone positive e rispettate secondo i canoni dell'epoca, ragionano in modo abbastanza sensato ed equo.

Amleto è mostrato come una persona incline all'introspezione, spiritualmente forte, ma ancora vincolata dalle convenzioni. L'incapacità di agire, l'incapacità, lo rende imparentato con le "persone superflue" della letteratura russa. Ma porta una carica di purezza morale e il desiderio della società per il meglio. La genialità di questo lavoro sta nel fatto che tutte queste questioni sono rilevanti nel mondo moderno, in tutti i paesi e in tutti i continenti, indipendentemente dal sistema politico. E la lingua e la strofa del drammaturgo inglese affascinano con la loro perfezione e originalità, ti fanno rileggere più volte le opere, rivolgerti a spettacoli, ascoltare spettacoli, cercare qualcosa di nuovo, nascosto nella notte dei tempi.

Quasi nessun'altra opera ha avuto un'influenza così potente sullo sviluppo della letteratura e della cultura di diversi paesi e popoli come l'opera di Shakespeare.

Non c'è quasi uno scrittore nella letteratura mondiale su cui sia stato scritto e detto di più che su Shakespeare.

Questo è un vero genio. È inesauribile. Ogni generazione ha cercato di dire la sua. Ogni generazione voleva capirlo più in profondità della precedente. La nostra generazione è ben lungi dall'essere la prima in questa impresa, e ben lungi dall'essere l'ultima. Questa conoscenza continuerà finché ci sarà letteratura.

Di tutta la sconfinata ricchezza creata da Shakespeare, la maggior parte dell'attenzione ha sempre attratto"Frazione". In ciò che è stato scritto su questa tragedia, si è parlato soprattutto del suo personaggio principale. E tutto ciò che si è detto sul principe danese per quattrocento anni, in un modo o nell'altro, prima o poi convergeva e si concentrava attorno al suo famoso monologo.

Perché di tutti monologhi di Amleto(e ce ne sono circa 20) è stato questo a diventare così famoso da diventare il centro di applicazione degli sforzi di molti traduttori di Shakespeare, il loro test di abilità e si è trasformato in una sorta di "bisogna sapere", diventando proprietà anche di chi non ha mai conosciuto o non ha capito Shakespeare? Perché, in primo luogo, questo monologo, come accade per le migliori arie d'opera, è un'opera assolutamente completa e perfetta nel suo genere, scritta da una mano brillante e capace di esistere da sola e deliziare coloro che ne hanno penetrato il significato senza fondo. . In secondo luogo perché - e questo ne fa davvero l'apice dell'opera shakespeariana, la cuspide che corona l'insieme architettonico della sua tragedia - quelquesto è il monologo centralesia dal punto di vista della composizione, sia dal punto di vista dell'essenza dell'immagine, e, soprattutto, dal punto di vista del significato dell'intera tragedia nel suo insieme. Questa è la quintessenza di Amleto come tragedia, Amleto come immagine e, infine, tutto Shakespeare come genio drammatico.

Cos'è questo monologo in poche parole? Questo è l'eterno problema della lotta tra il bene e il male così come si rifrange in un'anima sensibile e sublime, bramosa di ideali perduti, creata per amare, ma costretta a odiare, divisa e solitaria, tormentata dall'incomprensione e dalla rude spietatezza della vita che scorre intorno ad esso. Secondo N. Rossov, uno dei primi critici delle traduzioni di Amleto, questo monologo è "lo stato interno della parte pensante e dubbiosa (quasi inseparabilmente l'una con l'altra) dell'umanità".

Amleti ei loro problemi sono esistiti, a quanto pare, in ogni momento, e quindi non sorprende che ogni nuova era, una nuova generazione legga l'eroe di Shakespeare a modo suo. Ecco perché le traduzioni di Amleto in russo sono così diverse, così dissimili, nonostante la loro somiglianza esteriore. Il monologo centrale, ovviamente, non fa eccezione.Storia delle traduzioni di "Amleto" in Russia- forse la più ricca storia della traduzione di opere straniere. Introdotto sulla scena russa già nel 1748 nella rielaborazione di A. Sumarokov, Amleto fu tradotto più di 30 volte, e il monologo centrale della tragedia, divenuto una pietra di paragone della maestria, con il rapido sviluppo della scuola di traduzione russa, ha superato nel numero di traduzioni sia frammenti simili di altre opere classiche, sia Amleto in generale.

Nonostante tutte le vicissitudini vissute da questa tragedia in Russia (intendo gli impietosi rimaneggiamenti del XVIII e dell'inizio del XIX secolo), fu questo monologo che riuscì, seppur nelle versioni più diverse, a passare attraverso quasi tutte le traduzioni, le modifiche e gli adattamenti senza significativa distorsione di significato. Anche Sumarokov, con tutta l'assurdità pseudoclassica del suo "arrangiamento", ha trattato questo monologo con cautela insolita per lui rispetto a Shakespeare. Nel corso del tempo, mentre Shakespeare conquistava il rispetto e l'ammirazione di tutti i popoli in una difficile lotta contro ogni sorta di convenzioni, il desiderio di distorcere l'originale si trasformò nel desiderio di preservarlo, e quest'ultimo - nel rispetto per ogni verso shakespeariano, che a volte comportava un letteralismo fanatico, che danneggiava la forma più letteraria di traduzione.

Storia delle traduzioni del monologo di Amleto

Prenderemo in considerazione solo quitraduzioni più significative del monologo di Amleto, presi come frammenti dalle traduzioni dell'intera tragedia nel suo insieme, nel tentativo di tracciare la storia della traduzione di questo monologo dall'inizio dell'Ottocento fino alle traduzioni post-rivoluzionarie, che meritano un'analisi a parte.

Qui le principali tappe di questa storia: M. Vronchenko (1828), N. Polevoy (1837), A. Kroneberg (1844), M. Zagulyaev (1861), A. Sokolovsky (1883), P. Gnedich ( 1891), D. Averkiev (1895), KR (Romanov) (1899). Li prenderemo in considerazione.

Essere o non essere: questo è il problema:

se sia più nobile nella mente soffrire

Le fionde e le frecce di una fortuna oltraggiosa,

O prendere le armi contro un mare di guai,

E contrastandoli? Morire: dormire;

non più; e con un sonno per dire che finiamo

Il mal di cuore ei mille shock naturali

Quella carne è erede, è una consumazione

Devotamente essere augurato. Morire, dormire;

Dormire: forse sognare: sì, ecco il problema;

Perché in quel sonno di morte quali sogni possono venire

Quando ci siamo liberati da questa spira mortale,

Deve farci riflettere: c'è il rispetto

Ciò rende la calamità di così lunga vita;

Perché chi sopporterebbe le fruste e gli scherni del tempo,

Il torto dell'oppressore, la contumelia dell'uomo orgoglioso,

le pene dell'amore disprezzato, il ritardo della legge,

L'insolenza dell'ufficio e i disprezzi

Quel paziente merito degli indegni prende,

Quando lui stesso potrebbe fare il suo quietus

Con un punteruolo nudo? chi sopporterebbe fardels,

Per grugnire e sudare sotto una vita stanca,

Ma che il terrore di qualcosa dopo la morte,

Il paese sconosciuto da cui bourn

Nessun viaggiatore ritorna, sconcerta la volontà

E ci fa piuttosto sopportare quei mali che abbiamo

Che volare verso altri che non conosciamo?

Così la coscienza ci rende tutti codardi;

E quindi la tonalità nativa della risoluzione

è malato o'er con il pallido cast di pensiero,

E imprese di grande sostanza e momento

A questo proposito, le loro correnti si dirigono,

E perdere il nome dell'azione.

Il primo che si è proposto di ricreare "Amleto" in russo, "come l'avrebbe scritto lo stesso autore in russo", è statoMikhail Pavlovich Vronchenko, geometra militare, maggiore generale e. Ha gettato le basi per vere traduzioni dall'inglese, diventando il primo di coloro che hanno creato Shakespeare russo con ispirazione e lavoro scrupoloso.

Traduzione di "Amleto" di M. Vronchenko (1828)

Nel 1828 pubblicòTraduzione di "Amleto", che, per accuratezza e fedeltà alla lettera e allo spirito dell'originale, è rimasta per decenni rivale delle migliori traduzioni della tragedia. Ciò è tanto più sorprendente perché il suo Amleto è apparso solo 18 anni dopo la mostruosa alterazione di S. Viskovatov, fatta da una traduzione francese; creato in un'epoca in cui la letteratura russa si stava appena svegliando dal sonno letargico del classicismo con le sue convenzioni e canoni, con la sua ostilità verso lo Shakespeare volgare e "non illuminato".

Ecco come appariva il monologo di Amleto in questa prima traduzione russa della tragedia:

Essere o non essere: questo è il problema; cosa c'è di meglio,

Colpire le frecce della fortuna in guerra

O alzarsi contro un mare di angoscia

E finirli? Muori - dormi -

Non più; il sonno si ferma sempre

Tutti i dolori del cuore, mille tormenti,

Eredità di polvere: questa è una fine degna

Caldi auguri! Muori - dormi!

Addormentarsi? - Ma i sogni? - Ecco un ostacolo:

Cosa sarà in un sogno di morte,

Quando rovesciamo la fragilità ribelle,

Bisognerebbe pensarci. Ecco la fonte

Una vita così lunga di calamità e dolori!

E chi abbatterebbe il flagello e l'obbrobrio del mondo,

Le lamentele dei superbi, l'oppressione dei forti,

Leggi di debolezza, nobile ostinazione,

Tormento ridicolizzato dall'Amore, il male

Anime spregevoli disprezzo per il merito Quando il pugnale è solo un colpo -

Ed è libero? Chi camminerebbe sotto un giogo,

Gemette sotto il giogo della vita e languì,

Ogni volta che la paura del futuro dopo la morte, -

Un paese sconosciuto, da cui non c'è

Ritorna qui - non ha disturbato la volontà,

Non ti ho fatto sopportare in fretta il male della vita,

Come scappare da lei verso problemi sconosciuti?

Così la coscienza ci rende sempre timidi,

Così luminoso nella nostra determinazione arrossire

I riflessi svaniscono sotto l'ombra,

E progetta impulsi coraggiosi,

Da questo ostacolo evitando la tua corsa,

I nomi degli atti non vengono acquisiti ...

Non è vero, a prima vista questa traduzione è bellissima e non lascia quasi nulla a desiderare. Questo monologo è così completo, preciso e arcaicamente poetico. Sembra che le parole di Belinsky siano state dette su di lui, riferendosi a un'altra traduzione di M. Vronchenko - alla traduzione di "Macbeth" (1837): "Nonostante l'apparente rigidità della lingua in altri luoghi, da questa traduzione respira lo spirito di Shakespeare, e quando lo leggi, sei abbracciato dalle idee e dalle immagini del re dei poeti del mondo. È vero, lo stesso Belinsky scrisse in seguito che anche una traduzione mediocre non ucciderà fino alla fine una grande opera, che, nonostante essa e attraverso di essa, catturerà comunque il lettore o lo spettatore. Ma in questo caso la traduzione non funge da barriera, ma da filtro linguistico, riversando la poesia inglese nella poesia russa. Tra l'altro questa traduzione è stata la prima!

Ciò non significa che sia esente da difetti. Ma va notato che la maggior parte di essi si trova nel campo del linguaggio, della forma e non di un'errata interpretazione dell'originale, e alcuni di essi oggi sono stati moltiplicati nel tempo.

Cosa vediamo in un'analisi dettagliata?

Naturalmente, con il fiorire della letteratura russa e lo sviluppo della lingua russa, questa traduzione non poteva rimanere completamente moderna per molto tempo: parole ed espressioni come "la fortuna in guerra", "contro", "ostacolo", "amore di tormento”, “sotto l'ombra”, “questo ”,“ fatti ”ben presto, letteralmente nel giro di dieci anni, lo resero arcaico. Ma la fedeltà generale allo spirito, e alcune espressioni particolarmente fortunate, rimasero a lungo oggetto di imitazione.

La traduzione è assolutamente corretta ovunque? Ovviamente no. Sarebbe un compito troppo gravoso per la prima traduzione di un tale (!) lavoro. "Ecco una fine degna di desideri ardenti": questa è una traduzione del desiderato, non del reale. Shakespeare non ha queste parole. Le parole nel testo inglese significano quella morte, il sonno eterno, che porrà fine alla sofferenza dell'anima e del corpo: questa è la fine desiderata, il risultato, la pace. L'Amleto di Vronchenko, per così dire, sogghigna alla morte, dicendo che è una degna fine dei desideri ardenti, e quindi il suo pensiero sulla morte è completamente distorto. È vero, la stessa frase di Vronchenko può essere letta in un altro modo: "una fine degna di ardenti desideri", cioè "una fine degna di volerlo". Una tale interpretazione restituisce il significato dell'originale alle parole di Amleto, ma allora è ovvio che l'espressione di Vronchenko non ha successo. In ogni caso, anche nella migliore delle ipotesi, è ambiguo.

Quindi, la parola non è interpretata correttamente "sogni". Amleto parla dei sogni del sonno della morte, non dei sogni. "Rebellious Mortality" - il lavoro di un traduttore.Bobina mortale- il guscio mortale, il corpo, di cui parla così spesso Amleto, opponendoli allo spirito, all'anima. Il significato di queste parole: "quando ci liberiamo del guscio corporeo, mortale dello spirito, liberandolo". La ribellione non c'entra assolutamente nulla e, come ogni eccesso, viola l'integrità dell'immagine.

Ulteriore. ‘‘Il ritardo della legge”- questa, ovviamente, non è "la debolezza delle leggi", ma, secondo la felice espressione di uno dei successivi traduttori, "la lentezza delle leggi". Parole "lui stesso potrebbe fare il suo quietus con un punteruolo nudo" non corrisponde esattamente alla traduzione di "il pugnale è solo un colpo - ed è gratuito". Non si tratta di libertà, ma di calma, liberandosi dal “dolore del cuore”, “mille tormenti”, da “una lunga vita di calamità e dolori”.

Nelle righe “Se solo ci fosse paura ... di un paese sconosciuto da cui qui non si torna”, manca l'immagine di un viaggiatore, così vivida per quel tempo di pellegrini e viaggiatori.

"Sconcerta la volontà".Queste sono parole particolarmente importanti. Concludono e scaricano tutto questo lungo e teso periodo semantico, iniziato con le parole “Chi sopporterebbe…”, nel senso che la volontà di una persona che vede nella morte una via d'uscita salvifica riposa proprio sulla paura del “venire dopo la morte”. La paura incatena la volontà e non la "disturba"; questo è il punto centrale dei tragici dubbi di Amleto; anche la parola corrispondente della traduzione dovrebbe essere forte e culminante - con essa inizia un nuovo periodo, come un'onda che si ritira da questa barriera della volontà, imbarazzata dalla paura; Sotto Amleto sviluppa questa idea. Il significato delle parole "... non ci ha costretti a sopportare i guai che abbiamo piuttosto che correre verso altri, ancora sconosciuti". In Vronchenko: "non gli ha fatto sopportare il male della vita piuttosto che scappare da essa (sic!) Verso guai sconosciuti". Questa è una sfumatura, ma sembra importante in un simile monologo.

Su questo, forse, finiscono le inesattezze nel trasferimento del significato. Ci possono essere dubbi sulla correttezza della traduzione della parola "coscienza" come "coscienza", ma non ci riteniamo autorizzati a fare tali richieste alla prima traduzione. (Inoltre, i meriti, e molto specifici, non sono da occupare di questa traduzione:"dolore del cuore", "oppressione dei forti", "nobile ostinazione", "anime spregevoli disprezzo per il merito", "rossore luminoso nella nostra determinazione" e altre espressioni trovate da Vronchenko appartengono ai migliori reperti di traduzioni russe di questo monologo). - Ci sono molti più difetti nell'ordine stilistico, espressione formale nella traduzione di Vronchenko. "A Thousand Torments/Legacy of Dust" è vuoto nella migliore delle ipotesi. Amleto ha di nuovo in mente i tormenti associati alla carne mortale, all'esistenza terrena, che ne è responsabile; non dimentichiamo che Amleto cerca la causa della sofferenza e se ne sbarazza - in se stesso, tutta la sua domanda è se combattere contro il mare di disastri della vita esterna o porvi fine, uccidendoli, percependo, inseparabili da loro e quindi colpevoli (!) della loro carne insopportabile, la vita terrena, la loro fonte primaria. Amleto il filosofo non sa se cercare l'inizio delle disgrazie nella vita che gli ribolle intorno, o in ciò che le percepisce - cioè nei suoi sentimenti, percezione, carne - carne!- che, per così dire, li eredita dalla vita. Questo è un posto molto difficile. Ecco come lo traducono dopo più di cento anni:“... Mille tormenti naturali / Eredità della carne” (M. Lozinsky), “... mille disagi / Insiti nel corpo”(B. Pasternak): possiamo dire che riescono ad avvicinarsi al significato dell'originale.

È impossibile riconoscere come riuscita l'espressione"Devi pensarci". Per non parlare della parola "pensa" in quanto tale, è tutta inespressivamente allungata rispetto al diesis“deve darci una pausa”Shakespeare. I traduttori successivi hanno generalmente interpretato queste parole in un senso diverso: "Questa è la difficoltà" di M. Lozinsky, forse più liberamente nella lettera, ma più accurata e più vicina nello spirito al pensiero originale. "Lamentele degli orgogliosi" - anche non del tutto riuscite. Rimostranze di chi? E a chi? L'espressione di Vronchenko è ambigua. Traduzione letterale: insulti di un uomo orgoglioso (cfr. "La presa in giro di un uomo orgoglioso" di Lozinsky).

E infine, l'ultima, ultima riga. È noto con quale forza emotiva differiscono tutti i finali di Shakespeare: sia l'intera opera nel suo insieme, sia singoli atti, scene e monologhi. Le ultime parole di Amleto sono un periodo di sei versi che crescono in ritmo e tensione. Ascolta il potere e la naturalezza delle parole"e perdere il nome dell'azione". Le parole di Vronchenko "non acquisiscono nomi di azioni" sono arcaiche. Tuttavia, nell'espressività competono con successo con le successive traduzioni.

Questi sono i vantaggi e gli svantaggi ampiamente controversi della prima traduzione russa. Nel complesso, ovviamente, è impossibile non riconoscere per lui quella fedeltà allo spirito e alla parola di Shakespeare, che fu notata, ma non sempre poté essere apprezzata dai contemporanei di Vronchenko, e per la quale i successivi traduttori di Amleto si batterono in modo così diverso.

Traduzione di "Amleto" di N. Polevoy (1837)

Nel 1837 fu pubblicatonuova traduzione di "Amleto" - N. Polevoy, e la tragedia è andata in scena per la prima volta sul palcoscenico russo. Da quel momento inizia la storia teatrale di Amleto in Russia, una storia burrascosa. Il teatro per molto tempo non ha potuto percepire Shakespeare senza modifiche "secondo le esigenze del palcoscenico", sebbene Shakespeare sembrasse scrivere per il teatro. Le prime rappresentazioni di "Amleto" con Mochalov nel ruolo del titolo sono magnificamente descritte da Belinsky, che ha anche fornito una critica dettagliata della traduzione di Polevoy. Senza entrare nei dettagli dell '"arrangiamento" di Shakespeare da parte di Polevoy, considereremo il monologo di Amleto, che, per il suo felice destino, quasi non ha sofferto quando è stato trapiantato sul palcoscenico russo.

Ecco il testo letto da Mochalov:

Essere o non essere: questo è il problema!

(Si noti che il primo verso del monologo, nella forma in cui è sopravvissuto fino ad oggi, è stato scritto da Polevoy.)

Cosa c'è di più valoroso per l'anima: demolire

Colpi di un destino offensivo

Oppure armati contro un mare di male

E sconfiggerlo, esaurirlo subito?

Muori - addormentati, non più, e finisci per dormire

La sofferenza del cuore, migliaia di tormenti -

Ereditarietà del corpo: come non desiderare

Che fine!

Muori, dormi...

Addormentarsi - forse sognare?

Qui viene la difficoltà...

Sì, in questo sogno mortale che sogni

Saremo quando la tempesta della vita passerà?

Ecco una fermata, questo è ciò che vogliamo

Trascinare è meglio in una lunga vita -

E chi sopporterebbe gli insulti, la malizia del mondo,

Orgoglio dei tiranni, forti insulti,

L'amore ha respinto il desiderio, la vanità delle leggi,

La spudoratezza e il disprezzo dei giudici lo sono

I meriti del paziente per le azioni d'onore,

Quando la pace può darci

Un colpo!

E chi avrebbe portato il giogo

Con una maledizione, lacrime di una vita dura?

Ma paura: cosa succederà lì? Là,

In quel lato sconosciuto da dove

Non ci sono alieni... La volontà trema

E duro ci fa soffrire,

Ma non correre verso ciò che è così sconosciuto ...

La terribile coscienza di un timido pensiero

E il colore brillante di una potente decisione

pallido davanti all'oscurità del riflesso,

E il coraggio di un rapido impulso perisce,

E il pensiero non si trasforma in azione ...

Monologo geniale! Anzi, si potrebbe dire che questa traduzione è ancora più teatrale del testo di Shakespeare. In ogni caso, è molto più leggera, liscia ed elegante della traduzione fedele, poetica, ma pesante di Vronchenko. Sono state queste qualità a garantire alla traduzione di Polevoy un successo finora inaudito sul palco. Ma come Belinsky, che seguì da vicino la crescita dell'influenza di Shakespeare sulla letteratura russa, già a quel tempo notò profondamente, il successo della traduzione di Polevoy era dovuto ai suoi stessi difetti. Il fatto è chePolevoy non considerava Shakespeare un grande poeta indiscutibile., dicendo che ha anche "i tacchi non immersi nello Stige", visto che le sue commedie fanno sbadigliare il pubblico. Procedendo da questa premessa, in generale, corretta, ha concluso che Shakespeare dovrebbe essere adattato al livello medio del pubblico di allora, invece di essere impegnato nell'ingrata propaganda dell'arte di Shakespeare in quel momento e insegnare allo spettatore a percepire prima il vero Shakespeare dai libri, come pretendeva Belinsky... Il pubblico di quel tempo non era ancora maturo per Shakespeare (non si può dire che fosse completamente maturo per lui, anche adesso), e Polevoy oggettivamente, che lo sapesse o no, adattò il poeta all'antica alle esigenze "moderne" . Nel monologo di Amleto, come abbiamo già detto, questo è il meno evidente, ma comunque anche l'approccio generale lo ha colpito. Presta attenzione a ciò che dà a Polevoy questa brillantezza, questa leggerezza, questa grazia:

"Cosa c'è di più valoroso per l'anima?" - Amleto non pensa tanto al valore quanto alla nobiltà. "Offensive Fate" - originale, ma quasi del tutto in russo. E non così espressivo come quello di Shakespeare.

Poi arriva una traduzione piuttosto riuscita di sei righe:"un mare di male", "sofferenza del cuore", "eredità del corpo" (!). "Ecco la difficoltà" - più moderna di quella di Vronchenko, ma di per sé ancora senza successo.

La seconda metà del monologo ha vissuto Polevoy in modo più forte. "Quando la tempesta della vita vola" è una traduzione bella, ma libera. "Ecco una fermata" - anche. "Ecco perché vogliamo / È meglio trascinare una lunga vita" - una parafrasi, non una traduzione. In Shakespeare: questo è ciò che trasforma una lunga vita in tormento, ti fa sopportare la sofferenza per così tanto tempo. "Lamentele, malizia del mondo" - impreciso. L'immagine ("flagello") conservata da Vronchenko è stata distrutta. In generale, le parole "malizia del mondo" si attaccavano piuttosto alla società del tempo di Polevoy, e non di Amleto. "L'orgoglio del tiranno" - sia infruttuoso che sbagliato. Amleto non parla dell'orgoglio dei tiranni (come se l'orgoglio fosse la qualità più cattiva dei tiranni!), ma degli insulti dei superbi, cioè dei potenti di questo mondo. È vero, poi arrivano "forti insulti", ma questa è una traduzione delle parole"l'oppressore ha torto". La riga successiva ha molto successo, anche se "la vanità delle leggi" è una libertà di traduzione. "La spudoratezza dei giudici" è molto buona, ma "il disprezzo è merito del paziente ...", ecc., è sia illeggibile che impreciso (cfr Vronchenko). Le seguenti righe sono molto buone, anche se non sempre accurate (ad esempio, "lacrime" invece di "sudore". Polevoi "nobilita" Amleto). Presta attenzione a come Polevoi sostituisce la connessione sintattica di Shakespeare per una maggiore teatralità con una emotiva dopo le parole "Con una maledizione, lacrime di una vita dura", dove Polevoi fa una pausa giocosa. Lo stesso dopo le parole "da dove / No alieni". A proposito, queste sono parole sfortunate, poiché ci sono alieni (lo spirito del padre di Amleto), ma non c'è ritorno per i viaggiatori che sono andati in un "paese sconosciuto". "La volontà trema" - meglio di quella di Vronchenko, ma ancora non abbastanza forte.

Le due righe successive sono abbastanza lontane dal testo di Shakespeare. Assolutamente assente, il sottile gioco di Amleto accesola parola "malattie", e il significato in esso contenuto scompare (cfr. B. Pasternak: “è meglio sopportare un male familiare che sforzarsi di sfuggire a uno sconosciuto”). "La terribile coscienza di un pensiero timido" è molto bella, ma quasi priva del chiaro significato che trasmette la frase di Shakespeare. La bellezza ("il più terribile nemico della bellezza") sposta la semplicità dalle righe seguenti (cfr. Vronchenko: "Così luminoso nella nostra determinazione è un rossore ..."). Gli ultimi tre versi sono generalmente accorciati a scapito dell'espressività dei versi finali di Shakespeare.

In generale, l'intera traduzione di Polevoy è un vivido esempio di oscuramento di un classico da parte della modernità. Probabilmente, il traduttore pensava che con una tale traduzione il pubblico avrebbe smesso di sbadigliare. Il suo livello contemporaneo di percezione ha confermato la sua correttezza.

Ma il tempo non si è fermato. Le condizioni sono morte. Altri sono apparsi al loro posto.

Il merito storico di Polevoy sta nel fatto che, con la sua traduzione, ha dato un potente impulso a tentativi sempre più insistenti di conciliare Shakespeare e la modernità, Shakespeare e il teatro. Il compito in quel momento era incredibilmente difficile. Più si avvicina all'originale, meno è probabile che abbia successo presso il grande pubblico. E viceversa. Le traduzioni di Vronchenko e Polevoy rappresentavano due vie, due metodi.

Traduzione di “Amleto” di A. Kronberg (1844)

A. Kroneberg, che creò una nuova traduzione di Amleto nel 1844, scelse il primo. Ecco come appariva il monologo di Amleto nella sua traduzione:

Essere o non essere? Questa è la domanda!

Cosa c'è di più nobile? Se demolire tuoni e frecce

Destino in guerra o ascesa

In un mare di guai e finirli con una lotta?

Termina la vita - dormi -

Non più!- E sappi che questo sogno

Finirà tristezza e mille colpi,

La sorte dei vivi...

Una tale fine è degna di caldi desideri!

Morire è dormire...

Addormentarsi! -

Ma se le visioni visitano il sogno?..,

Che tipo di sogni voleranno in un sonno mortale,

Quando ci scrolleremo di dosso la vanità terrena?

Questo è ciò che blocca ulteriormente la strada,

Ecco perché i guai sono così duraturi!

Chi abbatterebbe il flagello e il ridicolo del secolo,

Impotenza dei diritti, oppressione dei tiranni,

Il risentimento dell'amore orgoglioso e dimenticato,

Le anime spregevoli disprezzano il merito,

Quando potrebbe darci la pace

Un colpo?

Chi avrebbe sopportato il peso della vita

Chi si piegherebbe sotto il peso del lavoro?

E solo la paura di qualcosa dopo la morte -

Un paese sconosciuto, da dove il viaggiatore

Non è tornato da noi - confonde la volontà

E presto sopporteremo il dolore terreno,

Che scappare nell'oscurità oltre la bara.

Così la coscienza ci trasforma tutti in codardi,

Così il rossore della forte volontà svanisce in noi,

Quando iniziamo a pensare; indebolisce

Volo in diretta di imprese coraggiose

E il timido sentiero si inclina, lontano dalla meta ...

Non è necessaria un'analisi dettagliata per vedere che si tratta di un nuovo passo nella traduzione di un monologo. Si può discutere solo su alcuni dei suoi luoghi.

Tuttavia, l'ostacolo rimane“splendida fortuna”. "Tuono ... destino in guerra" - non la migliore espressione. Ma il verso successivo è meraviglioso.

"End Your Life" è un'amplificazione originale ma poco vera. Apparentemente Kroneberg vuole sottolineare che questa non è una morte naturale.

"Metti fine alla tristezza"."Mal di cuore"- non essere triste, ed è improbabile che lo stato di Amleto sia determinato da questa parola. Ma - "il destino dei vivi" - ha un significato molto vero, sebbene impreciso.

La riga successiva, come si vede, è presa in prestito da Vronchenko e, alla luce delle osservazioni precedenti, -questo non è il miglior prestito. Questo versetto è ambiguo. Anche la parola "sogni" è presa in prestito senza successo.

La traduzione "quando ci scrolliamo di dosso la vanità della terra" può essere considerata riuscita, nonostante una certa letteralità. "Ecco perché il problema è così duraturo" - beh, conciso, ma forse non del tutto chiaro. (Shakespeare è più chiaro: questo è ciò che rende così lunga una vita di sofferenza.)

Poi arriva il periodo in cui Amleto parla degli stessi mali della vita intorno a lui. Qui sembra che per ricreare fedelmente l'immagine del principe sia necessario conservare esattamente il quadro che dipinge. "Il flagello e il ridicolo del secolo" è meraviglioso, "l'impotenza dei diritti" è inventata, anche se con successo, "l'oppressione dei tiranni" è accurata e buona, "lamentele degli orgogliosi" - ancora, di chi sono gli insulti? "Love Forgotten" - conciso, ma per nulla espressivo come quello di Shakespeare. Il verso: "Disprezzo per i meriti delle anime spregevoli" è tratto da Vronchenko, proprio come il successivo da Polevoy.

I due versi successivi parafrasano appropriatamente il pensiero di Amleto.

La riga "E solo paura ..." è la più accurata e la migliore delle tre traduzioni, così come le due successive; ma anche qui c'è l'ostacolo a noi familiare: “confonde la volontà”, “disturba”, “trema”, “confonde”. Forse "confonde" è la parola più riuscita, ma comunque non sembra abbastanza espressiva. Le due righe successive non trasmettono, in primo luogo, la parola importante "fa"-forze, e in secondo luogo, lo stesso gioco verbale che non può ancora essere tradotto ... "mali che abbiamo …”. “ Coscienza” è ancora tradotto come “coscienza”.

Le righe: "Così svanisce in noi ... quando iniziamo a riflettere" sono forse la migliore di tutte le traduzioni, sebbene l'immagine shakespeariana non sia completamente conservata.

Le righe finali del monologo ci sembrano ancora una volta deboli rispetto alle parole insolitamente espressive di Shakespeare.

È interessante notare che un tempo la traduzione di Kroneberg, proprio per i suoi pregi, ebbe poco successo presso il grande pubblico quanto la traduzione di Vronchenko nella sua.

Traduzione di "Amleto" di M. Zagulyaev (1861)

La successiva traduzione di Amleto fu creata nel 1861 da M. Zagulyaev, che, nel tentativo di risolvere il problema di conciliare Shakespeare con il teatro e la modernità ha cercato di creare una traduzione che fosse sia "corretta che leggibile". Questi due obiettivi sono rimasti incompatibili per molto tempo. "Ho deciso, -, - di tradurre ogni parola, trattandola come un santuario lasciatoci in eredità da un grande genio." Non daremo l'intero monologo nella sua interezza, ma considereremo solo i suoi tratti caratteristici.

"...Una Grande Anima dovrebbe sopportare i colpi del destino..?"

Questo, naturalmente, non è vero. Amleto non sta parlando di una "grande" anima. Parla di qualsiasi persona in generale.

“... finirà per sempre

Con la sofferenza dell'anima e con mille malattie,

innestati nella nostra debole carne dalla natura…”

Questa, come si vede, è un'interpretazione del tutto originale. In effetti, cos'èscosse naturali? È necessario interpretare queste parole in senso filosofico, come hanno fatto prima di Zagulyaev? O, davvero, Amleto ha in mente le comuni malattie umane, di cui è colpa la debolezza della nostra carne?

“È una consolazione…'' è di nuovo tradotto secondo Kroneberg e Vronchenko.

"Ay, c'è il problema"- "Sì, è un ostacolo!" (Confronta con Vronchenko e Polevoy).“Deve darci una pausa”- "C'è qualcosa a cui pensare!" Versetto ben tradotto“C'è il rispetto…”"Questo pensiero / E rende la vita degli sfortunati così lunga."

Dopodiché, Zagulyaev, contrariamente alla sua "decisione", va, anche se molto bene, ma solo parafrasi monologo “a la Field”:

E chi vorrebbe davvero

Sopportare con un gemito il giogo di una vita dura

Se non fosse per la paura di quello che ci sarà, oltre la bara.

(Riarrangiamento. Queste righe sarebbero dovute arrivare dopo, dopo l'immagine del "male".)

Chi vorrebbe sopportare tutti i flagelli del destino

E tutte le lamentele del mondo, rimprovero

Tiranno, insulti dei superbi,

Amore respinto silenzioso (?) sofferenza,

Le leggi della lentezza e dell'insolenza degli insolenti,

Chi è investito del destino con potere onnipotente,

Disprezzo dell'ignorante della conoscenza e dell'intelligenza (??),

Quando un pugnale piuttosto affilato

Per calmarsi per sempre? ..

Nella traduzione delle righe seguenti, Zagulyaev porta poco di nuovo. Solo i versi conclusivi sono originali (sebbene senza successo e non del tutto veri):

Sì, il dubbio ci rende codardi (!?)...

Così pallida la tua ombra di riflesso

Indossa il colore brillante di una decisione già ferma,

E basta un solo pensiero per improvvisamente

Impedisci alle cose più importanti di fluire...

Traduzione di "Amleto" di A. Sokolovsky (1883)

Anche un altro traduttore di "Amleto" - A. L. Sokolovsky (1883) cercò di risolvere lo stesso problema, dando, però, preferenza per lo spirito, "impressione" rispetto alla lettera dell'originale, sforzandosi di "far crescere un fiore vivo dai semi dell'originale". Ecco cosa ha ottenuto:

Vivere o non vivere, questo è il problema. È più onesto (?)

Sopporta con rassegnazione i colpi delle frecce ostili a noi (!) Destino, o finisci subito

Con un mare sconfinato di gioie e problemi,

Rivolta su tutto? Fine della vita: dormi.

(È improbabile che Amleto pensasse ingenuamente che "insorgendo contro tutto", avrebbe posto fine ai guai "immediatamente". "Termina la vita - addormentati" - tratto da A. Kroneberg.)

Non più! Quando ti ricorderai,

Che con questo sogno voleranno via per sempre

E dolore al cuore e risentimento amaro (??) -

L'eredità della nostra carne, non è giusta?

Desideriamo tutti una fine del genere?

(Cosa c'entra "giusto"? Amleto dice che questa è una fine desiderata.)

... Ecco la fermata!

Che tipo di sogni disturberanno

Siamo in un sonno mortale, quando decolliamo

Da te una gomma di carne?

(Non penso che questo sia buono)

Ecco cosa può

Lega la determinazione in noi, forzando per sempre

Sopporta sia la vita malvagia che miserabile! ..

Chi resisterebbe davvero

Rassegnato risentimento, oppressione,

Una serie di (?) amari tormenti d'amore ingannato (?),

Vergogna della povertà (??), falsità del potere (??), spavalderia

E l'orgoglio di una nobile famiglia - in una parola, tutto,

Quale dignità è destinata a sopportare Dalla bassezza - quando tutti (!) Potrebbero trovare pace con l'aiuto di un colpo di un coltello corto?

Manca in questo passaggio“le fruste e i disprezzi del tempo”, "il ritardo della legge", "l'insolenza dell'ufficio"; al loro posto - guai inventati da Sokolovsky. Per quanto riguarda il "coltello corto", Sokolovsky è stato il primo a interpretare correttamente la parola "bodkin" - "punteruolo". Come ha notato M. M. Morozov, non è casuale in Amleto. Era un punteruolo, un coltello e non un pugnale, cioè uno strumento a disposizione di tutti.

... Ogni volta che la paura di quell'incomprensibile,

Un paese sconosciuto, da dove non c'è E non c'era ritorno, non ha resistito

Nelle catene della nostra volontà (!!!) e non l'ha fatto

Il fatto che siamo pronti a demolire presto

Vergogna (?) e male in cui sono nati,

Come correre all'inseguimento dell'ignoto?

(Un nuovo tentativo di trasmettere la parola "malattie"; ancora una volta, non si può dire che abbia successo.)

La paura ci ha resi tutti codardi!

(?? Perché la paura? È inutile.)

Il lussuoso (?) colore della determinazione impallidisce sotto il giogo (?) della riflessione. Il nostro tutto

I disegni più belli (?), incontro

Con questo pensiero terribile, si ritirano,

Perdere il nome dei casi ...

Nel tentativo di "far crescere un fiore vivo", Sokolovsky si ritira prima dell'originale, sostituendo la traduzione con una parafrasi, motivo per cui la traduzione perde solo. Tuttavia, è il primo a dare la traduzione corretta delle parolesconcerta la volontàtrasmette bene in russo“splendida fortuna” E corpo nudo. Ma qui, a quanto pare, finiscono le scoperte riuscite della traduzione di Sokolovsky; il resto delle virtù sono le virtù della rivisitazione.

Traduzione di "Amleto" di P. Gnedich

Dopo A. Sokolovsky, un grande maestro come P. P. Gnedich ha ripreso la traduzione di Amleto. Nonostante un tale fruttuoso lavoro di eccezionali traduttori russi, così ostinatamente alla ricerca di una traduzione sempre più perfetta della tragedia, il teatro preferiva invariabilmente la rivisitazione di Polevoy, che veniva più volte ristampata. Tutti hanno riconosciuto i suoi difetti, ma non sono stati trovati sostituti per lui. Gnedich ha deciso ancora una volta di provare ad adattare Shakespeare al palcoscenico senza violare, per così dire, l'etica della traduzione. Un tale tentativo era condannato; non era ancora giunto il momento in cui il teatro si rese conto che erano loro che dovevano adattarsi a Shakespeare, e non Shakespeare a lui. Gnedich per molto tempo, rielaborandolo e migliorandolo, ma il nome è rimasto invariato: "Amleto, principe di Danimarca ... Con abbreviazioni secondo le esigenze della scena".

Ecco il monologo del principe tradotto da P. P. Gnedich:

Essere o non essere? questa è la domanda!

Cosa c'è di più nobile: sopportare i colpi di un destino furioso (!), o armarsi contro il mare delle avversità, entrare in battaglia

E finisci tutto...

(Come A. Sokolovsky, Gnedich credeva che Amleto avrebbe posto fine al mare del male "con un colpo". Se fosse stato così facile, Amleto difficilmente avrebbe esitato!)

…Morire…

Addormentarsi - non più - e realizzare - che con il sonno soffocheremo tutti questi tormenti del cuore,

Che la povera carne ha ereditato (!!)

Oh sì, è così desiderato

La fine!.. Sì, morire è addormentarsi... Addormentarsi?

Vivi in ​​un mondo da sogno, forse? - ecco la barriera! (!!)

Che sogni in questo sogno morto

Voleranno davanti a uno spirito incorporeo? -

(Racconto!)

Ecco l'ostacolo! - ed ecco il motivo

Che i dolori durano sulla terra...

E poi chi sopporterebbe il rimprovero,

Il ridicolo dei vicini (?), gli insulti audaci

Tiranni, l'impudenza del volgare superbo,

L'agonia dell'amore respinto (!),

Lentezza delle leggi (!), ostinazione

Autorità (!)... calci che danno

I malati meritavano furfanti, -

Ogni volta che potrebbe eterno

Riposo e pace da trovare - con un colpo solo

Cucito semplice! (!) Chi lo farebbe sulla terra

Portato questo fardello della vita, esausto

Sotto un pesante giogo - se la paura era involontaria

Qualcosa dopo la morte, quel paese

Sconosciuto da dove mai

Nessuno (?) non è tornato, - non ha messo in imbarazzo

Le decisioni del nostro ... Oh, piuttosto

Sopportiamo tutti i dolori di quei tormenti,

Ciò che è vicino a noi che lasciare tutto per incontrarsi

Andiamo ad altri problemi sconosciuti ...

E questo pensiero ci trasforma in codardi,

La potente determinazione si raffredda

Quando pensiamo e le nostre azioni

diventa niente...

Questo è sicuramente una delle migliori traduzioni. Lo stato del principe nel suo insieme è trasmesso in modo così fedele e poetico, ci sono così tanti passaggi tradotti con successo in esso. Fanno eccezione solo alcune carenze.

Gnedich aggira tali insidie ​​​​come"spirale mortale" O “calamità di così lunga vita”, decolorando queste immagini. Crede che un'immagine poetica difficile danneggi la percezione del testo dal palcoscenico.

"Il ridicolo dei vicini" è forse l'unica espressione errata nel brillantemente trasmesso nel quadro generale dei mali di cui parla Amleto. L'impressione generale è viziata dall'espressione "meritati sofferenti".

Ancora una volta, manca l'immagine del “viaggiatore”, anche se a Gnedich non è costato nulla trasmetterla.

"... non ha messo in imbarazzo / Le nostre decisioni ..." - tre volte vero nel significato, ma ancora Amleto parla della volontà; Vorrei anche vedere salvata questa parola. Anche "dolore del tormento" non è la migliore espressione; ma originale e, in generale, vero (tranne che per la sfortunata parola "andiamo" - volare(!) Infine, viene trasmesso il significato delle parole “quei mali che abbiamo…”.

Seguendo A. Sokolovsky, Gnedich traduce"coscienza"- "questo pensiero". Questo è sia vero che falso. Il fatto che finalmente rinunci alla parola imprecisa "coscienza" è un passo avanti. Ma Amleto in questo caso non parla di questo pensiero, ma del pensiero, del pensiero, del pensiero in generale, filosoficamente: questa è la chiave della sua tragedia. E il finale è del tutto scoraggiante: manca l'immagine di un sano rossore di determinazione,

dissolvenza in una nuvola di pensieri. Tali erano le "esigenze del palcoscenico" ai tempi di Gnedich. E le ultime parole semplici e ingegnosamente espressive del monologo, sventrato da Gnedich, non suonano più affatto.

P. Gnedich ha finalmente dato al teatro russo la traduzione che aspettava da tanto tempo per sostituire la rielaborazione di Polevoy. Tutti hanno visto che la riconciliazione tra Shakespeare e il teatro moderno è possibile.

Traduzione di "Amleto" di D. Averkiev (1895)

D. V. Averkiev tentò nel 1895 di avvicinarli. Era consapevole di entrambi i compiti davanti a lui. Tuttavia, la letteralità ha avuto la precedenza sulla vivacità e la naturalezza. Una contraddizione inconciliabile!

La questione è la vita o la morte.

Cosa è più nobile per l'anima: se demolire

E una fionda, e una freccia (??) di un destino feroce,

Oppure, alzandosi con un'arma contro un mare di male,

Combatti per finirli? (!) - Muori, -

Addormentarsi - non più ... E pensa solo (io)

Che anche le pene del cuore finiscano nel sonno,

E mille sofferenze innate,

Eredità della carne!

Ecco un risultato degno

Reverente desiderio!... Morire, -

Addormentarsi... Addormentarsi!... Forse sognando.

Questo è l'ostacolo. Di cosa ci stiamo sbarazzando

Da questi problemi transitori, (?!) vedremo

In quel sogno morto, - non posso fare a meno di forzare

Fermaci.

Per questa ragione

Soffriamo la calamità di una vita così lunga, -

(Questo passaggio, ci sembra, mostra cosa si può ottenere assimilando il positivo che è stato fatto dai predecessori e sopprimendo il desiderio di originalità.)

Chi sopporterebbe la flagellazione e lo scherno della folla di persone, il disprezzo per i poveri (?)

La falsità dell'oppressore, il languore (?)

Amore rifiutato, impotenza (?) giusto,

L'impudenza di chi è al potere e calcia,

Quel merito paziente spazza via dall'indegno (!!), quando (?) può suicidarsi (?)

Con un semplice stiletto (?) ... Chi porterebbe

Tutti questi fardelli e sudore e gemiti

Sotto una vita gravosa (!), se la paura

Qualcosa dopo la morte, quel paese dell'ignoto, dai cui confini

Non tornare - non ha confuso (?) Will,

Insegnando (?) che è meglio per noi sopportare i problemi terreni,

Che correre verso gli altri, a noi sconosciuti (!).

Così la coscienza ci trasforma in codardi (!),

Quindi e determinate diete naturali

Dalla pallida ombra del pensiero si offusca

Ed è per questo che anche le imprese

Grande per forza e significato,

deviando nella sua corrente,

Non entrano in azione...

Si è così dato un nuovo contributo al miglioramento della traduzione di questo monologo, sorprendente nella sua profondità. L'immagine di Amleto ha acquisito nuove caratteristiche finora nascoste.

Traduzione di "Amleto" di K. Romanov (1899)

La traduzione della tragedia, fatta nel 1899 da K. Romanov, famoso poeta e traduttore, è simbolica. Era l'ultima traduzione del XIX secolo. Era una traduzione nuova e allo stesso tempo tradizionale, nel senso che assorbiva armonicamente quasi tutto il meglio che era stato fatto nei 70 anni successivi a M. Vronchenko. Questa è stata la prima traduzione da un verso all'altro, accompagnata dal testo inglese "en regard" e da un commento in due volumi alla tragedia, che ha assorbito tutto ciò che la scienza europea sapeva di Amleto. I contemporanei apprezzavano molto la "precisione", la "sottigliezza" e la notevole coscienziosità della traduzione di K. R.

Ecco come si presentava il monologo di Amleto in quest'ultima traduzione del XIX secolo, una traduzione creata grazie al duro lavoro di cinque generazioni di talentuosi traduttori:

Essere o non essere? Questa è la domanda! Che è più alto:

Sopportare i colpi nell'anima con pazienza

Con fionde e frecce (!) di un destino crudele (!) o

Armati contro un mare di disastri,

Combatti per finirli? (!) Morire - addormentarsi, -

Non più; e sappi che questo sogno finirà

Con angoscia e mille tormenti,

Per cui la carne è condannata (!) - oh, questo è il risultato

Molto desiderato! Morire - dormire; -

Addormentarsi! e sognare, forse? Ecco qui! (?)

Che sogni sogni nel sonno della morte,

Ci scrolleremo di dosso solo il guscio deperibile (!), ecco cosa

Ci tiene (!). E questo argomento (?)

Causa di duratura sofferenza.

Chi sopporterebbe il ridicolo e gli insulti,

L'oppressione degli oppressori, l'arroganza dei superbi,

L'amore ha respinto il tormento, le leggi

Lentezza, spudoratezza e disprezzo delle autorità

Il nulla al merito del paziente, (!)

Quando lui stesso poteva finire tutti i punteggi

Una specie di coltello. Chi sopporterebbe un tale fardello

Gemendo, coperto di sudore sotto il peso della vita (!)

Ogni volta che la paura di qualcosa dopo la morte,

In un paese sconosciuto, da dove non un solo

Il viaggiatore non è tornato (!) non ha messo in imbarazzo la volontà,

Ispirandoci problemi piuttosto esperti

Demolire piuttosto che correre verso l'ignoto? E così

Come la coscienza rende tutti noi codardi;

Ecco quanto è determinato il colore naturale

Sotto la vernice (?), i pensieri appassiscono e impallidiscono,

E imprese di grande importanza,

Da questi pensieri il corso è cambiato,

Perdono anche il nome dei casi ...

Non è quello il vero Amleto?

Questa traduzione non potrebbe suonare con successo dal palco di oggi? Sì, reale. Si Potrei.

Erano necessarie nuove traduzioni? La New Age ha detto: sì, sono necessari.

Queste sono le principali pietre miliari nella storia del monologo di Amleto nella trasmissione dei più grandi traduttori della tragedia di Shakespeare nel XIX secolo. Con il loro lavoro scrupoloso e il loro talento, hanno creato l'Amleto russo, penetrando nelle profondità dei pensieri e delle immagini di Shakespeare e consentendo ai traduttori del secolo successivo di andare ancora oltre lungo il percorso verso una traduzione perfetta e creare il proprio, nuovo, moderno Amleto , visto e compreso da un'altra generazione. I poeti ei traduttori della nuova era non si sono fermati a ciò che era già stato fatto. Il tempo ha richiesto una nuova percezione della più profonda di tutte le tragedie esistenti. E il XX secolo ha dato nuove traduzioni di Amleto. N. Rossov (1907), A. Radlova (1937), M. Lozinsky (1938) e B. Pasternak (1940) hanno creato, ereditando l'esperienza e la ricchezza accumulate, i loro eroi originali. Non è sempre stato merito. A volte cercavano di tradurre a modo loro ciò che era già ben tradotto, invece di conservare ciò che era stato realizzato e migliorare ciò che era ancora imperfetto. Ecco perché la traduzione ideale e perfetta non è mai stata creata. Ma sorgono due domande: è possibile? ed è necessario?

Fonte

Quaderni del traduttore, numero 6. "Il monologo di Amleto "Essere o non essere". Traduzioni russe del XIX secolo” (A. Dranov)